trio
La mamma di Margherita
di unodeidue
29.08.2022 |
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"- Tutti e tre? E come si fa a ballare in tre? No, meglio ballare in due, dai Vittorio, fammi ballare..."
Eh sì, io sono la mamma; tra le foto (anche su A69) del mio compagno attuale mi si vede mentre mi esibisco in un esercizio orale. Ora ho 50 anni e li porto ancora bene, ma dieci anni fa ero ancora più bella, più strafica che mai.
Eravamo al mare, sull'Adriatico, quell’anno, ormai era quasi finito agosto, e quella domenica Margherita, mia figlia, che all'epoca aveva appena 15 anni, non stava bene, aveva le sue cose (meno male).
Insomma, mi aveva detto di avvertire i suoi due amichetti, Ciccio e Vittorio, vicini di ombrellone, che quel mattino non sarebbe scesa in spiaggia; sarebbe venuta nel pomeriggio.
Nel giro di una decina di giorni Margherita si era trasformata, da quella ragazza delusa e incavolata nera che era, per via di quel fetente del suo ragazzo di prima, molto più grande di lei, che se l'era spupazzata per quasi un mese per poi sparire dalla circolazione, da quella ragazza imbronciata antipatica noiosa e annoiata che era, dopo che l’amico se n’era andato, si era trasformata in un fiore, allegra, canterina, simpatica con tutti.
Veniva presto in spiaggia, e poi se ne andavano in giro, tutta la mattina, lei Ciccio e Vittorio.
Al pomeriggio usciva con loro, la sera, qualche volta, la lasciavo andare al bar, sempre con loro: un trio fisso.
Forse aveva un debole per Vittorio, il più grande dei due, suo coetaneo, un bel ragazzo, alto, moro, con due occhi scuri, sottili e sorridenti.
Ciccio invece, più giovane di un paio d'anni, in quei pochi momenti che li vedevo da vicino, sotto l'ombrellone, era quello che animava il trio, con il suo buonumore, i suoi scherzi, le sue smorfie, le sue battute.
Fu proprio lui, Ciccio, a salutarmi per primo e a chiedere:
- buongiorno signora, Margherita non c'è stamattina?
- no, Ciccio, stamattina aveva mal di pancia, sai le donne .. ogni tanto hanno mal di pancia; mi ha detto di dirvi che viene in spiaggia nel pomeriggio, sul tardi.
- grazie signora – era Vittorio, compitissimo – grazie davvero.
- nulla, cari; e adesso cosa farete senza la vostra anima gemella? Vi ho visto, sai Vittorio, state proprio bene insieme tutti e tre. Margherita è rinata, da quando sta con voi. E anche voi state bene con lei. Cosa farete, senza di lei, stamattina?
- faremo un giro – rispose pronto Ciccio – andremo a fare il bagno laggiù – e indicò la spiaggia libera.
- quella è la spiaggia dei nudisti! E voi andate sempre lì?
- si, signora, ma non guardiamo – rispose pronto Ciccio, mentre io trattenevo a stento una risata – andiamo fin lì, facciamo un bagno, almeno lì non ci sono tutti questi bambinetti che ci sono qui, prendiamo il sole, ci asciughiamo e poi torniamo all'ombrellone; anzi, se lei vuole venire con noi, ci fa solo piacere.
- ma dai, una signora anziana come me, insieme a due bei ragazzi come voi? Ma cosa dici, Ciccio?
- certo, signora, noi siamo due ragazzi, ma lei è giovanissima, non è per niente anziana, sembra una star di Hollywood.
- che esagerato che sei, Ciccio, sono una tardona.
- no, signora – intervenne Vittorio – lei è la più bella signora dello stabilimento; se venisse con noi, sarebbe un grandissimo onore e una gioia, per noi.
Insomma, mi feci convincere.
- D'accordo, stamattina prendo io il posto di Margherita – e mentre lo dicevo, vidi che i due ragazzini diventavano rossi – allora facciamo finta che io sia Margherita, e quindi è il solito terzetto di tutte le mattine ma voi dovete chiamarmi Anna, e non signora, e dovete darmi del tu, se no che terzetto è?
Mentre andavamo verso la spiaggia dei nudisti, Ciccio faceva qualche giochino, mi schizzava, si scusava, chiedeva il permesso di asciugarmi le caviglie, e mi guardava fisso il seno.
Lo so, il mio seno è bello anche ora, sta su da solo, adesso, figuriamoci dieci anni fa.
Arrivati nella zona nudisti, quello sfacciatello di Ciccio, mi propose subito di liberarmi del reggiseno.
- Qui, signora, cioè scusi, anzi scusa Anna, qui se vuoi, puoi toglierti il pezzo di sopra, così ti abbronzi meglio il seno.
- no, non ho la crema, se prendo il sole lì, mi scotto.
- ah, peccato che non ce l’abbiamo nemmeno noi, se no te la spalmavo io – aggiunse Ciccio.
- Ma come ti permetti – lo sgridò Vittorio – ma che confidenze ti prendi?
- Oh, non ti preoccupare, Vittorio, lo so che ai ragazzi piacciono le tette femminili. E voi cosa fate, non vi spogliate?
- No, signora Anna – Vittorio proprio non riusciva a prendere confidenza con me – solo quando ci buttiamo in mare ci togliamo lo slip per non bagnarlo. Ma se le dà fastidio, lo teniamo su.
- Oh, non vi preoccupate, non vi guardo, ma io lo tengo; magari, quando ci tuffiamo, tolgo il reggiseno.
E così facemmo; mi sembrava una mattinata innocente, con quei due ragazzini in mare, nonostante che avessero i piselli al vento ed io le tette fuori; ballavamo e saltavamo sulle onde.
A pensarci bene, non era tanto innocente, quel giochino.
Ciccio era visibilmente eccitato, e lui, lo scostumato, non faceva nulla per nasconderlo. Vittorio invece si vergognava, e metteva le mani davanti al basso ventre, per nascondere le sue parti intime.
Io di fianco lo intravedevo, mentre saltava tra un'onda e l'altra, e tra me e me pensavo, ma guarda che tipi, 'sti ragazzini, così giovani e già così ben messi lì.
- Ciccio, smettila di schizzarmi, dai, ti prego – dicevo scherzando al ragazzino, che mi stava bagnando il petto.
- Oh, scusami, Anna, non l'ho fatto apposta, chiedo scusa - e mi sembrava pentito e umiliato, allora, per fargli capire che scherzavo, mi avvicinai a lui, e lo schizzai io.
Lui rispondeva schizzandomi a sua volta, e allora gli andai addosso, per farlo smettere: non l'avessi mai fatto, mentre si liberava, con la mano, e con molta disinvoltura, mi accarezzava proprio le tette.
- ops, scusami Anna, non volevo.
Lo abbracciai, ridendo: ma come ti permetti, piccolo sporcaccione, ma non sai che potrei essere la tua mamma?
- magari – rispose lui – così mi farei allattare.
Scoppiammo a ridere tutti e tre.
Tornammo al sole, per asciugarci, e chiesi a Vittorio:
- e quando siete qui, cosa fate, con la mia bambina?
E lui, sempre dandomi del lei, mi rispose: - sa, non restiamo molto tempo qui, ci sono quegli schifosi che vengono apposta per fare sesso tra le dune, o per fare i guardoni, non è bello starsene qui; preferiamo andare al mio capanno, anzi è il capanno di caccia di mio nonno. Stiamo lì, all'ombra è più fresco, beviamo una coca, sentiamo una musica, e parliamo.
- Ma allora dovete portare anche me, al vostro capanno, vero Ciccio?
- Certo, Anna, con piacere, così vedi tutti i posti dove andiamo con tua figlia.
Mentre andavamo al capanno, loro due si erano rimessi lo slip, io avevo in mano il reggiseno, ancora Ciccio mi stava vicino, mi guardava, e a me piacevano quei due, sentivo che erano due ragazzini certamente vivaci e intraprendenti, ma sentivo anche che erano due personcine per bene.
E, diciamo la verità, da tempo pensavo a quel disgraziato di mio marito, in giro, per lavoro, diceva lui, ma chissà dove e con quale puttanella e che genere di lavori stava facendo.
Se lo sarebbe meritato, qualche cornino, di sicuro se capitava l’occasione non me la sarei fatta scappare, certo, non con i ragazzini.
Ci ritrovammo nel capanno, pulito, in ordine, con un materasso ricoperto da un telo di spugna.
Ciccio accese una radio-cd, mi chiese pomposamente se avevo preferenze musicali, poi scelse lui un cd del buena vista music club.
- Qui ballate anche? – chiesi a Vittorio.
- Sì, signora, qualche volta balliamo, altrimenti parliamo e ascoltiamo la musica.
- insomma, ancora mi chiami signora? Ma cosa devo fare per farmi chiamare Anna?
- forse se balliamo insieme, anche Vittorio ti darà del tu - ci interruppe Ciccio.
- Tutti e tre? E come si fa a ballare in tre? No, meglio ballare in due, dai Vittorio, fammi ballare.
Non ci pensò due volte; si inchinò e mi chiese di ballare come se fosse un damerino. Quando mi strinse tra le braccia, si comportò come un maschio in piena regola.
Io avevo ancora le tette fuori, e lui apprezzava il contatto: abbassando la testa, gli finivano praticamente sul naso e lui lo strofinava contro, delicatamente; ogni tanto appoggiava con forza il suo ventre contro di me e così sentivo la sua eccitazione.
Ciccio, intanto, mi accarezzava lievemente le spalle, le braccia, la schiena, era un turbinio di sensazioni che mi avvolgevano, come le quattro mani che mi toccavano accarezzavano stringevano, come l’eccitazione di due maschi giovani che sentivo contro i miei fianchi ed il mio ventre.
Venne il turno di Ciccio, iniziammo a ballare guancia a guancia, sentivo il suo fiato profumato sulla mia pelle, il suo corpo contro il mio, stringeva forte le mie spalle e a me piaceva quell'abbraccio forte. Fui io ad avvicinare le gambe contro le sue e mi accorsi di quanto fosse eccitato, ma . . , ma . .
- Ma, Ciccio .. sei nudo? Ti sei tolto gli slip? - gli chiesi.
- Sì, scusami Anna, mi stringevano troppo le mutandine.
Lo capivo, in effetti, era in piena erezione, e non mi dispiaceva sentirmelo contro, mentre mi stringeva.
E ora cosa faccio, mi chiedevo, gli dico di rivestirsi?
Me ne vado scandalizzata?
E se resto, cosa penseranno di me, che sono una puttana?
E ancora, pensavo, se me ne vado, perdo questa simpatica occasione, con questi due ragazzi così simpatici, ma chi me lo fa fare?
Vittorio, intanto, mi stava baciando un angolo della bocca, e mi piaceva tutto, di quel momento: la musica, Ciccio, che mi accarezzava, stava infilando una mano al limite delle mutandine e si appoggiava alla mia pancia.
Vittorio che mi stava baciando, con un braccio mi stringeva forte le spalle, con l'altra mano mi accarezzava il seno.
Era davvero troppo.
Girai la bocca e accettai il bacio di Vittorio, lungo, caldo, sensuale, molto erotico.
Ora mi stavo eccitando davvero. Mentre ci baciavamo, la mia mano destra, penzoloni lungo il corpo, incontrò qualcosa che dalla forma e dalle dimensioni riconobbi subito: era di Ciccio.
- Oh - non potei fare meno di sospirare, ma intanto l’avevo preso in mano e lo stringevo.
Vittorio mi stava baciando, poi si staccò un attimo e mi chiese: - non sei stanca, non vuoi sederti che stiamo più comodi?
- Sì, davvero – gli risposi io – più che altro mi gira la testa, quasi mi vengono le vertigini, come se mi aveste drogato; e invece no, mi avete incantato con le vostre attenzioni, i vostri complementi e .. - ma non lo aggiunsi, lo pensai soltanto, con la vostra voglia che sento addosso da tutte le parti, anche in mano.
Ora li vedevo, nella penombra del capanno, mentre mi adagiavo sul materassino, dritti in piedi davanti a me, senza costume, eccitati; erano uno più bello dell'altro.
Insomma, poteva capitarmi di peggio; mentre accarezzavo Ciccio, Vittorio mi stava baciando sulla bocca, e non so quante mani e di chi mi stavano accarezzando e pizzicando i capezzoli.
Ora lo desideravo, desideravo davvero fare l’amore con Vittorio, ma avevo paura che mi facesse male.
- scusami, Vittorio, ma ho paura di non essere pronta abbastanza, adesso . .
Ciccio aveva capito tutto: - aspetta – disse a Vittorio.
Si liberò della mia mano, si inginocchiò tra le mie gambe e cominciò a carezzarmi prima la pancia, poi il ventre, poi il basso ventre, a scostarmi le mutandine, e a leccarmi, a leccarmi proprio lì.
Sentivo la sua linguetta che faceva un giro largo, tutto intorno, poi capitava tra le grandi labbra, s'intrufolava un attimo, tornava fuori, poi con un ditino allargava le labbra, entrava di più con la lingua e prima che potessi protestare era davvero fuori e ancora tutto dentro; un piacere immenso, mi prese, ed anche la voglia che quella lingua non scappasse via, che non se ne andasse più, che non smettesse più.
Ma lui continuava, da chi aveva imparato a leccare così?
Mi aveva tolto le mutandine per facilitare le sue manovre e stavo godendo come una porca; ora lui entrava e usciva dalle piccole labbra, poi risaliva verso il clitoride, poi scendeva ancora e dentro . . non ce la facevo più; gli afferrai la testa con la mano, e gliela tenni ferma mentre la sua lingua era dentro e cacciai un urlo.
- Ti ho fatto male? - mi chiese Ciccio, quasi spaventato.
- No, Ciccio, mi hai fatto bene, è stato un orgasmo da favola, sei proprio bravo, gli risposi.
- Sì, me ne sono accorto, mi disse lui, e mi porse la sua bocca per un bacio ancora bagnato dei miei sapori.
- Ora puoi andare, è bella bagnata – disse Ciccio a Vittorio.
Lui si accomodò fra le mie gambe, io mi sdraiai completamente e lui mi venne sopra, guidando e appoggiandolo delicatamente, come per fare conoscenza con la parte; e poi cominciò a entrare, prima piano piano, e dopo lo buttò dentro con forza.
- Oh – questa volta il grido non era di sorpresa, un poco di dolore.
Davvero grosso lì, Vittorio, nonostante l'età, e poi, da due mesi, non entrava nessuno lì, mi si era quasi richiusa; per fortuna, passato il primo momento di dolore, non mi faceva più male, anzi.
- Puoi restare dentro, se ti fa piacere gli dissi sottovoce, baciandolo.
Meno male che usavo la pillola, se no diventavo mamma di due o tre gemelli, dopo gli amplessi di quella mattina.
- Bravo davvero, Vittorio, sei stato bravo, gli dicevo dopo il suo orgasmo, mi sei piaciuto moltissimo.
E non era un complimento, il mio.
Mentre Vittorio si alzava, per pulirsi, si avvicinò Ciccio, con dei fazzoletti di carta umida e mi pulì delicatamente e accuratamente; ma poi di nuovo si avvicinava Vittorio.
- Scusa – gli dissi – ma non preferisci far riposare un attimo le parti?
Intervenne allora Ciccio: aspetta – disse a Vittorio – ora Anna si mette sopra di te, vero Anna?
- Ah – allora volete farmi lavorare? – gli chiesi io.
- No, Anna – mi rispose Vittorio, noi riposiamo, ci pensa lui, Ciccio, a lavorare. Lei venga qui sopra di me.
Sdraiati in quel modo, avevo lasciato libero all'aria il mio lato B e, a quanto pareva, la cosa interessava molto Ciccio.
Cominciò ad accarezzarmi le natiche, a stringere strizzare, baciare, poi si occupava del mio buchino, lo sfiorava con la lingua, ci infilava un dito bagnato di saliva, ed ancora baci e carezze e morsini, e tutto il resto, a seguire, appoggiando il suo coso contro, spingendolo piano piano dentro, fino a prendermi il culo con forza.
La prima doppia, adesso lo so che si chiama così ma allora non lo sapevo, la prima doppia l'ho fatta con due ragazzini.
Non so quanti orgasmi ho avuto io, quella mattina, e non so nemmeno quanti, in totale, ne hanno avuto loro due, e quante volte sono venuti da una parte, e quante volte, dall'altra.
E quanti orgasmi avremmo avuti ancora, con la voglia che avevano loro ed anche io, se non fosse che … guardai di sfuggita l'ora, erano quasi le due, da più di due ore stavamo facendo sesso, e che bel sesso stavamo facendo, fregandocene dell'ora, della domenica, delle famiglie, del pudore, delle corna di mio marito, di tutto.
Tra me e me pensavo, in una sola mattinata ho fatto il pieno di tanto sesso da soddisfarmi per tutta l'estate.
- Siete degli angeli – gli dissi, staccando il coso di Ciccio dalla mia bocca e interrompendo Vittorio che mi stava massacrando il sedere.
- Siete degli angeli, siete bravissimi a fare sesso, ma adesso dobbiamo andare, è tardi, vi stanno aspettando.
- Anna, noi non abbiamo impegni, se devi andare tu, torniamo insieme, ti accompagniamo, ma per te noi siamo liberi fino a stasera e, se ce lo chiedi, anche fino a domattina – rispose lesto Ciccio.
Lo baciai a lungo, sulla bocca, e così baciai Vittorio.
- Sei meravigliosa, sono innamorato pazzo di te – mi disse lui.
Mentre ci ripulivamo di tutto quello che avevamo seminato, gli chiesi guardandoli in faccia, negli occhi, prima uno, poi l'altro.
- Mi promettete che non direte nulla a nessuno?
- Giuro – disse Vittorio e poi ripeterono tutti e due.
- Che mi possa cadere all'istante, se dico qualcosa a qualcuno – aggiunse Ciccio.
Mi sembravano sinceri.
Intanto, due domande mi tormentavano la testa, mentre tornavamo all'ombrellone.
Anche a Margherita facevano lo stesso servizio che hanno fatto a me?
Tutti i giorni?
Davanti e dietro e in bocca?
Da una parte, come madre di una quindicenne, dovevo scandalizzarmi ed irritarmi con loro; poi, pensandoci bene, accipicchia, adesso capisco perché Margherita è così bella, allegra, tranquilla, di buon umore, da quando sta con loro.
Ci credo!
Questi ti resuscitano, altro che la depressione che aveva prima, con questi fior di ragazzi che ti amano in questo modo e con questa intensità, stai bene per un mese.
D'accordo, è una ragazzina, ma mille volte meglio questi qui, che quel porco con cui usciva prima, che si approfittava di lei, e basta.
E l'altro pensiero, ancora più molesto: ma sono io che li ho iniziato alle cose di sesso, sono stata io la loro nave scuola, stamattina, oppure sono loro che mi hanno insegnato a fare sesso in questa maniera?
Insomma, sono loro che hanno iniziato me?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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