al bagno turco - 3

Al bagno turco - 3
Caspita. Quanto sesso! Più sesso in quell’ora, che in tutto il suo ultimo anno di matrimonio e sei mesi di post-separazione compresi.
Quella porca della sua amica Sandra, come al solito, aveva detto bene.
Ciccio, nonostante non fosse giovanissimo, l’aveva soddisfatta oltre ogni misura.
Al confronto, il suo ex-marito, ad occhio e croce suo coetaneo, era un malato gravemente affetto da ejaculatio-precox.
E questo ragazzone, poi, non ne parliamo.
Questo qui andava bene per scavare il tunnel della metropolitana.
E ci sapevano fare. Tutti e due.
Chissenefotte, se lui è più giovane di Jacopo, il figlio.
In cambio ci sa fare di più del padre di Jacopo.
Erano coordinati insieme.
Quando il ragazzone spingeva forte, Ciccio si tirava indietro, per lasciare un po’ di spazio alla sua testa e alla sua bocca.
E quando Ciccio lo spingeva in bocca, fino alla gola, il ragazzo si tirava indietro.
E prendeva la rincorsa per la botta successiva.
Troppo bello. Da perdere i sensi, da non capire più niente.
Quanto tempo era durato quel momento di incoscienza: cinque secondi? cinquanta? cinque minuti? Quindici minuti?
. . .
Adesso si erano fermati. Tutti e due.
Forse erano sul punto di venire.
A Ciccio, dopo un’altra ciucciata sulla cappella e lungo l’asta, sempre ansimando, gli disse di venirle in bocca, non le dispiaceva.
Ed ancora ansimando, una parola dieci secondi dopo l’altra, si rivolse al ragazzo:
Se vuoi, vieni, ma se puoi, aspetta un poco, voglio venire anch’io.
. . .
Venne prima lei, con i suoi gridolini, i suoi siii, i suoi oooh, i suoi nooo; poi Ciccio, con grida più clamorose, poi anche Andrea.

La stavano accarezzando, con gioia, con riconoscenza, godendo della sua pelle. Anche lei accarezzava il torace robusto di Andrea, le spalle, lo stomaco, i muscoli dello stomaco e della pancia, ma con l’altra mano toccava Ciccio.
Siamo tutti sporchi, della vostra roba, ma anche un po’ della mia, diceva sorridendo; siete bravi, bravo Ciccio, e bravo tu, ragazzone. Come ti chiami?
. . .
Si presentarono sotto la doccia, mentre cercavano di togliersi sperma e umori e voglie residue di dosso.
Nonostante l’acqua fredda, sperma e umori, se li erano tolti.
Ma forse le voglie no, almeno Isabella, aveva ancora qualche desiderio.
Adesso che aveva scoperto quel posto e quei due partner, e quel loro modo di fare sesso, adesso che aveva scoperto come era bello e facile e godurioso fare all’amore, un altro giro, un’altra mossa, un’altra posizione l’avrebbe gradita.
Giusto per chiudere in bellezza.
Quando uscirono dalla doccia restò indietro, a vedere cosa faceva Andrea che stava davanti.
E Andrea aveva capito:
Ritorniamo lì un attimo, a riposarci un poco.
Entrarono nell’antro buio.
Ancora una volta prese lei l’iniziativa:
Statemi vicino, se no fa freddo.
Vicini, addosso a lei, con sei mani a toccarsi lisciarsi palparsi strizzarsi.
. . .
Chissà se riusciva a farsi prendere anche dietro, era da tanto che ci pensava, era il leight motif dei suoi sogni erotici.
Forse meglio Ciccio, più piccolo. Ma forse meglio Andrea, più duro.
Si secntiva troia, come mai, ma anche felice di fare la troia, dopo tanta astinenza.
La mano di Andrea le stava toccando il sedere. E si avvicinava al buchino.
Ora le stava porgendo il dito indice da leccare.
Bagnalo bene, Isabella, tanta saliva, ancora di più tesoro, se no poi senti male.