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Morbosa Corrispondenza –Capitolo 14 –Parte 2


di milflover95
02.02.2025    |    179    |    1 6.0
"" Mormorò tra un bacio e l'altro..."
Alessio

“Tua madre ti farà nero! Lo sai, vero?” Gli dicevano i compagni di scuola, sghignazzando e dandosi di gomito.

“Ciao, mutandino!”

Alessio non reagiva, ma sentiva il cuore battere forte nel petto e le ginocchia che tremavano, come se il mondo stesse per crollargli addosso. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di paura che lo accompagnava lungo il tragitto. Aveva ancora in mente le torture a cui era stato sottoposto Luca.

Adesso era il suo turno?

Quando arrivò a casa, la porta si chiuse dietro di lui con un suono pesante. Si fermò nel corridoio e vide sua madre, Teodora, seduta sul divano, che lo fissava. Non sembrava arrabbiata, ma l’espressione del suo volto era gelida, come se ogni parola potesse essere una condanna.

“Alessio.” Disse lei, la voce bassa, ma incisiva. Lui, incapace di rispondere subito, si avvicinò, sperando che almeno Luca, suo fratello, potesse difenderlo. “Luca, stai con me.” Mormorò Alessio, stringendo il braccio di lui, ma Luca, con uno sguardo terrorizzato, si liberò rapidamente e si rinchiuse in camera senza dire una parola.

Teodora parlò di nuovo, senza alzare la voce, ma con una freddezza che lo fece gelare. “Chiudi la porta, Alessio. Dobbiamo parlare.”



Marta



“Ho sete!”

“Arrivo, tesoro. Aspetta solo un attimo!”

Ma quanto era diventato premuroso, il suo robottino? Quando Luigi era solo uno dei primari del suo ospedale, la considerava appena. Un’infermiera tra le tante. Scoprire il “punto debole” del dottore aveva richiesto tempo, me ne era valsa la pena.

Preoccupato, corse da lei, portandole un bel bicchiere d’acqua che Marta bevve appena; quando lo vide entrare, rabbrividì e fece uno sforzo per sembrare ancora più vulnerabile.

"Tesoro, che succede?" Chiese Luigi, allarmato.

"Mi sento davvero male," mormorò la ragazza, alzando appena lo sguardo verso di lui.

"Mi fa tanto male la testa e... sono così stanca." Luigi annuì, serio.

Sdraiata sul divano, Marta aveva assunto una postura debole, il ritratto stesso della fragilità.

Lui si avvicinò, mettendole una mano sulla fronte; Marta fece un piccolo movimento per far scivolare il suo corpo più vicino al suo e, mentre allungava un braccio in un velato abbraccio, distrattamente appoggiò la mano sulla gamba del dottore.

Luigi non fece una piega. “Scotti. Dobbiamo misurarti la temperatura, vediamo com’è.”

Marta si sdraiò sul letto, mentre Luigi le sistemava delicatamente il termometro sotto l'ascella; il lettino non era tanto largo, ma la distanza tra loro era minima e Marta ne approfittò per spostare la mano e sfiorargli la coscia.

"Spero che non sia troppo alta." Disse Marta, preoccupata.

Luigi spostò la mano per posizionare meglio il termometro; lei non attendeva altro: diede una spintarella che spostò il termometro tra i suoi seni, proprio in mezzo alla scollatura della camicetta.

Marta sussultò, sorpresa da quell'imprevisto. "Papà... il termometro..”

Ormai aveva letto le istruzioni e sapeva dove si trovassero le batterie del suo piccolo giocattolino. Aveva già il membro turgido, Marta lo vedeva muoversi nei pantaloni.

Resosi conto del piccolo incidente, Luigi esclamò imbarazzato: "Scusa tesoro! Non era mia intenzione.”

Tremante, il dottore inserì la mano nella scollatura, proprio tra le tette di Marta; stava per stringere il termometro, quando la ragazza gli afferrò le dita, indirizzandola su una delle grosse mammelle, abbondante sotto il lino, contro cui premevano i capezzoli dritti.

“Piccola..”

Luigi chiuse gli occhi e soppesò quel seno, lo fece dondolare e lo strinse ritmicamente, facendola tremare di piacere mentre le ginocchia del porcello vibravano; stuzzicò il capezzolo, lo prese fra il pollice e l’indice e lo strinse fino a farla gemere, mentre lei appoggiò le dita sul pantalone, sentendone la durezza.

È ancora presto, pensò Marta, fermando quella mano. Divertiamoci un altro po'.

“Papà?” Sussurrò.

“Sì, tesoro?” Rispose Luigi, riscuotendosi con il seno di Marta in mano.

“Allora, questa febbre?”

“Sì.. Scusa.”

Le mani tremanti, Luigi lasciò a malincuore quel seno massiccio e riposizionò il termometro correttamente, cercando di mantenere la sua professionalità.

Marta, vedendo l’imbarazzo del suo robo-medico, non poté fare a meno di sorridere.

"Tranquillo, papà. A volte può capitare."

Luigi fece una risata nervosa. "Temperatura nella norma." Disse infine.

“Ma papà, io scotto da matti! Quel termometro non funziona.” Marta iniziò a sbuffare, come un’adolescente capricciosa.

"Piccola.." Disse Luigi, palesemente arrapato.

“Ma papà! Ti dico che mi sento un febbrone! Non hai un altro termometro?”

“Beh..sì certo. Ci sarebbe il termometro rettale. È il metodo più preciso.”

Marta annuì, soddisfatta e aggiunse: “ma non sarà troppo scomodo, vero?"

Luigi sorrise e scosse la testa. "No, amore di papà. Non sarà scomodo, farò in modo che tu non provi alcun disagio. Ti spiego passo per passo cosa succederà."

Quel tono così professionale, “da medico”, non riusciva a nascondere quanto fosse infoiato.

“Di te mi fido, papà..” Sorrise, un angioletto.

“Userò un lubrificante per garantire che il termometro scivoli senza causarti fastidi.”

Luigi estrasse dalla valigia un termometro rettale lungo circa 15 centimetri che ricevette un’occhiata eloquente da Marta, ancora più eccitata.

“È quello il termometro, papà?”

“Uhm.. Sì. Come vedi ha una superficie liscia e lucida con una punta arrotondata e morbida, progettata per ridurre al minimo ogni tipo di fastidio o irritazione durante.. l'inserimento.”

“Mi farà male?”

“No.. Perché userò questo..” Luigi tirò fuori un tubetto di lubrificante medico e ne spalmò alcune gocce sulla punta del termometro.

“Una bella dose di lubrificante garantirà un inserimento scorrevole.. Sdraiati su un fianco, con le gambe piegate verso l'addome.”

Con un gesto malizioso, Marta si tolse le mutandine e si mise su un fianco. Luigi trasalì. Tutta glabra, l’ano bene in vista.

“E adesso, papà?”

“Quand’eri piccola, avevo un trucchetto che ti aiutava. Applicavo un po' di lubrificante direttamente qui.. sulla rosellina, per facilitare il termometro.”

“Mmm… è piacevole..” Questa piccola fantasia si stava rivelando intrigante.

“Pronta?”

“Piano..”

Quando il termometro fu finalmente in posizione, Luigi lo inserì nell’ano di Marta, lentamente e con molta delicatezza.

"Rilassati, piccola." Disse. "Non ci vorrà molto."

Marta spinse il bacino verso il basso, sentendo il termometro riempirla piano e strappandole un gemito.

Quando finalmente concluse la misurazione, Luigi lo estrasse delicatamente e guardò i risultati con attenzione. "Ecco, piccina." Disse con tono rassicurante. "La tua temperatura è perfettamente nella norma. Non c'è nulla di cui preoccuparsi."

Marta, che ancora sentiva il calore nel corpo, guardò il termometro perplessa. "Ma io continuo a sentire così tanto caldo, papà. Il termometro non sarà guasto?"

“Non credo, piccina.” Luigi le accarezzò una guancia, emozionato.

Sorniona, Marta sorrise di rimando e appoggiò platealmente una mano sul pacco del “paparino”. Puro granito.

“Nooooo! Riprova! Misurala meglio stavolta! Daiiii.”

“Va.. va bene..Rimettiti in posizione.."

Marta si stese di nuovo, ancheggiando leggermente.

“Sono pronta.. papà?”

Dallo specchio della camera lo guardò mentre spiegava come lubrificare correttamente il suo ano. Allo stesso tempo, le sue dita stavano lavorando con cura il fluido scivoloso nel suo buchetto, facilitando l'apertura del suo sfintere. Le sensazioni che provava la distraevano dalle sue parole.

“Ecco il termometro, piccina..”

Marta spinse i fianchi all'indietro e sentì la mano di Luigi scivolare sul suo fianco; lo vide togliersi il pantalone e tirar fuori quel bel cazzo duro, con la cappella paonazza, portandolo con la mano tra le sue natiche. Cercò l’ano con un dito e poi spinse leggermente.

I suoi occhi si spalancarono quando sentì il cazzo di Luigi scivolare tra le sue natiche formose e il glande ben lubrificato premere contro il suo ano.

Poi fu improvvisamente colpita dall’ingresso della punta palpitante della cappella dentro di lei.

Ansimò e si morse il labbro, mentre quel bastone di carne ben oliata si fece strada più a fondo dentro di lei, spalancandole le natiche e il suo buco del culo si arrendeva al cazzo granitico che lo stava costringendo a schiudersi.

Si morse la mano quando il resto di quel cazzo le scivolò inesorabilmente su per il culo.

Dio, pensò. Bollente e durissimo, il suo robo-cazzo. Tutta l’eccitazione di prima stava dando bei frutti.

Poi, ansimò e cercò di rilassarsi mentre le riempiva il sedere arrapato con il suo fantastico attrezzo; Marta era troppo occupata ad ansimare per preoccuparsi del dolore che le squassava le viscere.

Il male stava rapidamente diminuendo mentre gli agenti paralizzanti nel lubrificante lenivano le terminazioni nervose dello sfintere.

“Papà, fermati, fermati, fermati! Mi brucia il culetto, che gli stai facendo?”

Luigi la afferrò per le braccia, guidandola con forza ma anche con una certa precisione, facendole piegare le ginocchia e mettere le mani sul letto, assumendo una posizione a quattro zampe.

“Cucciola rilassati.. spingi come se dovessi fare tanta cacca, respira!“

Meno male che aveva fatto un clisterino, pensò Marta e sentì le sue mani precise che le allargavano le natiche; poteva vederlo allo specchio mentre si inginocchiava dietro di lei e rimetteva il suo cazzo nel suo tenero buco del culo. Poi una pressione forte, tutta la forza di Luigi concentrata sulla punta del suo cazzo eretto.

“Quale.. termometro è questo?”

Marta fu stupita di sentirlo diventare ancora più duro dentro di lei mentre guardava la sua asta durissima che entrava e usciva.

“È il cannone di papà, lo senti?” Spinse.

“Ahia! Fermati papà! Il cannone mi fa male, fermati! Non l’ho mai fatto, fai piano! Va bene, lo confesso!”

Era una tale eccitazione vedere la lussuria sul suo viso mentre guardava il suo cazzo duro scomparire nel suo sedere.

“Cosa vuoi confessarmi, monella?” Grugnì Luigi e spinse ancora più forte, il suo glande, caldo come brace che entrava di forza dentro il culo.

“Ahia! Ti prego papà! Non ho davvero la febbre, non volevo andare a scuola oggi, va bene?”

“Lo sapevo, monella. Ecco la tua punizione!”

Luigi le strinse i fianchi fino a farle male. Cominciò a chiavarle il culo brutalmente, spingendo il cazzo dentro con un colpo e poi tirandolo tutto fuori, allargandole il culetto di nuovo per entrare. Porco. Amava sentire il culo della sua bambina che cedeva alla forza del suo cazzo e Marta sentiva i suoi colpi fino alla pancia, cercando di resistere al dolore.

“Resisti, piccola..”

Marta non riusciva a individuare il momento in cui aveva smesso di sentire quel dolore lancinante. Rimase scioccata quando si rese conto che stava spingendo i fianchi all'indietro verso suo padre.. pardon, Luigi e lo incoraggiava a scoparle il buco del culo; rimase di nuovo scioccata quando la sua figa si inondò di succhi orgasmici, la membrana stimolata indirettamente da quella sodomizzazione.

Luigi spostò leggermente le ginocchia, regolando la sua posizione, e la successiva spinta nel suo sedere la fece uscire di testa.

“Papà, sento.. piacere..” Riuscì a mugugnare, prima di godere con gli occhi spalancati e un urlo liberatorio che avvolse quell'istante.

Marta strinse il cazzo intorno allo sfintere e assaporò il momento, ruotando lentamente i fianchi, gustando l’espressione del porcello mentre pompava lentamente contro il suo sedere tornito.

“Non ti fermare, papà..” Gli disse, timidamente.

Luigi non aveva fretta questa volta e iniziò a gustare lentamente ogni colpo, dentro e fuori da quel sedere maltrattato. I suoi occhi trovarono quelli di Marta nello specchio e le rivolse un sorriso complice, mentre continuava la meravigliosa, lenta scopata nel culo.

Le dita dei piedi di lui si agganciarono alle sue caviglie e le divaricarono le gambe. La sua bocca si spalancò e le sue mani afferrarono le lenzuola mentre il suo cazzo bollente continuava a pompare dentro e fuori di lei. Marta non si era mai sentita così aperta e vulnerabile come in quella posizione.

“Papà scusa se ti ho detto una bugia, scusa! Ahia!”

Lo sentì gonfiarsi dentro di lei e capì che stava per venire.

“Sì! Ti perdono, monella! Prendi la mia cremina nel pancino! Godo! Anna, godo, Anna! Anna!"

Aveva pensato che il suo cazzo fosse caldo, ma niente a che vedere con il suo sperma, sembrava lava mentre usciva da lui e schizzava nel suo culo aperto.

Quando finalmente finì di venire, fece scivolare il braccio sotto di lei e rotolarono su un fianco, insieme. Giacevano lì, ansimanti con tutta la lunghezza dell’asta ancora ben piantata dentro di lei. Marta rabbrividì di nuovo quando lui le piantò morbidi baci sulla nuca.

"È stato fantastico." Mormorò tra un bacio e l'altro.

Gli strinse l'avambraccio.

“Grazie, paparino. Lo sai cosa mi piacerebbe adesso?”

“Cosa?”

“Andare a fare shopping! Ti va?”

Luigi sorrise. “Molto..”

Rimasero insieme per diversi minuti prima che lei si alzasse per andare in bagno. Le sue gambe tremavano ad ogni passo. Si asciugò accuratamente lo sfintere dolorante e si lavò le mani.

Non poté fare a meno di allungare la mano per sentire il suo ano gonfio, appena scopato. Ancora una volta, rabbrividì mentre la punta del suo dito sfiorava la tenera carne e sentì un filamento dello sperma di Luigi gocciolare. Si succhiò il dito, gustando il sapore di lui sulla lingua.

Marta fissò il proprio riflesso nello specchio del bagno, sorridendo.

Fessacchiotti.

Più sono chiusi, più sono facili da gestire.

Cosa aspettarsi da uno Scorpione, dopotutto? Persone molto riservate ma, quando si tratta di relazioni intime o emozioni profonde, sono incredibilmente lussuriosi.

Fessacchiotti.



Mena

Il soffitto della camera degli ospiti era di un bianco leggermente consunto dal tempo. Forse avrebbe dovuto tinteggiarlo. Mena giaceva sul letto di casa, una t-shirt e un pigiama, senza reggiseno, il corpo rilassato ma la mente un po' indecisa. In quel periodo era stata sottoposta a tentazioni notevoli, eppure non riusciva ad accarezzarsi.

Si sentiva bloccata, come se avesse dimenticato come ci si toccasse. Eppure, pochi mesi fa si era masturbata beatamente seduta sul terrazzo di casa. Che le succedeva?

Poi sentì il rumore della porta d'ingresso, il passo deciso e giovane di Toni che rientrava.

“Ciao Mà! Vado in doccia!” Mena sorrise, salutandolo dalla stanza e quasi sentendo la sua energia riempire la casa.

Toni si avvicinò al bagno e iniziò a spogliarsi, lasciando cadere i vestiti sudati e appesantiti dalla fatica della partita, nell'antibagno.

Come sempre, i suoi indumenti giacevano sparsi sul pavimento, pronti ad essere raccolti da lei. Sorrise. Non c'era fretta; li avrebbe raccolti e puliti, come sempre. Ma non subito.

Nessuno poteva negare che lei fosse una madre amorevole.

Anche se insoddisfatta.

Mentre Toni continuava a spogliarsi, lei lo guardò di sfuggita passare. In quel momento, il suo sguardo si soffermò per un attimo sugli addominali scolpiti e sul fisico muscoloso del figlio. La sua pelle era liscia, leggermente abbronzata, come se il sole avesse baciato ogni centimetro della sua carne. Gli addominali, ben definiti, formavano un rettangolo perfetto che tracciava il contorno di un torso forte e asciutto. Ogni muscolo sembrava essere in costante movimento.

Al confronto, Valerio era un mingherlino.

Mena non fece altri commenti, nemmeno tra sé. Chiuse gli occhi e prese una decisione.

Al diavolo, si era negata quel piacere troppo a lungo.

Afferrò il telefono ed effettuò l’accesso al sito di chat erotiche. Il cuore le batteva forte, il seno si alzava ritmicamente.

“Ciao Francesca! Quanto tempo! Dov’eri finita?” Disse lo sconosciuto.

"È una lunga storia.. che fai di bello?”

“Indovina.. porcellina.”

Si sentiva sporca, stavolta non c’erano problemi economici a motivarla.

Eppure.. si sentiva succube di quella voglia di sesso.

“Toccati per me, porco. Dimmi cosa mi faresti.”

“Hai voglia di cazzo, vero?”

Finalmente. Le era mancato tantissimo, quel sito web. Quel mondo di maialini.

“Non immagini quanta…”

“Il cazzo di chi?”

“Un cazzo qualsiasi, furioso, rabbioso, eccitato. Affamato.”

“Eccolo!”

Un bel cazzo, non c’è che dire.

“Bella foto..”

“Dimmi che lo vuoi.”

Chiuse gli occhi e lasciò scivolare le dita nelle mutandine. L’altra mano risalì, lenta, sotto la maglietta e accarezzò il prosperoso seno, sodo e tiepido, pizzicando i capezzoli sensibili e strappandole un gemito.

“Lo voglio tantissimo! Ho bisogno di un grosso cazzo.”

Accarezzò il monte di Venere, vagando tra i peli curati di quella nicchia umida, calda di umori.

“Mmmmmm.”
Mena iniziò ad ansimare vogliosa e inserì prima l’indice e poi il medio nella passera accaldata.
Si morse le labbra, pensando di scopare quel bel membro mentre il suo interlocutore continuava a dire porcate.

Iniziò a sentire la familiare sensazione di piacere sessuale correre dalle dita dei piedi alla sommità della testa, un formicolio che la faceva sentire finalmente appagata.

Mise il cuscino in bocca e un gemito uscì dalle sue labbra; presa dalle sue voglie, la sua lingua avvolse quel tessuto sodo e compatto, come degli addominali perfetti.

Come i muscoli di suo figlio.

Emblema del peccato, eloquente promessa di un piacere tanto a lungo negato.

Pensò alla propria bocca scendere piano su quegli addominali, fino a incontrare il membro del figlio.

“Mmmmmm, tesoro, quanto sei forte….”Miagolò sul cuscino.

Un cazzo da lubrificare, accompagnare ed accogliere nella sua bocca frenetica, desiderosa di succhiarlo. Pronto per entrarle nella fica.

Mena ignorò il suo interlocutore (che ormai aveva finito la sua bella sega) e raggiunse l’acme del piacere mentre immaginava Toni a scoparla violentemente.

“Godo! Amore!”

Accarezzò la clitoride e una scossa elettrica attraversò il suo corpo mentre lo tormentava, la sua bella bocca formava un perfetto ovale di piacere mentre le sue dita cesellavano la sua figa freneticamente e, attutito dal cuscino, un lungo urlo provenne da Mena mentre provava il suo incestuoso orgasmo.

Raggiunto l’orgasmo, si vergognò per quella fantasia che l’aveva portata al piacere, ma non fece in tempo a pensarci troppo, perché suonarono alla porta di casa.







Teodora

Ma quant’era bello suo nipote Toni? Doveva aver fatto una doccia da poco, profumava di buono.

In quella casa l’unico affidabile era lui.

Sì, aveva fatto la scelta giusta.

“Scusate il disturbo, purtroppo da un po' di tempo Alessio va molto male con i voti. Vorrei che passasse un po' di tempo a casa da voi, dopo la scuola. Potrebbe studiare con te, Toni. Che ne pensi?”

Così imparerà come si comportano i veri uomini. Il buon esempio avrebbe purificato Alessio.

Toni annuiva, sorridente.

“Nessun problema, zia! Io sono a disposizione.”

“Certo! Alessio è il benvenuto quando vuole!” Esclamò Mena

E ci mancherebbe, sorellina. Dopo tutti i soldi che ho speso per aiutare quel vegetale di tuo marito, è il minimo. Quel giorno sua sorella Mena sembrava sciatta, il viso arrossato, tutta scarmigliata anche se di buon umore. Come sempre, inaffidabile.

Che tradisse Roberto? Non ne sarebbe stata sorpresa. Forse doveva indagare.

Guardò i bei capelli biondi di Toni, lo vide sorriderle e sentì il diavolo covarle nel ventre.



Anna



Anna si riscosse bruscamente, il flashback le aveva lasciato un sapore amaro in bocca.

Mentre fissava la porta davanti sé, Anna si ripeté per l’ennesima volta che la freddezza di suo padre fosse una corazza costruita per proteggersi dalla perdita di sua madre, un dolore che lei non aveva mai conosciuto davvero. Sua madre era morta quando lei era appena nata, lasciandolo solo con una bambina.

Si strinse le braccia attorno al corpo, come se potesse darsi forza da sola.

“Vorrei tanto un abbraccio, adesso.” Mormorò Anna.

Avrebbe dovuto pensare a Toni. Pensò invece a Lia, chiudendo gli occhi per un momento. Sognò le sue labbra umide ad accarezzarle le guance, infondendole serenità. Le mancava, ma per questo appuntamento doveva cavarsela da sola.

Inspirò profondamente e fece un passo avanti.

Era pronta a entrare.
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