incesto
Mamma Giulia e la febbre
di ringo00
02.02.2025 |
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"Lo punzecchiai con la punta, mamma mugolava impaziente, era proprio una gatta in calore..."
~ATTENZIONE!~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA Dedicato alla lei di coppia Lunagustosa2
La storia con mamma andava avanti ormai da alcuni mesi: mamma Giulia era diventata la mia amante, sempre in vena e vogliosa, e sempre affamata di cazzo. Non passava giorno in cui non mi svegliarsi con lei accucciata tra le mie gambe intenta a farmi un pompino del buongiorno, oppure ero io a svegliarla: sapete come le principesse nelle favole vengono svegliate, no? Con un bacio! Facevo proprio così, con un lungo bacio sulle labbra… laggiù! Le baciavo la figa finché le labbra non si schiudevano come petali, e a quel punto ci davo giù di lingua finché mamma non si svegliava. Inutile dire che la fase seguente era ovviamente una bella scopata; quante volte ho rischiato di arrivare tardi a scuola, quante volte ci arrivavo con le palle svuotate e la cappella ancora umida di lei! Ma la mia meravigliosa vita da incestuoso non era certo limitata a questo: quando tornavo da scuola trovavo sempre mamma già in posizione, completamente nuda e pronta al secondo round. Una volta era ad attendermi sulla soglia di casa, appena varcato l’ingresso mi balzò addosso e scopammo lì, mi riuscì di pochissimo di chiudere la porta, altrimenti chissà cosa avrebbero visto e sentito i condomini! La sera lo schema era quasi uguale: mamma aspetta che papà fosse profondamente addormentato per uscire in punta di piedi dal suo letto per venire da me; ovviamente non potevamo scopare, potevamo essere scoperti, perciò ci limitavamo solamente, si fa per dire, a pompini tanto intensi da risucchiarmi l’anima. “Ti allevio la tensione, amore, con le palle svuotate dormi meglio!” diceva sempre. Una mattina decisi che quel giorno non sarei andato a scuola: avevo troppa voglia e le palle colme, per cui telefonai dicendo di avere la febbre; mamma non mosse obiezioni, anzi, sembrò entusiasta della mia iniziativa: appena papà fu uscito iniziò la nostra dura giornata: prima un 69, per darci la carica, ma mamma era troppo infoiata per farsi bastare una leccata di figa: mi montó sopra, in posizione da cowgirl, e mi cavalcó furiosamente, le sue mani strette un po’ alle mie e un po’ sulle sue tette, che palpava ad occhi chiusi, mugolando eccitata. Durai un bel dieci minuti, lo scopare giornaliero mi aveva aumentato la resistenza, e le riversano una sborrata di tutto rispetto su per la patata. E una! Mentre mi stavo riposando un attimo mamma stava rovistando nel cassetto del comodino; le chiesi cosa stesse facendo, e in tutta risposta mostró due oggetti: uno era inconfondibile, un plug anale con la testa color ametista, e l’altro era invece una specie di elastico di gomma dura. Mamma notò la mia perplessità, e con un sorriso volpino disse “Questo va infilato così…” e preso l’oggetto lo fece passare attorno al mio cazzo e sotto le palle; feci una smorfia, era stretto, le palle si gonfiarono dopo pochi istanti. Mamma osservò compiaciuta: “Molto bene, amore. Sai perché ti ho messo l’elastico?”
Avevo una mezza idea, ma sentirlo dire da lei suonava più eccitante: “Le palle diventano gonfie, come ben vedi, il cazzo molto più duro e soprattutto ci metti molto più tempo a venire!”
Sentire la propria madre parlare come una comparsa da porno è un afrodisiaco di potere devastante: in un amen fui in piena erezione, l’effetto combinato delle sue parole e dell’elastico avevano fatto il loro lavoro. Mamma passò le dita sul mio cazzo, languidamente: “Direi che ci siamo, che dici?”
Ero prontissimo, ma non era finita: c’era ancora il plug da sfruttare. Mamma si sdraió sul fianco, con una bottiglietta di baby oil nella mano; su umettó abbondantemente le dita e le puntò sul buchino. Ebbi un fremito: era vergine, me lo aveva detto lei stessa, nessuno, neanche papà era stato da quelle parti. Guardavo rapito mentre le sue dita accarezzavano io sfintere, poi una invase il pertugio, muovendosi in sinuosi movimenti circolari, poco dopo se ne aggiunsero una seconda e addirittura una terza: ero sbalordito, mamma invece era il ritratto della beatitudine, mi guardava sorridente, evidentemente farsi guardare le piaceva. Ogni tanto aggiungeva del lubrificante, per rendere la preparazione più agevole; le sue dita entravano e uscivano con un piacevole rumorino di bagnato, accompagnato da piccoli mugolii da parte sua. Quel giorno mamma era in vena di esagerare: mentre si stava allegramente ravanando il culo prese il plug e gli diede una lunga e rumorosissima leccata, e io ero lì a bocca aperta come un idiota, la bava alla bocca e il cazzo teso allo spasmo. Mamma mi scoccó uno sguardo rovente e poggió la punta all’ingresso del fiorellino umido, prese un lungo respiro e premette: saliva e lubrificante aiutarono, e il toy scivolò senza sforzo, con un risucchio. Mamma gemette, per un attimo restò ferma ad occhi chiusi, e quando si riebbe si mise a quattro zampe, muovendo sinuosamente il culo: “Mamma è pronta, amore, non farla aspettare…”
Non sarebbe stata delusa: mi portai dietro di lei, non sarebbe stato necessario altro lubrificante, l’inserimento del plug l’aveva fatta bagnare tantissimo. Raccolsi con le dita un po’ del suo nettare e lo leccai via, era dolce e cremoso, semplicemente delizioso. Mamma mi richiamò alla realtà strofinando le chiappe su di me, guardandomi con occhi da cerbiatta. Non appena la cappella ebbe sfiorato le labbra spinse il bacino all’indietro, strappandomi un verso sorpreso, ma mi adeguai subito: la presi per I fianchi e via, una pecorina degna del più porno dei porno: guardando giù, il violetto dell’ametista spiccava prepotente sul candore della sua pelle, e sapere che mamma stesse godendo da due buchi alla volta mise il turbo al mio cazzo. L’elastico effettivamente fece il suo dovere, la stavo sbattendo ormai da più di venti minuti, mamma aveva perso il conto degli orgasmi, la sua figa gocciolava oscenamente, le sue cosce erano rigate da rivolini argentei e una macchia umida si stava allargarono sul letto. Gemeva a ripetizione, era completamente partita, mormorava oscenità a mezza voce, si strizzava i capezzoli duri come proiettili, quasi faticavo a riconoscere mia madre in quella donna arrapata. Ad un certo punto mamma si sfilò, prendendomi di sorpresa: si voltò velocemente, le sue mani si affaccendarono sull’elastico togliendolo bruscamente e reinfilandosi nuovamente: “Mamma vuole sentire una bella sborrata, su, riempila bene, fammela sentire fino in pancia!!!”
Non dovetti muovere un muscolo: a quella dichiarazione il mio cazzo sborró in autonomia, e la cosa sorprendente era che non sembrava finire più! Mi sentivo come un rubinetto aperto, e mamma accolse ogni goccia urlando sguiaiata, come la peggior specie di troia. Le schizzai una dose record, fino all’ultima goccia. E due! A questo giro eravamo entrambi abbastanza provati, crollammo tutti e due, ansanti e senza parole. Dopo dieci minuti fu mamma la prima a mostrare segni di vita: “Vado a preparare qualcosa per pranzo, amore, ti chiamo quando è pronto…” La vidi allontanarsi, il plug ancora dentro: il movimento ipnotico del suo culetto bianco solitamente bastava a farmi ululare allupato, ma il mio cazzo era totalmente ko, perciò caddi un torpore simile al coma. Mamma mi svegliò poco dopo, accompagnata dal profumo di spaghetti al sugo; mangiammo così, in totale nudità, come due selvaggi, parlando del più e del meno. Il pasto aveva ritemprato entrambi, il cazzo reagiva al corpo esposto di mamma. Anche lei aveva ripreso mordente: con un gesto casuale allungò la gamba sotto al tavolo, posando il piede sul mio cazzo, facendomi quasi andare un boccone per traverso. Nel mentre mi guardava innocente, con un sorrisetto: “Che c’è, qualcosa non va, amore?”
Mi stava provocando, ormai era chiaro: il suo piede faceva su e giù, scendendo fino alle palle per poi risalire, fino a che non fui nuovamente duro.
“Mh-mh~ “ disse, “Direi che sei pronto per il prossimo giro di giostra…”
Si alzò, avviandosi verso la camera da letto sculettando sinuosa. La seguii, inebetito come uno zombie. Mamma si mise comoda sul letto, e portate le dita all’impugnatura del plug lo tirò fuori di colpo, facendo un rumore soffocato tipo tappo di champagne. Posò il toy a terra, facendomi un sensuale invito con il ditino: “Amore, la tua mamma lo vuole qui…” sussurrò mentre con la mano libera allargò le chiappe. Deglutii: “Sei sicura, mamma???”
“Goditelo, non l’ho mai dato neanche a tuo padre. Ho deciso di donare a te la mia verginità…”
Ero entusiasta: mamma si accucció culo all’aria, in attesa; presi il baby oil e ne versai una grossa quantità sul buchino; sembrava abbastanza morbido, ma meglio abbondare in questi casi. Spalmai delicatamente l’olio sul fiorellino, azzardando ad inserire una falange, mamma fremeva quando lo facevo, così provai ad avvicinarmi con la cappella sentivo il suo calore, il buchino si stava aprendo poco a poco. Lo punzecchiai con la punta, mamma mugolava impaziente, era proprio una gatta in calore. Alla fine gemette “Amoreeee… mettilo dentro, non c’è la faccio piuuuú…”
Potevo restare sordo a tale richieste? Giammai! Con una mano la tenevo ferma per una coscia, con l’altra impugnato il cazzo; la cappella impiegò un po’ a violare il buchino vergine, ma lentamente prese ad avanzare, un pochino alla volta. Mamma ogni tanto era scossa da qualche brivido, ogni tanto stringeva i denti ma non si lamentava, al contrario allargava le gambe per agevolarmi. A metà cazzo circa mi fermai, meglio non esagerare, mi dissi, ma mi pregò di non indugiare, così mi arrestai solo quando le mie palle sentirono la calda carezza della sua figa. Mamma si voltò, un po’ rossa in faccia: “Hai visto? L'ho preso tutto, amore, hai sverginato il culo alla mamma!”
Ero felice di essere il primo, ed era mia intenzione di godermela fino in fondo. Chiesi a mamma se so sentisse pronta, e al suo deciso assenso diedi la prima spinta: mamma cacciò un gemito lungo lungo, il suo buchino si strinse, avvolgendo il mio cazzo. Le mie mani si posarono sulle sue chiappe sode e cominciai a pomparla, quasi uscivo per poi rientrare, ma ben presto mi lasciai prendere la mano: la scopai senza pietà, mamma mordeva l’angolo di un cuscino per non urlare, ma poco dopo prese a gemere senza ritegno, urlando porcate. Le chiesi se volesse cambiare posizione, e accettò subito: mi sedetti a gambe larghe e si impaló lentamente: era molto meglio, in quel modo l’inserimento fu molto più piacevole, il cazzo stretto dal suo culo. La cinsi per la vita, stringendole le tette mentre vi baciavamo appassionatamente. Forse fu l’eccitazione a farmi durare poco: nonostante fosse la terza sborrata in poche ore non fu meno abbondante delle precedenti: mamma non ne perse neanche una molecola, godendosi la sua prima farcitura anale.
Terminata la venuta la tenni fra le braccia, stretta stretta, baciandola sul collo. Ansimando, mamma disse “ Grazie, amore, sei stato bravissimo, mi hai fatta godere come una ragazzina… Sono tanto felice che tu mi abbia aperto il culo…” Le risposi con un altro bacio, mamma chiuse gli occhi, appagata. Ero ormai del tutto moscio, così uscì, era stata un’esperienza indimenticabile, anche se devo ammettere che la cappella mi bruciava un po’, rossa come un peperone. Mamma lo notò allegramente, e dal bagno prese la crema Nivea, spalmando premurosamemte la punta infiammata. Inutile dire che mi chiese di ricambiare il favore, mettendola sul culetto, con aria maliziosa; vi lascio immaginare come andò a finire… Quel giorno scopammo come ricci, tanto per farvi capire a fine giornata avevo le palle talmente vuote che penzolavano come un sacchetto vuoto. Per quel giorno la cosa finí lí, ma mamma promise eccitanti novità da lì a pochissimo. Volete sapere quali? Lo scoprirete nella prossima puntata!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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