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L’UNIVERSITA’ - IL MATRIMONIO DI MIO CUGINO


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    3.453    |    2 9.6
"Si partì, capelli al vento, verso il primo set fotografico..."
Mio cugino, rinomato macellaio del paese di origine di mia madre, si sposava con la figlia di un anziano imprenditore. I miei familiari fecero di tutto per essere invitati al matrimonio. Al levarsi di qualche mia obiezione provocatoria, mi assicurarono che avevano fatto veramente tutto il possibile per farmi partecipare quanto più compiutamente fosse possibile, ma le regole erano le regole: vivendo fuori di casa e lontano dal nucleo familiare non mi spettava la partecipazione alla festa, ma solo la presenza in chiesa. Tali regole chiaramente non erano una loro iniziativa, quindi non potevano opporsi a quanto umanamente incomprensibile.
- “Va bene, passerà anche questa” – pensai – “In fondo non lo vedo da secoli e, dopo aver accompagnato i miei mi andrò a fare un giro per il paesello!”
Che gran ricordi che avevo di mio cugino.
Avevo passato lì diverse estati dopo le lezioni liceali. Cercava di attirare l’attenzione impennando con la moto, sfoggiando t-shirt scollate sul petto villoso, o approcciando gli amici con frasi tremende del tipo: “Oh…raga’...La vedete quella? Mi ha fatto due minuti fa una pompa. Che credete? Lavoro da un falegname, ma non mi faccio fare solo le seghe...”
Mi piaceva vederlo fare sesso.
Io all'epoca facevo sesso con mia cugina, figlia di mio zio paterno, anche lei in vacanza dai nonni in paese. Però il pensiero di trovare delle amanti per lui mi eccitava lo stesso parecchio, eccitazione che poi sfogavo con la cuginetta con la quale eravamo in fase di sperimentazione. Nessun sentiment, ma solo tecnica, diciamo. Temevo mi avrebbe mollato per quell'altro nostro cugino perché era obiettivamente già un gran figo. E lo sapeva!
Si presentava in spiaggia con uno slip liofilizzato, passava la giornata a fare passeggiate o a correre sul bagnasciuga per far ammirare la merce che, pesante, gli si muoveva tra le gambe. Ti assicurava che dieci serie di pettorali e un bel cazzo tra le gambe risolvono qualsiasi problema. Tutto ciò che faceva era per me eccitante, specialmente quando, prima di salire in macchina, consegnavo due preservativi alle signore o alle turiste che gli facevano poi un regalino. Lui ne usava solo uno, però. Bocca e culo, mi diceva, meritano uno schizzo libero e pagano di più.
Io di solito aspettavo fuori dall’auto.
Una volta una signora matura se l’era scopata in pieno centro, anche se di sera tardi, con il marito che stava ripulendo a pochi metri il locale da chiudere. Io mi ero fermato a circa tre o quattro metri da loro. Era stato meraviglioso vedere quando lei si era abbassata per fargli un succoso pompino; quando si era sdraiata sotto di lui, con i piedi in alto sul cruscotto, per farsi scopare nella fica. Fissavo il contrarsi ritmico delle sue natiche tonde e immaginavo i coglioni penzolanti e la nerchia umida di umori che trapanava la figa.
Quanti ricordi e quante seghe. Tempi passati.
Ora si stava sposando con una fighetta insulsa, ma dannatamente ricca. Indossava un tight, l’abito per eccellenza, il più indicato per una cerimonia che si svolgeva di giorno, ma il più inadeguato per un fisico da lottatore come il suo e per il portamento degno di un macellaio, maschio e cazzuto.
Tutto procedeva con una certa normalità.
Eravamo fuori e iniziò a raggrupparsi un po’ di gente. Tra gli invitati c’era anche qualche mio vecchio amico e compagno di “merende”, ma il dovere della presunta eterosessualità assoluta si contemplava in sguardi evasivi e schivi. Mi trattenni un po’ in totale tranquillità con i parenti inconsapevoli della situazione, scambiando saluti, abbracci e ricordando aneddoti passati. Era ora di entrare in chiesa. Mia madre mi si avvicinò: “È ora di accomodarsi. Andiamo. Tu entri e ti siedi vicino a me, insieme alle altre donne, a destra!”. Questa precisazione sul fatto che dovessi sedermi vicino a lei mi mise un sorrisino sulle labbra.
Arrivò la sposa, s’iniziò la cerimonia. Cercai le angolature più apprezzabili per delle buone foto. Il cerimoniale continuò, si arrivò allo scambio degli anelli, alle firme, al cantico. Preghiera finale. Amen.
Eravamo ai saluti agli sposi. Ma... cosa dovevo fare?!
Chiesi chiarimenti anche su come comportarmi con i suoceri acquisiti che vedevo per la prima volta.
“Ma scherzi, che problemi ti fai?!”, rispose mia madre.
Fuori, tutti si dicevano: “Dai… Ci vediamo dopo al ristorante.”
-“Ehm... scusa zia, io al ristorante non ci sarò...”.
- “E perché mai? Ormai se qui.”
Prontamente mia madre mi si avvicinò dicendomi: “Non stare a dare troppe spiegazioni... Dì che non ci sarai e basta”.
Mia zia, sentendola, obiettò: “Non se ne parla! Verrai… Anzi, vai in auto con tuo cugino, così gli fai compagnia mentre la sposa fa le foto da sola.”
C’era un’Audi A4 Spider davanti all’uscita. Al volante mio cugino.
Mi salutò freddamente con un - “Oh, come stai? Da un sacco che non ci si becca!”
Salimmo dietro io e il fotografo. Si partì, capelli al vento, verso il primo set fotografico.
Fotografo e sposa scesero, avvertendoci che ci sarebbe voluto un po’.
Mio cugino interruppe quell’imbarazzante silenzio: “L’altra sera mi sono rivisto “Transformers”. Ti giuro: ogni volta che vedo Megan Fox mi viene duro.”
Mentre parlava, impassibilmente si era slacciato i pantaloni grigio scuro rigati nero e, bottone dopo bottone, aveva liberato l’uccello già semi rigido.
Provai a riportare tutto sullo scherzo, ma quello si tirò fuori i coglioni e scapocchiò il glande umidiccio che, pesante, toccò il gilet doppio-petto sciallato: “Mia madre dice che in città ti piace provare la minchia tosta. Vero, eh? E questa? Te la ricordi?”
- “Dai...che cazzo fai? C’è tua moglie a pochi metri...”
- “Allora è vero... E bravo il cuginetto!”
Si guardò intorno. La moglie e il fotografo erano abbastanza distanti e di spalle: “Sugami il cazzo! Che sto nervoso...”
Senza aggiungere inutili frasi, mi diedi da fare. Ne leccai la punta e poi lo imboccai, cominciando a fargli un gran pompino.
Mio cugino si accese una sigaretta, inforcò gli occhiali da sole e si lasciò andare all’indietro sul sedile: “Minchia! Bravo sei... Oh, frocio… Non mi sporcare di sborro. Capito?”
- “Ti metto il preservativo?”
- “Che mi vuoi fare un bocchino da puttana? Già sono andato ieri con gli amici a troie. Succhia e ingoia!”
Annuii e intanto sentivo che il suo cazzo stava reagendo alle mie sollecitazioni. Il suo sesso dritto e duro aveva le vene in rilievo molto grosse.
Quando ormai mostrava una poderosa erezione e cominciava a pulsare ,mi disse di scendere. Lo fissai con aria interrogativa.
Quello fece cenno al fotografo che andavamo a pisciare. Scese tirandosi dietro la giacca a coda in lana nera. Un comico cilindro fu posizionato non casualmente sul pacco rigonfio per nascondere un inopportuno bastone.
Il fotografo, scherzosamente, chiese perché si stesse portando dietro il cappello. Lui rise: “Quando mi ricapita di farla vestito così?”
Andammo dietro un muretto piuttosto alto. Mi fece cenno di appoggiarmi e mi calò giù i pantaloni, scostando soltanto gli slip.
Provai a calarmeli, ma mi disse che non gli piaceva vedere pacchi maschili. Visto che la festa si sarebbe tenuta in un ristorante elegante e costosissimo e dato che non ero stato inserito nell’iniziale lista dei prescelti, aggiunse signorilmente: “Credo che me la merito una sgroppata, anche se mi costava meno se andavo in statale”.
Cominciò a limonare le labbra del mio culetto, mettendoci un bel po’ di saliva dentro e fuori. Diventato morbido, mi sputò copiosamente sul culo e s’inumidì la capocchia. Il suo pene bollente si appoggiò alla mia rosellina anale, entrò lentamente facendomi assaporare quello scettro di carne in tutta la sua lunghezza: ”A saperlo che eri frocio ti spaccavo il culo da ragazzo". In un attimo mi ritrovai con le palle che sbattevano sulle mie chiappe. Frettoloso, cominciò a incularmi selvaggiamente. Solo ogni tanto tirava fuori il cazzo e poi rientrava con forza.
La sposina gridò: “Dai… Amo’… Lo so che stai fumando di nascosto. Smettila o stasera niente... bacetti!”
- “ A Formentera smetto. Starò solo con te a ballare e a bere in spiaggia. Promesso! A che punto siete?”
- “Ma tuo cugino dov’è?”
Si fermò dentro di me, intimandomi di rispondere.
Ed io: “Sono qui, con lui all’ombra... Stiamo per finire. Altri due tiri e veniamo!”
Il fotografo: “Ok. Fate presto. Il tempo di sistemare il trucco alla sposa e tocca alla coppia!”
Le mani di mio cugino passarono dai fianchi alla mia schiena, accarezzandomi mentre pompava dentro il mio corpo. Un colpo secco, profondo e venni mugolando, mentre quello mi tappava la bocca con una mano. Bastarono altre due spinte secche e decise perché mi allagasse l’intestino di sperma bollente. Sfilò il cazzo, ma a quel punto il mio culo non si richiudeva più e una quantità di sborra mi colò sulle cosce.
Mio cugino era stravolto. Sudato e con il cazzone penzolante, si accese una sigaretta e, mentre ci ricomponevamo, se ne uscì dicendomi: "Certo che sei proprio una gran puttana. Non hai rispetto neppure di una cerimonia sacra!”

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