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Prime Esperienze

Quell'estate in Grecia (4) - Preparativi per la sera


di PaoloSC
09.05.2023    |    2.205    |    2 9.7
"Federica invece portava una tuta pantalone molto larga, a fantasia di colori a strisce, di un tessuto leggerissimo, quasi organza, stretta sopra il seno da..."
Preparativi per la sera

Arrivarono Ioannidis il tassista ed il suo collega che ci caricarono sui loro tassì e ci portarono a casa.
Strada facendo Francesca e Federica si fermarono al minimarket e comprarono un po’ di barattoli di pelati, della cipolla e dell’aglio oltre a basilico e peperoncino. Poi comprarono un paio di chili di pasta.
Noi andammo invece a casa a fare la doccia e ad iniziare a prepararci.
Filippo e Andrea andarono a comprare del vino ed un paio di bottiglie di ouzo. A quanto pare, non erano sufficienti la sbronza a pranzo e quella a cena del giorno prima. Mi ripromisi che non avrei toccato alcol, quella sera.
Le due ragazze avevano occupato assieme il bagno per cui Adriano ed io decidemmo di lavarci in balcone. Ci spogliammo nudi e ci lavammo con il tubo dell’acqua per innaffiare fissato alla parete in qualche modo. Adriano sembrava decisamente mini dotato, un contrasto notevole rispetto alla sua stazza di un metro e ottanta per ottanta chili.
Ci lavammo di fretta e cercando di non farci vedere troppo dai vicini che abitavano le case circostanti.
Eravamo ancora nudi in balcone quando si affacciarono Patrizia e Dede, Patrizia era con una maglietta appena sotto il sedere, Dede invece aveva l’asciugamano avvolto attorno al corpo e stretto al seno, che però le scopriva gran parte delle cosce.
“Però potreste anche coprirvi!” ci disse Dede, senza distogliere però lo sguardo dal mio pacco, decisamente più in forma di quello del suo fidanzato.
“Amore, non è il caso che rientri, scusa?” la rimbrottò Adriano, con un tono seccato.
Le ragazze si scambiarono uno sguardo di intesa, fecero una risatina e poi rientrarono.
Sentii chiaramente Patrizia confessare a Dede “A Paolo gliel’ho visto già due o tre volte. È grosso!!!” e Dede che rispondeva “Si ma Adriano quando è duro è grosso anche lui… solo che da moscio sembra piccolo…”.
Chiacchere e confessioni tra ragazze.
Dopo un po’ tornarono Francesca e Federica con la spesa e, dopo poco, anche Filippo ed Andrea con le bottiglie.
Federica si fiondò in camera con Andrea. Sentimmo un bel po’ di movimento e, trascorsa una mezz’oretta, riapparirono trafelati.
“Avevamo sonno…” dissero, visibilmente rossi in viso.
Francesca invece approfittò per farsi la doccia e lavarsi i capelli poi, con il telo avvolto attorno al corpo, rientrò in camera, chiuse la porta e si denudò.
“Paolo, cosa mi metto stasera?”
Ne ero certo, ci stava pensando già dalla spiaggia.
Aprì l’armadio ed iniziò a scorrere i vari capi. Tirò fuori il vestitino del giorno prima, una tuta pantalone di cotone bianco, leggera e semi trasparente con degli inserti in tulle sul seno e sui fianchi ed un vestito lungo nero a canottiera con un lungo spacco sulla coscia.
“Io credo che il vestitino vada bene” le dissi, certo che l’avrebbe scartato.
“L’ho messo ieri, poi sembra che ho solo quello” rispose. Quod Erat Demonstrandum.
“Ok. Allora mettiti la tuta bianca” le dissi.
“Sono ancora troppo bianca per metterla!” esclamò.
Lo sapevo, avevo puntato il vestito nero dall’inizio, ma se le avessi detto subito quello, non l’avrebbe messo.
“Mi pare che allora non ci siano altre opzioni. Metti il vestito” dissi.
“Ma è scollata dietro, ho i segni del costume. A proposito, me lo metto il reggiseno?” chiese.
“Ma, ovvio che si, no?” ove l’obiettivo era esattamente il contrario.
“Ma si vedono i segni, non ti pare un po’ brutto?” Ovvio. Ovvio!
“Francè, fai un po’ come ti pare, allora!” sbottai.
“Ecco, mai che ti si possa chiedere qualcosa. Una ti chiede un consiglio, un parere e tu, nulla. Sei il solito!” rispose.
Che palle!!!!
Ad ogni modo, mi avvicinai a lei, la abbracciai da dietro e le diedi dei bacini sul collo e sul lobo dell’orecchio: sapevo che sarebbe impazzita, i capezzoli si sarebbero rizzati e le si sarebbero gonfiate le grandi labbra.
Feci quindi un rapido controllo: capezzoli ritti, grandi labbra gonfie, clitoride esposto.
Missione compiuta.
“Hai ragione amore, sarebbe brutto con il reggiseno sotto. Anzi, ti suggerisco di non mettere nemmeno le mutande, si vedrebbero troppo i segni. Metti il vestito così, senza niente” suggerii.
“Tanto sarà buio, chi vuoi che ti veda?”
“Ma si vede che non porto le mutande” nicchiò.
“Ma dai, siamo in Grecia, chi vuoi che ci faccia caso?” cercai di convincerla.
Si infilò l’abito così, senza slip e senza reggiseno.
Poi si spostò verso la finestra cercando di specchiarvisi visto che in camera non c’era uno specchio.
“Non riesco a vedere nulla. Si vede che sono senza intimo?” chiese.
“No, non si vede nulla”. Se avessi avuto il naso di Pinocchio, sarebbe cresciuto di almeno un metro. In compenso il mio cazzo era bello gonfio…
“Perché ti sei eccitato?” mi chiese vedendomi in quello stato.
“Colpa tua, mi fai eccitare. Ora devi fare qualcosa!” le dissi.
Lei si inginocchiò, prese il mio cazzo in mano, gli si avvicinò e disse “Ora tu fai il bravo e ti prometto che più tardi ti farò divertire con la tua amichetta. Ora ti do un bacino e tu fai la ninna” gli parlò come a un ragazzino, quindi lo prese in bocca, leccò tutta la cappella, mi fece un po’ di su e giù e quindi si staccò, lasciandomi peggio di prima.
“Così impari!” mi disse facendomi un occhiolino.
Che stronza!!!
Pure io mi rivestii senza indossare l'intimo, e glielo feci notare.
"Giarda che si vede tutto!" disse.
"Bene, farò felici le altre!" risposi.
"STRONZO!"
Uscimmo dalla stanza ed andammo fuori in balcone dove c’erano già Patrizia e Andrea e Federica e Filippo.
Mi accorsi che la tenuta di Francesca non era passata inosservata per le rapide occhiate che si erano scambiate le ragazze. Loro peraltro non erano da meno. Patrizia indossava un vestito bianco leggero e molto scollato, visibilmente senza reggiseno. Federica invece portava una tuta pantalone molto larga, a fantasia di colori a strisce, di un tessuto leggerissimo, quasi organza, stretta sopra il seno da un elastico e con due fessure sui fianchi che arrivavano in alto fino all’elastico ed in basso fino alla cintura. Anche lei non indossava reggiseno.
“Dovremmo iniziare a muoverci. Ci vogliono una decina di minuti buoni ad andare a piedi e poi dobbiamo cucinare. Se andiamo di questo passo, ceniamo alle undici” dissi loro.
Patrizia ne convenne.
“E se intanto andassimo avanti noi tre con la pasta ed i pelati?” disse Federica rivolta a Francesca e Patrizia.
“È un’idea!” risposi annuendo. Anche Andrea e Filippo erano d’accordo.
“Io credo che se scendiamo alla cabina del telefono potremmo chiamare Ioannidis e farci venire a prendere. In fin dei conti dobbiamo portare anche le bottiglie di vino” dissi.
Scesi quindi alla cabina all’angolo e chiamai il numero del parcheggio di Ioannidis. Mi rispose un altro taxi al quale detti l’indirizzo e gli dissi dove doveva portare le ragazze.
Dopo cinque minuti il taxi arrivò e facemmo salire le ragazze con la spesa ed il vino
“Iniziate, ora arriviamo”
“Ma non so come si arriva al porto”
“Lo sa il tassista.”
“E la barca, come si chiama?”
“Lo sa il tassista.”
“Perché non vieni anche tu?” mi chiesero.
“Paolo, vai anche tu. Così possiamo prendere solo un altro taxi noi quattro” disse Andrea. Era un suggerimento di buon senso che accettai di buon grado.
Mi misi seduto accanto al guidatore e cercai di fare conversazione ma purtroppo parlava pochissimo l’inglese e non conosceva l’italiano. L’unica cosa che capimmo era che era un profugo libanese scappato in Grecia.
Arrivammo alla barca.
Francesca mi sussurrò all’orecchio “Cerca di starmi vicino. Anche il tassista si è accorto che sono senza mutande!”.
“Bene, vuol dire che stasera si farà una sega pensando a te!” risposi.
“PORCO!”

[Paolo Sforza Cesarani, 2022/23]
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