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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - DOPO LA SBRONZA


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    1.642    |    0 9.1
"Eravamo solo sicuri che facevi pompini nei cessi della facoltà..."
Eravamo andati a un concerto e si era fatto tardi. Erano circa le tre del mattino. I bicchieri si erano svuotati. L’alcool era salito in testa e alcuni amici ne avevano approfittato, portandosi certe ragazze a scopare chissà dove.
Michele all'ultimo si era unito a noi universitari, benché avesse già una trentina d'anni. Era un docente a contratto, sposato, ma frequentava una sua dottoranda, una certa Paola di ventiquattro anni.
Michele mi chiese se potessi rientrare con lui in auto, perché era molto stanco. Risposi che un passaggio mi avrebbe fatto comodo e gli chiesi di raccontarmi qualcosa della sua Paola.
Michele mi guardò: “Lo sanno proprio tutti eh?"
Sorrise e appoggiò confidenzialmente la mano sul mio ginocchio. Il contatto mi regalò un brivido, un istante prima che riportasse il palmo sulla leva del cambio: "Oh, ma ti ricordi di quella volta che mi hai sbocchinato nell’atrio della facoltà? Io ero all'ultimo del dottorato e tu eri matricola, credo. Ero con un gruppo di colleghi.”
Nel dirlo si tastó il pacco: “Oh, ci hai fatto sborrare in tre, uno dopo l’altro…"
Imbarazzato: "Ma che dici? No che non mi ricordo..."
Se lo tirò fuori: "Te lo ricordi almeno questo? Ero con Gianni e Mirko. Eri la nostra scommessa di fine dottorato, ma non eravamo sicuri che ce l'avresti fatto tirare. Eravamo solo sicuri che facevi pompini nei cessi della facoltà..."
- “Guarda che ti confondi…”
- “Ma quante pompe hai fatto? Piccola zoccoletta…”- e con il cazzone che inumidiva lo sterzo, si accese una sigaretta.
Mi ricordavo perfettamente dell’accaduto, ma ritornai alla realtà, all'auto, all'autista mentre mi diceva: “Sai cosa non ho mai provato?
- “Cosa?”
-“Una bella pompa al volante.”
- “Ma è pericoloso!”
- “Me lo fa tirare proprio perché è pericoloso… Dai, fammi dimenticare quella stronza di Paola. Non ho fretta, rallento…." – disse sistemandosi compiaciuto sul sedile.
Quel coso che avevo in mano mi ipnotizzava, ma cercai di resistere:"Non ci penso proprio..."
- "No, no, no….e poi voi froci appena lo toccate, chissà come mai, cambiate idea."
Aveva ragione, tanto che allungai la mano per riempirmi della sua carne calda. Lo segai lentamente, cercando di fargli ottenere un’erezione completa.
- "Succhiamelo che sennò non si alza per bene…"
Mi slacciai la cintura e mi chinai verso di lui, cominciando prima a baciargli la punta e poi a leccare tutto il resto.
"Le palle, muoviti…"
Presi a leccargli i coglioni tenendo il cazzo in mano, ma lui non volle. Lasciò che mi sbattesse sulla fronte e sulla guancia, mentre glieli leccavo.
Mentre pensavo a quanto fosse fortunata Paola a godersi quello splendido esemplare, lo stronzo, accostò e con la scusa del passaggio di altre auto, mi spinse con forza la testa in basso, ficcandomelo in gola. Lo rifece più volte di seguito.
Riapartì. Accostò di nuovo, ma in una zona isolata, sotto un cavalcavia. Spense l’auto e uscì, incurante di nascondere l’uccello che gli ballonzolava fuori dalle braghe.
In uno stato di eccitata agitazione lo raggiunsi. Lui mi aspettava in piedi, con i pantaloni calati alle caviglie, la camicia aperta sul davanti, le braccia ai fianchi. Il mio sguardo si calamitò sull'oggetto del desiderio incorniciato da un folto bosco di peli neri e a cui erano appese due palle superlative.
Lentamente mi inginocchiai ai suoi piedi in contemplazione.
- "Togliti i pantaloni. Fammi vedere il culo…" – ordinò secco.
Obbedii senza repliche.
Lui, intanto, se lo menava con aria soddisfatta e sicura.
- "Dai, succhia bene adesso" – disse afferrandomi per i capelli.
Dettó lui i ritmi del pompino. Me lo strusció sul viso, sui capelli. Lo affondó nella bocca con prepotenza, togliendomi il respiro. Con una mano ogni tanto mi maltrattava i capezzoli. Li strizzava, li torceva con cattiveria.
In altre situazioni mi sarei ribellato, ma ero totalmente succube della sua potenza maschia tanto che, dopo diversi minuti di questo trattamento, gli chiesi con voce rotta: "Ti prego….scopami."
Mi afferrò per i capelli, rimanendo in piedi di fronte a me e obbligandomi a guardarlo negli occhi.
- "Ho cambiato idea. Non mi va. Non voglio sprecare sborra con uno come te!" – mi rispose umiliandomi.
Quindi, me lo ricacciò in bocca, facendomi strabuzzare gli occhi. Me lo affondò fino in gola e - "Ho cambiato idea…’ – disse staccandomi con violenza dal suo uccello e trattenendomi per i capelli.
Mi fece appoggiare al cofano; mi aprì le chiappe e mi accarezzò il buchino. Aiutandosi con la saliva iniziò prima a scoparmi con le dita poi a leccarmelo molto bene, complimentandosi perché era liscio ed eccitante.
Spinse e, tranne un po' di attrito iniziale, scivolò fino al mio intestino: "Cazzo che galleria che ti hanno fatto".
Cominciò a fottermi con gusto: "Avevo ragione... Mmmm…Che cosa sei tu? Mmmh... Dimmelo...."
- "Un rottoinculo… una troia... sono una troia…"
Mi aspettavo un rapporto solo virile e, invece, mentre mi penetrava infilò una mano davanti per stuzzicarmi il cazzetto bello gonfio. Chiusi gli occhi e mi gustai la sensazione di dolce dominio che mi stava infliggendo. I miei gemiti aumentarono man mano e, alla fine, venni sulla sua mano.
Gli squillò il cellulare. Era la moglie preoccupata per l’ora tarda. Il maritino, agitatissimo, tirandosi su le braghe a cazzo duro, le rispose che era stata colpa mia che avevo esagerato con le birre.
La sentii, inviperita, dirgli che era assurdo che ancora si ostinasse a frequentare ragazzini e volesse andare in giro a sentire musica alternativa. Gli ricordò di essere un uomo sposato con un figlio.
E lui: “Amore hai ragione, ma non posso lasciarlo in queste condizioni. Questo sta accasciato sul cofano della mia auto. Come faccio per fargli passare la sbronza?”
La moglie gli suggerì di farmi bere tutto d'un sorso qualcosa di caldo e amaro.
Mentre parlava Michele iniziò a sbattersi l'uccello, mungendolo come ad aumentare la tensione della cappella che ora si stagliava lucida e gonfia sul fusto venoso. I testicoli pelosi si contraevano ad ogni suo movimento.
Chiuse la chiamata e mi guardò - “Mia moglie dice che devi bere tutto senza fare tante storie!”
Si accostò e affondò. Mi afferrò per i capelli e mi scopó in bocca con ritmo serrato. Un grugnito animale sottolineò l’approssimarsi della venuta. La stretta sui capelli divenne violenta. Tenendomi ancora la testa premuta sul suo cazzo: "Oooooh…oraaaahhh! Tutto lo devi berehh..."
Ricevetti i primi tre schizzi di sperma. Mugolai per fargli capire di farmi alzare la testa, ma lui insisteva a tenermela sul cazzo continuando a sburrare: "Puttana, bevi tutto...Siiiii... Siiii, zoccola…..."
Solo allora mollò la presa e riuscii a liberarmi.
Mi staccai da lui per prendere respiro.
Michele si riabbottonò i pantaloni mentre con aria sardonica mi osservava.
Senza neanche preoccuparsi di aiutarmi o di procurarmi qualcosa per pulirmi, si diresse verso la macchina. Speravo che avesse nel cruscotto qualcosa di utile. Invece non mi diede niente.
Lo stronzo si rimise spaparanzato alla guida con la sigaretta accesa a godersi il panorama.
Incazzato, non sapevo davvero da che parti rifarmi: "Stronzo! Come ti sei permesso? Non sono la tua Paola".
- "Non essere modesto. Sei molto più femmina tu!"
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