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Lui & Lei

Per fame e per piacere pt.10


di tongue81
01.03.2024    |    3.862    |    2 9.8
"" "Allora facciamo che domani sera lo proviamo assieme? Devo, però, chiederti un favore..."
I mesi di maggio e di giugno furono momenti di grande dolore e di difficoltà: dovetti affrontare una malattia imprevista che colpì mio nonno e che, nel giro di poche settimane, lo portò a salutare questo mondo. Una volta perso il marito, anche mia nonna iniziò a perdere la voglia di vivere, decidendo di abbandonarmi su questa terra solo dopo poche settimane. In un momento di totale solitudine, fu ancora una volta Giada a venirmi in soccorso, facendo la spola tra Napoli e il mio paese quasi ogni giorno affinché non mi sentissi solo e orfano. Ma non si limitò a sostenermi moralmente in quel momento di grande difficoltà emotiva, fece anche in modo di guidarmi e di evitare che i fratellastri di mio padre si impadronissero di quel che mi spettava. In quei giorni, oltre a Giada, fu fondamentale anche l'affetto di Lorena con cui il rapporto non era più solo di tipo professionale ma stava sfociando in una sincera amicizia.

Tornai a metà giugno a Napoli, consapevole mai di non riuscire a laurearmi entro settembre per quanto accaduto ma sereno e soddisfatto di aver fatto del mio meglio. La mia benefattrice posillipina mi aiutò ad investire nel modo migliore i soldi ricavati dalla vendita della casa di famiglia e delle terre che la circondavano: grazie alle sue amicizie e alla sua influenza, riuscii ad acquistare ad un'asta giudiziaria un piccolo bilocale nei pressi della facoltà, sgravandomi dalla spesa mensile dell'affitto. Ad inizio luglio, finalmente, mi trasferii nel mio appartamento dopo essere riuscito anche a sostenere uno degli esami del semestre iniziando una nuova vita senza dimenticare chi fossi e quale fosse il mio vero obiettivo.

Non avevo neppure terminato di svuotare gli ultimi scatoloni che arrivò una telefonata di Giada.
"Come procede? Hai sistemato tutto?"
"Quasi... Mi restano da riporre alcuni oggetti di famiglia e poi posso finalmente verificare che il divano che mi hai regalato sia comodo come sembra."
"Allora facciamo che domani sera lo proviamo assieme? Devo, però, chiederti un favore..."
"Giada, dopo quello che hai fatto in queste settimane, ti sarò sempre devoto e riconoscente."
"Stefano, ricordati che nessuno fa niente in cambio di niente... E domani voglio essere tua!"
Continuammo a parlare per qualche minuto, prima di salutarci. Indeciso tra fermarmi per concedermi una doccia rinfrescante e continuare a sistemare la casa, optai per una breve sosta sul divano prima di abbandonarmi ad un meritato getto d’acqua. Non feci a tempo a indossare l’accappatoio che il suono stridulo del campanello venne a disturbare la quiete domestica: infastidito dal quel suono, non guardai dallo spioncino e aprii senza chiedere chi stesse bussando e per quale motivo.
"Che c'è? Non ti aspettavi che venissi a trovare, socio?"
Lorena mi salutò con bacio sulla guancia e, impugnando una bottiglia di spumante, si lasciò cadere sul divano.

"Cazzo. Ti sei sistemato bene. Davvero una bella casa... Ma ti vai a vestire? Vedi che dobbiamo brindare!"
La osservai nuovamente e realizzai che per la prima volta la vedevo vestita in abiti molto casual, senza scarpe con il tacco o senza griffe costose in bella vista.
Andai in camera da letto, tolsi l'accappatoio e mi misi a frugare nell' armadio.
"Sai che ti dico? Per me, puoi anche rimanere così..."
Non mi ero reso conto della sua presenza sulla porta e rimasi spiazzato dalle sue parole.
"Stefano, sai perché sono qui? Voglio bere e scopare. Poi mangiare, scopare e scopare ancora finché non crolliamo distrutti."
"Ma che dici?"
"Fammi il prezzo... Sono una cliente, oggi, e voglio farmi scopare da te."
Attonito non riuscii a risponderle, né a ragionare sulla sua proposta: rimasi pietrificato, nudo, davanti all'armadio e incapace di voltarmi verso di lei.
"Non ti vestire, ho voglia di cazzo! Girati, guardami... Spogliami o osservami mentre lo faccio per te!"
"Lorena..."
"Dimmi! Dimmi qualcosa, perché il mio nome lo conosco!"
Mi voltai: era appoggiata sul telaio della porta, con una mano infilata negli shorts di jeans e gli occhi assetati di piacere, più bella del solito in quella veste più sbarazzina e adatta alla sua età.

"Dimmi la cifra!"
"Dopo... Levati la maglia e inginocchiati!"
Le scopai la bocca prima di spogliarla e dedicarmi con trasporto e piacere alla sua fica, regalandole un orgasmo violento.
Decisi di penetrarla subito, di non darle il tempo di terminare la scossa ormonale.
"Senza preservativo?"
Le risposi penetrandola con decisione senza alcuna protezione, tenendola per le caviglie mentre le sue tette assecondavano i movimenti del mio bacino.
Ci abbandonammo ad un piacere intenso, carnale e senza remore né paure: spruzzai il mio sperma sul suo culo facendolo colare impertinente lungo la fica, lungo le cosce.

Bevemmo lo spumante ancora nudi e arrapati, direttamente dalla bottiglia e leccandoci a vicenda tutto ciò che colava sui nostri corpi.
Lorena si sollevò in piedi sul letto, prese la bottiglia e venne a piazzare la sua fica davanti alla mia bocca affinché potessi bere tutto lo spumante che faceva cadere lungo il suo corpo.
Bevvi a garganella, assetato ed eccitato dall'avere la sua fica in faccia, dalle gocce del mio sperma che ancora scorrevano lungo le cosce. Infilai due dita e la masturbai in modo impetuoso iniziando a minare il suo equilibrio e accrescendo la portata di spumante che colava sul corpo.
"Non smettere... Non smettere!"
Accolsi il suo desiderio intersecandolo con il mio, trasformandolo in nostro.

In preda ad un'eccitazione sempre più ingestibile, decisi di azzardare e con l'altra mano insinuai un dito nel culo, che era diventato, in quel momento più che mai, l'oggetto del mio desiderio. Volevo scoparla da dietro, volevo riempire il suo intestino di sperma tirandola a me per i capelli.
"Continua... Continua..."
Più parlava, più i suoi gemiti, diventando sempre più fragorosi, nutrivano l'avidità delle mie dita e il desiderio che si stava impadronendo di me.
Lorena cadde come una foglia autunnale ai primi segnali dell'imminente orgasmo, offrendomi, inermi, i suoi buchi già dilatati ed aperti.

La girai a pancia in giù con un movimento secco, le schiaffeggiai i glutei più volte finché non furono colorati di un riflesso vermiglio e, solo quando mi ritenni appagato, appoggiai il cazzo nel solco delle natiche.
"Prendi il lubrificante..."
"Non ne ho..."
"Non scherzare!"
"Ti sembro uno che voglia giocare? Tanto sei abbastanza aperta ed il mio cazzo gronda di umori, spumante e saliva!"
Non le diedi il tempo di rispondere: il mio bastone entrò nel suo canale anale senza alcuna difficoltà, senza provocarle dolore, senza alcuna forzatura.
La schiacciai contro il materasso con tutto il peso del corpo, immobilizzandola in una morsa di piacere per un tempo sufficiente a farla nuovamente godere. Venni selvaggiamente dentro il suo intestino e lasciandomi cadere sulla sua schiena e consentendole solo di affermare, a voce strozzata, che la serata era appena iniziata.
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