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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - IN HOTEL ALLO SPECCHIO


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    1.632    |    1 9.3
"Strinse il nodo doppio, perfetto, e poi mi allontanò la mano e se lo impugnò..."
Entrai nel bagno. Era davanti allo specchio, in boxer, intento a radersi e a parlare al cellulare con la moglie. Mi fece cenno di entrare. Appoggiai gli asciugamani sul bordo vasca. Stavo per uscire, quando lui mi trattenne per la mano e m’indicò una crema idratante. Mi fece cenno di spalmargliela sulla schiena.
La cosà mi stupì.
Era un cliente abituale dell'hotel e, quando ci incontravamo nei corridoi, mi sembrava un cazzone altezzoso, quasi a voler far pesare il fatto di essere un gran figo, uno di quegli uomini che una donna avrebbe davvero fatto di tutto per riuscire a portarsi a letto.
In quel momento, mi sembrò che quel maschione avesse delle mire, forse dei desideri proibiti che sperava io potessi soddisfare. Nessun etero si fa spalmare la crema da un cameriere salito in camera per portargli un cocktail prima di cena.
Avrei pure potuto ignorarlo, far finta di non capire, ma mi intrigava quell’aria da uomo vissuto. Mi misi alle sue spalle e iniziai ad accarezzarlo, a fargli sentire il mio fiato sul collo. Chiuse gli occhi, continuando a parlare: "Guarda che non lo so neppure come siamo arrivati a questo stupido litigio telefonico".
Aprì gli occhi e mi fissò dallo specchio, abbassando poi lo sguardo verso la sua semierezione. Sorrise.
Non mi tirai indietro e iniziai a baciargli la nuca e a leccargli i lobi dell’orecchio. Sempre con aria innocente, gli frizionai il sesso, ancora nascosto dal tessuto. Lo tenni fra le dita massaggiandolo molto lentamente fino a che non s’indurì completamente. Ne esplorai la dimensione in tutta la sua lunghezza, indugiando sulla capocchia gonfia che già macchiava le mutande di presperma.
- "No, no…cara… Hai ragione. Buttiamo all’aria questi ultimi due anni di matrimonio!"
Dall’altra parte del telefono, sentivo una voce nasale che continuava a imprecare, quando senza fretta lo liberai dal boxer, facendo uscire fuori anche i testicoli penzolanti e pesanti. Cosparsi tutto di crema. I peli folti si raccolsero a ciuffetti diventando ancora più scuri e il cazzo divenne lucido, mostrando le sue venosità.
Ero consapevole che gli avrei dovuto ciucciare il cazzo. Questa consapevolezza mi spingeva a restare. Volevo bere, ingoiare, volevo che mi soffocasse con il suo seme.
Provai a baciarlo sulla bocca, ma mi spinse via. Lentamente procedetti sul collo, tra le ascelle pelose, sul petto mal rasato e ispido, sui capezzoli, sull’ombelico e sul pube.
Infilandosi la camicia, intanto, lui continuava il suo litigio telefonico: "Di questa storia con Diana ho i coglioni pieni. Veramente pieni! Fare sesso con una conoscente o, che ne so? Farsi succhiare il cazzo, non è l’inizio di una relazione. Ma questo non vuol dire che io l’abbia mai fatto…"
Fissandolo nello specchio, lentamente abbassai la pelle, scoprendogli la cappella lucida e mostrandogli il mio apprezzamento con uno sguardo.
Lui mi sorrise ancora, con una smorfia di superiorità. Da quella posizione riuscivo a vedere i suoi pettorali che si gonfiavano, le vene del suo collo pulsare e immaginavo i bicipiti contrarsi sempre di più... Cazzo quanto mi piaceva!
Sapevo che il suo narcisismo sarebbe stato soddisfatto. Era pienamente consapevole di avere fascino, quello che caratterizza certi uomini in carriera. Palestrato, alto, curato, con i suoi capelli brizzolati, faceva girare la testa a tutte le mie colleghe. L’avevo visto passare più volte davanti a me con quell’aria di superiorità e supponenza che ne faceva uno spocchioso vincente. Ora scoprivo che aveva anche un gran bell’arnese, un vero invito alla lussuria, lungo, spesso, pieno di vene e con una cappella sporgente da ciucciare fino allo sfinimento. E questo spiegava ulteriormente il suo atteggiamento.
Gli calai le mutande e lui, allargando le gambe, le tenne in tensione tra le cosce.
Continuò, abbottonandosi la camicia, a discutere: "Come? Secondo me è solo una gran puttana! Ti assicuro! Non è vero niente!"
L’afferrai appena sotto il glande, con la mano ben chiusa e poi, lentamente, diedi inizio a calcolati movimenti ascendenti e discendenti. Il ritmo era molto lento e, ogni tanto, interrotto da brevi colpi forti e decisi verso il basso.
Il cliente sollevò il colletto e lo cinse con la cravatta: "Ah, secondo te me la volevo fare da tempo? Beh, dammi torto! Quale uomo sano non vorrebbe scoparsela? Ciò non toglie che resto fedele a te! Tu pensa quanto sono matto".
Strinse il nodo doppio, perfetto, e poi mi allontanò la mano e se lo impugnò. Lo sollevò in modo che potessi leccarlo da sotto, lasciandomi piena iniziativa. Cominciai a lappare le palle, a ciucciarle, portandomele in bocca prima una poi l’altra. I peli mi invasero la lingua, finché non mi dedicai all’asta nodosa e alla cappella. Gemevo e godevo nel farlo godere. Lo guardavo in faccia e mi toccavo il sesso stretto nella divisa da cameriere, sperando di non venire nelle mutande come uno scolaretto.
"Amore... Lo vedi che per colpa delle tue amiche si finisce con il litigare? Se te l’ha detto, è perché è una stronza invidiosa di noi".
Con aria ingenua e sottomessa, sorridendogli maliziosamente, lo accarezzai sotto i testicoli e, ancora più in basso, verso l’apertura dell’ano. Inginocchiatomi, sbaciucchiai molto lentamente la lunghezza del cazzo prima di arrivare sulla cima violacea. Appoggiai le labbra sul glande, sopra l’orifizio.
"Amo'... Mi fai impazzire così... Lo sai".
Me lo feci scivolare in gola, provando una forte sensazione di nausea, ma non me ne fregava niente. Lo volevo a costo di vomitare. Ripetei il giochetto quattro, cinque volte, mentre sbavavo saliva che mi fuoriusciva dagli angoli della bocca.
La sua faccia si era trasformata per la goduria, arrossata e imperlata di goccioline di sudore. Gli occhi liquidi, le labbra schiuse con la lingua che le percorreva, umettandole.
Dall'altra parte del telefono si ricominciò a sbraitare mentre nello specchio vedevo riflesso il suo crescente stato d’eccitamento.
E lui: "Madonna che sei! Oooh... Ricominci?…Mica si finisce a letto per forza con la prima che capita".
Scesi giù con la testa, mettendolo tutto dentro. Piano, aspirando, risalii in alto, eccitato. Rimasi per un attimo fermo e sentii il glande pulsare di piacere nel mio palato. L'uomo mi guardò estasiato dallo specchio, mentre il suo cazzo si muoveva fra le mie labbra: "Cosa le avrei detto? Ma secondo te vado con una che appena conosco e le dico: Ti piace il mio cazzo? Lo vuoi in gola? Ma ti sembra che io possa dire certe cose?"
Feci cenno di sì e quello mi strinse la testa tra lui e il lavandino.
Con un colpo di bacino, me lo spinse in profondità: "Io non ho resistenza su certe cose? Credimi, in questo momento ce la sto mettendo tutta, tutta a resistere per non chiuderla qui!"
Timoroso di avere conati di vomito e di farlo scoprire, lo allontanai. Seguitai a leccarlo e, di tanto in tanto, lo rimettevo in bocca, premendo con le labbra intorno al glande.
Con la punta della lingua esplorai l’orifizio e il contorno della maestosa capocchia, continuando a masturbarlo non solo con la bocca ma aiutandomi con la mano. In breve le mie labbra seguirono i movimenti della mano. Lentamente salivano e poi ridiscendevano, senza indugio e con molta naturalezza.
Ogni tanto volgevo lo sguardo verso di lui e lo scrutavo negli occhi per dimostrargli tutta la mia troiaggine e piena partecipazione. Più rallentavo il movimento e più lo sentivo eccitato.
Lo guardai ancora. Sul vapore acqueo posatosi sullo specchio scrisse: Troia!
Aumentai ritmo e lo sentii ancora di più irrigidirsi. Lui si contorceva e spingeva avanti il bacino. Avvertii le pulsazioni del glande farsi più rapide, capii che stava per sborrare. Appoggiai le mani sulle sue cosce, serrai le labbra sulla cappella e con la lingua la titillai dall’interno. Lui mi reggeva dalla nuca e, mentre lo guardavo negli occhi, mugolò in maniera sommessa e prolungata.
Sentii il sapore dello sperma che mi inondava la bocca, dopo essersi scontrata con la lingua. Mi beccai una sborrata incredibile, il primo schizzo violentissimo fuoriuscì e un rivolo denso e copioso prese a colarmi dalla bocca sul mento. Intanto lui continuava a sborrare e altri fiotti di sperma mi schizzarono in faccia, in bocca, in gola mentre, avidamente, ingoiavo quasi tutto. Quasi, perché un ultimo schizzo andò a posarsi sulla sua cravatta.
"Cazzo! Cazzo!". Strinse i denti per non continuare a bestemmiare di piacere, mentre dall'altra parte forse gli stavano chiedendo cosa fosse successo. Mentre la sua donna proseguiva a urlare, gli tirai su i boxer.
Con il fiato grosso, sospirò un – "Porca puttana!" – e poi disse alla moglie che si era macchiato la cravatta con il dentifricio, che aveva fretta di raggiungere la sede della riunione e che, quindi, non poteva cambiarsi.
Mi pulii sull’asciugamano e corsi via dal bagno. Tornai in camera, disponendomi sull'attenti alla luce dell’abat-jour.
Lui, mettendo una mano sul cellulare, mi seguì col pisello ancora barzotto e con la sborra sulla cravatta.
- "Cara, c’è il ragazzo dell’hotel. Come, perché? Ora sei gelosa pure del cameriere!? Mi ha fatto un cocktail shakerato con uno schizzo di panna acida e lo devo pagare".
Pensai che gli schizzi erano stati molti di più mentre mi passava una bella banconota: Aumentò il tono di voce in modo da farlo sentire a sua moglie: "Tieni, ragazzo. Farò i complimenti al direttore per la qualità del servizio. Ci sono altre specialità che mi consigli per stasera?"
Gli diedi le spalle e mi chinai con la scusa di ritirare un vassoio: "Grazie signore! Siamo rinomati per i prodotti da forno: dolci da farcire a piacere con crema calda!"
Mi palpò il culo, facendomi l'occhiolino: "Bene, stasera prenderò il menu completo. Ah, ma devo lavorare".
- "Facciamo servizio in camera su richiesta!"
Sentii la moglie ordinargli di non ricevere cameriere e lui: "Allora mi fai sempre tu il servizio serale?"
"Certo. Sarà un piacere", gli risposi, mentre il suo cazzo stava mostrando i primi sussulti.
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