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al bagno turco - 4


di unodeidue
07.07.2024    |    15.843    |    9 9.4
"Lasciò perdere Elisabetta: - Scusa sai, magari ci vediamo dopo, c’è il mio amico che mi sta chiamando..."
al bagno turco 4: Jacopo
Andrea gliel’aveva detto un sacco di volte. Se vieni lì, a parte che un po’ di piscina e qualche esercizio in palestra ti fa bene, ne hai proprio bisogno, ma poi c’è la sauna, e il mercoledì e il venerdì è misto.
- Cioè?
- Misto, uomini e donne. Lì, e poi nel bagno turco. E se non fai lo schifiltoso, qualche tipa da trombare la trovi di sicuro.
Quella volta aveva insistito ancora di più.
- Te l’avevo detto del bagno turco. Ieri pomeriggio ho trovato una donna, una fica bellissima.
- E te l’ha data?
- Data? Altro che! Abbiamo fatto dei numeri che non t’immagini. Ne voleva sempre di più, bocca, fica, culo. Eravamo in due a fare sesso con lei, e ci siamo stancati prima noi. Se c’eri anche tu, ti assicuro Jacopo, un giro l’avrebbe fatto anche con te.
- Era una troia?
- Ma cosa dici? Una femmina che aveva voglia, punto e basta. Anche a te, dì la verità, certe volte ti viene la voglia. A ognuno di noi, maschio o femmina non importa, qualche volta viene la voglia. A tutti viene la voglia, di fare la troia se è femmina, di fare il porco, se è maschio.
E magari di fare la troia, anche se è maschio, forse questo avrebbe dovuto dirglielo, stava pensando a Lucio: di sicuro come avrebbe visto Jacopo gli avrebbe proposto un bocchino super, era la specialità di Lucio; e poi gli avrebbe offerto anche il culo; doveva avvertirlo prima?
Ma poi pensò, perché dirglielo? Magari per una volta a Jacopo gli va bene lo stesso; e comunque, se non gli va, è capace di sbrigarsela da solo.
- Insomma, Jacopo – aveva concluso - se vuoi domani sera vieni anche tu, vedrai che ti divertirai.
Anche un’altra cosa avrebbe dovuto dirgli, ma anche qui non sapeva se dirglielo, oppure no. Aveva un mezzo appuntamento, con la stessa donna.
La conosceva. Si erano riconosciuti.
E lei stessa gli aveva chiesto, esplicitamente, di portare il suo amico. Jacopo, appunto.
Alle quattro Jacopo passò a prenderlo sotto casa.
- Sei in anticipo.
- Hai ragione, Andrea, ma oggi ho proprio voglia.
Era proprio vero, una voglia pazza di fare sesso. Forse il caldo. Oppure perché la sua ragazza era andata al mare, astinenza insomma.
Erano stati i primi a entrare.
Gli si era subito avvicinato un tizio, anzianotto, dal modo di parlare sembrava normale, ma dalle parole, no: era un frocio.
E Andrea lo conosceva, ma non gli aveva detto niente.
- Che meraviglia, Andrea. Avevi un amico così bello e non mi hai detto niente. Come ti chiami, bel ragazzo.
Jacopo gli stava rispondendo, ma senza incazzarsi più che tanto. Anzi.
- Vieni che ti faccio vedere anche la zona riservata e la doccina per i lavaggi dopo.
Prima che riuscisse a fermarlo, appena entrati nella zona buia, nello scopatoio, Lucio gli stava spiegando che se uno si vuole appartare, quella è la zona giusta e senza nemmeno chiedere il permesso, si era inginocchiato e gliel’aveva preso in bocca. Che fare? Rifiutare un pompino, fare lo schizzinoso?
Blandamente gliel’aveva detto, guarda che mi piacciono le donne.
- Un attimo solo – se l’era tolto di bocca per rispondergli – solo un attimo per farmi assaggiare com’è, ti lascio subito.
Per la verità gli aveva fatto un pompino coi fiocchi, come la sua ragazza mai era stata capace di fargliene, e nemmeno la ragazza di prima.
Cercò di staccarlo, glielo disse, sto venendo.
- Tesoro, vienimi in bocca. Mi piace troppo. Non toglierlo.
Gli fece un quintale di sborra in bocca.
Poi si sciacquò per bene. Ma che scherzo cretino gli aveva fatto Andrea? Fiche a volontà, aveva detto, che ci stanno, che ti danno tutto, anche il culo, e invece l’aveva rimorchiato questa checca pompinara. Comunque, un bel pompino, fatto bene, niente da dire, fatto da una checca, ma proprio per bene.
Lucio cercava di trattenerlo, guardo che sono capace di fare anche altre cose. Alla fine, glielo disse, in modo esplicito:
- Se vuoi scopare, non hai che da dirmelo. Anche Andrea mi ha detto che il mio culo è meglio di una fica, chiediglielo se non ci credi.
Ma ormai era già tornato nella zona più illuminata.
Più luce, ma anche più vapore. Non ci si vedeva granché.
Andrea era lì, sulla panca di destra, stava chiacchierando con una donna, non la vedeva bene, ma sembrava una donna matura, ben fatta, formosa. Chiacchierando per modo di dire, Andrea le stava pesando le tette, belle gonfie.
Stava quasi per sedergli vicino, ma sulla panca opposta una signora non giovanissima lo salutò:
- Ciao caro, non ti ho mai visto prima, io sono Elisabetta.
Prima che potesse risponderle, Andrea si alzò, insieme alla signora con cui stava parlando e si allontanarono nella zona buia.
- Piacere. Io mi chiamo Jacopo.
- Che bel nome, davvero.
In realtà lo stava guardando da capo a piedi. E i suoi occhi si erano fermati a mezzo.
- Che bel nome. È la prima volta che vieni qui, vero?
Se lo stava mangiando con gli occhi.
Ricambiò gli sguardi. Non giovanissima. Forse anche un po’ cadente, come fianchi e come tette. Ma almeno era femmina. Inequivocabilmente femmina.
- Se vuoi ti faccio vedere il resto della sala, visto che sei nuovo qui.
Si alzò e gli prese la mano, per guidarlo; intorno a lei, un paio di donne, più vecchie lo stavano guardando, anzi stavano guardando proprio lì, e non nascondevano la voglia di essere al posto di Elisabetta.
. . .
Stavano scopando in un angolo buio. Era stata lei a chiederglielo. Mettimelo dai, gli aveva detto, mentre si stavano baciando e tocchicchiando qua e là. Niente da dire, in quel posto si scopava.
Se non stai a fare tanto lo schifiltoso, puoi scoparne quante ne vuoi, perfino qualche culattone, se ti va il genere.
Elisabetta parlava in continuazione. Mettimelo, aspetto che mi giro che lo sento meglio. Adesso da dietro, dai. Siiii. Spingi. Che bello. Che grosso. Spingi dai. Siii. Più forte. Dai. Siii, siii, siii.
E tra uno spingi e un si, anzi un siii, all’improvviso cacciò un grido più prolungato e si ritrovò il cazzo tutto bagnato del piacere di lei. Cercò di trattenersi, non voleva venire subito, Elisabetta invece voleva.
- Vieni, dai, mi piace sentirti sborrare dentro, vieni porcone, vieni cazzone d’oro, vieni, godi dai, godi e fai godere anche me.
- Ma non sei già venuta?- le chiese ansimando. Era già vicino all’orgasmo.
- Con un torello come te, posso venire dieci volte, amore. Cazzo d’oro, ancora dai, spingi dai, spingi forte …
. . .
Si stavano sciacquando, sotto la doccina; nell’ombra vedeva Andrea e la sua compagna che scopavano, lui seduto, lei in braccio a lui, si alzava e si abbassava per prenderglielo meglio. Che bella ginnastica, pensava.
Da lontano la mano di Andrea gli stava facendo un gesto inequivocabile, vieni gli diceva. Lasciò perdere Elisabetta:
- Scusa sai, magari ci vediamo dopo, c’è il mio amico che mi sta chiamando.
- Vabbene, a dopo, ma ti aspetto, sai, me l’hai promesso.
E allontanandosi Elisabetta gli fece una carezza. Sul pisello.
Si avvicinò ad Andrea. La sua donna era seduta su di lui e si alzava e si abbassava per farlo entrare bene e faceva versi di piacere.
Senza sapere perché accostò il cazzo alla faccia di lei. Sembrava che non aspettasse altro. Girò la faccia e se lo ritrovò nella bocca di lei.
Poi cambiarono posizione, sempre ad occhi chiusi, sempre senza guardarsi in faccia. Ora lei si era alzata, per prendere in bocca Andrea, ma teneva in mano il cazzo di Jacopo. E se l’era indirizzato per bene tra le gambe e dentro.
Venne prima Andrea, poi la donna sconosciuta e infine Jacopo.
Andarono in tre sotto la doccia e finalmente la guardò.
Una bella signora, certo.
Con un bel corpo, certo.
Una fica d'oro, dolce, pastosa, certo.
Muscolosa anche, glielo aveva strizzato bene, per goderselo lei, ma anche per far godere lui.
Un po' di riposo, ma appena gli tornava in piedi, l'avrebbe scopata ancora.
E voleva quasi dirglielo, ma guardandola capì che non ce n'era bisogno, anche la faccia di lei diceva la stessa cosa.
Una faccia conosciuta, certo.
Bella anche senza trucco e bagnata della doccia, certo.
Sorrideva, un bel sorriso, certo.
Di compiacimento.
Ma anche di voglia, ancora, certo.
Assomigliava a sua madre.
Anzi, era sua madre.
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