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Gay & Bisex

L'UNIVERSITÀ - SESSO NEL TRAM


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    3.062    |    2 9.1
"I due compari, seduti vicino a noi e stravaccati a cosce larghe, avevano cominciato a segarsi, continuando a bere birra..."
Non capii con esattezza che lavoro facesse Sergio e, in verità, non volli chiederglielo esplicitamente. Ci incontravamo spesso a tarda sera nel tram che ci portava a casa. Ero sempre stato attratto da persone diverse da me e quando avevo visto quel trentenne con la barba incolta, i tatuaggi e il piercing sul naso e sui capezzoli, avevo cercato di conoscerlo.
Una sera, dopo un paio di mesi, in seguito a pochi minuti di convenevoli, Sergio provò a portarmi a casa sua. Io rifiutai dicendo di essere fidanzato a distanza con la mia storica compagna. Già, pur’io, ma almeno la mia sta a Roma! E che fai? T’ammazzi de pippe? Commentò ironicamente lui, continuando a mandar giù la sua lattina di birra.
La mia storia in realtà non è che andasse benissimo. La distanza, le incomprensioni, la gelosia…Ma io non cedetti. Per un po’ non ci incontrammo sul solito tram e ci perdemmo di vista.
Una notte, erano ormai le tre passate, quando lo rividi salire sul tram che ci portava a casa. Era ubriaco e puzzava di birra più del solito, in compagnia di un paio di amici strafatti più di lui. Immediatamente mi afferrò per il braccio chiedendomi di fargli una pompa lì.
– No, senti…davvero… - Cercai di obiettare. Ma, senza proferire parola e lasciandosi dietro un puzzo di fumo e alcool, con un ghigno stampato sul volto e gli occhi stravolti, Sergio cominciò a tastarmi i glutei dicendomi con voce impastata che quella notte sarei stato la sua puttana. Gli amici chiesero se mi conoscesse e lui disse solo che ero un frocio pipparolo.
Provai a schiacciare il tasto della fermata e a riaprire la porta ma, seppur con movimenti grotteschi, Sergio m’afferrò per i fianchi tappandomi la bocca.
Tentai ancora di divincolarmi, ma schiacciato dal peso dell’altro mi vidi nuovamente spinto alla parete, obbligato a respirare il suo alito nauseabondo: - Attaccate ar manico!
Sospeso tra paura, rabbia, imbarazzo e desiderio, non opposi più alcuna resistenza.
Sergio si calò i pantaloni. Non indossando mutande subito mise in luce un uccello depilato il cui glande era perforato da un anello. Stessa sorte era toccata ai testicoli che erano stati addobbati con una sequenza di ben quattro cerchi metallici.
Mi afferrò la testa e se la portò al sesso. Il conducente chiese se andasse tutto bene. I due amici che si erano nessi in modo da nascondergli la scena, aprirono il sipario giusto quando glielo stavo ciucciando con quanta più passione, cercando di farlo venire al più presto.
Uno dei due gridò: - Ah oh’ tu che dici? Che lo stiamo a violenta’ sto frocio?
E l’altro aggiunse – Se pure tu c’hai li cojoni pieni poi ce sta pure pe’ te! Tanto a chi tocca ‘n se ‘ngrugna.
L’autista rispose - Io c’ho mi’ moglie. Fate presto che tra un po’ ce sta il capolinea. E io non ho visto niente!
Sergio, espirando come se gli mancasse l’aria, mi ordinò di smetterla e cominciò a schiaffeggiarmi colpendomi le gote con il cazzo.
Ripreso il controllo, mi fece poggiare sul sedile a gambe levate. Io, terrorizzato all’idea d’essere penetrato senza alcuna attenzione, ma nello stesso tempo in preda ad un’intensa eccitazione, lo pregai di non farmi male.
- Stai a scazza’! Ribatté Sergio che, dopo avermi sollevato il bacino, mi sputò sull’ano e chiese ai due amici di imitarlo. Poi m’irrorò il culo con la birra e insinuò prima un dito ricoperto di saliva, poi due, infine tre. Sentivo che la mia eccitazione cominciava a dolermi, mentre quelle sollecitazioni mi facevano fremere - Mio Dio! Ma chi ti ha insegnato certe cose? - Chiesi, mentre mi sentivo attraversato sempre più insistentemente dalla lingua e dalle dita di Sergio.
- Vado a puttane e la meglio è tu’ madre!
Sarebbe bastato un altro attimo per farmi cedere completamente, ma Sergio mi afferrò bruscamente le caviglie imprigionate dalla stretta dei jeans. Sollevandomi ancora, mi fece poggiare i piedi al vetro.
- No. Ti prego. Non senza cappuccio, è importante.
- Ma chi ta s’ancula!?
Poi, tenendosi con la mano destra la base dell’asta svettante, mi allargò le natiche glabre. Si avvicinò sempre di più, fino ad appoggiare la sua cappella e a spingerla per deflorare la mia stretta apertura.
Però, tra cigolii e contorcimenti improduttivi, mentre quello stava forzandomi lo sfintere, sentii un tale dolore che istintivamente provai a tirarmi indietro: No. Lasciamo perdere!
Spazientito, fissandomi con occhi foschi, Sergio: Nu’ me fa incazza’ che te menamo!
Impulsivamente, cercai ancora una volta di divincolarmi, ma Sergio, agguantatomi, mi vibrò un primo schiaffo. Sentii il volto scattare lateralmente fino a che un secondo ceffone non lo fece ripiegare dalla parte opposta. La mia eccitazione non calò. Tanto che dardeggiando la viscida lingua nelle mie orecchie, con voce alterata dall’agitazione - Sei proprio ‘na puttanella - mi disse Sergio – Me voi fa’ impazzi’.
Un istante e, guardandomi desideroso e riposizionandomi come una bambola, aggiunse con voce roca: Tanto lo so che te piace…a quelli educati gli piace sempre!
L’amico chiese – Aoh’ Se’, ma quanti te ne sei fatti de froci? Che sei frocio pure tu?
Sergio non rispose, poi un colpo secco, un dolore acuto. Si fermò giusto un attimo, guardò l’amico e disse – E che te frega? Se invece della figa te danno er culo, tu fotti, statte zitto e vaffanculo! - e poi cominciò a stantuffare ripetutamente nel mio accogliente anello di carne.
- Tiralo fuori. Mi fai male! Gli chiesi, arcuandomi all’indietro, continuando a dimenarmi e abbrancando il sedile. Ma contorcendomi, non feci altro che facilitare la penetrazione di Sergio che, ormai pronto a dare libero sfogo alla sua sessualità animalesca, con le gote paonazze e le mani sudate, m’attraversava sempre con maggiore brutalità impedendomi ogni reazione.
Sentivo nettamente il cazzo di Sergio quasi completamente stretto nella calda morsa anale e vedevo il suo corpo, fradicio di sudore, ormai divenuto un fascio di muscoli tesi; le braccia a ogni colpo si contraevano, le gambe leggermente divaricate lasciavano intravedere, sotto il sesso, la sporgenza dello scroto depilato che ritmicamente sentivo sballottare tra le sue chiappe. I due compari, seduti vicino a noi e stravaccati a cosce larghe, avevano cominciato a segarsi, continuando a bere birra. Fissavo i loro cazzoni duri, mentre loro me li accostavano alle labbra, non lasciandoseli succhiare. Mi trattavano come una troia famelica e ridevano dei miei desideri insoddisfatti.
Infliggendomi sciabolate violente, entrando e uscendo rabbiosamente dal mio corpo, per tutto quel tempo Sergio mi seviziò, senza dirmi una parola, ma limitandosi a bestemmiare. Con il volto schiacciato sul sedile, percepii lo sperma dei due energumeni scivolarmi dai capelli sul volto e il sudore di Sergio che mi gocciolava sulla schiena, sentivo le sue mani, l’umidità della lingua, il fiato pesante sul collo, la sensazione irritante della sua barba, ma infine….infine mi concentrai sempre più su quell’acuto e doloroso piacere. Mi sentii sempre più aperto, dilatato, spaccato in due, riempito fino all’intestino. Ormai lo sperma era pronto a schizzarmi fuori. Così, sussultando a scatti sotto i contraccolpi di Sergio, feci sgorgare l’evidente segno del mio godimento. Stimolato dalle molteplici contrazioni anali, poco dopo, Sergio mi fece sentire un’ondata di sperma caldo che quasi mi allagò l’intestino.
L’autista gridò: Capolinea!
I tre scesero rapidamente e non li vidi più.

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