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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - FAST FOOD


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    1.462    |    0 9.0
"Aprì un cassetto e ne tirò fuori un palloncino sgonfio, di quelli dalla forma allungata..."
Quell’estate mi ero posto un preciso e concreto obiettivo: lavorare per comprarmi un’auto. Il modello era già stato scelto da mesi. Tutto era chiaro, tranne dove avrei trovato i soldi per comprarla o perlomeno per pagare una prima rata.
Decisi di presentarmi per un lavoro estivo per una nota catena di fast food. Francesca, la mia fidanzata, mi chiese di accompagnarmi, ma le avevo risposto: "Amore, dai, è un colloquio personale. Mica posso fare la figura di farmi supportare dalla mia donna."
Scesi alla fermata della metro citata nell’annuncio. Continuai a ripetermi frasi fatte fino a che, ritornato alla luce del sole, di fronte mi ritrovai, come nei migliori film horror, il fantomatico e agghiacciante pagliaccio della rinomata catena.
Spinsi la porta d’ingresso. Il locale era ancora chiuso al pubblico. Un’attempata donna delle pulizie, che stava lavando i bagni, m’indirizzò verso il primo piano, dove c’era l’ufficio del responsabile.
Giovane, sui quarantacinque anni, l’uomo aveva labbra piene, carnose, capelli biondo cenere, ma un barbone bruno di un paio di giorni. Aveva poggiato la giacca sulla spalliera, probabilmente a causa del caldo imperante. Il colletto della camicia celeste era in parte sbottonato e il nodo largo della cravatta lasciava vedere una folta villosità mediterranea. Sotto due sopracciglia spesse e nere si sollevarono due vivaci occhi verdi. Il responsabile, trovandomi davanti, mi domandò a mezza voce: "E tu chi chi cazzo sei?"
Fissandolo frastornato: "Io sarei qui per il colloquio. Posso?"
Sollevandosi dalla poltroncina e cercando di sistemarsi alla meglio: "Certo! Scusi."
Cercai di rassicurarlo: "Non si preoccupi."
Mi fece accomodare e mi si sedette di fronte, sul piano della scrivania. Allargò un po’ le gambe. Consultò l’agenda elettronica: "Comunque, l’appuntamento era per domani!"
- "Accidenti! Eppure ne ero sicuro. Se vuole torno."
- "Lasci perdere. Ormai ci siamo, ma ricordi che rispettare con serietà gli impegni presi è molto importante."
"Allora" – disse il direttore – "ho davanti a me il suo curriculum; quello che vorrei ora sapere sono altri piccoli dettagli su di lei."
“Chieda pure.”
In quella stanza faceva sempre più caldo. Le finestre erano inspiegabilmente chiuse e il condizionatore era spento. Cominciai a sudare, un po’ per la tensione un po’ per il caldo insopportabile. Eppure il direttore sembrava non curarsi della temperatura, benchè un alone di sudore coronava le ascelle e la base della schiena. Anche le mie mani cominciarono a sudare ed il mio viso arrossì surriscaldato.
L'uomo lo notò: “Ha caldo? Può mettersi più comodo, se vuole."
“La ringrazio, ma non posso togliermi nulla, anche perché non indosso intimo.”
Il responsabile si alzò dal piano della scrivania, mi si avvicinò con fare sicuro, mettendosi alle mie spalle: “Immagino intenda la canottiera."
Mentendo: "Certo."
Togliendosi la cravatta: "Faccia come crede. Per me non ci sarebbe alcun problema."
Sentii le sue mani forti e calde stringermi le spalle e il pacco quasi sfiorarmi la nuca: "Lei è così giovane che può fare ciò che vuole, in un certo senso."
Il mio cervello atterrò sull’immagine della sua verga imprigionata negli slip. Era dannatamente vicina. Sarebbe bastato girarmi per trovarmela di fronte al naso e per osservarne meglio la robustezza.
“Beh, si certo, è solo che, insomma, non credo sia il caso, no?”
“Perché? Potremmo affrontare un colloquio in modo molto più tranquillo e piacevole.”
Feci finta di niente, cercando la giusta concentrazione.
La voce calda dell’uomo mi risuonava nelle orecchie mentre continuava a presentarmi le condizioni di lavoro: "Al banco bisogna insistere perché comprino! L’importante è guardarsi intorno e cercare di capire cosa può piacere a chi ci sta di fronte. E l’esperienza.. Beh! Quella si fa in fretta. Lei si sta proponendo come mio assistente, ma in alternativa cosa sarebbe disposto a fare?"
Con la bocca secca, mi girai verso di lui, ma non riuscii a distogliere lo sguardo da quel randello che continuava a stregarmi: "Io sono disponibile un po' a tutto. Sono pieno di buoni propositi e l’esperienza, su certi fronti, non mi manca. E poi, se sono qui, credo di avere una certa inclinazione per certe cose."
Guardai i suoi occhi mentre lui con finta disinvoltura si sfiorava il pacco: "Già, l’avevo capito! Sposato? Fidanzato?"
- "Fidanzato, con una brava ragazza."
Il responsabile si rassicurò e mi accarezzò il mento: "Anche lei è disponibile?"
- "No. Lo sono già abbastanza io per tutti e due, le assicuro".
- Bene, bene... Vedo che non ha dimenticato che nella proposta vi era specificata anche l'estrema disponibilità sul lavoro".
- “Voglio questo lavoro, mi serve. Sarò disponibile e, se ho ben capito che tipo di disponibilità intende, posso rassicurarla sulle mie capacità perché il primo lavoretto l'ho fatto quando avevo quattordici anni. Poi mi sono applicato in più settori anche con diversi dipendenti contemporaneamente. Diciamo che posso garantire di saper operare in team" – e mi passai la lingua sulle labbra.
Con gentilezza, mi prese il mento con la mano destra e mi baciò profondamente con la lingua. Chiusi gli occhi per meglio partecipare ma quello smise e, deciso, spinse la mia testa verso l’arnese che premeva nei pantaloni: "Bisognerà saggiare al meglio le sue capacità e le sue qualità."
Iniziai a leccarlo attraverso le brache.
- “Mi sembra che ci siamo capiti e lei sta già andando magnificamente, ma potrebbe offrire ancora più garanzie, secondo me".
Tiratoglielo fuori, gli feci una sega a due mani. Era bello sentirlo tra le dita così pieno e caldo, giocherellando con i coglioni pelosi dalla pelle ruvida.
Guardandomi dall'alto: “Allora, tutto qui? Secondo te basta per quello che vuoi diventare?”
Allargata la bocca, cominciai a insalivarlo, partendo dalle palle. Cominciai, quindi, a passare la lingua sull’asta via via sempre più lunga e dura: "Non so...Quali sono i compiti del tuo segretario?”
“Davvero ti devo dire io cosa devi fare per diventarlo?”
“Essere il tuo pompinaro?”
"Bravo! E cosa racconterai alla tua fidanzatina o in giro del nostro colloquio?”
Continuai a pompare e quello ancora a chiedere, togliendomelo dalla bocca. "Rispondimi! Cosa dirai?”
E io: “Che è stato un colloquio molto professionale.”
Con la mano cominciai a scorrere su e giù sull’asta, accompagnando il movimento con la bocca che faceva sparire e riapparire la grossa cappella paonazza.
Lui sorrise: “Professionale, devo dire, che anche tu sei come pompinaro.”
La destra dell’uomo, prese la mia testa premendosela sull’uccello. La saliva mi scivolava dai lati della bocca, colando lungo l’asta e imbrattando i suoi pantaloni classici. Non feci resistenza, lasciandomi fottere la gola.
“Ti serviva un cazzo all’altezza della tua bocca! Anche se sei sprecato per un cazzo solo.”
Sul più bello, bussarono alla porta. L’uomo rispose con voce svogliata: "Sono impegnato. Un attimo. Ma chi è?"
Era la donna delle pulizie che entrò dopo il suo - "Avanti!" - e lo vide con il volto arrossato, seduto alla scrivania. L’uomo si scosse i capelli biondastri, cercando di dare una parvenza di normalità alla situazione, mentre il suo uccellone nodoso e i suoi coglioni erano in bella mostra sotto il piano del tavolo con davanti un ragazzo arrivato fin lì per un colloquio, ma non certamente con il suo cazzo.
- "Ma è solo? Ho mandato su prima un tipo…"
Il responsabile, sudando freddo, sorrise e fece partire della musica dal suo PC: "Ah, sì. Era qui per un colloquio, ma l’appuntamento era per domani."
Mentre continuavo a succhiarlo con foga, non capivo più nulla di ciò che mi succedeva intorno. Ero come immerso come in un vortice di piacere, finché la donna: "Dottore, dalla faccia mi pare uno che non sa fare niente".
Risucchiai con forza e, stringendogli i testicoli, me lo infilai per intero in bocca. Lui sospirò e cercò di spingere lontano la mia testa: "Che caldo oggi! Maledetto condizionatore rotto! Comunque non direi. A me è sembrato uno capace. Molto capace."
Con la mano la donna raggiunse il portafotografie sulla scrivania: "Dottore, come sono cresciuti i ragazzi."
- "Già… Ma ora dovrei finire prima dell’apertura, se non le dispiace..."
- "Va bene. La lascio. Qui ci sono le cose che mi ha chiesto dalla cucina. Servono ancora?"
- "Sì, sì. Lasci pure. Grazie di tutto."
Sentii l'infisso chiudersi. Venni fuori dal mio nascondiglio, mentre il tipo si allontanava per chiudere a chiave la porta.
Ritornato, con un ghigno divertito dalla situazione: "Ora te la faccio scontare succhiacazzi. Stenditi sul tavolo."
Mi sistemò a gambe aperte e aprì la busta lasciata dalla donna. Tirò fuori delle bustine di maionese e un paio di salsicciotti. Con calma si tuffò tra le mie gambe e mi prese in bocca l’uccello, umettandomi l’ano con il condimento e infilandomelo con due dita. Iniziò a scoparmi lo sfintere con la lingua, mangiando la maionese. Al mio sguardo divertito, ma interrogativo, rispose sorridendo: "Devi conoscere il prodotto!" Quindi, prese uno dei due grossi wurstel di pollo, chiaro e lucido come il suo cazzone. Aprì un cassetto e ne tirò fuori un palloncino sgonfio, di quelli dalla forma allungata. Ci infilò il salsicciotto, se lo passò in bocca, umettandolo.
Io un po’ intimorito dalla piega che quell'esperienza avrebbe potuto prendere: "Senti, non so se è il caso di.."
Ironico: "Hai ragione. Potrebbe essere indigesto così."
Aprì con i denti un'altra bustina con dentro olio da condimento. Cosparse il palloncino con dentro il wusterl. Si sistemò il preservativo, spinse delicatamente e iniziò a stantuffare in me, mentre io, appigliandomi al bordo della scrivania, iniziai a fare su e giù con davanti agli occhi la fotografia della sua famigliola. Sghignazzando, improvvisamente lo tirò fuori e infilò nel mio retto il salsicciotto incappucciato, poi di nuovo il cazzo, poi ancora il salsicciotto.
Un colpo di clacson all'esterno e il direttore, senza perdere la sua posizione, girò il capo verso la finestra che arrivava per fortuna più in alto dell’altezza dell’inguine. La donna delle pulizie lo stava salutando dal parcheggio, prima di salire in auto. Lui rispose con un cenno della mano e, subito, mangiò la punta del salsicciotto appena tirato fuori dal mio culo e, ovviamente, dal palloncino.
Ormai sapevamo di essere davvero soli. In breve mi montò alla missionaria, non staccando la lingua di bocca. Mi infilzava spingendo per poi attendere un attimo, gli piaceva farmi fremere e spingerlo dentro con lentezza. Mi diceva che ero stretto per l’età che avevo, che evidentemente non lo usavo poi così tanto come lasciavo intendere. Spalancò gli occhi, e mi chiese se poteva venire. Forse è stato uno dei pochi uomini che ho avuto a ricordarsi di dover dare piacere anche a chi sta sotto.
Aumentò il ritmo, mentre tentavo di strizzare le pareti anali: “Sì, fammi vedere come godi.”
Urlò il suo orgasmo, continuando a montarmi. Spinse forte un'ultima volta e si fermò con il cazzo piantato dentro. Dopo un orgasmo così aveva forse bisogno di riprendersi. Avrei preferito che uscisse per poter chiudere le gambe e, invece, rimasi a cosce larghe e iniziai a strattonarmi l’uccello fino a che cinque o sei schizzi biancastri mi colpirono la gamba.
L’uomo, grondante, con il pelo bagnato che gli si appiccicava al cotone, si levò da me.
Il preservativo era ricolmo, la camicia fradicia.
Si tolse il cappuccio, si ripulì l’uccello con gli slip e si diresse verso il bagno personale per pisciare. Mentre si stava sciacquando cazzo e coglioni nel lavandino, gli chiesi: "Senti, se è possibile mi do una lavata anch’io". Annuì, muto e pensieroso.
Mi sciacquai alla meglio il viso, l’addome e il sedere. Poi uscii dal bagno.
Il responsabile, con i pantaloni e i boxer puliti ancora abbassati all'altezza dei polpacci, mi lanciò i vestiti. Con cazzo e coglioni al vento, senza la minima esitazione, chiudendosi la camicia pulita e aggiustandosi la cravatta: "Comunque, non ti consento di darmi del tu. Sono sempre un tuo superiore".
Tiratosi su mutande e braghe, mi accompagnò alla porta, la aprì, mi diede la mano e: "Sei assunto per la stagione estiva, almeno fino a che non rientra mia moglie dalle ferie! Farai, quando ti chiamerò e solo durante il servizio, quello che sai fare meglio, anzi l’unica cosa che puoi fare in questo ufficio con il tuo curriculum: i pompini."
"Ma..."
"Giusto, dimenticavo: il culo all'occorrenza. Per questo, anche se non sarà scritto da nessuna parte, ovviamente, non pretendo neppure un diritto di esclusiva della tua passera anale. Siamo professionisti e dobbiamo venirci incontro, no?"

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