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Lui & Lei

il principino azzurro


di unodeidue
08.02.2025    |    1.500    |    0 8.3
"- Hai visto quello spider rosso, mezzo scalcagnato, che li segue? - L’ho visto, ma di chi è? - Perché, non lo sai? È la macchina di Gildo/Gilda..."
Sembrava una storia come tante, lungo fidanzamento, presentazioni dei genitori, si parlava di matrimonio.
Domenico lavora col padre, titolare di una piccola fabbrica di macchine utensili per l’imballaggio; di quel tipo solo loro le fanno in tutta Italia. E le vendono quasi tutte all’estero.
Grazie alle scuole e alla laurea alla Bocconi e all’inglese che conosce alla perfezione, ormai è il direttore vendite. Di tecnica, dopo dieci anni di lavoro in azienda, per non parlare dei mesi estivi passati in fabbrica, quando studiava il liceo, ormai ne sapeva abbastanza per trattare con i clienti. Viaggia molto, America, Canada, Germania e paesi europei, Cina, Australia e così via.
Guadagna bene. Come stipendio e come dividendo: il padre gli ha intestato metà dell’azienda. Aveva comprato una bella casa e abita da solo. Un principe. Il principino azzurro.
Silvia lavora da commessa in un negozio di biancheria intima, ma sapeva già che col matrimonio avrebbe trovato un lavoro diverso, magari nella ditta di Domenico, anche se il padre di lui non la voleva, oppure da un’altra parte; aveva studiato ragioneria e il lavoro amministrativo era più adatto ai suoi gusti, anche se ora vendeva reggiseni e mutandine.
Mancava solo di decidere l’epoca del matrimonio e la data.
Una storia tranquilla come tante altre, in un bel paesino della Brianza un paesino come tanti altri.
. . .
Domenico, quel venerdì sera, aveva un impegno di lavoro, un cliente importante, un canadese, da portare a cena a Milano e poi a spasso nei locali della movida.
E Silvia quella sera usciva con due amiche, Francesca e Marina.
Erano proprio lì, nella vecchia punto di Francesca, sotto casa di Marina, ad aspettare che uscisse, quando dall’altra parte della strada apparve la grossa BMW di Domenico, riconoscibile anche senza ricordarsi la targa, non ce ne sono altre di quelle BMW, in tutta la Brianza.
A bordo, Domenico si vedeva benissimo, e a fianco un’altra persona.
La BMW si era fermata poco più avanti, come se aspettasse qualcuno; dopo un po’ arrivò una macchina strana, un vecchio spider rosso; aveva lampeggiato, e poi tutte e due le macchine erano ripartite, scomparse dalla visuale.
Francesca aveva notato il tutto e l’aveva detto a Silvia, la diretta interessata.
- Quella è la macchina di Domenico?
- Sì, certo.
- Hai visto quello spider rosso, mezzo scalcagnato, che li segue?
- L’ho visto, ma di chi è?
- Perché, non lo sai? È la macchina di Gildo/Gilda. Tutti lo conoscono, lui e la sua macchina.
- Gildo/Gilda? E chi è? Mai sentito nominare.
- Un trav. Il più famoso di tutta Como.
- Dai. Vediamo dove vanno – proseguì Francesca, decisa.
Nel frattempo Marina era salita a bordo, Francesca fece manovra:
- Vi spiego dopo, adesso seguiamoli senza farci accorgere.
Dopo nemmeno un chilometro le due macchine si fermarono all’ingresso del Motel di Saronno.
Domenico, sporgendosi dal finestrino, presentò i documenti e prese la chiave.
Gildo/Gilda, sulla macchina rossa, non prese nemmeno la chiave, lasciò un documento ed entrò dietro di loro.
Mentre si allontanavano Francesca cominciò a spiegare.
- Gildo/Gilda è un bisex, il più famoso travestito di Como, va con chi lo paga, uomini o donne. Una mia amica l’ha ingaggiato per una festa di addio al nubilato; eravamo in quattro e lui è stato capace di scoparci tutte e quattro, una dopo l’altra. E ce l’ha bello grosso. È il compagno preferito dei froci di Como, anche se costa caro.
- Davvero?
Silvia era imbarazzata, non sapeva cosa dire; poi Marina trovò la spiegazione:
- Si vede che il cliente canadese è un frocio, e il tuo fidanzato gli ha procurato la compagnia adatta per stasera. Compagnia, nel senso di cazzo.
Già, e perché Domenico è rimasto con loro?
- Madai, non vuol dire niente, magari aspetta fuori e quando hanno finito lo riaccompagna in albergo.
- Bo!? Dici? Certo, magari è così.
Andarono a bere uno spritz, in un bar vicino, ma Silvia non riusciva a capire.
Domenico, il suo fidanzato, frocio anche lui, oppure accompagnatore del cliente frocio.
E perché non le ha detto niente dei gusti sessuali del suo cliente?
Le amiche cercavano di parlare d’altro, ma non riuscivano a distrarla dai suoi dubbi, dai suoi pensieri.
Quando uscirono insieme, il giorno dopo, non sapeva se parlargli o meno, al fidanzato; e nemmeno le altre volte.
Meglio lasciar perdere.
Neanche una settimana dopo e Domenico le disse:
- Giovedì sera non ci vediamo, devo portar fuori un cliente inglese che è a Milano, è uno importante. Se firma il contratto con noi, sono quattro macchine nuove, entro l’anno. Praticamente metà budget.
- Caspita. Vai pure tranquillo, magari io ne approfitto per andare a trovare la nonna.
Così gli rispose, in realtà aveva voglia di chiedergli: viene anche Gildo/Gilda con voi?
Meglio fidarsi. Anzi, meglio far finta di fidarsi.
In realtà, non si fidava per niente. Appena dopo cena, prese la macchina, pochi chilometri e si fermò, a un centinaio di metri di distanza dall’ingresso del motel, così appostata era nascosta, ma vedeva benissimo l’entrata.
Passarono diverse macchine, qualcuna la riconobbe, praticamente le tre o quattro storie di cui si chiacchierava in paese, mariti e signore per bene, ma erano mariti di qualcun’altra e mogli di qualcun altro, e se li vide passare davanti al naso, fermarsi all’ingresso a lasciare i documenti, prendere la chiave e andare a fare sesso in camera.
E Domenico.
Già, anche lui.
Questa volta in macchina c’era lui e un altro uomo, l’inglese. Basta, nessun altro. Si vede che si arrangiavano tra di loro.
Oppure il terzo e/o la terza erano già dentro.
Silvia prese nota, data e ora.
La volta successiva, pensò, avrebbe fatto una foto.
. . .
Intanto, dopo qualche mese, finalmente i due fidanzati si erano accordati per la data, la chiesa, il ristorante, gli invitati.
Le veniva voglia di chiedergli: Domenico, il tuo testimone di nozze è Gildo/Gilda, oppure è solo un invitato?
E il canadese? E l’inglese, che siete rimasti insieme in motel per tre ore? E i due francesi, che vi ho fotografati all’ingresso, alle nove e un quarto, e siete usciti dopo l’una di notte? E quella volta c’era anche Gildo/Gilda.
E le altre tre o quattro volte, con o senza il trav di Como?
E quella volta che eri con Gildo e basta?
E nel servizio fotografico delle nozze, ci mettiamo anche le foto che ho fatto tutte quelle sere davanti al motel?
Niente. Meglio stare zitta. Tra l’altro, sono anche incinta. Non erano ancora sposati, inutile rivangare storie prematrimoniali. Magari, dopo il matrimonio…
. . .
Magari una cippa.
I clienti stranieri erano diventati un’abitudine fissa.
Almeno una sera alla settimana, quando Domenico era in sede. Quando andava all’estero e stava via almeno due o tre giorni, e se andava in Australia o in Canada e stava via una settimana, saddio cosa combinava.
Porco culatone. Cosa fare?
Si consultò con le sue amiche del cuore, Francesca, laureata in legge e praticante in uno studio legale, e Marina ancora disoccupata.
Francesca voleva intervenire subito, ma Silvia era indecisa.
Era incinta, un maschio.
Fare casino con un bimbo in pancia non le sembrava giusto. E poi Domenico cominciava a calmarsi.
Dopo il matrimonio, c’erano ancora le visite dei clienti esteri, ma adesso si limitava a portarli fuori a cena, forse gli aveva dato il numero di Gildo/Gilda e s’arrangiavano direttamente con lui.
Comunque, non la lasciava sola, la sera.
E meno che mai dopo la nascita; restava con lei, l’aiutava a cambiarlo, pannolini, biberon, culla e tutto.
Proprio un bravo papà. Magari aveva messo la testa a posto.
. . .
Neanche sei mesi, e ricominciarono le uscite. La seconda e la terza volta, Silvia fece finta di niente. Quando cominciò a diventare un’abitudine settimanale, Silvia richiamò le amiche, per un consulto.
Prima di tutto, i soliti appostamenti, controlli e foto.
Aveva cambiato motel, ma siccome ce n’era solo un altro, in zona, lo beccarono subito: Domenico e i clienti froci; Gildo/Gilda qualche volta, l’inglese un’altra, i due francesi, il canadese e l’australiano, le altre volte: quando il cliente da portare fuori era uno di questi, si andava sul sicuro, o entravano in un motel, oppure nell’altro: bastava appostarsi in due macchine, una, vicino all’entrata del solito motel, l’altra, vicino al secondo motel, poi si telefonavano tra di loro, si riunivano e, certe volte, restavano fuori fino a quando i maschietti uscivano.
Altre volte andavano al bar, per decidere insieme cosa fare.
E insieme presero la decisione.
Prima di tutto chiamarono Gildo/Gilda. Era sorpreso.
Andare in motel con tre belle fighe?
Era già capitato.
Alle sue tariffe massime?
Era già capitato, per gli addii al nubilato.
Per parlare e basta? Questa è la cosa strana.
Parlare. Ma di cosa? Francesca andò per le spicce.
- Vogliamo sapere di te e di Domenico.
- Domenico chi?
Faceva finta di non conoscerlo.
Gli spiegarono tutto. E alla fine fu sincero. E raccontò tutto.
Se li volevano, anche un paio di due o tre filmini che lui stesso aveva girato: il canadese li aveva voluti, quelle volte che erano stati insieme.
- Si vede Domenico che scopa il canadese?
- No, è il canadese che glielo mette dappertutto, in bocca soprattutto: guardate ragazze, i pompini che fa Domenico sono il meglio, non c’è nessuno, in zona, neanche voi, scommetto, che lo succhia come lui. E fatelo dire a me, che me ne intendo. E poi lo prende in culo. E tutti e due in bocca, fa i pompini stereo.
E tutti e due, io e il canadese, oppure i due francesi, in culo.
- In due? E come fa a prenderne due in culo: prima uno e poi l’altro?
- No, in contemporanea. Si eccita e gli si dilata: vedessi che roba. Uno da dietro e lui gli si sdraia sopra; e l’altro dal davanti. Con me lo facciamo quasi sempre, gli entriamo in due.
Con i francesi lo fa sempre, una volta hanno voluto il filmino, gliel’ho fatto io, li ho filmati da tutte le parti.
Silvia prendeva appunti.
- Ragazze, mi avete rovinato - si lamentava Gildo - adesso mi fate litigare con il mio cliente più importante!
- No, tranquillo, non succederà niente – Francesca era decisa - non lo saprà nessuno, serviva solo a noi, come informativa e documentazione.
Abbiamo già tutte le foto di quando entravate in motel e di quando entrava lui con qualcun altro. Non abbiamo bisogno di fare il tuo nome. Vai tranquillo. E se abbiamo bisogno dei filmini, te li chiediamo noi e te li paghiamo bene, ma vedrai che non ce ne sarà bisogno. Così non ti mettiamo di mezzo.
Quando uscirono dal motel, si fermarono nel bar che era diventato il loro quartier generale.
Francesca sapeva cosa fare.
Innanzitutto, Marina, che è senza lavoro e conosce bene le lingue. Bisogna sistemarla. L’ideale è metterla all’ufficio vendite estero. Conosce le lingue. E da lì lo controlla, se fa di nuovo il frocio con l’inglese, i francesi e gli altri froci.
Poi dobbiamo pensare a te, è assurdo che fai la commessa.
Mettiamo su insieme un bel negozietto di intimo, in paese. Lui deve darti i soldi per la tua metà, io ci metto la mia.
Rileviamo quello dove lavori tu, la tua padrona non vede l’ora di cederlo.
E poi, le sue storie.
Deve smetterla di farsi inculare in giro per la Brianza.
Farete i bravi sposini tutto l’anno e, d’estate, una settimana lui e una settimana tu, magari in agosto, che tanto si può chiudere, e ce ne andiamo in un bel posto, al mare, a prendere tutti i cazzi che vogliamo, in qualche club Mediterranee o da qualche altra parte.
E quando tocca a lui, che vada dove vuole, e farà il frocio culattone con chi vuole. Più lontano possibile, sennò sputtana la famiglia, la ditta, i posti di lavoro e ci perde anche un sacco di grana: lontano, in qualche paradiso gay.
Ma durante l’anno, qui, dove tutti lo conoscono, basta.
Se gli tira il culo e non resiste, gli regaliamo una scatola di vibratori assortiti, taglia medi e max, andiamo ad Amsterdam a comprarglieli, ma di farsi inculare nei motel della Brianza basta.
Figurati se il bambino, quando va all’asilo, o alle elementari, se lo sgamano che è il figlio del migliore bocchinaro della zona! Del culatone più sfondato della Brianza! L’accenno al figlio fu convincente, Silvia era d’accordo. Però aveva ancora un dubbio:
- E se sgarra?
- Ah, se sgarra, andiamo dal paparino con le foto, e se non basta, ci facciamo dare i filmini da Gildo. Adesso ci vuole un contrattino, una scrittura privata, firmata solo da moglie e marito. Te la preparo io. Con qualche foto allegata, giusto nel caso che Domenico facesse storie e avesse voglia di negare o di mettere di mezzo un avvocato.
- E se non vuole? Se non ci sta?
- Se non vuole? Andiamo dal suo paparino, gli portiamo anche i filmini di Gildo/Gilda. Lo conosci, tu, il paparino, te lo immagini che scenate che gli fa! È tosto, quello lì. Lo prende a calci in culo da qui fino a Milano. Glielo spacca il culo, quello lì, ma a calci, non come piace a lui. E Domenico lo sa benissimo. Non è un ricatto, il nostro: è solo per il bambino, per salvare la famiglia, il nome, il nome della ditta e la grana. E per ripagare le serate che abbiamo passato fuori dai motel dove lui si faceva inculare.
Scriviamo tutto: i soldi per il negozietto, l’assunzione di Marina, comportarsi per bene tutto l’anno, la settimana di libertà, una per lui, e tu badi al figlio, e una per te, e lui, con la bambinaia e le nonne, bada al bambino.
- E quando va all’estero?
- Silvia, non puoi mettergli la cintura di castità. Quando va all’estero, faccia quello che vuole. Lo minacci, glielo dici che prenderai un investigatore privato, a spese della ditta, e se il rapporto è negativo, vai da tuo suocero con le carte che hai già, i filmini di Gildo/Gilda e il rapporto dell’investigatore. Non gli conviene.
Una causa di separazione per colpa sua, con questo materiale la stravinci, ma soprattutto lui e la famiglia restano sputtanati. Se non vuole, fate una separazione conflittuale, ognuno col suo legale, e gli porti via la ditta.
Lui queste cose le sa, le ha studiate alla Bocconi. E suo padre, anche se non ha fatto neanche il liceo, le conosce benissimo.
- Va bene, Francesca, prepara il contrattino.
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