Prime Esperienze

IL CORSO


di Membro VIP di Annunci69.it hairfire
06.02.2022    |    1.161    |    7 8.3
"Ma non aveva rimpianti, se non, forse, per il suo rapporto con Roberto..."
Erano insieme da poco tempo, Barbara e Roberto. La loro storia era nata per gioco e, nel gioco, non perdevano occasione per stuzzicare la loro eccitazione, con situazioni particolari, occasioni che si presentavano di volta in volta. Come quella volta che Barbara doveva partire per un corso di aggiornamento a Roma. Era autunno inoltrato, le temperature non permettevano la pelle scoperta come le piaceva. Anzi la sola idea di indossare la autoreggenti, la infastidiva.
Non molto alta, quarta di seno marmoreo, aveva una femminilità innata, che le permetteva di essere sensuale in ogni movimento che compiva. Soprattutto quando usciva con Roberto. L’uomo aveva cominciato a stuzzicarla, sfidandola ad uscire senza intimo e con abbigliamenti un po’ provocanti, gonne corte oppure camicette aperte un po’ più del lecito, ma senza cadere nel volgare.
Roberto cominciò un lavoro ai fianchi nei confronti di Barbara. Voleva che andasse a Roma senza indossare intimo. Completamente nuda sotto i vestiti. Lei era restìa, si arrabbiava, non ne voleva sapere. Alla fine, presa forse per stanchezza, accettò. Anche perché l’idea cominciava a piacerle a tal punto che in valigia non mise né reggiseni né perizoma.
Arrivò il giorno della partenza. Roberto si offrì di accompagnare Barbara in auto fino a Roma. Durante il viaggio fu tutto uno stuzzicarsi. Lui le faceva immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Si eccitavano l’un l’altra. Il tutto fino all’albergo che la donna aveva prenotato nella periferia romana. La sera fecero l’amore intensamente e dolcemente. Barbara amava dominare il rapporto, preferendo stare sopra Roberto e facendo scivolare il cazzo del suo uomo dentro di lei, stimolandosi il clitoride fino ad esplodere in un orgasmo paradisiaco. Aspettava di sentire il succo di lui che la riempiva abbondante. Lui, peraltro, non vedeva l’ora di vedere il volto della bellissima donna trasformarsi in uno sguardo teneramente erotico e, perché no, un po’ porcello. La mattina successiva, Roberto la lasciò a letto e, prima di uscire dalla stanza, fu catturato dalla figura di Barbara, splendidamente nuda sopra il lenzuolo, seni in bella vista e gambe quasi oscenamente aperte e la fica luccicante di umori. “Vuoi vedere che sta sognando ciò che le potrebbe capitare oggi?” fu il suo pensiero. Rise. Non si era sbagliato del tutto.
Infatti, la giornata di Barbara cominciò con un sorriso, pensando alla fantastica notte passata con il suo uomo. Fece una doccia lunghissima, accarezzandosi il corpo e giocando dolcemente con la sua patatina, stuzzicandola fino a raggiungere un nuovo esplosivo orgasmo.
Voleva coccolarsi. Si fece portare la colazione in camera. Nell’attesa ricominciò il rito dell’accarezzarsi il corpo, questa volta con una crema profumata il cui odore riempiva la stanza. Era come se fosse sotto una campana dove solo lei era la padrona. Bussarono alla porta. Era la colazione. Si mise il minuscolo accappatoio in dotazione, senza la cintura. Quando aprì la porta vide il cameriere con il carrellino. Lo fece entrare andando verso la sua borsa per una piccola mancia. Durante la ricerca del portafoglio, l’accappatoio si aprì. Barbara non fece nulla per chiuderlo, tanto il ragazzo le dava le spalle. Non si accorse che di lato lo specchio rifletteva il suo corpo nudo. Il seno meravigliosamente in vista, la fica depilata che si offriva agli occhi del giovane cameriere. La donna se ne accorse, ma, invece di coprirsi velocemente, indugiò con lo sguardo sul giovane, godendo di quel momento. Era la padrona della situazione. Coprendosi il minimo indispensabile nel girarsi, allungò qualche moneta al giovane, paonazzo e visibilmente eccitato. La giornata prometteva bene.
Finita la colazione inizio il rito della vestizione. Dopo le autoreggenti nere, infilate con studiata lentezza, sistemando con cura il pizzo, dalla valigia tirò fuori un vestito di lana grigio, sottile, a collo alto, apparentemente a prova di tentazione. Lo indossò. Proprio perché sottile, le fasciava il corpo come una seconda pelle. Sopra si vedeva benissimo l’assenza del reggiseno, i capezzoli a contatto con la lana erano visibilissimi, lo sfregamento li eccitava. Sotto il vestito era talmente attillato da mettere in risalto l’assenza del perizoma. Non erano visibili i laccetti laterali. Copriva metà coscia sotto il pizzo delle autoreggenti. Si guardò allo specchio. Per un attimo pensò di essere esagerata, ma poi si disse “Chissenefrega? Roberto se ne farà una ragione”. Indossò un giubbino di pelle, chiuse la piccola valigia e lasciò la stanza.
L’aria del mattino era frizzante e, manco a dirlo, i capezzoli biricchini si fecero vedere, prima di tutto dall’autista del taxi che la doveva accompagnare al luogo del corso. Stava giocando con il mondo attorno a lei. E lo stava dominando.
L’arrivo in sala corsi coincise con i soliti convenevoli, che per Barbara furono molto pressanti, vista la reazione degli uomini al suo arrivo. Era l’unica donna. Registrazione, caffè ed inizio corso. Si sedette in una delle file centrali della sala. Di fronte al relatore di turno, rigorosamente uomo. Pausa pranzo veloce e poi si riprende. Il treno per la sua città parte presto. L’attenzione di Barbara, però, era stata catturata da uno dei relatori: un giovane uomo sulla quarantina, carino, non palestrato, che emanava una luce che aveva colpito la donna. Durante la sua relazione, aveva cominciato a muoversi sulla sedia provocando la salita del vestito. Le autoreggenti erano ben visibili. La sua quarta si seno danzava libera ad ogni suo movimento. L’uomo se ne era accorto e la guardava. Si erano presi l’uno con l’altra. In uno dei tanti accavallamenti delle gambe, il vestito era talmente salito che il relatore ebbe la conferma che la partecipante, sotto quel vestito quasi incollato alla pelle, era nuda. Aveva omesso l’intimo. l’uomo diventò paonazzo. Barbara se ne accorse, scavallò nuovamente le gambe, e le riaccavallò molto lentamente. Non riusciva a capire perché, ma era scattato qualcosa in lei. Si stava lasciando andare.
Finito il corso chiese un taxi alla segretaria, ma il giovane relatore, ovviamente, si offrì di darle un passaggio. E, altrettanto ovviamente, Barbara accettò molto volentieri. Partirono in direzione stazione. Il tragitto fu volutamente allungato. Il giovane uomo non le staccava gli occhi di dosso. La conversazione era di una banalità disarmante. Nessuno dei due ascoltava l’altro. Barbara era in perenne movimento, il vestito saliva sempre di più. Il pizzo delle autoreggenti era ben visibile. L’uomo mise una mano sulla sua gamba, vicinissimo alla fine del pizzo, a contatto della pelle, che nel frattempo era diventata bollente. La mano salì fino a scoprire le fica di Barbara, che allargò le gambe, invitando quella mano a profanarla. Due dita dentro di lei. Era partita. Allungo la sua mano verso il pacco dell’uomo, ma faceva fatica a trovare il cazzo che sembrava di belle dimensioni sotto i pantaloni. La mano del relatore continuava a stuzzicare il clitoride della donna, che esplose in un orgasmo violentissimo, accompagnato da un urlo liberatorio. Era in trance. Si liberò della mano, si mise in ginocchio e si buttò sui pantaloni del giovane. Liberò il suo cazzo e comincio una danza fatta di baci, leccate e assaggi con la bocca. Il tutto incurante dello spettacolo che avrebbe potuto dare a chi passava vicino alla macchina. L’uomo venne nella bocca di Barbara che ingoiò tutto senza perderne una goccia. Lo leccò e lo pulì continuando a giocarci fino a quando non arrivarono alla stazione. Era calato il silenzio. Si guardarono negli occhi e, con molta naturalezza, avvicinarono le loro bocche e si scambiarono le lingue con estrema passione.
Barbara scese dall’auto e si diresse verso il binario, salì sul suo vagone, prese posto appena in tempo. Il treno stava per partire. In testa aveva un turbine di pensieri. Mai avrebbe immaginato di fare con estrema naturalezza quello che aveva fatto nell’ultima parte della giornata. Ma non aveva rimpianti, se non, forse, per il suo rapporto con Roberto. Erano sì all’inizio, ma le cose promettevano bene. Senza dimenticare che quello che era successo era anche un po’ colpa sua. Gli avrebbe parlato? Mah. Aveva tre ore per pensarci. E si addormentò.
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