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Ricordi: Saryana e l'Allieva


di PaoloSC
16.11.2023    |    3.740    |    2 9.6
"Iniziò quindi il massaggio della parte frontale..."
Sembra che io avessi un certo occhio per individuare, tra gli innumerevoli annunci di massaggi disponibili su scaffali e siti più o meno specializzati, quelli relativi a terapeute più o meno agè, sempre molto in carne, per dirla tutta, “cessi inscopabili” come sarebbero stati definiti, con zero rispetto per il politically correct, in quegli stessi siti.
Anche in questo caso, il mio istinto non fece cilecca.
Chiamai il numero e mi rispose una voce femminile che, a orecchio, non poteva essere che di una persona in età. Mi spiegò per filo e per segno le sue competenze e le sue capacità (massaggio olistico, costellazioni, l’anima sottile, l’aura, i chakra, ecc. ecc. ecc.. .).
Dopo dieci minuti di spiegazioni non richieste, stavo per chiudere la chiamata e sfancularla quando un qualcosa mi convinse a prendere un appuntamento.
Mi dette l’indirizzo e mi confermò la sua disponibilità.

Mi recai quindi in questa zona di Roma Est ove trovare un parcheggio a meno di un chilometro e mezzo dal posto dove devi recarti è più raro di fare sei al superenalotto. Mi ero premunito arrivando un po’ in anticipo per avere il tempo di fare un tratto a piedi quando, passando proprio davanti al civico, tac! SanCulinoTrovaSempreUnPosticino fece la sua parte. Una macchina uscì dal parcheggio proprio davanti a me. Culo!
Rimasi per qualche minuto in attesa di avere il via libera. Ricordo che ebbi i tempo di correggere un documento word sul telefonino e discuterne con un collega.
Ricevetti la sua chiamata e mi presentai alla porta di quello che era un cantinone riadattato a monolocale. Mi aprì la porta Saryana (questo il suo nome d’arte), una donna di età indefinibile, compresa tra i 50 ed i 60, rotondetta e cicciottella; in sostanza, un mostro della palude in salsa romana.
Non nascondo che fui tentato di fuggire inventando una scusa, dal portafoglio lasciato in macchina alla pentola lasciata sul fuoco a Viterbo, tanto era la delusione, ma memore proprio dell’esperienza con C. decisi di rimanere. E non vi nascondo che se lo avessi fatto, avrei perso una delle migliori terapeute di coppia mai conosciute.

Saryana cercò di mettermi a mio agio in tutti i modi: credo che avesse intuito il mio disagio iniziale,e mi spiegò di nuovo per filo e per segno il rituale a cui mi avrebbe sottoposto. Ogni tanto provavo ad intervenire ed ad interrompere quel profluvio di parole cercando di farle capire che a) me lo aveva già spiegato per telefono e che b) non me ne fregava una beneamata mazza, ma dovetti capitolare e sorbirmi un quarto d’ora buono annuendo e facendo finta di mostrare interesse mentre mi spogliavo.
Mi chiese se avessi bisogno di andare in bagno e le dissi che si, avevo bisogno e che avrei voluto farmi almeno un bidet, al che mi rispose, indicandomi il locale angusto dietro alla porta di ingresso, che purtroppo il bidet non c’era ma che avrei potuto fare una mezza doccia.

“Aspetta, ti porto un asciugamano!” mi disse allontanandosi e tornando subito dopo con un telo apparentemente pulito e fresco di bucato.
Mi finii di spogliare, feci quel che dovevo fare ed entrai nella doccia ove dedicai qualche minuto alle abluzioni.

Non vi nascondo che in quel momento pensavo alla barzelletta del tizio che, sposato per interesse ad un cesso terrificante, viene minacciato dalla moglie di divorzio immediato se non avesse ottemperato subito ai suoi doveri coniugali, e che viene trovato dalla moglie seduto sulla tazza con il pisello in mano mentre gli dice “Te dico che è bbona!!!”…

Non sapevo quanto mi sarei ricreduto.
Il massaggio fu qualcosa di estremamente piacevole. La signora sapeva bene come e dove mettere le mani.
Era energica e nello stesso tempo dolce, poche concessioni alla sensualità ma grandi scambi energetici. Si sentiva che aveva un fuoco nelle sue estremità che riusciva a trasmettere bene.

Ero molto, molto soddisfatto pur non avendo avuto, fino a quel momento, alcuna avvisaglia di quel che sarebbe successo dopo. Solo qualche raro e semicasuale passaggio tra le chiappe e tra le cosce indicava che probabilmente non si sarebbe fermata ad un massaggio rilassante. Almeno per la prima mezz’ora il tempo trascorse così.

“Ora inizio il rituale di Shiva” mi sussurrò all’orecchio.
“Tu rilassati e non pensare ad altro. Girati, per favore.” Continuò.

Mi girai a pancia in su. Ero assolutamente dormiente, fino a quel momento non avevo avuto alcun motivo di eccitazione.
Saryana era avvolta in un sari annodato al collo. Era un capo di certo poco adatto perché le tirava dappertutto, le si apriva sul seno e sulla pancia mostrando cosce massicce, addome abbondante e pube piuttosto gonfio.

“Ma questo rituale di cui hai parlato dovrebbe essere svolto in nudità reciproca” le dissi, senza sapere perché, in realtà. Non era certo il suo un corpo da esibire e da ammirare.
“Si, hai ragione, ma un po’ mi vergogno. Non sono una ragazzina e non ho nulla di bello da mostrare” si giustificò.
“Non è questione di bello o brutto” le risposi, ma senza polemica.
“Io credo che alla fine, sia solo un modo per sentire al meglio il flusso dell’energia, del prana” aggiunsi.
“È anche un modo per eliminare le differenze tra terapista e massaggiato. Nulla deve distrarre, e la nudità ci parifica” conclusi. Non so perché, ma insistetti. Ripeto, non ne avevo motivo, ma qualcosa in testa mi suggerì di farlo.

Saryana alla fine cedette, si slacciò il sari mostrando un seno grosso e del tutto calato, caratteristico di una corporatura abbondante e male invecchiata. Rimase per un attimo perplessa al doversi sfilare lo slip, la classica mutanda alta giro vita, poi decise di accettare il mio punto di vista e tolse pure quel capo.

Iniziò quindi il massaggio della parte frontale.
Olio abbondante sul petto, sull’addome, sulle cosce: me ne versò almeno un bicchiere pieno.

Poi iniziò a stendere tutto quell’olio con le mani, le braccia, il suo seno su tutto il corpo, senza tralasciare nulla. Anzi, si dedicò con grande passione al mio pisello che ne frattempo era cresciuto ed era quasi del tutto eretto, massaggiandolo ma senza masturbarmi. Tirò solo giù il prepuzio per oliare il glande e lo lasciò così, con il pisello barzotto, mentre passava l’olio sull’asta, sulle palle e sul perineo con infiltrazioni in zona anale.

Non un massaggio erotico, avrei detto, almeno non fino a quel momento.
E invece, Saryana si scatenò.

Preparato il campo di battaglia, si dedicò con passione ed applicazione alla parte sessuale, riservandomi un trattamento molto intenso e piacevole.
Alternando mano e seni, iniziò una lenta masturbazione, assicurandosi che la cappella fosse sempre lucida e ben oliata. Nel frattempo, mi allungai con la mano a toccare le sue chiappone, dubbioso se avrebbe accettato o meno vista la sua ritrosia.
Mi ritrovai invece a pastrugnare i glutei e poi ad infilarle una mano tra le gambe, trovando una sorta di lago gelatinoso tanta era la sua eccitazione.

E proprio nel momento in cui la toccai, lei prese il mio cazzo, nel frattempo pienamente eretto, e se lo infilò in bocca leccando e succhiando la cappella mentre con una mano faceva su e giù sull’asta e con l’altra mi accarezzava le palle e lo sfintere.
Cercai con insistenza il suo clitoride seminascosto tra le pliche delle grandi labbra e delle piccole labbra ed iniziai a massaggiarlo con la punta delle dita della mano. Dopo qualche minuto, Saryana iniziò a dimenarsi, cercando di spostarsi per trovarsi con la vagina sulla mia mano; voleva essere penetrata con le dita.

Le infilai delicatamente prima uno, poi due ed infine tre dita in quella caverna umida che era diventata la sua fica, ed iniziai a entrare ed uscire. Si sentiva chiaramente lo sciacquettio provocato dall’abbondante secrezione. Era molto strano che una persona di una certa età come lei, di certo da tempo in menopausa, si bagnasse così tanto.

Saryana iniziò a fremere ed a tremare tutta, si staccò dal mio pisello per concentrarsi sul suo incombente ed irrefrenabile orgasmo che giunse liberatorio assieme ad un’abbondante secreto di un liquido denso e biancastro.
Continuai a masturbarla fino a che, esausta, mi spostò le mani e si dedicò di nuovo al mio cazzo. Lo riprese tutto in bocca fino alla gola, di fatto scopandomi con la gola. Poi, decise di farmi venire con una sega quasi drammatica, portata a ritmi elevatissimi mentre con la lingua mi continuava a bagnare la cappella.

Venni intensamente, un getto di sperma la colpì in un occhio prima di indirizzare il mio cazzo verso il suo seno, ove lo strusciò per pulirlo.

“È la prima volta che mi concedo ad un uomo da lungo tempo. E ti confesso che è la prima volta, da tantissimo tempo, che mi spoglio davanti a un uomo, se togliamo il medico che mi ha curato” mi disse in un momento di rilassamento e di appagamento.
Rimasi basito dalla sua confessione.

“E cosa ti ha smosso?” le chiesi un po’ perplesso. Non credevo fossero state le mie arti amatorie, né la dimensione del mio pene, né le mie idee sulla reciproca nudità.
“In realtà sei stato molto chiaro e mi hai fatto pensare. Non mi sono sentita un oggetto di piacere come mi succedeva agli inizi, ma come una terapeuta che dona la sua energia. E lo spogliarmi è venuto così” mi rispose.
Continuammo quella surreale conversazione per un po’ fino a quando un’occhiata all’orologio mi convinse a darmi una mossa e a prepararmi per andare via.

Le promisi che sarei tornato ed in effetti, dopo una decina di giorni la richiamai e le chiesi un altro appuntamento.

La seconda volta il massaggio fu un po’ più orientato al comune piacere e mi trovai a massaggiarla ed a farle sentire il calore delle mie mani (che in effetti possono essere talmente calde da provocare fastidio se avvicinate alla pelle).
La “riscaldai” per bene al punto di farla venire almeno tre volte con altrettanti orgasmi bagnati.
Lei invece mi dedicò una spagnola che terminò direttamente in bocca.

All’atto del congedo, mi chiese se avevo voglia di fare una seduta a quattro mani con la sua adepta di 23 anni, della quale mi disse mi avrebbe raccontato per telefono il giorno dopo.
“Perché no?” le risposi, pregustando qualcosa di assolutamente nuovo e mai provato prima.

Ed il giorno successivo mi spiegò.
La sua accolita, che chiameremo Aisha, era una ragazza ai tempi di 23 anni, andata via da casa dei genitori per inseguire le promesse di un fantomatico produttore di film che di fatto la indusse alla prostituzione.
I suoi genitori non vollero riaccoglierla in casa e Aisha passò buona parte dei suoi vent’anni a fare dentro e fuori case famiglia ed ad alternare l’uso di stupefacenti con periodi di crisi anoressiche.
Poi decise di mettersi a lavorare come shampista ed estetista presso un centro estetico ove ogni tanto arrotondava con qualche massaggio con sega finale.
Qui incontrò Saryana che la ospitò in casa per qualche tempo e da questo incontro nacque la curiosità di imparare l’arte del massaggio tantrico.

Aisha, tutt’altro che sprovveduta, capì le potenzialità e accettò di buon grado la proposta.
Era un po’ di tempo che Aisha era stata formata da Saryana ed era giunto il tempo, secondo lei, di metterla alla prova.

Io fui scelto come tester ed esaminatore.

Evito di raccontare tutta la parte di massaggio, in quanto un mero copiaticcio pappagallesco di quanto Saryana faceva professionalmente: un disastro, a dirla tutta, svogliata e poco partecipativa.
Però… le piaceva il cazzo, e questo era lampante. Saryana me lo aveva raccontato, dicendomi che l’aveva obbligata quasi a disintossicarsi impedendole di concedersi a uomini e donne con i quali avrebbe piacevolmente trasgredito.
Al momento topico, Saryana lasciò il passo ad Aisha nella gestione del mio cazzo, cosa che Aisha dimostrò di saper fare molto, molto bene.
Sapeva accelerare e poi rallentare con la mano, con la bocca, con la lingua, alternava rapidi movimenti ad altri lenti e profondi, arrestandosi di punto in bianco quando reputava che fossi troppo vicino per poi ripartire a tutta velocità, e così via.
Dopo una mezz’ora di questo tran tran, Saryana si avvicina all’orecchio di Aisha e le bisbiglia qualcosa. La ragazza le risponde annuendo con la testa.
Saryana si alza, si ricopre con il suo sari e si allontana da me per qualche decina di secondi. Poi ritorna con qualcosa in mano.

“Paolo, ho chiesto ad Aisha se voleva far l’amore con te, e mi ha detto di si. Tu lo vuoi?” mi disse a bassa voce.
Fui veramente sorpreso, ma alla fine tutto quadrava. Alla ragazza era venuta la crisi di astinenza.
Dalla mano di Saryana uscì un preservativo che lei stessa aprì e mi infilò aiutandosi con la bocca.

Poi, guidò la mia asta dentro la vagina di Aisha, che era tanto bagnata quanto stretta. Feci una grande fatica a penetrarla, ma alla fine lei si impalò con un movimento deciso ed iniziò a fare su e giù a velocità sempre più elevata muovendo il bacino come una forsennata. Nel frattempo io le massaggiavo il clitoride provocandole inarcamenti del bacino e conseguenti più profonde penetrazioni.

Non durai molto, le due ore di erezione quasi continua mi avevano portato al culmine e non sarei riuscito a fermarmi.
”Vengo!” urlai e lei immediatamente si sfilò dal mio cazzo mentre Saryana mi liberò immediatamente del preservativo. Poi, come due navigate attrici porno, si chinarono per prendere il mio sperma in bocca, sul viso e sul seno.
Saryana andò subito a pulirsi, Aisha invece si leccò le labbra e le dita con voluttà.
Vera attrice di porno prestata al massaggio.

Nelle settimane successive chiesi a Saryana un altro appuntamento a quattro mani, ma non riuscimmo ad organizzarlo. Aisha aveva preso tutta la sua roba (e anche parte di quella di Saryana) ed era sparita.

Riapparse sui siti di annunci, sotto altro nome, come dea tantrica e massaggiatrice lingam.
Chi ebbe modo di provarla, raccontò di una ragazza svogliata, interessata solo ai soldi ed al sesso, con richieste decisamente fuori mercato.
Io la dimenticai presto, preso che fui dalla mia Storia d’Amore.
Ma questa è un’altra storia che ho raccontato altrove.

Quanto a Saryana, la andai a trovare in coppia con Francesca, e ci insegnò molti metodi per fare bene all’amore.
Oggi Saryana non risponde più al telefono, forse ha cambiato numero, o forse non è più tra noi.
Mantengo però il suo ricordo perché indissolubilmente legato a quello di Francesca.
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