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Prime Esperienze

Ricordi: C., ovvero "il mostro della palude"


di PaoloSC
12.11.2023    |    6.187    |    7 9.8
"Avevo letto qualcosa al riguardo del suo tocco magico, ed ero curiosissimo di capire..."
Premessa: questi sono ricordi di quanto avvenne circa vent'anni fa, ripresi dai cassetti della memoria prima che il tempo li facesse sbiadire troppo.
Odorano di vecchio, ma il ripensarvi mi ringiovanisce e mi fa tornare indietro a quei tempi, ed altri ricordi si affacciano e si ritracciano vivi nella mente.

Fino a qualche anno fa era mia abitudine concedermi uno o due massaggi erotici al mese.
Avevo iniziato con una signora di Milano, talvolta in trasferta a Roma, chiamata “il mostro della palude” da alcuni amici milanesi perché non era di certo una bella donna. A Roma si dice che “fai prima a scavalcalla che a giracce attorno”. In più, i pochi capelli e l’età abbondantemente over 50, non le rendevano certo merito.
Ma C. aveva un dono nelle mani ed una profonda conoscenza del corpo umano, oltre ad essere piena dell’energia dell’Etna alle cui pendici era nata e vissuta lungamente.
Presi contatto con lei per la depilazione con la pasta di zucchero. Incuriosito, da poco amante della depilazione integrale fino ad allora fatta solo con la ceretta, presi appuntamento con lei a Roma. Fu lei stessa a chiedermi se ero interessato anche al massaggio, visto che aveva comunque un paio d’ore libere.
Non so per quale motivo, ma accettai. Avevo letto qualcosa al riguardo del suo tocco magico, ed ero curiosissimo di capire. Ero comunque stato edotto della scarsa avvenenza della signora, della serie “non ti aspettare una velina perché al massimo si può definire una velona incartata nella carta da macellaro” mi scrisse un utente di un forum a cui avevo chiesto una dritta.
Un nobile milanese, invece, mi aveva scritto cose egregie su C e sulla sua arte, arrivando a dire che, nonostante l’aspetto da “mostro della palude”, il gioco valeva la candela.
Accettai la sfida e presi appuntamento per depilazione e massaggio.
Non ricordo l’importo, ma non era cifra piccola, considerato il valore dei soldi di allora.
Il giorno prima mi scrisse dicendomi che era costretta a disdire l’appuntamento ad altra data o a spostarlo alle cinque del pomeriggio (anziché le due) a causa di alcuni malintesi. Si scusava ed in cambio offriva la possibilità di rimanere fino alle nove di sera perché non aveva altri appuntamenti, e mi avrebbe fatto il massaggio completo.
Accettai a prescindere, alla peggio avrei inventato una scusa e sarei andato via prima. Avevo messo una sveglia alle sei e mezza con il ping del messaggio SMS; avrei preso il cellulare ed inventato un impegno improvviso qualora la cosa non fosse stata di mio gradimento.
Entrai nello studio che aveva affittato all’uopo nel quale aveva preparato tutta la sua “mercanzia”: la cera, le strisce, la pasta di zucchero, una serie di pietre laviche tonde e piatte di varie dimensioni, altre lunghe e cilindriche; e poi, un vibromassaggiatore, un asciugacapelli, un fornelletto elettrico per la cera o la pasta da zucchero.
La sensazione era quella della “sciura Maria” immigrata a Milano, alta non più di un metro e mezzo, cicciottella, occhiali anni 50, pochi capelli corti e mal curati, racchiusa in un camice bianco della giusta taglia ma lungo da arrivarle alle caviglie. Insomma, “il mostro della palude” o giù di lì. Però aveva uno sguardo magnetico ed una mano carica di energia che quando strinse la mia, trasmise quasi una scarica elettrica.
Gentilissima, mi fece accomodare e mi spiegò come funzionava la pasta di zucchero e successivamente, che tipo di massaggio mi avrebbe praticato.
“Un massaggio riequilibratore dei chakra, con l’esecuzione di manovre di canalizzazione delle energie anche con l’ausilio delle pietre laviche dell’Etna” fu la sua spiegazione in sintesi. Non avevo conoscenza se non quel po’ che avevo letto sui chakra, sulla kundalini e sui meridiani e quindi mi fidai ciecamente.
Mi spogliai e fui invitato a fare una doccia “per togliere il grasso superficiale dal corpo” per facilitare la depilazione.
Mi aiutò a lavarmi la schiena e mi passò il sapone sui glutei ed in mezzo alle chiappe, fino ad arrivare ai testicoli, ma senza alcuna malizia. Fece lo stesso quando mi girai, lavandomi ed insaponandomi l’uccello anche scappellandolo, ma anche qui senza malizia. Quando uscii dalla doccia, mi porse il telo ma mi avvolse lei asciugandomi per bene anche in mezzo alle gambe e sui genitali.
Mi fece quindi sdraiare sul lettino, accese la lampada ed iniziò a passare la pasta di zucchero con una particolare manovra “stendi la pasta – tira la pasta – torna indietro un po’– strappa” a colpi di tre, quattro centimetri alla volta. Dopo un’ora, avevamo appena finito pube, inguine, genitali e scroto. Decise di usare la cera per il resto, schiena, glutei, gambe e cosce. Un’altra mezz’ora andata via.
“Ora tolgo i residui di ceretta con dell’olio caldo” e mi unse prima la schiena e le cosce, passando insistentemente nel solco dei glutei e all’inguine e poi, dopo avermi fatto girare, ancora sulle gambe, sulle cosce, pancia e torace passando per l’inguine oggetto di medesima insistenza.
“Ora rigirati e chiudi gli occhi” mi disse.
Spense la luce e mise della musica che ricordo ancora perfettamente, ritmata da tamburi, poi iniziò con l’olio caldo a massaggiare le gambe a salire. Ogni passaggio arrivava dieci centimetri più in alto fino a che arrivò ai glutei. Qui iniziò a manipolarli come se fosse della pasta della pizza, con frequentissime incursioni nel cavo inguinale, in mezzo ai glutei sullo sfintere e lungo lo scroto.
La mia erezione era quasi fastidiosa per quanto era duro.
Passò però subito alla schiena, salendo anche in questo caso sempre più in alto, di pochi centimetri alla volta, sempre partendo dai glutei o dal solco. Arrivata alle spalle, scese poi per le braccia. Stessa manovra a salire verso le mani e poi le dita.
Poi, ritornò a concentrarsi sul fondoschiena. Cambiò il ritmo ed il tocco. Ora non era un massaggio, ma una stimolazione profonda delle mie terminazioni nervose lungo il coccige, percorrendo la schiena dall’osso sacro fino a salire lungo la cauda equina (il gruppo di terminazioni nervose che sono lungo la spina dorsale all’altezza dei lombi) e poi ancora giù fino al sacro, per concludersi all’interno delle cosce. E questo, ripetuto più e più volte con la mano sempre unta d’olio caldo.
Ad un certo momento udii un rumore metallico di coperchio spostato ed un acciottolio ovattato. La sua mano era sempre lì, poggiata sul mio coccige, un dito a sfiorare lo sfintere.
Poggiò qualcosa in mezzo alle gambe divaricate, infilò le due mani ai lati del bacino e mi sollevò facendomi mettere gattoni. Quindi iniziò a masturbarmi lentamente con una mano, mentre l’altra mi massaggiava tutto lo scroto e a salire fino all’ano e ancora alla base del sacro. Stavo quasi per venire quando lei se ne accorse e bloccò il glande, stringendolo tra pollice ed indice, proprio alla base all’attaccatura del frenulo. Mi fece quasi male, ma immediatamente venne meno lo stimolo.
Quindi percorse con una pietra calda, liscia, con la punta arrotondata tutti i genitali, lo scroto, l’inguine, il pube, scorrendo lungo il solco e soffermandosi sullo sfintere, per poi tornare a scorrere lungo l’asta, e poi ancora indietro. Ad un certo punto si soffermò ancora sullo sfintere. Iniziò a muovere circolarmente la pietra, che nel frattempo era diventata ancor più calda di quanto non lo fosse prima, proprio sul buco, come se dovesse penetrarmi. Era per me una sensazione assolutamente nuova e strana. Avevo un po’ paura e un po’ curiosità, in realtà bloccato da quel terrore atavico della sodomia, dell’atto contro natura, e poi quella pietra mi sembrava enorme, troppo grossa per essere inserita nel buco del culo.
In realtà passarono pochi secondi e lei poggiò la pietra e recitando a bassa voce parole incomprensibili iniziò ad inserire un dito. Con un movimento inconsulto serrai i muscoli dello sfintere ma – magicamente! – bastò un tocco sulla schiena per farmi rilassare e ritrovarmi con il suo medo all’interno della mia cavità, senza aver provato il minimo dolore o fastidio. Riprese a masturbarmi mentre al dito medio affiancò l’indice con il quale esplorava la mia intimità alla ricerca del rigonfiamento della prostata. Poi, non so come, mi ritrovai con quella pietra tonda, liscia e caldissima nel culo a stimolare in una maniera pazzesca tutte le viscere. Ondate di piacere mi squassavano mentre con una mano mi accarezzava il coccige e con l’altra guidava la pietra dentro di me.
Ebbi un orgasmo pazzesco, con getti di sperma così lunghi e copiosi come non ne avevo mai visti nemmeno nei porno.
Credo di aver avuto almeno una decina di contrazioni orgasmiche con altrettante gittate, ma la mia erezione non accennava a venir meno: ero ancora duro come una roccia.
C. mi disse di girarmi e di mettermi a pancia in su. Solo allora mi accorsi che era nuda. Il suo seno calante appoggiava sullo stomaco e sulla pancia, il pube gonfio di grasso tipo mater matuta era talmente evidente da risultare quasi sproporzionato. Sembrava in effetti una di quelle statuine del paleolitico inferiore rappresentanti la madre terra, la dea della fertilità.
Non una bella vista, ai parametri odierni.
Mi stese un telo per coprirmi mentre preparava le pietre laviche che le avevo visto mettere a scaldare.
Quindi le dispose una ad una sulle gambe, sulle cosce, sul pisello, sul pube, sulle pliche inguinali, e poi ancora lungo misteriose linee che uniscono il pube con la gola e con la testa, il pube con i reni e con i polmoni, fino alla fronte ove poggiò una pietra di basalto nero a forma d’uovo con incrostazioni di cristalli blu. Quindi, fissò con una benda una grossa pietra toroidale sulla testa, grosso modo all’altezza delle fontanelle.
Si spostò quindi a massaggiare prima le piante dei piedi e poi i palmi delle mani, provocandomi sensazioni stranissime di dolore e di piacere, di astrazione e di stranimento.
Quindi prese il vibromassaggiatore ed iniziò a stimolare le piante dei piedi, generando in alcuni punti dolore e fastidio al punto di chiederle di smettere. Mi guardò con fare interrogativo e si mise a studiare le piante. Disse qualcosa e poi proseguì nel massaggio manuale.
Dopo una decina di minuti, incominciò a togliere le pietre che ripose una per una nel contenitore.
“Ora faremo la canalizzazione della kundalini, della tua energia sessuale. Non posso dirti come finirà, perché è diverso per ognuno di noi. Ho visto persone non provare nulla o quasi, persone piangere dall’emozione, altre avere un orgasmo così violento da star male. Con molti io non ho provato nulla, con alcuni ho partecipato al loro piacere, con pochi ho goduto. Se sei d’accordo continuiamo” mi disse.
Ero perplesso, ma sostanzialmente curioso di come sarebbe andata a finire. Fin a quel momento avevo provato intenso piacere e sensazioni mai incontrate prima, per cui il bilancio era già positivo, ma l’istinto mi disse di andare avanti, di continuare.
“Ok, andiamo avanti” risposi.
“E allora continuiamo” mi disse.
Mi mise una benda scura sugli occhi e sussurrò all’orecchio “Ora dovrai concentrarti solo sui sensi del tatto e sul piacere che ti darò. Ricordati di inspirare con il naso ed espirare con la bocca, cercando di giungere al respiro sottile”. Sapevo già cosa intendesse, era parte del mio bagaglio di conoscenza della
Tolse il telo che mi copriva, si allontanò un momento, armeggiò con il lettore CD e mise un altro CD di musica orientale, anch’esso con una base ritmata, suoni di gong e campane tibetane che accompagnavano melodie con il sitar.
Prese quindi una ciotola e fece colare una gran quantità di olio caldo e viscoso sul mio torace, sullo stomaco, sulla pancia, sul pube e sul pene e poi sulle gambe, prima la destra e poi la sinistra, e poi ancora sul pene.
L’olio aveva un profumo intenso, un misto di incenso, di cannella e di altre essenze orientali. Mi spiegò essere olio di sesamo addizionato con altri oli essenziali ed essenze per stimolare le zone erogene e la risposta sessuale.
Iniziò un lento massaggio mettendosi in ginocchio tra le mie gambe. Mani e braccia scorrevano sul mio petto e sul mio addome fino ad arrivare al pene che veniva continuamente accarezzato dai suoi avambracci.
Poi scese con le mani sulle cosce, distribuendo bene l’olio sulle gambe e sull’interno dei polpacci, fino ai piedi, per quindi risalire e concentrarsi su una serie di carezze e movimenti circolari con i pollici sullo scroto e sotto i testicoli.
Sentivo come se qualcosa premesse all’interno e mi spostasse un palloncino dentro. Ricordo perfettamente la sensazione di vuoto che sentii nel perineo con le sue stimolazioni.
Quindi si chinò sul mio pene ed iniziò a massaggiare nello stesso modo la base, con i pollici che scorrevano lungo l’asta e gli indici che ruotavano sul pube. Ad un certo punto sentii soffiare sulla cappella e poi il soffio scendere lungo l’asta.
Nel contempo, mentre le mani massaggiavano il pube salendo verso il petto, qualcosa mi avvolgeva la cappella, qualcosa di umido e stretto. La sensazione procedette fino alla base del pisello. Iniziò quindi una lenta masturbazione mentre le mani continuavano a carezzare la base del cazzo e a salire sulla pancia e sul petto. Mi resi conto che era la sua bocca, usata come un guanto o una vagina.
Preso tra contrastanti emozioni, mi trovai un’altra volta vicino all’orgasmo. Stavo per cedere quando intervenne un’altra volta a bloccarmi la cappella premendo proprio sotto al frenulo. Riprese quindi a massaggiarmi il tronco partendo dal perineo, salendo per il pube e poi via via verso il petto. Ad un certo punto la sentii mettersi a cavalcioni mentre mi massaggiava con intensità il petto e la gola. Le sue mammelle strusciavano alternate contro la bocca dello stomaco provocando onde di pressione.
Dopo poco, senza aver fatto nulla, mi trovai con il membro dentro la sua vagina enorme, calda ed umidissima. Mi stava massaggiando il cazzo con i muscoli interni, dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, come se mi stesse facendo una sega con un masturbatore.
Alla fine, pose le sue mani incrociate sulla fronte mentre si dimenava sul mio cazzo oramai prossimo all’orgasmo.
E, quando tolse una delle due mani dalla fronte e me la poggiò sulla testa, venni con un orgasmo così violento da essere quasi doloroso al punto da farmi urlare, preso da sensazioni diverse: piacere, dolore, gioia, oppressione, paura.
Mi sembrò di svegliarmi da un sonno agitato da incubi, come se avessi camminato su una lastra di marmo bianco lucido, posta all’interno di un tunnel illuminato da fiamme di tutti i colori.
“Come ti senti?” mi chiese.
Le raccontai tutte le sensazioni pre e post orgasmiche, illustrandole la stranezza della visione avuta.
Mi spiegò che il tunnel era il canale che unisce i chakra attraverso cui la kundalini passa per arrivare al chakra corona, e che quel che avevo visto era la mia visione di ciò che avevo provato. Era molto soddisfatta e molto provata. Me ne accorsi quando mi tolsi la benda e la vidi veramente sfatta, stravolta.
Ebbi un senso di stupore malcelato perché mi chiese “Si vede molto che ho faticato?”.
Le risposi di si, che aveva un aspetto molto provato. Evitai di dire altro, non avrei fatto una bella figura e C. non lo meritava di certo.
Mi accompagnò alla doccia e si peritò di lavarmi accuratamente dall’olio. Per fortuna, tirò fuori una saponetta di Marsiglia con la quale togliere l’olio fu quasi una passeggiata.
Quella sera non tornai a casa, rimanendo a dormire dall’amico Fabrizio. Non ero in condizione di rispondere alle inevitabili domande di mia moglie, con la quale mi giustificai, falsificando un po’ la voce, di aver bevuto troppo e di non essere assolutamente in grado di guidare.
Fu la prima esperienza di massaggio con C. Ne ebbi altre, tutte sempre più coinvolgenti dal punto di vista spirituale ed emozionale.
Non credo che abbia mai raggiunto vette analoghe in altre situazioni o con altre terapeute.
C. rimane un unicum, una serie di esperienze imparagonabili ed incommensurabili.
Superlativo assoluto, oro puro per gli amanti del massaggio.
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