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Un gran figlio di puttana 1


di geniodirazza
27.10.2024    |    17.424    |    1 9.3
"Non era tra i miei obiettivi e non lo ero certo per lei; l’avevo vista alcune volte appartarsi con ragazzi della sua età o più giovani; ed ero certo che, ..."
A 28 anni, laureato in legge e con uno studio avviato, non potevo ancora sottrarmi alla condizione di ‘cocco di mamma’; anzi, assai peggio, di ‘bamboccione adulto’ perché da mia madre mi ero allontanato dopo un feroce litigio due anni fa; in sintesi, ero sempre stato innamorato di mia madre, che allora sfiorava i cinquant’anni, ma restava sempre una gnocca straordinaria; più che innamorato, ero letteralmente pazzo di lei che desideravo fisicamente fin dai primi fermenti ormonali.
Naturalmente, avevo cercato di tenere nascosta la mia passione per lei e avevo tentato di spiarla in tutti i modi possibili; una volta che si era accorta che mi stavo masturbando mentre la guardavo in accappatoio che usciva dalla doccia, mi tirò una sberla da farmi girare la testa; la lezione valse a farmi rinunciare a qualunque ipotesi di riuscire a convincerla ad abbandonarsi ad un’occasione di sana libidine con me e di concedermi qualcosa, almeno una masturbazione.
Due anni fa, quando mio padre morì, dopo una lunga degenza, per un male inguaribile che le lasciò almeno la garanzia della sopravvivenza con la pensione di reversibilità, venne alla luce il rapporto che lei aveva avuto da alcuni anni con un amico di mio padre che si portò in casa come compagno; odiavo quell’uomo, ma ancor più odiavo lei che aveva calpestato la fiducia di mio padre e lo sostituiva con l’amante; ma che, soprattutto, si era appellata alla sua castità mentre aveva una relazione adulterina.
Gliene dissi di tutti i colori, affrettai i tempi della laurea e me ne andai assicurandole che nemmeno sul letto di morte sarei tornato a vedere il suo viso; riempiendola di improperi per tutte le aberrazioni di cui la ritenevo colpevole, la lasciai che piangeva a calde lacrime; il compagno, di fronte alla mia rabbia e alla mia stazza, se ne stette in silenzio e l’accolse in un abbraccio consolatorio; da quella volta, non ebbi più sue notizie e non ne cercai neanche nei momenti più duri che attraversai.
Mi tuffai nel lavoro con un impegno da stakanovista e promisi a me stesso di non fidarmi più delle dichiarazioni di una donna; l’amore che ancora portavo al mio modello di femmina mi spinse però a cercare spesso donne che me la richiamassero, a volte addirittura simili a lei nel fisico; ma non disdegnavo le ragazzine disinibite e aggressive che mi ruotavano intorno; la loro interpretazione del sesso ‘leggero’ come autentica libertà di scopata mi consentiva una certa facile ‘caccia’.
Il luogo ideale per trovare la ragazza giusta per la serata era un bar in piazza, che avevo frequentato sin dagli anni dell’università; lì sapevo con certezza che per qualsiasi aperitivo, sia al pranzo che alla cena, faceva capo un gruppo di giovani e giovanissime che non disdegnava di appartarsi nel bagno per succose sveltine, generalmente a pecorina in vagina o nel retto, e per sapientissime fellazioni in cui le ragazze diventavano presto esperte.
Tra tutte brillava Tatiana, figlia di uno dei più grossi imprenditori edili della regione; di lei, avevo saputo che aveva 23 anni; che si era laureata in Economia, per seguire le orme paterne, ma non aveva lavorato un’ora in vita sua; che era seguita con una certa preoccupazione dalla giovane madre; ma soprattutto sapevo che era la più pronta ad accogliere, se le andava, un invito a copulare in bagno e, più ancora, in discoteca dove settimanalmente si scatenava.
Non era tra i miei obiettivi e non lo ero certo per lei; l’avevo vista alcune volte appartarsi con ragazzi della sua età o più giovani; ed ero certo che, nella sua interpretazione di ‘leggerezza’ e ‘libertà’ non era contemplato un uomo ‘maturo’ come ero classificato nella sua personale logica; ma le occasioni non mi mancavano e non era certamente lei ad accendere in me il fuoco della passione; piuttosto, mi sarebbe piaciuto frequentare i suoi per le prospettive di lavoro.
Era un venerdì pomeriggio e, come al solito, i ragazzi si organizzavano per la cena e la corsa in discoteca; avevo avuto una settimana difficile e non mi sarebbe dispiaciuta una sveltina, in piedi nel bagno; per fortuna c’era, tra gli altri, una ragazza oltre i venticinque anni, quindi fuori target per il gruppo delle ‘libertine’, con la quale avevo già avuto occasione di copulare e che aveva apprezzato la mia non spregevole dotazione e la mia abilità nell’arte amatoria.
Appena mi vide, mi indicò il bagno, andò al banco, ordinò un cocktail analcolico e lo portò al tavolo dove ero seduto io, che intanto mi ero avviato al bagno; non riuscii a chiudere la porta che mi raggiunse e mi avvolse in un abbraccio tentacolare; mi spinse la lingua in bocca, mentre i capezzoli duri mi premevano il torace e l’inguine si attaccava al mio cercando il massimo accostamento del fallo al clitoride.
Le presi il sedere tra le mani ed aiutai la pressione sul pube, cercando con lei un primo orgasmo da vestiti; ci sapeva fare molto, ed ottenne un primo languido abbandono; si ruotò nel mio abbraccio e si piegò leggermente appoggiandosi con le mani alla parete; alzai fin sopra le anche l’abitino che la fasciava e infilai la mano tra le natiche che una brasiliana lasciava totalmente scoperte; le presi i glutei con le palme piene e li carezzai a lungo.
“Mettilo in vagina!”
Mi suggerì; aprii il pantalone e tirai fuori il sesso; glielo passai a spatola tra le cosce e lungo il perineo, stuzzicando l’ano e la vulva, che sentii già bagnata degli stessi suoi umori; non c’era bisogno di preservativo, perché sapevamo ambedue di poterci fidare e non le avrei eiaculato in vagina; anzi, fu lei stessa, mentre strusciavo la cappella sulla vulva, a consigliarmi di eiacularle in bocca, quando fossi stato pronto.
La cavalcai a lungo, facendo scorrere il membro in vagina per tutta la lunghezza; godeva a sentirlo riempire il canale vaginale fino a colpire dolcemente la testa dell’utero; avendolo già sperimentato, si aspettava proprio quel trattamento delicato ed ebbe alcuni orgasmi forti mentre la montavo e godevo delle sensazioni della stretta della vagina sulla mazza; quando lei stessa mi sollecitò a farlo, rinunciai a frenare ancora l’orgasmo, sfilai l’asta, la feci abbassare e gliela ficcai in gola mentre eiaculavo.
Usò dei fazzolettini per asciugarsi dalla vulva e dalle cosce gli umori che aveva scaricato nei suoi orgasmi; rimisi dentro il sesso, pulito come se non avessi copulato, aprii e uscimmo; avevamo sentito dei tentativi di aprire la porta, mentre copulavamo; ma ci meravigliammo lo stesso quando vedemmo Tatiana piegata a novanta gradi sul lavandino mentre un biondino le sbatteva nel retto un randello di medie dimensioni; la mia partner si mise a ridere.
“Che diavolo hai da ridere?”
“No, scusami; ma era inevitabile, confrontando la mazza che mi ha sbattuto con il pisellino che ti delizia … “
Il dito medio che si sollevava fu l’unica risposta che l’altra poteva dare; mentre uscivamo, sentimmo un telefonino squillare e avemmo la certezza che nemmeno quella piccola copula anale Tatiana si era goduta; tornammo al tavolo dove c’erano le nostre consumazioni; lei prese il bicchiere col suo beverone e si precipitò al centro di un capannello che discuteva sulle prospettive della serata in discoteca.
Mentre sorseggiavo il mio cocktail, rigorosamente analcolico, Tatiana arrivò come una furia prelevò dal bancone la bibita che aveva ordinato, la portò al mio tavolo e mi si sedette di fronte.
“Emilio, dimmi quello che vuoi, ma da questo momento tu diventi il mio fidanzato ufficiale! … Ti prego, non fare quella faccia; ti spiego subito; mia madre sta per fare una cosa che non avrebbe mai dovuto fare, secondo me; sta per entrare in questo locale dove io ho detto che stavo col mio fidanzato; tu sei l’unica persona che, in questo ambiente, ha la faccia e l’abito del fidanzato come i miei lo immaginano. Devi ad ogni costo salvarmi e farti passare per mio innamorato! … Ecco, quella è Luisa, mia madre!”
Ero sul punto di mandarla al diavolo; ma la visione di Luisa mi fulminò; era il ritratto esatto di quello che avevo sempre desiderato, la personificazione del mio ideale di femmina con cui fare l’amore; lei era l’incarnazione del sogno incestuoso di madre che avevo coltivato sin dall’adolescenza; restai incantato a guardarla finché Tatiana mi scosse presentandomi.
“Luisa, questo è Emilio, il mio fidanzato, avvocato e persona a modo, come desiderate per me; Emilio, questa è mia madre Luisa.”
“Mi scusi, ma la visione mi ha spiazzato; Tatiana è senz’altro bella; ma lei è di gran lunga più bella e affascinante; mi scusi se sono sconvolto … “
“Che non ti venga in testa di innamorarti di mia madre; sai che sono molto gelosa … “
“Emilio, se non vuoi che mi offenda perché mi tratti da vecchia, chiamami per nome e dammi del tu!”
“Certo, Luisa, senza problemi. Posso ribadire che sono incantato?”
“Poi mi spiegherai perché fai il lumacone con la madre della tua ragazza … Tatiana, io sono diretta in biblioteca dove c’è un’importante conferenza su normativa e imprenditoria; non devo essere io a spiegarti quanto sia importante per tuo padre, per me e anche per te, se vorrai un giorno lavorare in azienda.”
“Mamma … la biblioteca … una conferenza … ma io mi ero già impegnata per andare a ballare con gli amici … Senti, perché non fai una cosa? Ti fai accompagnare da Emilio; lui è avvocato, si intende di queste cose e in discoteca di solito si annoia; Emilio, perché non accompagni mamma alla conferenza mentre io vado a ballare coi ragazzi?”
“Luisa, sarebbe un piacere prima che un onore, essere il cavaliere di una donna splendida per un avvenimento di sicuro interesse; se per te va bene, ti accompagno volentieri; e sappi che non lo faccio per recitare la parte del lumacone che mi hai affibbiato, ma perché sul serio l’argomento è coerente col mio impegno sul lavoro … “
“Ti occupi di problemi del lavoro? Bene, Tatiana; allora vuol dire che dopo la conferenza, io e il tuo ragazzo andiamo a mangiare qualcosa a casa; così conosce tuo padre e, se si intendono, so che cerca nuovi legali per il suo ufficio; ti lascio la mia macchina; noi andiamo con quella di Emilio; tu cerca di raggiungerci al più presto, senza fare l’alba come sempre!”
La parte economicistica del mio cervello stava già calcolando i vantaggi ’dell’incidente’; avevo legato di colpo con Tatiana, avevo conosciuto Luisa che, di tutte le donne al mondo, era quella che con maggiori probabilità mi poteva innamorare e realizzare un mio sogno antico; ciliegina sulla torta, avrei conosciuto suo padre con prospettive importanti per il mio lavoro; avevo praticamente tutti i motivi per gongolare, mentre andavamo alla mia auto.
Forse davvero convinta che fossi un pretendente alla mano di sua figlia, nella mezzora scarsa che impiegammo per andare in biblioteca, Luisa riuscì a farmi raccontare quasi tutto di me, fino ai motivi del mio astio verso mia madre; dal modo in cui mi prese una mano e intrecciò le dita, capii che forse aveva già intuito il motivo segreto che mi aveva indotto ad accoglierla con affetto e ad accettare di passare la serata con lei.
La conferenza fu assai più interessante di quanto ci aspettassimo e la seguimmo attentamente; forse per farmi bello agli occhi di lei, all’apertura del dibattito feci qualche osservazione assai apprezzata dall’avvocato di grido che aveva tenuto la relazione; titolare di uno studio famoso, mi suggerì di farmi vivo con lui; Luisa mi strinse le dita nel gesto ormai ‘nostro’ e mi sussurrò che suo marito Ettore non avrebbe mollato un genero utilissimo ai suoi progetti; il mio sorriso fu da innamorato ebete.
Mentre andavamo a casa loro, mi chiese brutalmente cosa ci fosse dietro la pantomima recitata da Tatiana al bar; non avevo nessuna voglia di giocare all’inganno e spifferai tutto, dagli stravizi di sua figlia a cui ero totalmente estraneo all’invenzione del fidanzamento per arginare il suo intervento; mi suggerì di non farne parola col marito, troppo distratto dal lavoro e troppo malato per accettare una simile verità; mi invitò a seguire il cuore e a fare quel che ritenevo meglio per me.
Suo marito Ettore fu più superficiale; gli bastò sapere che ero bene intenzionato con Tatiana e che godevo di credibilità nel lavoro, in pratica il suo dio; mi invitò ad andare nel suo ufficio per studiare possibili sviluppi dell’incontro; subito dopo, accampando la sua salute precaria, si ritirò nella zona notte, quella superiore della villa, e lasciò me e Luisa in cucina; lei disse fuori dai denti che sua figlia non sarebbe tornata prima dell’alba, che suo marito col sonnifero avrebbe dormito come un ghiro.
Mi propose di fermarmi per la notte nella camera per gli ospiti, a pianterreno, visto che l’indomani sarei stato con lei per gli adempimenti col marito; le feci osservare che tra me e Tatiana non c’era niente; non c’erano quindi motivi perché mi fermassi; uscì dalle ambiguità e mi chiese se desiderassi ancora fare l’amore con mia madre; se mi ero fermato perché ne avevo visto in lei la proiezione e cosa mi impedisse di realizzare il mio sogno con la surrogata di mia madre.
“Se tu tradisci tuo marito con me, sarà la stessa emozione di quando ho scoperto il tradimento di mia madre … “
“Senti, stupido saccente; Ettore è da mesi che non può più fare sesso con me; forse anche tuo padre era nella stessa condizione quando tua madre decise di cercare il sesso altrove; ma tu non le hai dato il tempo di chiarire; io invece tempo ne ho; non ti offro amore alternativo a mio marito; ti chiedo di sostituirlo nell’attività sessuale che lui non può più svolgere perché è impotente; avrei potuto e voluto dirglielo, ma non ero certa che avresti accettato; e forse non avevo torto.”
“No; accetto l’accusa di arroganza; forse, effettivamente, se avessi parlato con mamma, avrei chiarito; ma sbagli a pensare che non ti desidero; alla luce di quel che hai detto, sono pronto anche a vivere con voi, se posso amarti serenamente; se Ettore vuole che entro nel suo team, non ho problemi; se Tatiana decide di portare la finzione fino al matrimonio, posso anche, per amor tuo, concordare con lei i termini di questa follia.”
“Allora, se ci intendiamo su queste ipotesi, non ti resta che farmi fare l’amore; per tua notizia, non ho mai tradito Ettore in trent’anni, tra fidanzamento e matrimonio; tu sei l’unico uomo che mi ha fatto perdere la testa; spero di trovare in te il figlio che non ho mai avuto e il marito che ho perso, almeno sessualmente.”
“Spero che in cambio tu mi darai l’amore che mia madre non ha saputo o non mi ha voluto dare … “
Mi guidò alla camera degli ospiti; appena chiusa la porta dietro le nostre spalle, scattò la passione che per un intero pomeriggio avevamo sacrificato negli argini del bon ton; Luisa mi avvolse in un abbraccio che per me aveva il senso, il calore e il valore della stretta che avevo inutilmente atteso per anni da mia madre; il fallo mi diventò un palo di ferro che andò a sbattere contro la vulva di lei, sotto il vestito e l’intimo; mi baciò con passione e sentii che aveva la stessa mia reazione.
“Hai un palo ben duro e grosso, là sotto; prima che ti meravigli, sono l’esatto opposto di Tatiana; ho conosciuto un solo sesso, quello di mio marito; e non ha mai avuto una dimensione così grossa; ti consiglio di comportarti come se fossi una vergine da svezzare; non sono brava a letto e, se vuoi essere il mio amante, devi insegnarmi tutto e rischiare che io impari il sesso da te per andare a proporlo altrove, se o quando te ne andrai.”
“Non attaccare il carro davanti ai buoi; cominciamo a ‘conoscerci’ come sono indicati nella Bibbia quelli che fanno sesso; avremo tempo per decidere se sarò il tuo amante, in che modo e per quanto tempo; potrei anche amarti per tutta la vita … “
“D’accordo; intanto, insegnami a fare amore e sesso, insieme … “
“Perché non inizi a spogliarmi e a farti spogliare?”
Cominciò a togliermi gli indumenti, a partire da giacca e cravatta; io ebbi vita più facile, anche se dovetti partire da collana, bracciale ed orologio; per i vestiti, mi bastò far scivolare fino alle caviglie il tubino aderente e raccoglierlo per depositarlo sulla poltrona; mi esplose davanti agli occhi il corpo tonico di una quarantenne con un seno da favola, matronale e carnoso nelle rotondità, con due aureole e capezzoli grossi che invitavano a succhiare.
Passai lussuriosamente le mani su tutta la pelle che andavo scoprendo; in seguito, depositavo baci appassionati e leccate profonde dove avevo carezzato; la sentivo sciogliersi dal languore, mentre partivo dall’attaccatura dei capelli, lungo tutto il viso armonioso fino alla bocca sensuale e carnosa che catturai tra le mie labbra; dopo un ennesimo lungo bacio appassionato, scivolai lentamente verso la gola e il petto; sganciai il reggiseno e mi impossessi dei seni.
Li tormentai con le mani, prima, e con la bocca, poi, dedicando un tempo infinito ai capezzoli; ogni volta che succhiavo, lei gemeva di piacere; mi sganciò il pantalone e lo spinse alle caviglie, mi liberai rapidamente di scarpe e calzini; rimasi solo con lo slip addosso; quando afferrai a mano piena la vulva da sopra la brasiliana, mi imitò afferrando il fallo ancora nello slip; sentii che godeva tastandone la durezza; mi sussurrò languida.
“Mettimelo dentro; ho voglia di te; poi mi carezzerai come ti piace; adesso ho bisogno di sentirmi posseduta.”
La feci sdraiare al centro del letto, vi salii sopra e mi posizionai sopra di lei; le tenevo le mammelle carnali con le mani e feci scivolare il sesso sul ventre piatto e teso; la baciai con amore infinito e sentii che ricambiava la mia passione con la stessa intensità; allungò una mano tra di noi, prese l’asta e la accostò alla vulva; non dovetti spingere; allargò le gambe e le portò sulla mia schiena; spingendosi col ventre, si penetrava progressivamente e lentamente.
Quando sentì i testicoli battere sull’ano, capì che ero entrato tutto dentro; mi strinse con forza sovrumana e avvertii che un orgasmo enorme le esplose in vagina; le strinsi i capezzoli tra le dita e perlustrai la bocca con la lingua; godeva roteando gli occhi al cielo ed io mi sentivo trasportato in un mondo di estasi da cui non avrei mai voluto uscire; sentii l’orgasmo montare dalla prostata e scatenarsi violento in vagina; mi abbattei su di lei a corpo morto; quando si riprese, mi chiese senza staccarsi.
“Come è stato eiaculare nell’utero di tua madre?”
“Ho visto il paradiso; ma non era solo l’utero di mia madre; era anche la tua enorme passione e ho copulato con quella … “
“Se ti va, possiamo ricominciare e fare sesso con più ragionevolezza, dopo avere scaricato il primo entusiasmo; ma dobbiamo stare attenti perché ad una certa ora rientrerà Tatiana e non mi va che ci scopra a letto; inoltre, non possiamo essere certi che Ettore dorma difilato tutta la notte … “
“Domani mattina faremo tutti i conti necessari; in questo momento siamo persone che copulano da innamorati impossibili.”
Andò nel bagno che stava lì vicino, tornò ripulita e ricominciammo come se solo in quel momento avessimo deciso di fare sesso; riprendemmo a carezzarci, dappertutto e con profonda passione; la feci stendere sul letto; mi sdraiai fra le cosce; le impedii di muoversi e cominciai a leccarle devotamente la vulva.
Mi prese la testa tra le mani e mi guidava delicatamente a insistere dove avvertiva più intenso il piacere del cunnilinguo; sottolineò con lievi gemiti i piccoli orgasmi che provava e lanciò un urlo soffocato dalla mano quando le presi tra le labbra il clitoride e lo succhiai con amore; la feci ruotare bocconi e mi dedicai di nuovo a leccare stavolta il didietro, insistendo molto sul buchino posteriore che recava tracce di penetrazioni non recenti né forti, ma comunque una disponibilità ad essere violato.
Si sottrasse con una certa forza, mi obbligò a sdraiarmi supino col batacchio ritto verso il cielo, mi montò addosso mettendomi davanti al viso la vulva rasata e il sedere perfetto, afferrò il membro tra le labbra e cominciò lei una fellazione epica che mi sconvolse il ventre e mi stimolò l’orgasmo quasi subito; mi strinse i testicoli per frenarlo e mi impose di farmi possedere con la bocca; bloccò la mia testa tra le gambe per non farsi leccare e percorse, con la lingua, dai testicoli alla cappella.
Si fece copulare in bocca spingendo il fallo fin oltre l’ugola e mi fece sentire il coro degli angeli mentre leccava dolcemente e saporitamente dal glande ai testicoli; quando ritenne di averne abbastanza, si sollevò carponi al centro del letto, mi passò un tubetto di lubrificante che aveva preso in bagno e mi chiese di penetrarla analmente con delicatezza; il canale rettale mi assorbì con lussuriosa passione e lentamente penetrai tutto, fino all’intestino; si titillò in vagina e godemmo insieme.
Eravamo entrati nella camera degli ospiti intorno alle undici; alle due e mezza si rivestì e mi avvertì che andava a dormire nel letto con Ettore; non era pentita di averlo tradito; ma gli avrebbe parlato e lui avrebbe capito; l’indomani, a colazione, avremmo chiarito ogni cosa e deciso che fare; per lei, l’idea di avere un amante che surrogasse il marito impotente, il figlio che non aveva mai avuto e la figlia che ormai le risultava sconosciuta, era l’ideale; ma bisognava sapere cosa voleva fare Tatiana.
Dormii di pacca fino alle nove, perché gli amplessi mi avevano decisamente messo al tappeto; Luisa non era solo la surroga della copula con mia madre; era anche un’amante meravigliosa con la quale potevo sperare in una lunghissima relazione, indipendentemente da quello che decidesse sua figlia; ero comunque ansioso di capire come la ragazza volesse sciogliere il nodo che aveva intrecciato, di bugie e di scelte opportunistiche.
Trovai in cucina solo Luisa che faceva colazione; mi diede uno slip, un camicia e dei calzini di suo marito, che mi andavano bene; non ebbe remore a dichiarare che, se le cose si mettevano per il meglio, potevo stare in casa loro e fare sicuro affidamento sul suo amore e sul sesso con lei anche quotidianamente; per spiegare, mi confidò che Ettore aveva telefonato dall’ufficio perché aveva saputo della conferenza e del mio brillante intervento; non rinunciava al genero come legale.
In sostanza, nessuno aveva ipotizzato qualcosa di sconveniente, nel rapporto tra me e Luisa; per tutti, ero il promesso sposo di Tatiana; lui esigeva che ci sposassimo e che andassimo a vivere con loro; questo significava che avrei potuto avere una moglie legale ed un’amante appassionata sotto lo stesso tetto; le obiettai che la voce di Tatiana, nella faccenda, non si era ancora sentita; mi fece osservare che l’opportunismo di sua figlia l’avrebbe indotta ad accettare tutto per garantirsi il suo modo di vita.
Andammo insieme all’ufficio di suo marito, dove lei svolgeva anche un ruolo di vice presidente con ampie facoltà, ma relegata, nel rapporto diretto con Ettore, ad un ruolo ancillare che la turbava non poco; formalmente, aveva tutte le facoltà decisionali; in privato, lui si assumeva tutti i compiti e la lasciava a fare la bella statuina; quando mi propose di entrare nello staff dei legali, gli chiarii che reclamavo tutta la mia autonomia; fu d’accordo, a patto che fissassi la data del matrimonio.
Passai la mattinata a prendere contatto con gli impegni che mi aspettavano; pranzai con Luisa in una trattoria convenzionata e tornammo tutti e tre a casa alla chiusura degli uffici; Tatiana ebbe il buonsenso di farsi trovare a tavola per la cena; suo padre non esitò a chiedere se avevamo deciso la data del matrimonio; a stento trattenni un sorriso divertito, pensando ai sentimenti di lei che vedeva una estemporanea invenzione per tutelarsi da sua madre trasformarsi in infida trappola matrimoniale.
Gli chiese perché avesse tanta premura di conoscere la data prevista per il matrimonio; non osò avanzare l’ipotesi di una convivenza, perché sapeva che avrebbe scatenato le pericolose ire del padre, fedele a certi principi; gli domandò allora perché ci tenesse tanto ad avermi per genero; per tutta risposta, volle sapere se la nostra relazione avesse i requisiti per diventare matrimonio o se si trattava solo di uno dei suoi capricci.
Lei non seppe rispondere; suo padre allora precisò che tutti i suoi concorrenti dell’Associazione degli Industriali avevano sentito i commenti sulla bellissima figura che avevano fatto la sua splendida moglie e il suo validissimo genero alla conferenza in cui si era discusso di temi fondamentale per la loro attività; che professori universitari e grandi imprenditori avevano dimostrato interesse ad un giovane avvocato che frequentava la sua casa come pretendente alla mano di sua figlia.
Lui aveva sottoposto il giovane ad una verifica sul campo e si era reso conto, confortato dai suoi legali, che sarebbe stato un grave errore perdere quella collaborazione; aveva deciso quindi di chiedere a sua figlia di fissare una data per il matrimonio e di chiedere al promesso sposo di lavorare col suo team e di prendere alloggio, se lo gradiva, nella camera degli ospiti, a patto di rispettare la fidanzata fino al matrimonio; sembrava una farsa da ‘Sancarlino’; ma lui parlava con convinzione.
Luisa gongolava, apparentemente perché era contenta per sua figlia; secondo me, perché si profilava l’ipotesi di avere in casa l’amante sempre disponibile; Tatiana non aveva elementi per capire la gioia di sua madre e la considerava derivante dalla convinzione che finalmente lei avrebbe dovuto rinunciare alla sua vita di sregolatezza; decidemmo tutti e tre, tacitamente, di lasciare ad Ettore le sue illusorie convinzioni; Luisa gli preparò la solita tisana e lo mise a letto.
Quando ci trovammo in tre al tavolo di cucina, Luisa chiarì alla figlia che le avevo spiegato la finzione per coprire le sue perversioni; adesso poteva parlarne anche a suo padre, ma questo avrebbe comportato automaticamente che l’avrebbe esclusa dall’asse ereditario e privata dei sostegni economici; sarebbe finita in miseria nera immediatamente; visto che aveva innescato la pantomima, non le restava che decidere come uscire dal vicolo cieco in cui s’era chiusa.
Il discorso di Tatiana aveva qualcosa di surreale; mi propose, in pratica, di fare il marito anagrafico, senza nessuna possibilità di avere rapporti con lei; ci saremmo sposati, ma con l’intesa che lei continuasse la sua vita come l’aveva impostata, facendo l’amore con chiunque tranne che con me; io potevo avere tutte le amanti che desideravo, visto che le sue amiche avrebbero fatto carte false per una copula con me; avrei avuto un posto di prestigio nell’impresa di suo padre.
Per un attimo rimasi perplesso; uno sguardo di Luisa mi portò significativamente a riflettere che avrei potuto avere con lei una storia lunga e importante; il ruolo di consulente del presunto suocero mi avrebbe garantito ricchezza e potere sociale ed economico; poiché avevo già una mezza storia avviata con un’amica di Tatiana, potevo stabilire con lei un rapporto matrimoniale anomalo; insomma, come si diceva dalle mie parti, potevo avere quattro uova in un piatto.
Le dissi che dovevo riflettere su una proposta al limite dell’assurdo; Luisa mi sollecitò a fermarmi per la notte nella camera degli ospiti; Tatiana avvertì che sarebbe uscita per andare al bar degli amici a gozzovigliare; rimasti soli, la mia possibile suocera mi tenne a lungo a chiacchierare per farmi presente che, se avessi accettato la strana proposta, potevo in tempi brevi sfruttare la potenza di suo marito per creare una mia impresa, anche piccola, da far diventare base per un protagonismo industriale.
In questa direzione, mi avvertì che lei aveva carta bianca su molte attività e che, insieme, potevamo costruire qualcosa di nuovo e utile per il futuro; nell’immediato, mi offriva di continuare a fare l’amore come avevamo sperimentato; mi ricordò anche lei che non mi sarebbero mancate occasioni per avere tante donne da rinunciare volentieri a fare sesso con la moglie anagrafica; avendo capito le mie ambizioni, osservò che c’erano i presupposti per crescere quanto volevo.
In parte la suggestione delle prospettive di crescita; in parte la certezza che, da quel momento, potevo fare l’amore con una donna assai simile al mio ideale, mia madre; insomma, il mio pensiero opportunistico mi spinse a ritenere accettabile la situazione prospettata; concordai con Luisa che presto avrei comunicato la mia disponibilità, che avremmo fatto una cerimonia assai intima, che saremmo rimasti ad abitare in quella casa e in quella disposizione.
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