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Prime Esperienze

Della complicità (dare-ricevere-condividere)


di Membro VIP di Annunci69.it Eloise
02.10.2024    |    5.408    |    13 9.1
"La situazione precisa? Bhe chi se la ricorda, so solo che ero sopra di lui, C..."
L’altro giorno, sotto la doccia, mentre l’acqua scorreva sui miei capelli e lungo la schiena, mentre guardavo la ragnatela sull’angolo in alto a destra, mentre sentivo il mio gatto miagolare, ripensavo a come ero arrivata a quell’incontro.

Un anno fa avevo preso un caffè con lui; mentre veniva verso di me avevo pensato fosse un bell’uomo, mi era andata bene, nel complesso esteticamente mi piaceva, rispettava quelli che sono i miei canoni di bellezza.
Curato ma non appariscente, quasi troppo ordinario direi, sembrava più giovane della sua età.
Era una mattina di settembre ventosa, io avevo una canottiera nera, anonima, una gonna lunga di quelle svolazzanti, celeste, sotto un perizoma di pizzo violetto e si, mi sentivo davvero figa.
Parlandoci l’ho trovato sconcertante, avevamo gli stessi desideri, le stesse voglie, la stessa smania e non era un modo per sembrare più accattivante, per fare colpo su di me, era così.
Ma questo l’ho capito dopo averlo rivisto o meglio dopo aver assaporato la sua pelle, guardato negli occhi mentre sono sopra di lui ed il suo cazzo è dentro di me. Quel giorno, mesi e mesi dopo, ho pensato che se io mi definisco la ragazza della porta accanto, lui può esser definito allo stesso modo, ma al maschile. Insospettabili.
Tu lo guardi e non penseresti mai e poi mai che possa essere uno che trasgredisce, ti ci giocheresti tutto, sicuro di vincere.
La chiave è quello che c’è nello sguardo. Il mio. Il suo.
Ma nonostante tutto, quel giorno di settembre, mentre ritornavo in auto a casa avevo deciso che no, non lo avrei incontrato nuovamente, non ci avrei fatto sesso; non mi sarei fatta più sentire, pensavo di non averlo colpito, non si sarebbe più fatto vivo.
Ed invece nonostante la mia totale indifferenze ogni tanto mi mandava un messaggio. Di quelli che pensi: "Che palle questo!"

Un anonimo giorno di gennaio mi scrive “sono dalle tue parti, ci sei?”.
Non so nemmeno io perché quel messaggio mi abbia eccitata; forse perché inaspettato, in realtà i messaggi così mi infastidiscono, forse è stata proprio la sorpresa di quel tono, di quel modo che non mi aspettavo da lui, che mi ha eccitato.
Potrei poi negare che avevo in testa il suo sguardo, ma non lo farò. Un tarlo, quello e quella sensazione che avevo avuto nel riconoscere, parlandoci, la mia stessa smania. E’ una fame a cui non riesco ancora a dare un nome.
In quel preciso istante ho deciso che avrei aspettato il momento giusto per prenderlo, come un gatto che aspetta apparentemente indifferente che il topo esca dalla sua tana per acciuffarlo e giocarci.
Complice un mio last provocatorio, mi ha scritto, chiesto se ero libera e gli ho detto che per lui avrei volentieri interrotto la mia pausa.
Quando l’ho rivisto il suo sguardo era impaziente,famelico, ma anche raggiante per avercela fatta, perché mi aveva portata li.
E poi tutto è stato spazzato via dal piacere di leccarlo, farlo alzare dal letto, inginocchiarmi, prendergli il cazzo in bocca, tutto, succhiarlo, tanta saliva mentre di tanto in tanto lo guardavo negli occhi, lui che alza la testa, sta godendo.
Perdersi nel piacere di stare sopra di lui mentre lui è dentro di me, mi accarezza la schiena, io che ho i brividi di piacere, io che spingo e poi lui che spinge.

Quando penso a lui penso alla perversione.
Ho adorato fargli un pompino mentre era al telefono per lavoro, troppo eccitante, così eccitante che quando lo hanno richiamato non c’è stato bisogno come la prima volta che mi facesse segno di andare lì e succhiarglielo, l’ho fatto da sola, perché volevo farlo, perché mentre lo faccio mi bagno ancora di più.
Mi sono alzata dal letto, completamente nuda, sono andata verso di lui, mi sono inginocchiata, cercando di non fare rumore, gli ho preso il cazzo in bocca, duro, un piacere gustarlo.
Un appunto solo alla telefonata durata troppo a lungo, grande la mia soddisfazione di sentirlo duro in bocca nonostante stesse parlando di lavoro.
Poi, mentre eravamo di nuovo distesi a letto ho anche provato a fargli un vero pompino senza mani, è quello il vero pompino no?
Ammetto che l’idea mi era stata data da una terza persona.
E dopo che mi aveva leccata per bene, mentre io gli tenevo con le mani la testa, senza pudore, dopo che aveva inserito la sua mano, non tutta, dentro di me e dopo che mi ha fatto venire, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi ha detto “Passami il telefono”.
Mi ha scattato la foto più bella che mi sia stata fatta: la mia fica subito dopo un orgasmo.
Bellissima.

Avevamo distrattamente parlato di quanto ci piacevano le situazioni multiple, per quella smania che ci anima e a cui non so dare un nome.
Ma è solo quando siamo finiti a casa di…. che ho capito che avrei fatto coppia con lui. La mia amica Cinzia direbbe “go with the flow”.
Difficile descrivere le sensazioni di quell’incontro, troppe, era un letto un po’ affollato, eravamo in 4, una novità, alcuni desideri realizzati: uno su tutti io che tento di leccare per bene la fica di lei e C. che mi scopa.
Tento perché non è semplice leccare una donna mentre qualcuno ti scopa, magari succhiare un uomo è più semplice, nella peggiore delle ipotesi basta che affondi la bocca, ma con una donna serve più cura, attenzione, è tutta un’altra storia.
Tento perché è la mia prima volta e sebbene sia stato fatto a me tante volte io non l’ho mai fatto e so che non tutte le donne sono uguale, non a tutte piace essere toccate e quindi leccate allo stesso modo.
Grata a questa donna per avermi fatto provare, se non ci fosse stata lei, la prima, forse non ci sarebbero state le altre. E’ tanto difficile trovare una donna che ti permetta di provare, sperimentare, molto di più che trovare un uomo.
Mentre la mia lingua è tra le gambe di lei, provo un misto di curiosità ed ansia da prestazione, lui mi scopa e mi manda inorbita.

Loro che ci hanno visti in azione sono rimasti piacevolmente sorpresi.
Ci piace ridere.
La situazione precisa? Bhe chi se la ricorda, so solo che ero sopra di lui, C. mi fa una delle sue battute terribili, in senso buono, mi fermo, smetto di pompare, mi siedo su di lui, lo guardo e scoppiamo a ridere, lui ancora dentro di me.
O forse la situazione precisa era più quella che io, distesa sotto di lui, sono scoppiata a ridere.
C. mi chiede “perché ridi?”
“Lo sai perché!” - rispondo
“Si che lo so!” -ribatte sorridendo malizioso.
Beh so che tutto è successo mentre la coppia che era con noi ci guardava e rideva con noi e si deliziava di noi, lei che si deliziava di me e viceversa.
Che gusto quel giorno assaggiare una lei, poterla baciare, toccare il suo seno, accarezzarla lungo tutto il suo corpo.
Che estasi quel giorno poter finalmente assaggiare una donna, baciare, toccare, accarezzare, coccolarla per poi accoccolarmi a mia volta, la testa sul suo ventre, entrambe ancora nude, lei che mi accarezza, mentre guardo C. che si riveste.
Bella la sintonia con lei, bello poterla toccare, troppo poco tempo a disposizione.

E poi di quel giorno ci sono gli occhi di C. che mi guardano mentre il lui di coppia ha le sue dita dentro di me, io che lo bacio mentre la lei di coppia lo sta succhiando, io in ginocchio, mi ritrovo sopra la sua bocca, lui che mi lecca mentre non lo so che sta succedendo, so solo che per un momento ci siamo guardati; poi ancora io dedita a succhiare C. mentre sento una mano che non conosco, che non so di chi è che tocca la mia fica, un brivido di eccitazione.
Brividi quando…chi mi sta toccando? Lui o lei, non saprei dire, forse entrambi.

Note: ho voluto riscrivere, il racconto "Di come siamo finiti a casa di..." perchè la prima stesura pubblicata, troppo frettolosa, non rendeva giustizia all'esperienza fatta.
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