Racconti Erotici > trio > al bagno turco - 1
trio

al bagno turco - 1


di unodeidue
07.07.2024    |    13.236    |    7 9.4
"Ma ti pare che faccio sesso con uno più giovane di mio figlio, pensava..."
Al bagno turco - 1: Isabella
Aprì la porta.
Aveva già intravisto da fuori che c’erano maschi e femmine insieme, anzi più maschi che femmine, lo sapeva già, l’orario era preciso, scritto in grande: SAUNA - lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 17.00 alle 20.00 MISTO.
Lo sapeva.
In un angolo del suo cervello, un pensiero malandrino che le dava fastidio, malandrino ma sincero, continuava a dirle: apposta, sei venuta apposta, per farti vedere nuda e per vedere se qualche maschio nudo ti piace, anzi meglio, se tra tutti i maschi nudi (e magari libidinosi) che ti guarderanno con malcelato desiderio, ti guardano così perfino vestita, figurarsi adesso che sei nuda, se tra tutti ce n’è uno, almeno uno che ti piace, o che almeno non ti dispiace.
Di sicuro l’avrebbero guardata: quando fa ginnastica agli attrezzi, a parte qualche scalmanato che pedala sul tapis, a parte qualche altro sudacchioso che continua ad agitare braccia e petto e gambe davanti a un ragno, per lei sono tutti ragni con mille zampe gli attrezzi della palestra, tutti gli altri la guardano, sempre.
In tuta, in maglietta e pantaloncini, o in costume quando entra in piscina, si sente quegli sguardi addosso, e quegli occhi, a seconda dei casi sono carezze, oppure toccate, oppure mano morta. Occhi che palpano, occhi bavosi che ci provano.
Anche chi, gentile, le dice due parole, di quello devi farne almeno cento, oppure almeno dieci minuti, se no non serve a niente, anche chi, gentile, le dice come tendere la molla dell’attrezzo, anche chi, gentile, le mostra come mettere le gambe, come fletterle durante l’esercizio, tutti insomma guardano fisso il suo corpo, le tette, il culo. Morti di fame.
È che la popolazione femminile di quel centro benessere, a parte l’età, è fatta di racchie smandrappate grasse adipose, kili e kili di ciccia, nei posti più strani, sulle spalle a farle dritte con il collo, sull’addome a congiungere tette e pancia, sulla schiena e sui fianchi avvolgendo il sedere.
Certi culi, modello armadio, ma come fanno a sedersi? Debbono svitare i braccioli, per non incastrarsi.
In mezzo a quell’universo di grasso, lei con il suo fisichino magro, le tette in piedi, il culo alto e tondo, nonostante i quasi cinquantacinque anni, è davvero un gran pezzo di fica. E qualche ruga in faccia, sul collo e sulle braccia aumenta il suo fascino.
Entrò decisa.
La nebbia di umidità impediva di riconoscere sagome e facce, impediva a lei che veniva da fuori, non a quelli che stavano dentro. Infatti, qualcuno, e vedeva confusamente il movimento, senza capirne l’autore, si accostava al vicino per liberarle un pezzo di panca.
Accettò di sedersi.
Sandra gliel’aveva detto: lì hai solo l’imbarazzo della scelta.
- Se ti manca un maschio da letto, quando ne hai voglia, lì ce n’è quanti ne vuoi. Basta che entri nel bagno turco e lo trovi; e puoi anche vederlo com’è fatto e se ti piace o no, per scegliere a ragion veduta, quella sboccata della Sandra aveva aggiunto: ‘anzi per scegliere a minchia-veduta’ -.
E giù a ridere tutte e due come cretine.
- E magari un assaggino puoi farlo anche lì, o magari più di un assaggino. Lì, se vuoi, puoi fare anche qualche giocherello multiplo . . .
- Multiplo? E che vuol dire?
- Oh, santo cielo, Isabella, ma devo spiegarti tutto? Multiplo, vuol dire un giro a tre, o a quattro, una roba multipla, tanto per non farsi mancare niente.
In fondo al locale della sala, le aveva spiegato, c’è una porta, che va al bagno turco; in fondo al bagno turco, ci sono due loculi bui, con tanto di panchina. In mezzo c’è la doccia. Lì puoi fare i numeri che vuoi, lì in mezzo, se cerchi l’ammucchiata, oppure in uno dei loculi bui, se preferisci una cosa più riservata. Anzi, se nessuno si smuove, vai lì da sola, vedrai che subito arriva qualcuno a gingillartela.
- E ci puoi trovare anche maschi che meritano. Ad esempio, io ho trovato lì il mio compagno . . .
- Ma chi, Manuel?
- Sì, lui. L’ho trovato lì e, lo sai, da sei mesi facciamo coppia fissa. Abbiamo anche smesso di frequentare palestra e sauna. Vogliamo mettere su casa insieme.
. . .
Poche storie, era entrata lì per combinare qualcosa, inutile negarlo. Aveva voglia. Punto e basta. Così le diceva il pensiero malandrino.
Gli occhi si stavano abituando. Era seduta, in mezzo a due maschi, ovviamente.
A destra un giovinotto non male, ma troppo giovane per lei. L’età di Iacopo, forse anche meno. Si era seduta da neanche un minuto e già le stava carezzando la coscia, senza indugi.
Ma ti pare che faccio sesso con uno più giovane di mio figlio, pensava.
Gli tolse la mano dalla coscia. Che toccasse qualcun’altra, magari una sua coetanea.
Si accostò più che poteva a sinistra. Un tizio della sua età, anche di più. Bel fisico. Capelli grigi. E le sorrideva. Un bel tipo, forse non alto, ma lì seduto era una bella figura. Si era accostata fin troppo a lui. Era a contatto di spalle, di busto, di fianchi, di cosce. Ma non le dava fastidio, e nemmeno a lui.
- Non ci faccia caso – le disse sottovoce – i ragazzi di oggi vanno per le spicce.
- Sì, certo, ma io non sono abituata a queste situazioni. E poi, le assicuro, questo ragazzo è più giovane di mio figlio.
Il tizio si mise a ridere.
- Si vede che è la prima volta che entra nel bagno turco, nel giorno misto. Qui la maggior parte delle signore ha fatto sesso con il proprio figlio più volte, e se ne vanta anche.
- Non ci credo. Madai.
Erano già passati al tu. Non le dava fastidio quel contatto con lo sconosciuto. Anzi.
Aveva voglia. Aveva voglia prima ancora di entrare lì. Era entrata apposta. E ora voleva combinare. Si sentiva già umida in mezzo alle cosce all’idea. Altro che meno pausa e caduta del desiderio. Altro che secchezza delle fauci.
- Cosa c’è là in fondo, dopo quella porta?
Che sfacciata. Sandra gliel’aveva ben spiegato cosa si faceva lì. Neanche un filo di ritegno le era rimasto. Aveva voglia, così aveva risposto al pensiero malandrino che le girava per la testa. Aveva voglia. Una donna piantata dal marito, dopo sei mesi che è separata avrà il diritto, per una volta, di farsela coccolare, gingillare e adoperare, sì o no?
- Vieni, ti accompagno, così puoi vedere da te.
Si alzò, la prese per mano, lei non fece resistenza e nemmeno quando la guidò nel primo dei loculi scuri e l’abbracciò e la baciò, nemmeno allora fece resistenza.
Finalmente.
. . .
Ora stavano scopando.
Lei si era messa in braccio a lui, si era seduta sul suo membro, si impalava e intanto lo baciava, di gratitudine e di piacere.
- Forse dovresti metterti l’impermeabilino, non credi? - gli disse accarezzandolo in volto.
- Hai ragione, tesoro, ma non ho avuto il tempo di andare a prenderlo. La prossima volta me lo porto dietro.
E la baciava sulla bocca, e poi tirandosi indietro, le baciava la punta del naso, e le stropicciava i capezzoli e l’abbracciava stretta stretta e ancora e ancora, senza fermarsi con la bocca e con le mani, sempre tenendo gli occhi aperti a guardarla fisso negli occhi.
Alla parte di sotto ci pensava lei: appoggiava i piedi in terra, si alzava qualche centimetro, poi si lasciava cadere addosso, per farlo entrare più dentro.
Lui aggiunse:
- Ci sarà una prossima volta, vero, amore senza nome?
- Oh, scusa, neanche le presentazioni! Comunque, piacere, molto piacere. Tanto piacere, infatti sono già venuta. Mi chiamo Isabella. E tu?
- Piacere anch’io. Manca poco e poi vengo anch’io.
Sorridevano l’un l’altro, di complicità e di piacere. Ansimando, lui aggiunse:
- Io sono Francesco, ma puoi chiamarmi Ciccio.
Quando ebbero finito si sciacquarono nella doccia a fianco: acqua fredda, ma almeno si erano ripuliti.
Non smetteva di toccarla, baciarla, strizzarla. Un corpo favoloso. Glielo disse.
Lei gli spiegò che da giovane aveva fatto l’indossatrice, aveva sfilato per la sartoria fiorentina di suo padre e suo zio, ma ora si era appesantita.
Addolcita, non appesantita, diceva lui. E non smetteva di toccarla, accarezzarla, baciarla.
- Scusa Ciccio, ma prima, quando stavamo scopando, ho sentito una mano che mi toccava di dietro, mi toccava il culo. Non eri tu. Chi era?
- Il ragazzo di prima, non l’hai capito?
E aggiunse: - gli ho fatto segno di andarsene, non era il momento.
- E cosa voleva? Non ha visto che ero impegnata con te?
- Magari avevamo voglia di farlo in tre e lui si proponeva.
- E come facevo? Era impegnata. C’eri dentro tu. In quella posizione poi.
- In effetti hai ragione, Isabella. Magari in un'altra posizione …
- Non l’ho mai fatto in tre. E penso che sarebbe una cosa da puttana, non credi?
- No, tesoro. Se due persone si piacciono, non ci sono limiti. Ovviamente se il tuo partner è d’accordo.
- E tu saresti stato d'accordo? E cos'avresti pensato di me?
- Che sei una donna dolcissima, l'hai capito, mi sto innamorando di te, del tuo corpo, non solo della tua vagina. Sei dolcissima. Avrei pensato che oggi avevi proprio voglia. Capita. È bello quando capita. Ho goduto anch'io della tua voglia.
- Hai ragione. Su tutto. Anche io mi sto innamorando di te, non solo del tuo sesso, non solo di questo sesso che stiamo facendo. Ed è vero anche che avevo voglia. E ne ho ancora. E mi sto eccitando con questi discorsi.
Intanto che parlavano, Isabella l’accarezzava e lui continuava a baciarla e abbracciarla e lisciarla e strizzarla. Stavano di nuovo inseguendo le loro voglie.
E lei ancora gli era salita addosso.
- Tesoro, se vuoi provare una cosina a tre, devi metterti come sei adesso, ma seduta al contrario. Come stiamo scopando adesso, ma girata, questa volta ti bacerò le spalle, il collo, la testa, e tu, girata di là, avrai le mani e la bocca libere per fare sesso con lui.
- E a te farebbe piacere?
- Sarebbe molto bello, molto eccitante. Hai sentito, solo a parlarne, come ci siamo eccitati. Anche tu ti sei eccitata, solo a parlarne. Sì, mi piacerebbe molto. E credo che ne abbia voglia anche tu.
- E come facciamo a chiamarlo? Magari non lo sa nemmeno che ora io ... che ora noi…
- Girati, e vedrai che lui capirà e verrà subito da te.
Lentamente, attenta, non voleva perderlo, se lo ricacciava dentro appena che il movimento lo faceva uscire fuori, piano piano, Isabella cominciò a girarsi.
Guardando davanti ora lo vedeva. Il ragazzo di prima si stava avvicinando.
Solo l'idea la faceva attizzare di più.
Si mosse ancora, un poco, sopra Ciccio, poi si lasciava cadere, per sentirselo meglio, ben impiantato, dentro.
Anche a Ciccio l’eccitazione saliva. Continuava a toccarle e strizzarle le tette, a baciarle il collo, a toccarle i capelli.
Era fin troppo gasata. Quasi per riconoscenza, le sembrò naturale sbrodolargli addosso tutto il suo orgasmo femminile, facendo appena appena qualche verso di godimento.
E adesso c'era lui. Il giovinotto era davanti a lei.



Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.4
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per al bagno turco - 1:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni