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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - PARACADUTISTI 1


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    4.882    |    6 9.1
"Estrasse le dita, aprii gli occhi e vidi che si stava sbottonando i pantaloni..."
Era venerdì sera e i ragazzi dell'appartamento avevano deciso di dare una piccola festa. Sapevo che non mi ci sarei divertito, quindi accettai il suggerimento di un mio amico per allargare un certo giro di frequentazioni. La mia ragazza non la vedevo molto spesso, quindi sarebbe stato divertente poter fare festa con altri.
Mi presentai all'appuntamento organizzato al buio dal mio amico nel cinema porno della Cecchignola.
Stavo osservando la platea in cerca del tipo che avrei dovuto incontrare. Lo sguardo mi cadde su un uomo che si stava pastrugnando il cazzo da sopra i pantaloni. Quello che intravedevo era parecchio interessante. Cominciai anch’io a strusciarmi la mano sull'uccello. Intanto con la coda dell’occhio mi osservavo intorno.
Andai verso i servizi. Ai pisciatoi tirai fuori l’uccello ancora mezzo in tiro e cominciai a pisciare. Qualcuno venne a mettersi vicino a me. Era uno sui trentacinque che, già a cazzo duro, cominciò a masturbarsi. Il mio uccello si risvegliò e la voglia ebbe il sopravvento. L'uomo allungò la mano e me lo afferrò, cominciando una bella sega. Ricambiai. Le nostre braccia si incrociarono. Con la destra mi pastrugnó le chiappe e con il dito mi stimolò il buco. Improvvisamente mi abbassai e in un colpo gli presi in bocca il cazzo. Chiusi gli occhi in estasi. Quando li riaprii il cesso si era animato. C'erano altri tre tipi che ci osservavano toccandosi.
Infoiato, uno dei tre si accostò allo sconosciuto e gli poggiò la cappella sul buco. Spinse ed entrò con una certa facilità. Appena lo sentì dentro l'uomo cominciò a muoversi fottendosi da solo.
Pochi minuti e improvvisamente smise, sborrando nella mia mano.
L'inculatore si spostò da lui, quello si rimise l'attrezzo nei pantaloni macchiati chissà di cosa, con un cenno del capo mi salutò e se ne andò.
Ritornai in sala, lasciando l'inizio di un nuovo rapporto tra quelli rimasti nel cesso.
Mi fermai nei pressi dell'uscita, quando mi sentii urtare la spalla, una due volte. Pensai a un contatto fortuito, poi ne arrivò un terzo con maggiore vigore. Non c’era alcun dubbio, era voluto.
- "Non girarti!"
Mi sforzai, ma la voglia era tanta. Le spalle si toccarono e rimanemmo entrambi immobili, come per realizzare la situazione.
- "Hai già fatto la troia nel cesso?"
- "No, ma che dici?"
- “Non ci credo. Da quello che mi hanno raccontato...”- disse senza perdersi in preamboli e con forte accento settentrionale - "...ti piacciono i maschi decisi.”
- “Sì, abbastanza.”
Il suo cazzo era in tiro, forse per il film, e lo sentivo stringere dai calzoni. Posi la mano sulla sua patta. Quello restò immobile e io iniziai un lento massaggio all'asta attraverso la stoffa. Lento e profondo.
Aldo mi fermò. Io mi girai.
Era un militare sui quaranta. Capelli cortissimi, biondo-brizzolati e lo sguardo da depravato. Aveva un viso scolpito, mascella e naso pronunciati e orecchie un po' a sventola. I suoi occhi scuri si dirigevano da una parte all’altra a conferma di non essere visto da estranei. Cercai subito il suo sguardo. I suoi occhi nocciola incrociarono i miei, restando di una freddezza sconcertante e la bocca si strinse in un espressione ancora più grave.
Non vedevo l’ora di prenderlo in mano, palparlo, prenderlo in bocca e in culo: “Andiamo alla toilette?”
Mi rivolse uno sguardo di sufficienza: "E che ci vuoi fare là dentro? Sarà pieno di sborra dappertutto...Meglio se andiamo in un posto tranquillo.”
"Ma io manco ti conosco!"
- "E allora? Quello che hai segato nel cesso ti ha dato i documenti prima?"
Uscimmo e mi infilai nella sua auto, non immaginando dove stessimo andando.
Lungo il tragitto ogni tanto gli lanciavo un’occhiata, cercando di chiedergli qualcosa, ma sembrava molto poco incline a chiacchierare di sè. Mi disse solo che era del 186º Reggimento paracadutisti “Folgore” e che, al momento, era utilizzato come autista. Veloce cominciò a chiedermi quanti uomini avessi avuto, che pratiche sessuali mi piacevano, se mi facevo venire in bocca, quanto mi piacesse la sborra.
Quell'uomo mi stuzzicava la mia eccitazione. Il mio cazzo già cominciava a irrigidirsi immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti.
"Che dici ora di mostrarmi la figa? Non ti vergognerai proprio ora?"
Il gioco era sempre più eccitante. Mi guardai intorno, nessuno all’orizzonte. Mi abbasso i jeans, mi metto di fianco e scosto le mutandine. Lui mi guardò e mi sorrise: "La situazione non ti spiace, eh?"
Sorrido di ricambio, lui allunga la mano e me la sfiora. Passò due dita superficialmente su tutto il solco delle chiappe e io
emisi un mugolio. Mi pose due dita di fronte alla bocca ed io senza pensarci aprii le labbra ed iniziai a succhiarle.
Chiusi gli occhi, le leccai e le succhiai come se fossero state un cazzo. Il militare le tolse e torno alla mia figa anale, ma questa volta mi penetrò. Incominciò ad andare avanti ed indietro ed io iniziai a eccitarmi sul serio. Mugolai ancora e spinsi il bacino verso quelle dita che mi stavano dando un immenso piacere.
Estrasse le dita, aprii gli occhi e vidi che si stava sbottonando i pantaloni. Estrasse un bel cazzo, niente di esagerato ma lo desideravo fortemente. Mi prese la mano portandosela sulla mezza erezione. Lo segai per qualche istante, guardandolo negli occhi. Era soddisfatto, aveva un sorriso beffardo che mi fece sentire una vera puttana. Aumentai il ritmo della masturbazione.
"Basta" mi disse. Io obbedii.
Si abbottonò i pantaloni, scese dall'auto, si incamminò, facendo cenno di seguirlo. Ero ormai di quell'uomo che, a pensarci bene, non sapevo nemmeno come si chiamasse, e questo aumentava la mia eccitazione
Superammo un cancello circondato da una rete metallica che delimitava l’area militare.
Giunti in un vicolo tra due blocchi edilizi, mi guidò e aprì una porta di metallo.
- “Che posto è?” - chiesi un po' preoccupato.
Con un cenno del capo - “Tu entra, che parliamo” - e si afferrò il pacco.
Eseguii l’ordine senza fiatare. Una volta dentro, chiuse la porta. Rimanemmo quasi totalmente al buio nel vano caldaie della caserma. C'era giusto qualche lampadina sfocata a illuminare certi dispositivi. L'aria era soffocante, il caldo non da meno. Catturai il suo sguardo e gli diedi un'occhiata per fargli capire che non mi convinceva molto la situazione. Qualcosa mi diceva di andarmene, tuttavia, non riuscivo a non immaginarmi il cazzo di quell'uomo che diventava duro mentre lo stuzzicavo.
Appoggiai la mano al suo petto, palpeggiandolo e sentendo i suoi muscoli ben delineati. Piano iniziai a scendere, massaggiandolo ed iniziando a slacciare i bottoni della camicia. Era ben fatto, palestrato e con il petto rasato e pungente per la ricrescita. Mentre continuavo il massaggio, con l’altra mano mi infilai nei suoi calzoni, slacciandoli e facendo scendere la zip. Il suo cazzo lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip bianchi piuttosto attillati. Non era completamente in tiro. Poggiai la mano sulla patta degli slip e glielo presi in mano. Benché ancora semiduro, aveva già raggiunto delle dimensioni considerevoli e il sacco delle palle si preannunciava altrettanto importante.
Mi bloccò: “Niente baci o altre cazzate da froci. Se davvero vuoi diventare la mia puttana stasera la prima cosa che devi imparare, è ubbidire. Senza discutere!”
Detto questo, mi chiese di tirargli fuori l’uccello.
- “Lo sai cosa deve fare una troia quando vede il cazzo del suo Signore? Deve inginocchiarsi e svuotargli i coglioni!”
Soggiogato, ubbidii senza fiatare. Presi la cappella fra le labbra ed iniziai lentamente ad esplorarla con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima. L’effetto fu immediato. Presto da barzotto divenne dritto e duro e il mio Signore approvò – “Ummhhh… Ora succhia, succhia! Pompamelo bene!”
Era venuto il momento di andare più a fondo e così iniziai in pompino vero e proprio, su e giù per l’asta, cercando di farmelo entrare tutto. Afferratomi dietro la nuca, fu lui che cominciò a scoparmi, mentre mi diceva quanto fossi sexy con un grosso cazzo che mi soffocava e mi imbavagliava.
Mi afferrò la chioma e spinse la mia testa più a fondo sul suo sesso. Chiuse gli occhi mentre ingoiavo il suo uccellone e le sue palle si appoggiavano sul mio mento.
Mi mancava l'aria. Cercai di allontanarlo.
Quello aprì gli occhi, mollò la pesa e gettò uno sguardo verso la porta: “Porca troia! Lo prendi come una puttana navigata..."
Riposizionò la mano e ricominciò a scoparmi in gola. I gemiti divennero più forti mentre il suo cazzo andava dentro e fuori dalla mia bocca. Con la mano ogni tanto mi forzava a lasciarmi scopare la gola senza pietà.
Mollò la presa. “Ti piace proprio prenderlo in bocca. Vuoi sentire il sapore della mia sborra? ” mugolò.
Annuii e lo ingoiai ancora più a fondo. Con una mano gli presi la sacca dei coglioni e la strinsi in modo leggero, ma deciso, tirandola in basso.
Mi prese, mi alzò, mi girò e mi fece chinare a novanta. Mi calò i pantaloni e mi scostò le mutande. Ruvidamente iniziò a leccarmelo in profondità, sputando, lappando e sputando ancora. Piano infilò un dito, poi un secondo, masturbandomi la prostata. Estrasse le dita e sentii la cappella dura che puntava. Speravo facesse almeno piano e invece no. Come dargli
torto? Non sapevo neppure se Aldo fosse il suo vero nome e mi aveva fatto capire bene chi comandava.
Mi sentii completamente aperto, come strappato. Si fermò. Forse voleva farmi abituare alla sua presenza dento di me. Si
avvicinò al mio orecchio: "Sei proprio un rotto in culo!"
Non mi importava, Quello che volevo era che quel cazzo conficcato iniziasse a scoparmi. Il mio mugolio glielo fece capire e il soldato iniziò piano ad andare avanti indietro. Quando vide che non facevo più smorfie, aumentò il ritmo, fino ad arrivare alla velocità di una classica scopata.
Portai la destra sul mio cazzetto, iniziando a masturbarmi. Sentivo il suo sesso che mi sfondava il secondo canale e in pochi istanti raggiunsi un forte orgasmo. Le gambe non mi ressero e Aldo mi sostenne per non cadere assieme a me.
Anche lui era all’apice, ma non voleva venirmi dentro. Mi disse che voleva al completo il repertorio di una vera troia ed io sapevo a cosa si riferisse.
Ripresomi, mi chinai ai suoi piedi, elemosinando la sua sborra.
“Figlio di puttana, ti stai guadagnando il premio. Succhiami le palle.”
Gli leccai lentamente il cazzo, partendo dalle palle pelose fino alla punta. Usai due le mani per segarlo, mentre con la bocca avvolgevo la punta del suo uccellone. Me lo infilai in bocca, mentre una riga di saliva mi scorreva dalla punta della lingua.
Iniziò a pompare e ogni tanto faceva un affondo in gola. Si fermò per qualche secondo, ma sembrava al limite.
Con entrambe le mani gli presi le chiappe, poi con un dito cercai il buco del culo. Trovatolo, con decisione glielo infilai dentro. Probabilmente non se lo aspettava, ma grugnì di piacere.
Aumentai il ritmo della pompata. Il suo uccello ormai scivolava con facilità e ad ogni affondo la mia gola faceva un suono umido. Andai più veloce, mungendolo anche con le mani.
- "Oh cazzo, cazzo, cazzoooh!" - disse lui, prima di togliermi l'uccello dalla bocca, tirandomi i capelli in modo che potessi guardarlo.
Si menò velocemente. All’improvviso un primo getto mi prese su un occhio, un altro sul volto.
Lo rimisi in bocca e accolsi il resto della sborra.
Lo guardai negli occhi, tenendo il suo seme. Prima di ingoiare volevo renderlo orgoglioso della sua puttana sottomessa. Aprii la mia bocca e gli mostrai che avevo ancora tutto il suo piacere caldo. Ci giocai con la lingua.
Aldo mi sorrise ed io giocai ancora. Quindi chiusi e deglutii quel nettare.
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