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Gay & Bisex

AUGURI PER IL COMPLEANNO - 2 - IL RIENTRO A CASA


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    1.137    |    2 9.7
"Si avvicinò a me chiacchierando e accarezzandosi il petto..."
Rientrai a casa. Il mio coinquilino Roberto si dimostrò simpatico e molto disponibile. Durante la cena scambiammo qualche battuta. Lo fissai: era un ragazzo dalla carnagione scura, alto, magro, dai lineamenti maschili, occhi grandi e chiari. La sua bocca, molto ben disegnata, l’avevo sempre trovata carnosa e incredibilmente sensuale. Mi aspettavo un rientro burrascoso, fatto d’improperi e urla. Invece, nulla di tutto ciò e la cosa, onestamente, mi destabilizzò.
Mentre mi passava il piatto, una posata casualmente mi cadde per terra. Mi chinai per raccoglierla. Rialzatomi, vidi i suoi occhi che mi fissavano con desiderio, ma anche con uno strano disorientamento. Notai subito un certo rigonfiamento nei suoi pantaloni, ma spostai lo sguardo. Si avvicinò a me chiacchierando e accarezzandosi il petto.
Si tolse la casacca. Si passò la mano nei folti capelli mostrandomi l’ascella pelosa che sapeva essere un mio punto di attrazione.
Senza dire nulla, andò verso il frigo, aprì una birra e, fissandomi muto, si sistemò sul divano palpandosi il pacco e guardando la TV. Mi sembrò un gioco di seduzione e la cosa mi turbò più che se mi avesse chiesto un pompino in modo diretto, al suo solito.
Perché non mi chiedeva dove fossi stato? Lo sapeva, forse? Voleva che lo dicessi io? E perché avrei dovuto?
Era un codice di comportamento a cui non ero abituato.
Andai in camera, facendomi forza. Il vino che avevo bevuto a cena mi avrebbe potuto trasformare facilmente in un’irresistibile puttanella. Non volevo fargliela vincere stavolta e lo lasciai seduto sul divanetto con le gambe spalancate.
Quando ormai mi stavo rassegnando a passare la serata da solo, bussò alla porta. In salotto aveva messo su un cd piuttosto romantico. Spense la luce centrale, lasciando che solo quella sul comodino illuminasse la stanza. S’infilò la mano in tasca, prese un accendino e accese le candele profumate che avevo sul cassettone. Ero senza parole.
Si accostò al letto, avvicinò le sue labbra e mi baciò dolcemente. Era la prima volta che osava tanto. Ci mordicchiammo le labbra, i baci si fecero sempre più profondi, le nostre lingue s’incontrarono. Sentivo il suo cazzo spingere contro di me.
Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi; mi palpò sedere e cosce. Mi baciò dolcemente sul collo, sulle tempie, sui lobi, sui capezzoli. In quel momento pensai di tutto, di lasciare la mia donna, di dichiarami al mondo con lui, di convivere noi due soli.
S’infilò nel mio pigiama, dove sembrò felice di trovare la mia erezione contenuta. Gli sorrisi, annuendo. Gli tolsi la t-shirt, succhiai e mordicchiai delicatamente i suoi capezzoli scuri che interrompevano la superficie del petto villoso. Slacciai i suoi pantaloni e accolsi tra le mani il suo cazzo scuro, granitico e con una bella cappella. Scesi fino a sfiorarla con le labbra, la baciai, avvicinandolo dalle chiappe pelosette. La mia lingua cominciò a scorrere con calma lungo tutta la sua lunghezza, gustandone il sapore. Aveva due belle palle, che massaggiai prima con le unghie, per poi succhiare.
Mi disse che lo eccitavo tremendamente, che ero unico.
Lo feci stendere sul letto e, mentre continuavo il lavoro con la bocca, gli offrii il mio culetto, che andò a sfiorare la sua faccia. Subito iniziò a toccarmi, a massaggiarmi delicatamente, giocando con il mio ano. Mi accarezzò sapientemente e subito mi sciolsi sotto quelle dita. Poi si fermò. Lo sentii leccarmi lo sfintere. Cercai di spingermi verso il suo volto ma lui mi mise due dita nel culo che iniziò a colare umori e residui spermatici di Pippo. Non avevo il controllo della cosa. Ritirò le dita, lasciandomi in uno stato d’agitazione.
Sentenziò: “Che culo sbrodolante da puttanella. Te l’hanno aperto e riempito bene, eh?”
Poi, pausa. Silenzio. Non mi chiese chi mi avesse inculato prima o di chi fosse quello sperma.
Iniziò di nuovo a leccare. Un po’ la barba mi pizzicò le natiche. Di nuovo pausa. Sentii le sue dita che s’introdussero nel mio buco e la sua lingua che, ancora una volta, non accennava a fermarsi. Io iniziavo ad essere in calore come una cagna. La sua lingua umida che si muoveva intorno e dentro il buco mi faceva impegnare al massimo nel pompino. Alternavo colpi sulla sua cappella a degli affondi in cui prendevo tutto il suo cazzo in gola.
La musica di sottofondo si faceva sempre più forte e pulsante. Un ritmo molto primitivo e sensuale accompagnava le mie labbra.
Ormai era una tortura. Roberto riprese con una lentezza esasperante. Con una mano mi accarezzò i genitali, e masturbandomi lentamente mi fece girare e stendere sul letto.
- “Ti prego…trombami!” - lo supplicai con voce dolcissima.
- “…Vuoi confondermi con gli altri?”
Cominciò a spingere il cazzo lungo il solco delle natiche. lo faceva scivolare fino a toccarmi l’ano pulsante con la capocchia umida. Ci giocava ripetutamente, ma senza affondare.
- “Ti prego…Ti giuro che non vedrò più nessuno. Sarò solo la tua cagna…ma adesso scopami.”
Mi fece girare di nuovo. Si poggiò sul mio petto e me lo infilò in bocca. Le prime gocce uscirono dalla punta del suo cazzo. Mi gustai il loro sapore, rallentando il ritmo del pompino. Le dita infilate nel mio ano ormai erano tre e le accolsi fino in fondo. Mi sditalinava con maestria. Ero aperto, bagnato.
Iniziai a gemere che volevo essere penetrato. “Lo voglio! Lo voglio! Dai…ti prego! Fottimi amore mio…Sono la tua troia…Daiii…Ti prego…Sbattimelo…dentro.”
Ero al parossismo.
Mi rispose convinto: - “Ciò che vuoi tu non conta un cazzo! Ti fotterò…ma quando lo decido io!”
Quello stronzo voleva punirmi. Sentivo che si stava trattenendo per non venire. Lo torturai con la lingua sulla cappella, fino a prenderla tra le labbra. Succhiando, gli diedi gli ultimi colpi, dolci, ma decisi. Il suo uccello era pronto a esplodere. Gli chiesi di sborrarmi in faccia. Mi disse di no. Mi ordinò di pregarlo: lo pregai.
- “So che troia sei…Questo te lo concedo.” - ed esplose in una fantastica sborrata che prima m’imbrattò il viso e poi mi riempì la bocca. Raccolsi con la lingua il suo seme che mi colava dal volto, senza tralasciare di pulire per bene il suo cazzo.
Restando sdraiato sulla schiena, mi masturbai. L’odore e il sapore della sua eiaculazione mi avevano portato al limite. Venni con un’abbondante sborrata che si sparse sul petto, colpendomi fino al collo.
Roberto si chinò. Con la mano raccolse qualche goccia di sperma e la depositò sulla mia lingua. I nostri sapori si mescolarono.
Si sdraiò al mio fianco. Nudo, virile, maschio. Il suo bel cazzo ancora barzotto si poggiò pesantemente sul suo inguine, facendosi spazio tra la folta peluria nera. Allargò le gambe, lasciando che i grossi coglioni gli cadessero al centro. Aprì il cassetto del comodino e prese una sigaretta. La accese: “Non c’è che dire ... Ti confermi sempre una troia vera.”
Provai ad avvicinarmi per baciarlo, ma si scostò: “Ma che cazzo fai? Sei pieno di sborra!”
- “Ok...ok...scusa.”
- “Tesoro…domani, dopo il turno, mi porto dietro tre colleghi. Gli devo dei soldi…Fatti trovare pulito e fai quello che ti viene chiesto!”
Senza darmi il tempo di rispondere, mi baciò con la lingua. Ancora una volta, mi rimase in mente solo quel “tesoro” mentre lo guardavo ammutolito spegnere la sigaretta nel posacenere.
- “Vieni nel cesso…voglio pisciarti addosso!”
Quel figlio di puttana sapeva di avermi di nuovo in pugno.

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