incesto
Mamma Giulia in doccia
di ringo00
16.11.2024 |
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"Faceva di tutto per farmelo diventare duro, mi appoggiava le tette con la scusa di sparecchiare la tavola, oppure faceva cadere di proposito qualcosa per poi..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA Come sempre, a Lunagustosa2, con amore.
Salve a tutti, rieccomi con una nuova porcellosa avventura di mamma Giulia.
Ormai mamma era diventata la mia amante fissa, scopavamo come ricci ad ogni occasione: al rientro da scuola mi aspettava già tutta nuda, pronta ad accogliermi con un pompino di bentornato, e una volta sborrato mi guardava impaziente, ansiosa di una seconda dose dentro. Faceva di tutto per farmelo diventare duro, mi appoggiava le tette con la scusa di sparecchiare la tavola, oppure faceva cadere di proposito qualcosa per poi chinarsi quasi a novanta mostrando contemporaneamente culo e figa, e a quel punto il mio cazzo faceva il suo dovere, scattando obbediente sull’attenti. Confesso che a volte era dura starle dietro, mamma aveva sviluppato un appetito sessuale inaspettato, e dire che papà non le aveva mai fatto mancare il sesso. Si, avete Indovinato, da adolescente scivolavo in corridoio, durante la notte, per captare qualche rumore interessante; quasi mi attacavo alla porta con l’orecchio, e se ero fortunato riuscivo a sentire gemiti e sospiri amorosi, e nel mentre mi segavo furiosamente, pronto a scattare verso il bagno per non lasciate tracce della mia presenza. Era il periodo in cui contavo i giorni che mancavano al mio diciottesimo compleanno (vedi primo capitolo) e mi masturbavo come un mandrillo per essere pronto al fatidico momento. Sto divagando, torniamo a noi: ebbi conferma di quanto avessi fatto diventare porca la mamma una mattina di metà giugno: la scuola era appena finita, e potevo dormire fino a tardi. Stavo facendo un sogno strano, ero immerso in mare fino ai fianchi, sentivo l’acqua entrarmi dentro al costume e solleticarmi laggiù, ma era realistico… troppo realistico, sentivo veramente bagnato! Aprii gli occhi di colpo e mi misi a sedere: mamma era accovacciata tra le mie gambe, succhiandomi il cazzo da vera buongustaia: “Oh, buongiorno amore. Dormito bene?” Così, come se svegliare il proprio figlio con un pompino fosse la cosa più normale del mondo. Quando glielo feci notare, si tolse per un attimo il mio cazzo di bocca e con un sorriso malizioso dichiarò che “Il cazzo duro del mattino ha un sapore migliore.” Detto ciò riprese il lavoretto di bocca, facendomi venire in meno di trenta secondi. Mandò giù tutto esi pulí la bocca con il dorso della mano: “Adesso che ho fatto colazione ci vuole una bella doccia. Entri con me, amore?”
Domanda inutile: balzai fuori dal letto, tolsi la maglietta e raggiunsi mamma in bagno; si stava strettini nella doccia, ma non ci badammo più di tanto: dopo pochi istanti il mio cazzo nuovamente invigorito premeva sulla sua coscia, reclamando attenzioni; mamma sorrise orgogliosa, accarezzandolo con la mano: “Qualcuno oggi è pieno di energia, eh…”
Si girò, mostrando il suo bel sedere: “Amore, la mamma ha un punto che non riesce a raggiungere, mi daresti una mano?” disse eloquente, agitando leggermente le chiappe. Potevo negarle un aiutino? Giammai! Umettai la cappella sulle sue labbra e scivolai dentro senza problemi: mamma chiuse gli occhi, mordicchiandosi leggermente le labbra: “Mmm~”
Forse era perché eravamo in uno spazio ristretto, forse era l’acqua calda ad attizzarci, non lo so, ma eravamo entrambi più carichi del solito: la cappella sbatteva decisa dentro di lei, accolta da gemiti eccitati, mamma inarco la schiena come una gatta, allargando istintivamente le gambe, così entrava meglio e più a fondo. La presi per I fianchi e la spinsi contro la parete di vetro fissa: lo specchio, seppur appannato, mostrava le sue tette formare due globi rosa sul vetro, e con questo pensiero le scaricai una bella sborrata dritta nell’utero… e due! Mamma ansimava, appagata, e anche il mio cazzo lo era, tutto umido di lei e ormai moscio. Mamma mi diede un lungo bacio: “Bravissimo, amore, hai raggiunto proprio il punto giusto. Ora però laviamoci per bene, ok?”
Il resto della doccia non rivelò particolari emozioni, solo la un leggero rossore alla cappella, e quando glielo dissi mamma si fece una bella risata: “Lo usi troppo, poverino, dagli tregua!”
Decisi di seguire il suo consiglio, e per una mezza giornata lo lasciai a riposo. Quella notte non riuscivo a prendere sonno, l’inattività ai piano bassi mi dava insonnia, non vedevo l’ora della mattina seguente, quando mamma sarebbe venuta a darmi il buongiorno. Al solo pensiero ebbero inizio le manovre ai piani bassi, con conseguente sgocciolamento: che voglia di una mega sega! Ma mi trattenni, così da darle una dose più abbondante l’indomani. Al risveglio, notai che mamma non era ancora arrivata; strano, era puntuale come un orologio svizzero di solito. Andai ad indagare, e la trovai distesa sul letto, coperta leggermente, gambe semi spalancate e niente mutandine: aveva scopato con papà, poche ore prima, evidentemente non aveva voglia di rivestirsi. Papà era già uscito, giusto in tempo perché mi era appena venuta un’idea: sapete come vengono svegliate le principesse nelle favole, no? Esatto, con un bacio del principe azzurro, e con la mia bella addormentata avrei fatto proprio così; l’avrei baciata, ma non sulla bocca: la sua figa così esposta era un richiamo troppo forte per essere ignorato. Mi inginocchiai e diedi una lunga leccata; mugoló nel sonno, non era ancora sveglia. Mi impegnai, né diedi una dalla base delle labbra fino al clitoride, i suoi sottili pelini biondi mi facevano il solletico alla bocca. I suoi petali stavano giusto iniziando ad aprirsi quando finalmente mamma si svegliò: “Mmm, buongiorno amore, siamo già attivi stamattina?”
In tutta risposta diedi una lunga succhiata al clito, lasciandolo poi andare: fece un bello schiocco, e mamma sorrise: “Che maialino che sei, svegli la tua mamma leccandole la patatina? Mi chiedo da chi avrai preso…”
Scoppiammo entrambi a ridere, intimamente complici. Mamma propose una doccia, evidentemente l’esperienza del giorno prima le era piaciuta. Situazione praticamente simile, ma quando stavo per inserirlo mi fermò: molto strano, pensai, ma aveva un sorrisetto volpino in volto: “Oggi, amore, voglio che me lo metti nel sederino!”
Silenzio scioccato da parte mia: stava dicendo sul serio o era uno scherzo della mia mente perversa???
No, era tutto vero! Mi strofinó le chiappe sul pacco, in sinuosi movimenti circolari: “Goditelo, amore, non l’ho mai concesso nemmeno a tuo padre!”
Mi stava offrendo la sua verginità! Mi disse di essersi preparata per bene poco prima, facendosi un bidet per pulirsi bene. “Per quello ero senza mutandina!” aggiunse con un risolino. Spinse il culo all’indietro: il suo buchino roseo spiccava come un fiore sul bianco delle natiche. Presi il sapone neutro e ne feci colare una generosa quantità sullo sfintere interessato, massaggiandolo gentilmente. Mi disse di inserire un dito e lavorarla dentro, poi due… il sapone stava facendo il suo dovere, il sottile anellino di carne si stava ammorbidendo. Mamma si offrí di preparare me: un bel giro di sapone sul cazzo e via, una succosa e lentissima sega. Quando lo ritenne pronto, mamma si mise faccia al muro, allargando le chiappe con le mani. Quando la cappella sfiorò il buchino, mamma mormorò “Fai piano, è la mia prima volta…” Assicurai che sarei stato delicatissimo: diedi una leggera spinta, cercando di forzare quel fiore illibato; spinta dopo spinta stava cominciando a fare breccia, sentivo il buco allargarsi lentamente. Mamma ogni tanto era scossa da lievi brividi, ma dalla sua bocca non uscì un lamento. Dopo quella che sembrò un’eternità la cappella superò il blocco: mamma era rossa in faccia, gli occhi lucidi. Le chiesi se fosse tutto a posto; “Sono tanto felice, amore, sei il primo uomo che mi entra dietro, e sapere che quell’uomo sei tu mi riempie di gioia!”
A quelle parole il mio cazzo ebbe un sussulto: “Mettillo tutto, amore, fino in fondo…” mi invitò. Il resto dell’inserimento fu più facile: sempre lentamente entrai fino a quando sentii le palle toccare le sue chiappe.
“Ecco, sono entrato tutto… va tutto bene, mamma?”
“Sì, amore, va benissimo. Adesso però scopami, da bravo…”
Accontentata all’istante: spostai lentamente le mani dalle cosce fin sui fianchi, che afferrai con decisione; mamma uggiolava impaziente, perciò cominciai a pomparla, piano, per paura di farle male, ma ben presto fu lei stessa a chiedermi di accelerare il ritiro, si stava facendo prendere la mano. La presi dunque con maggior decisione, le mie palle facevano un rumore soffocato ogni volta che sbattevano contro le sue cosce, mentre mamma mormorava oscenità inframmentate da gemiti e urletti a mezza voce. La cosa stava iniziando a piacere anche a me, quel pertugio strettissimo e sconosciuto era una meraviglia da scopare. Mamma mi avvertì di un imminente orgasmo, e decisi di darle due mani: la presi per i polsi, tirandole leggermente le braccia all’indietro, scopandola fortissimo. Gemeva come una ragazzina, le tette sballonzolanti sotto le mie spinte furiose, la figa sbrodolava senza controllo, le sue cosce erano solcate da due rivoli gemelli di broda. Ero giunto al limite anche io: diedi fondo alle mie energie per lo sprint finale, infilando il cazzo più a fondo possibile, e quando eruttai terminai con un affondo, lanciando al contempo un urlo liberatorio. Mamma si ritrovò il retto imbiancato di sborra, era totalmente diverso che riempire una figa, il calore ti avvolgeva completamente. Gli ultimi schizzi raggiunsero la meta, e lentamente mi sfilai, mentre mamma era scossa da qualche residuo brivido di piacere. Si sorreggeva alla parete della doccia, ansante e estatica, troppo sottosopra per parlare. Dal canto mio ero svuotato, le palle completamente prosciugate, e a parte un certo bruciore alla cappella ero al settimo cielo. Osservai il culo di mamma, aperto e leggermente arrossato.
“Amore…” sussurrò dopo un po’, “tra qualche giorno mi verrà il ciclo… Facciamo anal per un po’???”
Il ciclo mestruale, fino a quel momento una seccatura, suonava ora come una celestiale, seducente avventura.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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