orge
La minestra riscaldata - fine
di unodeidue
11.06.2024 |
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"“Adesso no, adesso voglio una doppia” rispose lei “poi vedremo”..."
Nota dell’autore: suggerisco di leggere prima i racconti n.1 e n.2, altrimenti non si capisce chi sono e come sono certi personaggi.Si trovarono all’inaugurazione, verso le 18; Giorgio aveva una coppa di spumante in mano quando lei entrò insieme a Lorenzo.
“Ciao Giorgio, ti presento il mio compagno, Lorenzo”.
“Piacere, Giorgio, l’ex marito di Veronica. Ma io ti conosco? Mi sembra che ci siamo già incontrati da qualche parte”.
“Sì, anche a me. È che vedo tanta gente del nostro settore, adesso non mi ricordo in che occasione ci siamo conosciuti. Ma poi mi verrà in mente”.
“Certo, non c’è problema. Scusate, adesso sono entrati due miei amici. Se permettete vado a salutarli, magari ci vediamo tra un attimo”.
Era entrata una coppia, un tizio più giovane di Giorgio, anche lui alto, anche lui un bel fisico, un bel tipo.
E la donna, una bionda alta e bella.
Giorgio era andato a salutarli.
Stava abbracciando affettuosamente la donna, troppo affettuosamente, notava lei, un abbraccio con appoggio incorporato, pensò, vedendo come il ventre di Giorgio si spingeva contro quello di lei; e come lei, sì anche lei, spingeva il ventre incontro a lui.
Giorgio tornò indietro con i nuovi entrati:
"Veronica, Lorenzo, questi sono due miei amici carissimi, Ingrid e suo marito Vittorio. Lei è svedese, la svedesa più bella della Lombardia. E lui è il miglior urologo di Pavia. E loro sono Veronica, che fino a qualche anno fa era mia moglie e il suo compagno Lorenzo, prestigioso ginecologo di Milano".
Stava guardando i tre uomini, uno a fianco dell’altro. Proprio tre bei maschi, Vittorio, il tizio appena entrato, Giorgio, ma anche Lorenzo, il suo compagno, forse il più giovane dei tre.
Di certo, i meglio maschi della serata.
E Ingrid, parlando si capiva che era straniera, era proprio una bella donna.
Quella sera Lorenzo aveva un impegno più tardi, la cena del Rotary:
“Scusa cara. Se vuoi ti accompagno a casa e poi vado alla cena del Rotary”.
“No, no, non stare a disturbarti. Conosco molte persone, qui. Chiederò un passaggio, magari a Giorgio, se ha tempo, così parliamo di nostra figlia e della nipotina”.
Mentre si stringevano la mano durante le presentazioni, anche Ingrid guardando fisso Lorenzo aveva detto, con il suo italiano incerto:
"Ma noi ti conosciamo già” e volgendosi verso il marito aveva aggiunto ”non è vero, Vittorio? Non riesco a ricordare dove, ma ci siamo già visti".
"È vero, anche a me sembra, ma non ricordo in quale occasione” aveva risposto Vittorio.
"Che coraggio che avete a fingere di non ricordare!”.
Era Giorgio a parlare così:
“Lui è un ginecologo, quando vi siete visti tu eri senza mutande, avevi le gambe aperte e lui, col suo ditone, ti perlustrava la fica. È adesso fate finta di non ricordare!".
Scoppiarono a ridere tutti; si sentì in dovere di scusarsi con Ingrid:
"Lascialo perdere, Ingrid, è fatto così, se non dice una porcata non è contento".
"Lo so, Veronica, lo conosco già".
La conversazione proseguì tra il serio e il faceto, ma intanto Lorenzo si accomiatava, doveva andare al suo Rotary.
Restarono lì per un po’, cazzeggiando e pasticciando con gli stuzzichini e gli aperitivi, lei aveva bevuto tre o quattro calici di prosecco, forse troppi.
La proposta fu di Vittorio:
“I quadri li abbiamo visti. Che ne dite, venite a casa mia, facciamo due spaghetti e per secondo, se vi basta, un po’ di grana padano e un salame di Varzi che è la fine del mondo. Vi andrebbe?”.
“A me, sì, ma dipende da Veronica, visto che devo accompagnarla a casa a Milano” rispose pronto Giorgio.
“Se non facciamo tardi, va bene anche a me” rispose lei.
D’accordo, però prima possibile andiamo via, e mi fermo da Giorgio, stasera ho proprio voglia di dormire, ma dormire non è la parola esatta, di dormire con lui.
“Buona idea, così stiamo un po’ insieme” era Ingrid che parlava.
“Però niente spaghetti” era la proposta di Giorgio, “il salame di Varzi, il grana padano, il rosso che a casa tua non manca mai, bastano e avanzano”.
In macchina, stavano seguendo quella di Vittorio, a lei era rimasto qualche dubbio.
Perché tutti quanti avevano detto che conoscevano già Lorenzo?
Il suo ex e Vittorio erano medici ospedalieri, e questo poteva essere la spiegazione, e anche Lorenzo era medico.
Ma Ingrid?
E se era il suo ginecologo, possibile che non se lo ricordasse?
E Giorgio perché aveva salutato in quel modo la svedese? C’era stato qualche cosa, fra i due?
E si strusciavano in quel modo davanti al marito di lei?
Era lei la femmina dei giochi a tre?
“Li frequenti spesso?” chiese a Giorgio mentre erano in macchina.
“Qualche volta, magari una cena insieme, una volta al mese, o giù di lì”.
“Anche con Federica?”.
“Sì, qualche volta anche con Federica; ma a lei non piace Ingrid e viceversa, e poi durante la settimana Federica non esce mai; quindi, da un po’ di tempo non ci vediamo insieme”.
“Ah, ho capito”.
“Mi è venuto un dubbio, Giorgio. Posso farti una domanda indiscreta, anzi un po’ scabrosa?”.
“Se proprio ti scappa, sì. Se posso, ti rispondo, altrimenti non ti rispondo, e festa finita”.
“La domanda è: per caso, avete fatto sesso in tre, con Vittorio e Ingrid?”.
“Forse sì, qualche anno fa, non mi ricordo bene. Ma se proprio ti interessa saperlo, e non capisco il perché, chiedilo a lei. Quando siamo a casa loro, le chiedi, Ingrid, hai scopato con il mio ex marito? E quante volte? Le donne si ricordano sempre tutto, se sì, o se no, e quando, e dove e come è stato e dove gliel’hanno messo, in bocca, nella fica o nel culo, oppure di qua e di là, e quante volte, eccetera eccetera”.
“E comunque”, aggiunse dopo un po’, “non è che da oggi in avanti, ad ogni donna che conosco e che ti presento devi chiedermi se mi ha dato la fica, o il culo, o tutti e due, e se da sola o in compagnia”.
Il solito volgare. E figuriamoci se non se lo ricorda. Il solito bugiardo. Bugiardo patologico.
Appena entrati in casa, si tolsero i soprabiti e Ingrid fu molto gentile e ospitale. Parlandole col suo accento straniero, le disse:
“Vieni Veronica, se devi lavarti la faccia, o rinfrescarti, o fare pipì, ti accompagno in bagno”.
Tornò dal bagno che erano tutti e tre in salone. Faceva caldo in quella casa, Vittorio e Giorgio si erano tolti la giacca e la cravatta e sbottonati il colletto della camicia e qualche bottone sotto.
Ingrid anche di più, la camicetta mezzo sbottonata non nascondeva il seno, bello e libero, niente reggiseno, forse un po’ piccolo, ma bello e dritto, notava lei.
“Vieni bella, vieni, forse hai caldo, vero? Apri un po’ la camicetta. Che bella che sei. Vieni dai, non dirmi che ti vergogni? Che belle tette hai!”.
Senza ritegno, Ingrid le aveva messo le mani sulle tette, sotto la camicetta, e gliele stava palpando.
“Che belle! Piene! Non sei piatta come me”.
E aprendosi la camicia, aveva mostrato i suoi piccoli seni, dritti.
“I tuoi sono belli grossi, ma stanno su, guarda Vittorio”.
Intanto le apriva la camicetta per mostrare a Vittorio le sue tette e le carezzava la guancia e si avvicinava con la bocca; poi le chiese:
“Sei bella, mi piaci, scommetto che non hai mai fatto l’amore con una donna, vero?”.
E senza aspettare la risposta, le baciò la bocca e le intrufolò la lingua dentro.
Un buon profumo, una bocca profumata.
Ma cosa sto facendo, si chiedeva, ma intanto rispondeva al bacio di lei, aveva aperto anche lei la bocca, e con la lingua cercava quella di Ingrid.
E, con la mano, andava a toccare una tettina della svedese.
Ma cosa sto facendo?
Ingrid non si fermava.
“Che bel corpo. Magro, sodo, che bel culo”.
La stava toccando dappertutto, i fianchi, il sedere.
E lei non si ribellava, anzi.
Anche lei stava palpando le tettine magre e i capezzoli della svedesa.
E le cercava ancora la bocca.
E non si ribellava, non le dava fastidio di essere toccata così.
“Giorgio, ma perché non ce l’hai detto prima che la tua ex moglie è una fica così bella? Senti Vittorio, senti che culo sodo che ha”.
“Sei proprio una bella donna”. La voce era quella profonda di Vittorio.
E anche la mano che le stava toccando il culo era di Vittorio.
La toccavano e la tastavano, neanche fosse un panno di stoffa pregiata dal commerciante.
Giorgio le si avvicinò.
L’accarezzò dolcemente sul viso, sui capelli.
Le baciò una guancia, vicino all’orecchio e le sussurrò con delicatezza.
“Se ti danno fastidio, dimmelo tesoro, li faccio smettere subito, basta che gli dico una parola, non sentirti obbligata, Veronica, anche se sono amici miei, loro sono fatti così ma, se non vuoi, gli dico di smettere e andiamo via”.
Ansimava un poco, nel rispondergli.
Forse era colpa del prosecco, ma quei due non le davano per niente fastidio. Anzi. E glielo disse:
“A me no, non mi danno fastidio per niente, anzi mi piace quello che fanno. Sono gentili e carini. Tutti e due”.
Era sorpresa più di lui delle sue stesse parole.
Ed era ancora più sorpresa dei suoi gesti.
Ingrid le aveva tolto la camicetta e sganciato il reggiseno e lei stessa l’aveva aiutata a sfilarsi l’una e l’altro.
Ingrid le toglieva la gonna e lei l’aiutava.
Vittorio le aveva infilato una mano nello slip, e lei si appoggiava alle sue spalle per toglierseli del tutto.
Ed era la sua voce, sommessa e roca, che diceva a Ingrid:
“Non vale, io sono nuda come un verme e voi tre siete ancora vestiti di tutto punto”.
Ingrid annui: “Hai ragione. Aspetta che mi spoglio”.
Si allontanò un attimo, lasciandola tra le braccia di Vittorio”.
“Sei fantastica, Veronica” le diceva Giorgio, fatti baciare, e l’abbracciò da dietro.
Lo sentì, abbracciandolo stretto lo sentì, l’aveva tirato fuori, e lo sentiva addosso alle sue natiche.
“Oh, sei già eccitato, sei già pronto”.
Senza nessun pudore, si voltò, e si trovò abbracciata da dietro dall’altro maschio.
Vittorio era nudo, e l’aveva in tiro contro di lei.
Aveva il cazzo in tiro, così avrebbe detto Giorgio, sboccato come al solito.
Si girò ancora, e si piegò, per farsi prendere da Giorgio; ora lui le stava puntando il cazzo da dietro, sulla fica, e si ritrovò vicino alla faccia il sesso di Vittorio.
Bello grosso, qualche centimetro più lungo di quello di Giorgio.
Che bello esprimersi così, senza giri di parole, senza usare sinonimi strani, per non dire parolacce.
Come Ingrid, del resto.
“Aspetta un attimo, Giorgio” stava dicendo quella maialona svedese “fammela leccare. Voglio leccarle la fica, così si bagna un poco”.
Si era quasi seduta per terra e aveva cacciato la bocca tra le sue gambe, e lei, mentre si infilava la cappella del cazzo di Vittorio in bocca, aveva allargato le cosce per sentire la lingua di Ingrid che le leccava la fica.
“Uhmm, non c’è bisogno di bagnarla, è già piena di sugo. Buono, proprio buono”.
Non riuscì a resistere.
“Sì, dai” si era tolto di bocca il cazzo di Vittorio per parlare.
“Dai, Ingrid, leccamela ancora, sto per venire”.
Fu quello il suo primo orgasmo, con il cazzo di Vittorio in mano, sporco della sua saliva, che non aspettava altro che di tornare nella sua bocca e con la fica che sbrodolava in bocca a Ingrid.
“Buona, buonissima, dolce”, le stava dicendo la svedesa.
Ma dov’è quel porco di Giorgio?
Si girò per vedere, dopo che Vittorio le aveva riempito la bocca di sborra.
In parte l’aveva buttata giù, in parte si era ripulita con il tovagliolo che le porgeva Vittorio.
Giorgio stava dietro a Ingrid, col cazzo sempre in tiro, e lo puntava sul culo della sua amica.
“No, dai, lo voglio io, prima”.
Era la sua voce, quella, un po’ più roca del solito. Impastata. E sboccata.
“Se hai voglia di culo, vieni qui, ti do il mio, ho proprio voglia di farmi inculare”.
“Anche da me?” la voce di Vittorio era quasi una preghiera, più che una speranza.
“Adesso no, adesso voglio una doppia” rispose lei “poi vedremo”.
Giorgio si spostò verso il divano e dava le indicazioni.
Vieni Vittorio, mettiti sotto.
Ora tu, Veronica, sopra di lui.
Di qui, più avanti, infilati sopra, piano, così, ecco; piano se no ti esce, alza il culo, di più, no, così è troppo, ti è uscito il cazzo di Vittorio, mettitelo dentro tu nella tua fichina, accompagnalo tu con la tua mano, ecco, brava, ora alza il culo piano piano.
E cominciò le sue manovre abituali, di quando la inculava.
Sì, adesso l’avrebbe inculata, pane al pane, cazzo al cazzo, inculata voce del verbo inculare.
Stasera le parole si dicono e si pensano come sono, nude e crude.
Intanto, nell’attesa che Giorgio avesse finito di allargarle il culo, si godeva il cazzo di Vittorio.
“Non venire” gli disse brusca “voglio sentire il tuo cazzo dentro, quando Giorgio mi incula”.
“È colpa tua, hai una fica fantastica. Me lo stai lavorando troppo”.
“Va bene, adesso sto ferma”.
“Sì, ma non stringermelo”, diceva Vittorio, una sillaba alla volta, “se no vengo lo stesso”.
“Non sto stringendo, sei tu che l’hai infilato troppo dentro. Conta fino a mille, di sette in sette, così non vieni”.
Giorgio ormai era pronto.
Si appoggiò con la cappella, poi senza aspettare troppo entrò.
Wow, questo sì che era sesso.
Uno sopra l’altro.
Due cazzi dentro, uno nel culo, lo sentiva di sopra, era quello di Giorgio, e l’altro nella fica, un millimetro sotto, era quello di Vittorio.
Giorgio comandava i movimenti.
Li sentiva tutti e due.
Era piena di cazzo. Anzi, piena di cazzi.
Una sua botta troppo forte su Vittorio le fece uscire il cazzo che aveva nel culo.
L’acchiappò al volo e se lo ricacciò dentro.
Wow, che bello.
“Ingrid, vieni qui vicino, che voglio ciucciarti le tette, mentre questi due mi chiavano da tutte le parti”.
Incredibile, era la sua voce che parlava, sempre più roca, sempre più impastata, sempre più sboccata.
“Subito, mia regina, stasera sei il Premio Oscar per l’ammucchiata, il nostro Premio Oscar all’unanimità”.
Un tripudio di orgasmi.
Prima Vittorio, chissà come aveva fatto, due sborrate una dopo l'altra.
Si sfilò piano piano, lasciando una scia di seme mentre usciva dall’intreccio di gambe, braccia e tette che aveva addosso.
Ingrid cercò di prendere il suo posto per leccarle la fica, voleva leccare la roba di suo marito; ci riuscì solo dopo, quando anche Giorgio era venuto, anche lui lasciando seme a destra e a manca, sopra e sotto il suo corpo.
Lei era già venuta, multi-orgasmica com’era, non lo sapeva nemmeno lei se due o tre volte.
Ingrid, golosa, leccava tutto, il seme dei due, il succo di lei, lappava tutto.
Era calma, adesso, voleva assaggiare la fica della svedese e lo faceva come aveva sentito fare da Giorgio, piano, accarezzando, tastando, puntando un dito qua, le labbra là, la lingua più su, poi giù, poi dentro, poi affondo, dentro e fuori, sempre più forte, sempre più dentro, fino a sentire lo spasmo, le grida e il fiotto di succo di fica di Ingrid.
Giorgio stava inculando la svedesa che spingeva a turno, il culo all’indietro, per gustarsi il cazzo di Giorgio, e poi la figa davanti verso la sua lingua.
E Vittorio la stava chiavando da dietro, con mille acrobazie.Aveva cercato di prenderle il culo, ma con i movimenti di lei era impossibile. Piùfacile infilarglielo nella fica.
“Ragazzi, mi siete piaciuti molto, ho goduto come una troia. Ma adesso vado a lavarmi la fica. Lavatevi il cazzo e la fica anche voi, così, se volete, dopo facciamo un altro giro”.
Si alzò tenendosi la mano sulla fica che sgocciolava e si avviò verso il bagno.
Giorgio si mise in ginocchio e batteva le mani come in un applauso, imitato dagli altri due.
“Sei il nostra Premio Oscar, per il sesso” le diceva battendo le mani.
L’applaudivano convinti.
Mentre tornavano verso casa lei, quasi abbracciata a lui che guidava, accucciata contro, in una posa affettuosa che neanche da fidanzati si ricordava, gli chiese:
“Cosa fai, lo racconterai a Federica?”.
“Io no. Piuttosto tu, potresti raccontarglielo a Lorenzo, senza problemi, credo, magari la prossima volta vuole partecipare anche lui”.
“No, a lui non gli tira”.
“E che problemi ci sono? Può fare alter cose. Magari gli piace prenderlo in culo. E leccare la fica di Ingrid, oppure la tua, mentre lo prende in culo da Vittorio; e magari dopo spompina me. E forse a me piacerebbe anche. Oppure viceversa. Che ne sai? Magari è proprio il tipo di combinazione che gli piace. Secondo me, ti dice subito che ci sta”.
E quattro. Il quarto indizio.
La sera che Lorenzo era impegnato, anche Giorgio era impegnato.
E quella sera aveva fatto sesso a tre, la classica doppia, e con un altro maschio, in quattro, l’aveva ammesso.
Primo indizio.
La sera che Lorenzo aveva i colleghi svedesi (proprio svedesi come Ingrid), Vittorio aveva telefonato a Giorgio per invitarlo a una serata con altri due, o tre.
Una serata di poker. Figuriamoci. Giorgio non giocava a poker.
Secondo indizio.
Tutti e quattro, Giorgio, Vittorio, Ingrid e Lorenzo si conoscevano già, ma nessuno osava dire come e dove si erano conosciuti.
E già, mica potevano dirle, mentre bevevano il prosecco alla mostra del pittore Vattelapesca, che si inculavano e scopavano regolarmente tra di loro.
Terzo indizio.
E adesso Giorgio le diceva di parlarne con Vittorio, magari avrebbe accettato di far parte della combriccola.
Anzi, che gli sarebbe piaciuto prenderlo in culo e leccare o spompinare a destra e a manca. E quattro.
Quattro indizi non sono coincidenze, sono un prova, anzi una prova schiacciante.
“Si, anche Ingrid me l’ha detto”, stava bleffando impunemente, lei amava il poker e giocava anche bene “eravamo in bagno insieme, ma ti prego di non dirlo a nessuno; quella sera lì eravate in quattro, proprio come dici tu. E Lorenzo si faceva inculare da Vittorio e da te. E sborrava ogni volta. Veniva di culo, come dici tu”.
“Un po’ sciocca Ingrid a dirtelo”.
“Siete proprio dei porconi, puttanieri e culatoni”.
La voce di Giorgio all’inizio era dura, ma subito dopo, con tutte le difficoltà di chi sta guidando, con il braccio e la mano destra, cominciò ad accarezzarle la gamba, la coscia e il pancino.
Senti un po’, verginella dei miei santissimi.
Questa serata hai cominciato a fare lingua in bocca e lesbicare con la svedesa e a farti spogliare dai nostri amici.
Hai aiutato Vittorio a cavarti gli slip mentre Ingrid ti strizzava le tette.
Gliel’hai preso in bocca spompinandolo a Vittorio, fino a farti riempire la bocca della sua sborra.
Nel frattempo Ingrid ti leccava la fica e sei venuta pisciandole in bocca il tuo godimento.
Poi hai chiesto a me di incularti e hai voluto fare la doppia, con il cazzo di Vittorio nella fica.
Poi hai fatto un sessantanove regale con Ingrid e siete venute tutte e due.
Hai voluto farti inculare da Vittorio e intanto mi succhiavi il cazzo, e ho goduto da pazzi, perché fai i pompini meglio del tuo compagno, e dire che lui è veramente bravo.
E ancora un’altra mezz’ora abbondante di cazzi nella fica, in culo e in bocca, e di leccate di fica fatte e ricevute.
Se io non avessi detto basta, data l’ora e la giornata lavorativa di domani per tutti e quattro, saresti ancora lì a farti scopare e inculare e a sbocchinarci.
E adesso, amore mio, proclamata Premio Oscar per l’ammucchiata, dici che siamo puttanieri porconi e culatoni.
Noi, ma anche tu, siamo persone normali, e ogni tanto ci divertiamo a fare sesso insieme.
E il tuo Lorenzo, anche.
Ed è bravo a fare pompini e a farsi scopare il culo, come te, del resto.
E tu sei la più brava di tutti.
E io ti amo di più proprio per questo.
Sei la più grande gioia della mia vita.
Non so come faremo, ma non voglio lasciarti più.
E tu non sei una troia, non sei una porcona, né una culatona. Chiaro?.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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