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Il mozzo e i fagioli - cap.6


di klo2000
26.05.2022    |    1.801    |    6 9.0
"” continuava a pensare Fra Saliceto mentre con i confratelli biascicava preghiere nel coro della chiesa del convento…da quando aveva ricevuto la lettera di..."
Cap. 6

Malaga, 1743

La campanella del convento de Los Angeles era suonata da poco…Fra Saliceto era occupato come al solito nel suo lavoro, quando fra Simone lo interruppe per consegnargli una lettera che era stata appena recapitata per lui…una missiva proveniente da Genova nella quale suo fratello lo informava che il loro cugino sarebbe presto arrivato a Malaga e che gliene avrebbe portate quattro grandi e due piccole…
“Bene, bene!” esclamò tutto contento…
“Buone notizie?’” gli domandò subito Fra Simone…uno dei peccati che commetteva di più era la curiosità…un altro, la mancanza di riservatezza…
“Diciamo di si…” rispose enigmaticamente Saliceto, senza aggiungere di più e lasciando il confratello deluso e senza novità da spifferare nel convento…
“Quattro grandi e due piccole…un po’ di materiale c’è…”
Immagino che anche voi siate curiosi e vogliate sapere qualcosa di più della faccenda…
Bene, dovete sapere che Saliceto non si era sempre chiamato così…il suo vero nome era Lorenzo…e con questo nome era stato battezzato nella chiesetta di un paesino sopra Lavagna, vicino a Genova dove c’erano diverse cave di ardesia, pietra assai pregiata chiamata appunto anche lavagna…e a proposito del battesimo di Lorenzo dovete anche sapere che la sera stessa del giorno in cui era avvenuto, un fulmine aveva provocato un incendio nella chiesetta e aveva distrutto l’archivio parrocchiale e tutti i libri con gli atti…questo aveva fatto sì che nel paesello il piccolo Lorenzo avesse avuto fama di creatura imparentata col demonio…credenze che all’inizio del settecento erano molto diffuse…già, perché l’anno della nascita di Lorenzo era proprio il 1701…
Il padre di Lorenzo era cugino di Brandi, quello che veniva chiamato Dottore, e lavorava nelle cave…così aveva mandato suo figlio Lorenzo, quando aveva compiuto nove anni nella bottega di uno scalpellino che preparava le lastre di ardesia…dopo due anni il ragazzino era andato a Genova, nella bottega di uno sbozzapietre e a tredici anni, viste le buona qualità che aveva in fatto di scultura, era passato in una bottega più rinomata che faceva stucchi e capitelli…però bisogna anche dire che Lorenzo, aveva sì buone capacità, ma non aveva nessuna voglia di lavorare e così un giorno, andando a fare una consegna di materiali in un convento aveva deciso (dopo essere stato inchiappettato dal Priore!) che quella era la vita per lui: pregare, mangiare e farsi scopare…e così si era fatto frate, prendendo il nome di Fra Saliceto…
Al priore del convento di Genova era poi stata fatta richiesta dal convento di Malaga di un frate che sapesse scolpire per fare un altare nuovo e così Saliceto era stato mandato in Spagna, dove aveva potuto continuare il suo sogno di fare la bella vita pregando, mangiando e scopando…anche se in più gli toccava pure lavorare!
“Quattro grandi e due piccole…bene, bene…dovrebbero uscirci i quattro per il Marchese di Torroba…e col resto dovrei farne almeno sei…” e si rimise a lavorare…

Partito da Marsiglia nel primo pomeriggio, il “Vittoria” aveva ripreso la navigazione verso la Spagna…fino a sera il mare era stato tranquillo e il Paganetto aveva ripulito il ponte e fatto diversi lavori per il cuoco…e poi aveva provato il cazzo del Bucchio (chissà perchè lo chiamavano così?), un marinaio semplice, un ragazzo sui vent’anni, smilzo, brufoloso e di poiché parole, che aveva deciso di spendere il suo primo fagiolo…lo aveva messo nell’urna e poi aveva fatto cenno a Nicolò di seguirlo sottocoperta…qui, in un localino a prua, fra le balle dei tessuti, aveva timidamente tirato fuori il suo cazzetto, ci aveva dato due smanettate per indurirlo un po’, ci aveva sputato sopra e poi lo aveva infilato nel buchetto del mozzo…la sborrata non ci aveva messo molto ad arrivare e così nel giro di pochi minuti i due giovani erano tornati al loro lavoro…appena usciti sul ponte il Bucchio, spremendosi un foruncolo sul mento, gli aveva detto le prime parole della giornata: “Anche io sono stato mozzo con i fagioli” …per quel giorno furono anche le sue ultime parole…Paganetto pensò che tra farsi scopare dal Bucchio e pelare patate non ci fosse poi una gran differenza… Maggior soddisfazione gli diede invece, verso sera la conoscenza che fece con gli uccelli di Giose e Masu…si erano fatti l’occhiolino quando avevano smontato dal loro turno di lavoro alle vele e avevano deciso di divertirsi insieme…così avevano messo i loro fagioli nell’urna e avevano chiamato Nicolò sottocoperta…Giose era un marinaio di Savona, giovane e bello, dalla corporatura robusta, dalla pelle scura per il sole che pareva ancora più scura in contrasto con la camicia bianchissima che portava…aveva un corta barba, un bel viso e occhi gentili, per essere un uomo di mare…Masu invece (il suo vero nome era Tommaso) era palermitano, capitato sul “Vittoria” chissà come…e nelle sue vene ci doveva essere sangue africano, perchè aveva la pelle scurissima, denti bianchissimi, il naso largo e schiacciato e, ma questo il Paganetto non lo sapeva ancora, un cazzo bello largo e lungo con la cappella tutta nera…
La scopata con questi due fu un piacevole diversivo perchè mentre Masu gli ficcava la sua bella nerchia nel buco del culo, Giose si accontentò di mettergli il belino in bocca e farselo succhiare…i due maschi sembravano divertirsi un sacco facendogli fare quel doppio servizio, cosa che il Paganetto aveva fatto solo col Berti e François…ma la cosa che lo incuriosì di più fu che quando Giose gli venne in bocca con un copioso getto di sborra, Masu gridò una terribile bestemmia…prima di venire anche lui nel tenero culo facendo fiottare un bel po’ di liquido dal buco della sua cappellona nera…poi tirandosi su le braghe aveva tirato fuori un fagiolo dalla tasca e lo aveva dato a Giose con un’altra bestemmia…solo allora Nicolò aveva capito che i due avevano scommesso su chi avrebbe goduto per primo…e la posta della scommessa era una scopata con lui, un fagiolo…da quel momento Masu sembrò non essere più tanto benevolo con il Paganetto che gli aveva fatto perdere la gara con Giose…

Verso sera però il mare si era un po’ ingrossato, non proprio agitato, e la nave cominciava a ballare dando al piccolo Nicolò che non era ancora abituato alla navigazione un senso di notevole disagio…il Dottore gli aveva detto di mordere un limone per bloccare la nausea che lo stava assalendo mentre altri marinai gli dicevano scherzando che prenderlo in culo gli avrebbe tolto ogni disagio …il capitano Colucci lo aveva chiamato nella sua cabina per farsi raccontare come era andata con il Berti e per dirgli se voleva bere con lui una delle bottiglie che si era guadagnato facendosi scopare…il Paganetto aveva così cominciato a bere due, tre boccali di vino e non capiva più niente, fra l’ebbrezza dell’alcol e il rollio della nave…il capitano allora lo aveva spogliato delicatamente e lo aveva fatto stendere nella sua cuccetta…poi anche lui si era messo nel piccolo letto, aveva preso il ragazzo fra le braccia e dolcemente lo aveva fatto addormentare

“Quattro grandi e due piccole…bene, bene! speriamo che almeno siano sane...” continuava a pensare Fra Saliceto mentre con i confratelli biascicava preghiere nel coro della chiesa del convento…da quando aveva ricevuto la lettera di suo fratello non pensava ad altro e non vedeva l’ora che suo cugino gliele portasse…ci volevano almeno un paio di giorni di navigazione perchè il “Vittoria” arrivasse nel porto di Malaga…era martedì…per giovedì sarebbe arrivato…e quel giovedì sarebbe tornato a Malaga anche il segretario del Vescovo che era stato in ambasceria a Madrid…e tutte le volte che rientrava era solito festeggiare…
Terminata la recita del mattutino, Saliceto era andato con i suoi confratelli in refettorio per la colazione e poi, prima di tornare in chiesa per lavorare all’altare che stava scolpendo era passato dal chiostrino delle cucine dove aveva visto imboscarsi Fra Carmelo e Fra Melito, due giovani novizi le cui intenzioni gli erano chiarissime…i due ragazzi volevano divertirsi un po’ e il nostro fratacchione voleva infilarsi in mezzo a loro e trastullarsi un po’ con carne giovane…
“Saliceto, vieni con noi?…” gli aveva chiesto ammiccando Carmelo con la sua vocina chiara…
“Ti servono martello e scalpello per il tuo lavoro?…” aveva aggiunto ridendo Melito facendo un gesto allusivo con la mano…
Per tutta risposta Saliceto si era girato, aveva tirato su la sottana (sotto non portava niente…) e aveva mostrato ai due il suo bel culo rotondo e peloso…allora i due ragazzi, ridendo, lo avevano preso per mano e lo avevano condotto in un piccolo stanzino che dava nel chiostro…si erano chiusi dentro avevano sollevato le tonache e avevano dato a Saliceto i loro cazzi da succhiare, mentre loro davano sfogo alla loro amorosa amicizia baciandosi appassionatamente…Saliceto ci aveva messo pochissimo a far diventare durissimi i due giovani cazzi…
“Girati, Saliceto…” il frate aveva ubbidito pronto a prendersi nel culo i due focosi novizi…prima uno e poi l’altro lo avevano sodomizzato per un po’, finché Saliceto aveva fatto la sua sborrata…
“Bravo, Saliceto…ora che hai goduto vattene, torna al tuo lavoro e lasciaci un po’ soli…”
“Grazie, fratelli…divertitevi…” e accennando con la mano a un gesto di benedizione, se ne andò in chiesa a lavorare…
“Quattro grandi e due piccole…bene, bene…”
















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