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CLAUDIO 2 - IL CONTROLLO AZIENDALE NATALIZIO


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
03.07.2023    |    3.775    |    2 9.7
"Altre dita entrarono nel mio culo dilatato e cominciarono a masturbarlo..."
Pochi giorni prima di Natale Claudio mi invitò da lui, chiedendomi di depilarmi le parti intime e proponendomi un gioco. In ginocchio nudo, sul pavimento del suo ufficio, mi bendò e legò i polsi. Udii dei passi felpati e capii dai rumori che si stavano spogliando in due.
Cominciai a spaventarmi: “Claudio, chi c’è con te?”
Non disse nulla, ma mi venne dietro e s’inginocchiò. Accarezzandomi braccia e bacino, mi fece divaricare le gambe: "Rilassati e fidati di me. Ti fidi?"
Anuii e immediatamente sentii la sua lingua sul collo, mentre brividi di piacere scendevano dal mio cervello al pube.
- “Ho pensato di farti un regalo di Natale.”
Non riuscii a parlare, mentre il mio cervello registrava la situazione: “Ma…”
- “ Sentirai solo le sue mani e il suo sesso dentro di te. Niente di piu. Nessuna parola.”
Mi tremavano le gambe, ma ero eccitato e il mio ano pulsava vistosamente.
Mi fecero alzare e sentii uno sconosciuto dietro di me che continuava ad accarezzare il mio corpo, mentre Claudio mi faceva indossare degli slip. Delle labbra mi succhiarono i capezzoli, mentre lentamente un altro mi accarezzava i glutei, facendomi sentire la pressione dell'erezione tra le natiche, benché intrappolata probabilmente ancora negli slip.
Alcuni gemiti salirono alla mia gola quando percepii chiaramente un cazzo duro spingere nel mio culo.
-“ Vi prego, almeno slegatemi. Voglio toccarvi.”
La corda scivolò e le mie mani furono libere. Ancora bendato, mi spinsero su una scrivania, credo, e mi fecero piegare sul piano.
- “Puoi toccare e anche baciare. Ma prometti di non fare domande o togliere la benda."
- "Lo prometto!"
Mentre Claudio mi spingeva il suo sesso in bocca, sentii l'amico che mi divaricava le le natiche. Le dita dello sconosciuto mi penetrarono e cominciarono a sditalinarmi con maestria.
I miei gemiti cominciarono a farsi sentire, malgrado il cazzo in bocca, soprattutto quando lo sentii appoggiare la capocchia sull'ano. Prima ci giocò un po’, inumidendolo, poi spinse con un unico, lento, ma implacabile movimento.
Si fermò un attimo. Forse aspettava che la mia rosetta si adattasse alle sue dimensioni: "Fai piano. Quanto cel'hai grosso?"
Per cercare di fermarlo, con la mano sfiorai i miei indumenti. Claudio mi bloccò: "Hai promesso."
Mi ero reso conto almeno che indossavo di un perizoma di pizzo femminile.
Cercai di rilassarmi e il tipo cominciò a pompare. Il cazzo aderì perfettamente alle pareti del mio intestino. Si muoveva cambiando continuamente ritmo, estraendolo e infilandolo più volte, con colpi decisi e potenti, senza alcuna reticenza. Anche se stavo succhiando e leccando il mio amico, i sensi e i pensieri erano tutti sul cazzo misterioso che mi stava scopando come un treno. Più mi eccitavo e più mi applicavo di bocca, forse anche troppo, perché Claudio, assistendo alla scena che aveva organizzato, andò su di giri: “Sto sborrando!”
Il suo seme scese nella mia gola. Era tanto ma, dopo averla assaporato, inghiottii senza fare storie.
Anche lo sconosciuto cominciò ad ansimare, svuotando in me il suo piacere.
Nel silenzio generale si tolsero entrambi.
Claudio, distanziatosi, ordinò: “Portatelo sul divano. Devo fare una telefonata e sono subito da voi. Oh, patti chiari. Andateci piano.”
Mi lasciai condurre, rassicurato dalle parole del padrone di casa. Sistemato a quattro zampe sul divano il silenzio intorno non mi convinse. Mi sentivo come una bambola gonfiabile, completamente alla loro mercé. Un rumore d’accendino e l’odore di fumo, mi fecero capire che qualcuno si stava accendendo una sigaretta.
In breve, un sesso duro fu di nuovo in me, sospirando di piacere. Ma chi era? Davvero era un altro? Mi sembrava meno spesso, ma era anche vero che mi avevano ben dilatato. Le mie gambe erano di gelatina e la mia testa in tilt.
Claudio entrò in ufficio: “Ce la siamo godendo, eh?”
Non capii ovviamente con chi ce l’avesse, ma immaginai che forse si stesse toccando mentre guardava un altro suo complice che mi scopava. Mi piaceva immaginare il suo sguardo mentre ironizzava: “Ti piace?! Dai, farcisci il tuo panettone.”
Claudio si avvicinò e mi direzionò il capo, ordinando di spalancare la bocca: “Ingoiasborra! Voglio che ti riempia della cremina che a te piace tanto.”
Ma di chi stava parlando? L'uomo mi penetrò in bocca ed esplose, in breve, in un orgasmo devastante, lungo.
Claudio si accostò a me, sussurrandomi sconcezze, succhiandomi dolcemente il collo e i lobi delle orecchie.
Mi accarezzò e diede piccoli baci sulla pelle: “Bravo il mio amichetto.”
Ero esausto. Avrei voluto levarmi la benda, ma fui fermato da Claudio: “Non abbiamo ancora finito.”
- "Basta, vi prego."
Di nuovo l’odore di una sigaretta, il rumore di bicchieri che si toccavano, una bottiglia stappata. Qualcuno stava bevendo o brindando.
Fui girato di fianco e di nuovo sentii uno dietro e un altro davanti a me.
Altre dita entrarono nel mio culo dilatato e cominciarono a masturbarlo. Mi voltai e le mie mani furono su un torace peloso. L'individuo si sistemò sul divano e mi fece salire sopra. Divaricai le gambe e quello direzionò nel mio culo sul suo cazzo già duro. Non potevo vederlo, ma quando lo presi dentro, sentii ogni singolo muscolo del suo corpo sussultare sotto le mie spinte. Mi riempiva completamente. Piegandomi su di lui, tentai di baciarlo inutilmente, mentre continuavo a muovermi.
Che fine aveva fatto Claudio? Lo chiamai.
Sentii la sua voce: “ Ci sono, ci sono anch’io!”
Si avvicinò e si sistemò accanto allo sconosciuto. Ne prese il posto e mi fece salire sopra di lui. Lo cavalcai e mi lasciai andare al suo ritmo di bacino.
Il suo amico, o forse un altro ancora, si posizionò dietro di me. Sentii delle dita sulla schiena. Mi accarezzarono e mi spinsero a stendermi sopra Claudio. Un gel sul buco del sedere mi raggelò. Capii al volo: “No. Che volete farmi? Mi farà malissimo.”
Come sempre intervenne Claudio: “Stai buono. Facciamo solo una prova.”
La punta di un secondo cazzo era già dentro e sentivo che spingeva. Urlai pacatamente piu per paura che per altro: “No, vi prego.”
Claudio: "Ti fa male?"
- "Claudio, così mi spaccate il culo!"
- "Ti ho chiesto se ti fa male."
Non risposi e quello incitò il complice.
L’inculata doppia divenne ben presto energica, l’amico misterioso non si risparmiò, anzi il fatto che mi stesse facendo insieme con un altro probabilmente lo faceva forse sentire ancor più animale. Mentre il culo mi bruciava sotto i colpi dei cazzi duri, venni sul ventre di Claudio come uno scolaretto, senza neppure sfiorarmi.
Dopo un po’ sentii i due cazzoni pulsare sulle pareti dell’ano e capii che non sarebbero durati ancora molto. Gemettero quasi insieme. Vennero, rantolando come animali, mentre gli schizzi mi riempivano le viscere, fino allo stomaco. Sentii quasi il sapore della loro sborra.
Si rilassarono e i loro corpi sudati mi avvolsero.
Lo sconosciuto estrasse il suo bastone e me lo sfregò sulle natiche per ripulirlo. Il cazzo di Claudio si accasciò sgocciolante sulla sua coscia, mentre la loro sborra usciva dal mio culo con più fiotti.
Claudio mi levò la benda. Aprii gli occhi.
Mi riversai al suo fianco sul divano e vidi di fronte a me tre maschi.
Claudio, indifferente al mio sguardo sbigottito, me li presentò.
Erano suoi operai, gran bei maschioni nerboruti sui trentacinque-quaranta, che – a suo dire – meritavano un extra per il lavoro che svolgevano. Conoscendomi, era sicuro che essere il loro buco di sfogo natalizio non mi sarebbe dispiaciuto affatto.
I due rumeni e il marocchino, stravaccati sulle sedie della stanza, con i loro cazzi pelosi e pesanti, mi salutarono con un cenno del capo, dicendo i loro nomi e guardandomi con soddisfazione maschia.
Claudio, indifferente, mi disse che sarei potuto tornare in azienda anche in sua assenza e chiamò a gran voce il ragazzo più giovane, un napoletano che aspettava fuori il suo turno. Era stato lì a fare la guardia e a servire eventuali clienti ritardatari. Avrà avuto non più di diciotto, diciannove anni: “Capo, mo voglie fa fà nu bucchin. Posso?"
Claudio replicò ironicamente in un dialetto non suo: "Certo, ma facimm’ampress."
Slacciandosi i jeans e tirando fuori un cazzo di tutto rispetto: “Ma fa sul e bucchin?"
Claudio, indicandomi con il mento, come a far notare che ero impiastricciato di sperma e con culo spanato e sbrodolante, commentò: “Beata gioventù."
Tutti gli altri risero sguaiatamente.
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