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Lui & Lei

Incipit pt.1


di tongue81
27.02.2023    |    2.417    |    0 9.0
"Sembra una sfida, ma non è nemmeno quello, è proprio un prendere contatto..."
PREMESSA: Il racconto è scritto a 4 mani con un'amica straordinaria: ogni paragrafo è composto da una mano diversa. Sta alla vostra fantasia capire chi ha scritto cosa.

Per me il metro di giudizio su cui avviare la valutazione di una donna sono gli occhi: potrà sembrare banale ma dallo sguardo e dal modo con cui osserva una donna si può davvero intuire il suo potenziale erotico. Ho conosciuto e posseduto donne bellissime che non mi hanno mai appagato perché nei loro occhi mancava la nota piccante che rende il rapporto soddisfacente, quel gustoso ed irresistibile velo di lussuria che ti permette di immaginare scenari irresistibili e che spiegano le ali della fantasia.
Seduto in questo monotono e monocromo bar della stazione osservo con meticolosità tutte le creature di sesso femminile, cercando la giusta ispirazione per concedermi un piccolo viaggio mentale, una divagazione in attesa che venga annunciato il mio treno: tra tutte, riescono a catturare la mia attenzione: la prima è la classica 45 in carriera, vestita in modo impeccabile la cui unica vezzosa nota di femminilità sono i tacchi vertiginosi delle decoltè che indossa.
Poi, seduta ad un altro tavolino, c'è una ragazza giovane, poco più che ventenne, una bellezza acerba assorta nella lettura del testo universitario che le riempie gli occhi ed infine, al bancone una ragazza dall'età indecifrabile, una di quelle donne che potrebbero avere dai trenta ai cinquanta anni, bella ma non appariscente, seducente ma solo per un osservatore attento, affascinante nei movimenti e nei modi.
La osservo, passo al microscopio ogni centimetro della sua figura, apprezzandone le forme che si evincono dall'abbigliamento invernale, impreziosito da stivali scamosciati neri con tacco medio alto ma comodo. Decido di continuare a squadrarla senza alcun pudore, decido di accettare il rischio che venga ad accomodarsi al mio tavolino, data la mancanza di altri liberi, decido di iniziare un gioco, una fantasia che non so dove mi porterà.

Mi giro per cercare un posto a sedere, incrocio lo sguardo di un ragazzo solo al tavolo. Faccio un passo in quella direzione e chiedo se posso accomodarmi, mal che vada aspetterò che se ne liberi un altro.
È molto educato, con un cenno mi indica il posto accompagnato da un "Prego" molto profondo, a cui rispondo con un "Grazie" sfuggente.
Frugo nella borsa alla ricerca del mio ebook con cui accompagnare il cappuccino. Manca circa un quarto d'ora al mio treno, ma non riesco a stare seduta senza fare nulla.
Finalmente lo trovo, alzo gli occhi e il ragazzo mi sta osservando. La sensazione è di essere analizzata da capo a piedi, a dire il vero anche di più. Non mi sta spogliando con gli occhi, ma sta indagando qualcosa, qualcosa che forse io non sono disposta a svelare al primo che passa. Rimango impigliata in quello sguardo, che dà l'idea che il corpo sia solo un accessorio. Sembra una sfida, ma non è nemmeno quello, è proprio un prendere contatto. Abbassa gli occhi sulle proprie mani e io apro il mio ebook. Sono distratta però, le parole sembrano irrequiete e non riescono a catturare la mia attenzione. Eppure mi piaceva tanto questo libro.
Annunciano un ritardo di mezz'ora, stizzita cambio posizione sulla sedia.
"Anche lei prende il treno per Milano?"
"Si. Anche lei?" Almeno non é un amico di tutti che dà del tu a cani e porci, oltre al fatto che si lascia anche guardare.

Quell'affermazione per pochi millesimi di secondo sconvolge i miei piani, mi obbliga ad esporre il fianco in un gioco di cui ritenevo avere l'assoluto controllo.
Da vicino è ancora più bella, ha un profumo fresco e floreale ma nè banale nè dozzinale, inebriante quanto basta per non distogliere l'attenzione da quegli occhi magnetici ed espressivi.
Nel cambiare postura sta cercando, inconsciamente, di evidenziare le sue forme, di lasciare spazio alla sua sensualità.
"Speriamo che non faccia anche il solito ritardo, oltre quello annunciato" commento voce alta, sperando di vederla nuovamente distogliere gli occhi dall'ebook reader.
"Speriamo... "sospira simulando di essere infastidita da questa prospettiva.
"Le posso chiedere cosa sta leggendo? Perdoni la domanda ma oggigiorno la maggior parte delle persone è sempre assorta sullo smartphone."

“Grammatica della fantasia. Gianni Rosari” sarà uno di quelli che pur di attaccare bottone mi spiegherà quanto è fantasioso e creativo.
“Sono impreparato, non me l’aspettavo.”
Almeno è onesto, ma il punto è quello sguardo intenso color nocciola dorato che pare mi stia sondando alla ricerca di qualcosa di specifico e vorrei tanto sapere cosa.
“Da come mi fissa, sembra che lei preferisca leggere le persone. Guardi che molti si sentono a disagio se guardati così.”
Inclina leggermente il capo come per cambiare punto di vista
“Ma lei non mi sembra a disagio.” Dice sventolando pigramente una mano.
Non so per quale motivo, ma penso ad una mano così che avvolge il mio seno, dove pollice e indice s’incontrano sul mio capezzolo. Deve essere la stanchezza: cosa me ne faccio delle mani si un estraneo in treno?
Torno a leggere Rodari che è terraferma e sicura.
Forse non dovevo nemmeno sedermi qui.

Un brivido. Un flash breve ed accecante. Forse dovrei smetterla, alzarmi ed evitare che la situazione continui ad evolvere.
Chiudo gli occhi per un istante che dura abbastanza, abbastanza per rivedere la visione di lei nuda che nasconde la sua vagina dietro alla copertina del libro che sta leggendo.
Forse dovrei accontentarmi, approfittare di quel tempo per rifinire la presentazione di domani.
No. Devo avere quella donna, devo riuscire a penetrare nei suoi pensieri e nelle sue fantasie.
"Sono pochi gli atteggiamenti che mi mettono a disagio" asserisce rituffandosi nella lettura.
"Non stento a crederlo. L'istinto mi porta a credere che abbia un'indole determinata. Ma non aggiungo altro... Non vorrei soffocare la sua bramosia di lettura"
Abbozzo un mezzo sorriso consapevole di aver alzato il tiro.

Adesso lo fisso io. A che gioco sta giocando?
"Prego, legga, non si faccia distrarre, mi spiace averla interrotta."
Sto ancora riflettendo che annunciano la soppressione del mio treno per Milano. Mi sale una rabbia incontenibile, ferrovie del cazzo, cazzo, cazzo penso!
Adesso mi tocca affittare una macchina, il prossimo treno è fra tre e mezzoore e certo non sto qui a leggere sotto gli occhi di questo tizio, che pare che mi tocchi senza toccarmi.
Peró mi dispiace anche andarmene, mi ero preparata a un viaggio con lui seduto di fronte a me. Sono curiosa di sapere dove sarebbe andato a parare e me la devo tenere questa curiosità. A parte il fatto che non so per quale motivo quest'uomo mi ispira un colpo di testa, sarà la sua formalità, ma sento correnti sotterranee piene di sensualità.
Mi rendo conto che si è lasciato guardare per almeno due minuti senza battere ciglio.
"Adesso che il treno è soppresso, ha deciso cosa fare?"
"Si, certo, affitto una macchina e me ne vado." Sono già in piedi con la borsa in mano.
Lascia cadere un "Peccato." che attira la mia attenzione "Peccato che se ne vada, avrei avuto dei progetti per lei. Mi sarebbe piaciuto raccontarglieli in treno con profonda nostalgia per i vecchi treni con gli scompartimenti."
"Scusi, non credo di capire."
"Immagino, che non capisca, che io sia colto dall'improvviso desiderio di possederla."
Questo è pazzo, un pazzo furioso. Mi dice che mi vuole scopare, così tranquillamente seduto al bar della stazione, e me lo dice senza abbassare lo sguardo. Sono rimasta a bocca aperta, ma al contempo mi sale una certa eccitazione. Brutto animale il cervello. mi trasmette immagini di cazzi che si infilano in bocca, di lingue che leccano e credo di essere anche arrossita.
"Non mi fraintenda, non in senso biblico, ma una donna che legge così intensamente, deve essere una donna molto interessante. Mi piacerebbe invitarla a pranzo e possedere i suoi pensieri per un po', se potesse rinunciare ad affittare la macchina e scappare verso Milano."
Stronzo! Lanci la pietra e nascondi la mano, questo è quello che penso.
"Impari ad esprimersi con più proprietà di linguaggio senza mettere in imbarazzo chi l'ascolta!"
Ormai anche lui ha raccolto le sue cose, si è alzato e si avvicina. È alto come me e pare emanare un certo calore mentre mi dice a bassa voce "Non sembrava imbarazzo il suo, ma mi esprimerò con più precisione in futuro. Viene a mangiare con me?"
Sono allibita, mi prende sottobraccio come se niente fosse.
"Odio i ristoranti, sono un ottimo cuoco e mentre cucino sono certo che un bicchiere di vino rosso la aiuterà a condividere i suoi pensieri con me."
Devo essere completamente impazzita, perché lo seguo senza oppormi.

Il dado è tratto. Mentre percorro l'androne della stazione mi rendo conto di dover rallentare, prima il passo poi l'audacia. Devo fasarmi e trovare un equilibrio se voglio continuare questo gioco eccitante.
Arriviamo alla mi vettura, le apro la portiera, sistemo i nostri bagagli e, accomodandomi al posto guida, osservo il suo viso paonazzo, colorato da mix di imbarazzo, sorpresa ed eccitazione.
"Non si preoccupi, non ho intenzione di farle del male. Una donna come lei merita il migliore dei trattamenti possibili."
"Grazie. Certo mi ha spiazzato la tua intraprendenza"
"Carpe diem. Allora, possiamo proseguire dandoci del tu?"
Annuisce in un modo sensuale, come se volesse inconsciamente dirmi di condividere il mio desiderio di possederla, di possederci a vicenda.
L'abitacolo è piccolo, il contatto è inevitabile.
Il detonatore ha iniziato il conto alla rovescia in modo inesorabile. Il mio cervello si doppia: il lobo parietale tiene la massima attenzione sulla strada da percorrere, concedendosi una rapida occhiata alla passeggera che ad ogni contatto fortuito abbassa le proprie difese, manifestate da piccoli segni di eccitazione.
Al contempo, l'ipofisi, la parte più irrazionale, desidera di trasformare in realtà le immagini della bella signora trasfigurata durante la penetrazione, piegata sulle sue ginocchia messe a dura prova dal livello crescente di ferormoni.

Desidera scoprire il suo seno florido e sodo, leccare i capezzoli turgidi che sormontano le areole chiare. Sempre la maledetta ipofisi mi fa avvertire un calore lungo il sesso ormai eretto senza alcun pudore, il calore di quelle labbra delicate.
Accosto, seguo con le dita il percorso che dal suo polso sinistro porta al mento e la bacio attirandola a me con fermezza.

Altroché pranzo avevo capito benissimo, la sua erezione lo tradisce. E io, cretina, in macchina con un estraneo dal cazzo duro. Forse non proprio cretina, forse una scelta azzardata dovuta alle belle parole, alla voglia di trasgressione. E poi devo ammettere che mi eccita non poco il suo comportamento controllato, il viso serio e concentrato sulla guida, mentre i pantaloni stanno per esplodere.
Potrei allungare una mano. Ma cambio idea, voglio vedere la sua prossima mossa: ha la preda in macchina, ma non ancora a letto.
Mentre accosta la macchina accavallo le gambe.
Mi sorprende. Stringe lievemente il mio polso sinistro, risale tutto il braccio per arrivare alla nuca e baciarmi nel modo piú sensuale e porco che abbia mai provato. Ha sbocconcellato le mie labbra, succhiando brevemente e poi si è fatto strada delicato allacciando la sua alla mia lingua. Sa di maschio, non mi tocca e mi chiedo se lui sia consapevole che la mia fica si sente leccata e succhiata, é come se baciasse le mie grandi labbra per violare le piccole. Sono consapevole di ogni cellula del mio corpo e, per quanto non voglia ammetterlo, desidero questo estraneo in maniera quasi dolorosa.
"In macchina?" gli chiedo
"No, volevo solo farti sapere cosa ti aspetta. Non saró in grado di cucinare e nemmeno voglio provarci. Se non vuoi che appena chiusa la porta ti sbatta contro il muro, dillo adesso che ti riporto in stazione."
Me lo dice sul collo, con urgenza, le mani distanti da me, ma è come se mi frugasse ovunque. Mentre cerco di formulare una risposta che non sia un arrendersi totale alla voglia di cazzo, lui continua a passare le labbra troppo calde fra collo e lobo dell'orecchio.
"Sto aspettando una risposta e sono impaziente di prendermi quello che voglio."
"Scusa, mi ero distratta un attimo" sento come sorride sulla mia pelle, sa già di avere vinto, lo vuole solo sentire dalla mia bocca "Credo che la stazione non mi interessi."
Inserisce la marcia e riprendiamo questo viaggio. Mi sento orfana del contatto fisico, deve percepire qualcosa perché prende la mia mano e se l'appoggia sulla gamba coprendola con la sua mano. Non ha niente di amichevole questo contatto, ha il sapore di un preludio.
Parcheggia davanti ad un condominio.
"L'ascensore é piccolo, stretto, lento e senza via di scampo, e io inizierò ad approfittarne da lí."
Scendo dalla macchina senza degnarlo di una risposta e mi avvio al portone. Voglio che mi guardi il culo, che lo desideri e se lo prenda!
Alle mie spalle sussurra "Solo una vera zoccola sa dire di sì tacendo."

[Continua]
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