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trio

al bagno turco - 2


di unodeidue
07.07.2024    |    5.766    |    2 9.6
"Non ti preoccupare, fai pure, Ciccio, un attimo e vengo anch’io..."
Al bagno turco - 2: Andrea
Andrea entrò veloce nella sauna. Era uno dei pomeriggi aperti a maschi e femmine.
E come ogni volta Lucio si accostò. Cheppalle. Sempre lì in agguato.
Ti andrebbe un pompino?
Neanche il tempo di vedere chi c'era, era il giorno del misto, magari c'era qualche ficanuova e invece quel ricchione subito addosso.
Ma cheppalle, Lucio. Lo sai che mi piace la topa. Lasciami in pace, ti prego.
Lucio se ne andò bofonchiando. Andrea sperò che non l'avesse sentito nessuno.
- Tanto lo so, che se non trovi la topa che ti piace, poi vorrai fare un giro con me – stava dicendo il frocio.
Di solito andava proprio così. Bravissimo con la bocca, Lucio. E quando capiva che Andrea stava per venire, si staccava, si bagnava di saliva il culo e si faceva scopare con la forza, con i colpi forti dei vent'anni di Andrea, senza lamentarsi, fino a farsi riempire lo sfintere della sua venuta.
Nei pomeriggi di solo-maschi, più di una volta Andrea, preso per fame, l'aveva cercato e l'aveva scopato, con la sua forza, la sua violenza, la sua quintalata di sperma.
Ma quel giorno no, perdiana, aveva voglia di fica, fica e basta, magari anche un culo, ma rigorosamente femminile, e comunque al secondo giro, mica subito, prima la fica.
Si guardò intorno, ora che i suoi occhi si stavano abituando ai vapori del bagno turco.
Guardò quelli sulla panca a destra.
Ciccio era il primo della fila: un tipo anzianotto, grigio di capelli, non molto alto.
Con la sua aria distinta e per bene, il suo fisico magro e piacente, il sorriso cordiale, cuccava spesso.
Qualche volta avevano giocato insieme, se la sporcacciona imbroccata da Ciccio aveva voglio di un numero a tre.
Si scambiarono un'occhiata di saluto.
Accanto a lui c'era Elisabetta, una sudiciona con cui Andrea aveva trombato qualche volta. Gridava sempre quando scopava. Lì nel centro benessere la conoscevano tutti, la chiamavano "mettimelo dai", oppure “mettimelo dietro, dai” ; era proprio così il suo modo di chiedere sesso.
No, pensò Andrea, che se la facesse Ciccio, quella lì, se ne aveva voglia.
Oddio, se proprio non trovava nessuna, magari meglio che niente, ma francamente sperava di trovare di meglio. Di fianco c'era la sua ex, Roxi, la triestina, con il suo attuale compagno, un tipo anziano, ricco e possessivo.
Ogni volta che ci aveva provato, dopo che si erano lasciati, Roxi era stata inflessibile: trovati una ragazzina e facciamo un gioco di scambio, così magari me lo chiede lui un giro a quattro, altrimenti no, il mio compagno non vuole e non è il caso di dargli un dispiacere.
E sulla panca di sinistra, qualche vecchia ex-troia, sfatta, inguardabile e inchiavabile e mezza dozzina di maschi bavosi che nessuna voleva, nemmeno le più smandrappate delle vecchiacce lì presenti.
Guardò, senza speranza, verso i due angoli bui in fondo, i luoghi attrezzati e discreti: i luoghi giusto per appartarsi, sì, ma con qualcuna, mica da solo.
Vuoti.
Sconsolato si lasciò cadere sulla panca a destra, prima di Ciccio, con la speranza che arrivasse qualche fica messa meglio.
Certo se avesse convinto la Roxi a fare un giochino, l'ultimo giochino, l'incontro dell'addio .,,
Roxi, la triestina, era eccezionale, una femmina fatta per il sesso.
A sessant'anni suonati aveva un fisico da indossatrice.
Ai tempi belli della loro storia gliel’aveva chiesto: ma tu hai fatto l'indossatrice, magari per una casa di intimo e costumi?
No, era stata la risposta, no, io ho sempre fatto la spogliatrice, l'indossatrice solo quando avevo finito a letto e dovevo tornare a casa.
Era fatta per scopare.
Qualche volta accettava il sesso anale, per far piacere al compagno; e quello orale era soltanto uno dei preliminari, per lei.
Per lei il sesso era chiavare, punto e basta: allargava le gambe, lunghe, affusolate, un piacere guardarle, e trombava. Sopra, sotto, di fianco, posizione ginecologica, accovacciata a spegnimoccolo, in piedi con il busto curvo, in piedi con una gamba su, tutte e due attorno alla vita di lui e ancora e ancora.
Conosceva tutte le posizioni dell'amore, qualcuna aveva fatto in tempo ad insegnarla al suo giovane amico, ma di sicuro ne conosceva molte altre che Andrea non aveva imparato, anzi nemmeno immaginato che potessero esistere.
L'idea che quel tipo anziano e danaroso l'avesse conquistata in esclusiva gli dava fastidio. Sapeva che non era nemmeno un gran chiavatore, e forse non lo era stato nemmeno da giovane.
E l'idea di tutto quel ben-di-dio inutilizzato, o poco-utilizzato, l'idea di quello spreco di fica, a parte la nostalgia canaglia, ogni volta gli faceva scendere dagli occhi qualche lacrima retrospettiva.
Anche quella volta le fece un cenno, uno sguardo interrogativo, quasi una preghiera, ma la risposta fu un altro sguardo, un altro cenno, inequivocabilmente negativo, no. Sorry, ma no. Ciccio, che aveva visto la scena, lo consolò.
Sei giovane, chissà quante donne troverai in futuro.
Come lei, no. E lo sai anche tu, visto che un giro a tre l'abbiamo fatto ai bei tempi. L'hai assaggiata anche tu, e come lei non ce n'è, lo sai.
Diciamoci la verità, certi giorni basterebbe anche una qualunque, anche una che non è la dea dell'amore come lei.
È vero, basterebbe una decente. E oggi è uno di quei giorni.
. . .
Si azzittirono, si era aperta la porta, stava entrando una donna, e a ben vedere, non era niente male. Andrea la riconobbe subito, era una bella fica, l'aveva vista più volte in palestra. Un bel fisico, anche il volto era dolce. Non giovane, forse una cinquantenne, ma tenuta meglio e più sexi di una trentenne. Non l'aveva mai vista al bagno turco, solo in palestra, in tuta, mai vista nuda prima d'ora; mai vista al bagno turco e dire che lui al bagno turco non mancava mai, e mai nei giorni di misto.
Le fece spazio, anche Ciccio si spostò più a destra, così c'era spazio per farla sedere e infatti lei si accomodò proprio in mezzo a lui e Ciccio.
Gli piaceva quella tizia, era fatta bene, gli piaceva in tuta, ma nuda era molto meglio, sembrava soda da tutte le parti, profumava di buono.
La guardò, gli piaceva proprio, chissà se …
Le mise una mano sulla gamba vicina e cominciò a salire carezzandola lievemente.
Lei gli bloccò la mano e si allontanò, quel poco che poteva, accostandosi a Ciccio.
Scambiarono qualche parola, la bellafica e Ciccio, e dopo un paio di minuti si alzarono e se ne andarono nella zona buia, nel chiavatoio.
Hai capito? pensava Andrea. Ciccio, con la sua aria distinta e per bene, il capello grigio ben pettinato, l'atteggiamento da capo-filiale-di-banca-in-pensione, a certe donne piaceva più lui, chiaramente alle donne di mezz’età, che un ragazzo ben fatto, alto, atletico, spalluto, e anche bello di faccia.
Va a gusti, alcune come la Roxi - ai tempi belli - preferivano il giovinotto giovane e prestante e resistente e cazzuto e di bella presenza, altre invece preferivano il tipo maturo, distinto, anche se tutto sommato ben messo, come Ciccio.
Che ci vuoi fare? Magari dopo faccio un giro da quelle parti, pensava. Ciccio non regge più di una mezz'ora di sesso, alla sua età. Se posso dargli il cambio, oppure se la signora gradisce un giro a tre, magari si può provare.
Mentre si avvicinava alla zona buia, i contorni delle due figure si vedevano meglio.
Stavano facendo sesso, lei seduta sulle sue ginocchia, lo stava baciando sulla bocca e titillava un capezzolo a lui. Ciccio aveva in mano una tetta, una bella tetta soda della sconosciuta e la maneggiava e strizzava e baciava e se ne cacciava in bocca quanto riusciva a farci entrare; poi passava all'altra. E con la mano libera la sollevava un poco, aiutato da lei che si alzava appena appena, sollevandosi sui piedi, e si lasciava cadere.
Nessun dubbio, anche se non poteva vedere da dietro i particolari: la bella sconosciuta si era impalata sul cazzo di Ciccio e, a quanto sembrava, si trovava proprio bene con l'affare di lui dentro.
Andrea si avvicinò di più, ora si trovava alle spalle di lei.
Da vicino, anche senza luce, si vedeva benissimo, lei era proprio una bella fica, meno alta, meno longilinea della sua ex Roxi, ma più carnosa e gustosa da acchiappare e palpare, non solo sulle tette e sulle chiappe, ma anche sui fianchi dolci.
Senza pensarci troppo allungò la mano destra sulla chiappa di lei per toccarla e palparla, stringendola appena appena.
Il gesto di Ciccio fu chiarissimo: con la mano e l'indice puntato che girava gli diceva di aspettare un poco, di aspettare un giro. Andrea obbedì, non era il caso di rompere le scatole a Ciccio, magari dopo sarebbe toccato proprio a lui sostituirlo.
Si allontanò nell'ombra. Abbastanza lontano da non vedere altro che ombre scure, nell’umidità del bagno turco; a coppie, coppie miste, coppie omo e un trio in fondo, abbastanza lontani da non farsi vedere.
Ma non troppo lontano da non far sentire sospiri, parole e versi a bassa voce. Ritornò nella zona di Ciccio e della sua amica. Anche da lì venivano gemiti, paroline soffocate, gridolini. E grida soffocate, quando era venuta lei. Più forti ancora, quando era venuto Ciccio. Poi si alzarono, erano passati nella doccia.
E lì, oltre allo scroscio dell’acqua, che sapeva fredda, quasi gelida, li sentiva schizzarsi addosso, e gridolini e risate, come due bambini.
Poi ritornarono nella loro alcova. Parlavano. Ma dopo un po’ tornarono a fare sesso.
Si avvicinò un poco, quanto bastava per vedere la stessa posizione di prima.
Bravo Ciccio: in quella posizione ci si stanca di meno, e lui lo sapeva. E quindi niente da fare. Oppure no?
Lei si stava muovendo, si stava rigirando, ora non voltava più le spalle, ora era rivolta verso di lui. Voleva dire qualcosa?
Si avvicinò.
Nessuna reazione.
Ancora di più, ora vedeva il volto di lei. Stava facendo ancora la sua ginnastica, alzandosi un poco e poi lasciandosi cadere.
Era vicinissimo. Ora poteva accarezzarle il volto, e lei non rifiutò.
Continuava ad alzarsi un poco e a cadere giù, per impalarsi meglio, ma non rifiutava le sue carezze, nemmeno quelle lungo il collo, nemmeno quelle sulle tette gonfie.
Nemmeno quando ne aveva impugnata una, nemmeno quando con l’altra mano le stava titillando l’altro capezzolo.
E continuava il suo saliscendi sul cazzo di Ciccio.
Si abbassò per baciarla sulla bocca, e la lingua di lei attorcigliò la sua.
Non smetteva il suo saliscendi, ma non rifiutava la sua bocca, la sua lingua, le sue mani.
Anzi. Lo tirò verso di lei, e così la sua eccitazione e la sua erezione strusciarono il corpo di lei.
Se n’era accorta. Nemmeno adesso rifiutava, anzi. Un sospiro. E si alzò, lasciò il corpo di Ciccio, per abbracciare e sentire quello di Andrea.
La abbracciò, per baciarla meglio, per stringerle il petto contro il suo torace, per farle sentire i suoi muscoli; lei gli buttò contro il suo basso ventre per sentire meglio il suo cazzo duro e per toccarglielo.
Un brivido.
Hai freddo – le chiese Andrea.
No, non ho freddo – la voce roca di lei era più chiara di ogni altra risposta.
Si baciarono a lungo, Andrea la toccò in mezzo alle gambe, ma non c’era bisogno di accertarsene; era fradicia. Era per farle capire le sue intenzioni, per farle capire i passi successivi.
Pian piano la stava girando su sé stessa, rivolgendola verso Ciccio.
Adesso mi metto una cuffietta, è più igienico, ti dispiace?
No, anzi, fai bene a mettertela.
Quando fu pronto, la abbassò gentilmente; sembrava non capire: cercò di indirizzarle la bocca, e intanto Ciccio pilotava il suo cazzo.
Non era solo per prenderla meglio, ma anche per riconoscenza verso Ciccio, che gliel’aveva concessa in comodato gratuito.
Finalmente aveva capito anche lei le loro manovre, e succhiava adesso con tale forza che Ciccio glielo diceva: piano, amore, piano, così piace di più anche a te.
E cominciarono questa strana altalena verticale, una spinta di Andrea, Ciccio veniva spinto indietro, poi spingeva Ciccio e Andrea indietreggiava.
Fatta a tempo, passandosi il corpo di lei, quasi orizzontale, lungo un cazzo e l’altro.
La bellafica segnava il tempo, coi suoi mmmm, oooh, nooo, siii.
Quando diceva mmmm, senza nemmeno togliersi il cazzo di Ciccio dalla bocca, era chiaro, voleva dire che le piaceva tutto.
Quando diceva oooh, e per farlo doveva toglierselo, solo dopo un po’ Andrea capì: era la sorpresa per quanto gliel’aveva infilato dentro.
E quando diceva nooo, era perché lo rivoleva, quello in bocca o quello nella fica.
E quando diceva siii, era perché lo voleva dentro ancora di più.
Quasi un lento esercizio yoga. Da perdere i sensi. E forse li avevano persi tutti e tre.
Il primo a riprendersi fu Ciccio. Ansimava parlando.
Sto per venire, tesoro, non vorrei sporcarti in bocca.
Isabella ansimava più di lui. Le uscivano le parole lentamente, se l’era tolto dalla bocca per rispondergli.
Non ti preoccupare, fai pure, Ciccio, un attimo e vengo anch’io.

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