Lui & Lei
Ricordi: Alessia, o del massaggio malese
di PaoloSC
15.11.2023 |
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"Ero stato avvisato che la signora andava molto a simpatia, che non tollerava minimamente le persone maleducate, sbruffone, irrispettose e che nulla doveva..."
Alessia, o del massaggio maleseAnno 2006. Ero iscritto ad un forum nella cui area dedicata al naturismo si era creata una sottosezione, una sorta di repository di recensioni sui massaggi e le massaggiatrici a Roma.
Ricordo che mi colpì parecchio la descrizione del massaggio, definito nel titolo come sea malay massage, in quanto era riportato come un lussurioso, godurioso concentrato di coccole e di manipolazioni eseguite da una procace signora (che oggi definiremmo una milfona) che riceveva in un appartamento sul litorale romano.
Fui talmente colpito dalla recensione che decisi di provarlo. Ero stato avvisato che la signora andava molto a simpatia, che non tollerava minimamente le persone maleducate, sbruffone, irrispettose e che nulla doveva essere considerato acquisito.
Insomma, mi ero preparato ad una persona scontrosa, sicuramente molto brava ma anche poco comunicativa, e se c’è un componente fondamentale nel massaggio è proprio nella comunicazione non verbale, ovvero quello scambio di messaggi tra corpi a livello di gesti, posture, odori, sguardi, ecc.
Se viene meno, il massaggio potrà essere tecnicamente perfetto ma a livello di rilassamento, sarà quasi certamente una ciofeca.
Detto ciò, presi appuntamento con la signora per un giorno infrasettimanale nel pomeriggio. Ero talmente eccitato e curioso che mi mossi talmente in anticipo da arrivare circa un’ora e mezzo prima dell’orario.
Avevo preparato alcuni CD di musica per massaggi tantrici. Un paio mi interessavano particolarmente perché il loro ascolto da una parte mi rilassava e dall’altra mi eccitava. Il primo era quello che avevo ascoltato con la terapeuta C., Tantric Sensuality di Llewellyn & Leora Lightwoman, l’altro invece un cd di meditazione sui chakra di un certo Merlin’s Magic.
All’ora prevista mandai un messaggio avvisando la signora che ero arrivato e che aspettavo fuori.
Dopo un paio di minuti ebbi risposta. “Vieni al numero 18 di via Tal dei Tali e citofona all’interno 4. Entri, scala a sinistra primo piano seconda porta a destra sul pianerottolo accanto all’ascensore.”. Fortunatamente, pur avendo ricevuto a suo tempo un civico completamente sbagliato, per evitare di fare incontri indesiderati e per garantirmi una certa privacy avevo parcheggiato abbastanza distante: guarda caso, proprio a pochi metri dal portone della palazzina dove sarei dovuto entrare.
Mi appropinquai quindi con una certa sollecitudine e suonai al citofono.
“Sono Paolo!” dissi.
“Già arrivato?” mi chiese.
“Eh già” risposi, un po’ indispettito.
“Va bene, sali. Mi raccomando, fai piano e non usare l’ascensore!” si raccomandò.
Non capivo il perché, o meglio, lo intuivo, ma non mi rendevo conto che probabilmente la signora doveva generare un bel po’ di movimento che forse aveva sollevato qualche problema condominiale.
Comunque, arrivai sul pianerottolo e vidi una testa fare capolino da dietro la porta di casa. Quando fui davanti alla porta, mi aprì e mi fece entrare in un corridoio buio, totalmente privo di luci se non quel poco che filtrava da sotto le porte delle stanze.
Alessia mi chiese di togliermi le scarpe e di mettere un paio di ciabattine usa e getta. Ubbidii senza fiatare. Quando fui pronto, mi fece entrare in una stanza nella quale era disteso a terra un grande futon ricoperto con dei teli di stoffa batik. C’era un po’ di luce naturale che passava attraverso le stecche della serranda parzialmente aperta, che mi permise finalmente di vedere con chi mi stavo rapportando.
“Ciao, sono Alessia. Tu sei Paolo, quindi, giusto?” mi disse tendendomi la mano.
“Si, sono Paolo, molto piacere, Alessia” risposi stringendole la mano in forma di saluto.
“Non so cosa ti abbiano raccontato, ma qui le cose funzionano così.” iniziò con tono secco e deciso.
“Io faccio un massaggio particolare, molto sensuale. Tu ti spogli e ti metti il perizoma di carta. Il massaggio non prevede stimolazione dei genitali quindi, se ti hanno detto che c’è l’happy end, t’hanno raccontato una cazzata. Io ti massaggio con il camice e non ti è permesso toccare. Il massaggio dura un’ora abbondante e costa 80 euro che mi devi pagare in anticipo. Se accetti le condizioni, ti farai una doccia prima e dopo il massaggio. Uso un olio speciale che faccio io mescolando oli naturali ed essenze che unge pochissimo. Le essenze sono molto leggere e non permangono oltre le due/tre ore, e comunque dopo la doccia non le sentirà nessuno.” Sembrava stesse leggendo un contratto.
Non so cosa mi trattenne dal mandarla a quel paese, girare i tacchi ed andarmene, forse le numerose, ottime recensioni di “colleghi” che avevano “testato” la signora.
Dal punto di vista fisico, Alessia era una donna prossima ai 50, tutto sommato ben portati, con un seno prosperoso, lunga capigliatura corvina ed il fisico un po’ appesantito tipico delle donne in menopausa o prossime alla amenorrea. Indossava un camice bianco abbastanza dozzinale, portato direttamente sulla biancheria intima. Facendo attenzione, si notava che indossava un paio di castigati slip di cotone ed un reggiseno rinforzato per sostenere un seno un tempo prosperoso diventato ormai cadente, entrambi bianchi.
Dopo che ebbi versato l’obolo, mi accompagnò al bagno, mi dette un telo da bagno ed un set asciugamani da viso e da bidet freschi di bucato, perfettamente piegati. Aprì l’acqua della doccia e mi indicò sapone di Marsiglia e bagno schiuma. Poi mi disse: “Ora per favore spogliati e dammi i tuoi vestiti che li metto di là”.
Ubbidii, mi spogliai togliendo via via pantaloni, pullover, camicia, calzettoni e mutande consegnandoglieli man mano. Quando fui nudo, mi indicò la doccia e subito dopo un perizoma di carta che aveva poggiato sul telo da bagno.
“Quando hai fatto, ti asciughi e ti metti la mutandina di carta, va bene?”
“Ma veramente non è che mi piaccia molto, non se ne potrebbe fare a meno?” le chiesi con la massima gentilezza.
“Non se ne parla proprio.” Si girò ed uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Feci la doccia rapidamente, lavando accuratamente i genitali e la zona lombare con il sapone di Marsiglia.
Mi asciugai quindi per bene ed indossai quel maledetto perizoma che, a mio avviso, era un perizoma da donna o per mini dotati visto che, pur nelle ristrettezze post doccia, lasciava tutto o quasi di fuori. Ed ero certo di averlo messo per bene visto che il dietro era poco più di una strisciolina larga al massimo un paio di dita. In compenso, ed era la prima volta che ne vedevo, aveva i laccetti laterali come un bikini per poterlo regolare al meglio. Secondo me le avevano comunque dato delle taglie sbagliate perché era veramente, veramente microscopico, oltre ad essere decisamente scomodo. Tralascio l’effetto che faceva su di me; mi avessero visto, avrei perso immediatamente lavoro, rispettabilità, moglie, figli ed amici.
Uscii dal bagno dopo aver drappeggiato attorno al corpo il telo da bagno.
Trovai una serie di candele accese tutt’attorno al futon e, in un lato, un fornelletto per l’olio riscaldato da una lampada a spirito. Completava l’apparecchiatura un bruciatore di bacchette di incenso profumato.
Mi fece stendere sul futon ed abbassò ulteriormente le tapparelle, lasciando la stanza illuminata dalla sola luce ballerina e tremolante delle candele.
Mi tolsi quindi il telo e mi adagiai supino mentre accendeva la musica inserendo uno dei due CD che le avevo portato. Aveva messo quello dei chakra, una serie di brani molto toccanti e particolarmente adatti al tipo di massaggio che mi avrebbe fatto, almeno così credevo.
Fu un massaggio molto, molto stimolante, che partiva dai piedi e saliva per le gambe, poi per le cosce, i glutei, la schiena, le spalle e via a scendere nello stesso ordine, effettuato con l’uso sapiente di mani e avambracci. Alessia era molto brava, si capiva che le piaceva massaggiare e che metteva impegno e passione.
Anche quando fu il momento di girarmi, nonostante un evidente stato di semi-erezione non contenuta dal perizoma, si applicò nello stesso modo senza alcun tipo di interazione sessuale. Il massaggio fu nel complesso molto piacevole, e terminò giusto dopo un’oretta. Il CD era appena terminato quando si alzò e mi chiese se ero soddisfatto.
“Beh, è stato un massaggio molto piacevole, si vede che ti piace farlo” le risposi con sincerità, ma senza alcun tipo di trasporto. Diciamo che ero rimasto deluso della carenza della parte sex.
“Se ti stai domandando perché non ci sia stata alcuna forma di sesso, è perché la prima volta per me è così. Ora che ti ho conosciuto, può darsi che la prossima volta le cose vadano in maniera differente. Deciderò a seconda di come mi gira” mi anticipò mentre mi guidava verso il bagno.
Avrei voluto ribattere con una rispostaccia ma mi astenei dal farlo.
Tutto sommato, avevo pagato un po’ di più per un ottimo massaggio e per un servizio complessivamente migliore di quello ricevuto in tanti centri benessere e SPA anche blasonati.
Decisi di ritornare.
Dopo una decina di giorni richiamai.
“Alessia, sono Paolo, ti ricordi di me?” la salutai.
“Ciao Paolo, certo che ti ricordo. Sei quello dei CD di musica tantra, giusto?” mi chiese.
“Stavo giusto aspettando che mi chiamassi per un secondo appuntamento” continuò.
“Quando vuoi venire?” aggiunse.
Aveva fatto tutto da sé.
Traccheggiai un po’ e alla fine le chiesi un appuntamento per la settimana successiva, nel tardo pomeriggio. Questa volta mi disse che per me erano necessarie almeno tre ore e che quindi sarebbe stato opportuno anticipare.
“Tre ore?” le chiesi.
“Almeno, se bastano. Vuoi il massaggio Sea Malay, giusto? E per quello ci vogliono almeno due ore, più la doccia prima e dopo… se non sono tre ore, poco ci manca” spiegò.
“Ma la scorsa volta allora che massaggio mi hai fatto?” le chiesi.
“La scorsa volta abbiamo fatto una parte del massaggio, giusto un assaggio per conoscerci. Se non mi fossi andato a genio, ti avrei mandato via subito. Invece ti sei comportato per bene e so riconoscere una persona a modo, per cui si, ti farò il mio famoso massaggio Sea Malay completo” mi annunciò.
“E scusa, quanto costa?” chiesi.
“Per tre ore fanno cento euro” mi disse
Non era alla fin fine una cifra esagerata, soprattutto se paragonata alle ottanta che avevo pagato la prima volta.
La seconda volta arrivai quasi per tempo. Avevo portato una compilation di brani adatti della durata di circa 150 minuti in formato MP3.
Alessia mi ringraziò e mi disse che avrebbe usato il primo cd, quello con i tamburi. Le risposi che nella pennetta c’era una playlist con tutti i brani del CD più altri analoghi.
Il rituale di inizio fu lo stesso, doccia, perizoma di carta, candele, buio. Alessia indossava questa volta una vestaglia di satin viola, ma sembrava abbastanza evidente che non portava reggiseno. Era altrettanto evidente che le mutandone bianche avevano lasciato spazio ad un perizoma g-string, almeno per quanto si poteva vedere da dietro.
Per inciso, il mio perizoma era invece diventato di un paio di taglie più grande e privo di laccetti , ma decisamente più contenitivo.
Il massaggio iniziò nello stesso modo della sessione precedente, ma dopo un quarto d’ora le sue mani iniziarono a massaggiare con maggior insistenza i glutei. Peraltro, aveva abbassato un po’ il perizoma per meglio massaggiare la parte del sacro, provocandomi un inizio di erezione.
Dopo aver massaggiato la schiena, ritornò verso le cosce e i glutei ed iniziò a stimolare con maggior decisione la zona, con frequenti incursioni al perineo, durante le quali spostava la mutanda e massaggiava con i pollici la parte.
Dopo qualche minuto, prese gli elastici laterali del perizoma e li ruppe. Iniziò quindi a far scorrere le mani, ora prive di ostacoli, su e giù per i fianchi e per i glutei, dopo di che le infilò sotto la pancia a toccare con mano l’erezione.
“Sei pronto, mi pare…” sussurrò in un orecchio e mi sollevò il bacino per sfilarmi da sotto il perizoma ormai rotto.
Mi mise gattoni e mi unse i genitali di olio caldo, massaggiandomi la mazza e le palle con lente, stimolanti carezze.
Si allontanò un attimo da me, sentii dei fruscii e poi ritornò ad accarezzarmi la schiena ed i fianchi bagnandomi con olio caldo.
Poi mi disse “Girati sulla schiena, ora”.
Mi girai. Ero già con una bella erezione quando mi resi conto che si era tolta la vestaglia ed era rimasta coperta solo dal microscopico slip.
Altra colata di olio caldo sul petto, sul pube e sul pisello.
Iniziò quindi a spargerlo per il resto del corpo con le stesse lente, studiate manovre di mani e braccia, a cui poi sostituì il seno e la pancia. Provai ad allungare le mani per toccarle il seno, chiedendo con un fil di voce “Posso?”.
Ricevuto un cenno affermativo di risposta, le iniziai ad accarezzare le tette e a sfiorarle i capezzoli. Si sottrasse però quasi subito “Fai piano per favore, mi fanno male, sono troppo sensibile” disse a bassa voce, con tono calmo e non adirato.
Mi astenni quindi dal proseguire ma fui subito redarguito “Mica ti ho detto di smettere, ho solo chiesto di fare piano. Guarda che non mi hai fatto male! E poi, mi piace” aggiunse.
Ripresi ad accarezzarle il seno. Poi, Alessia iniziò a strusciare il suo sesso sulla mia gamba. Spinto dall’eccitazione, le carezzai il gluteo scendendo verso il solco. Lei fece un verso di piacere e continuò a strusciarsi, spostandosi poi direttamente sul mio cazzo. Le presi entrambe le chiappe mentre lei iniziò a massaggiare l’asta con le sue grandi labbra ed a strusciare il clitoride sulla mia cappella, seppur coperta dal sottilissimo perizoma.
Iniziò ad ansimare.
La musica era diventata un susseguirsi ritmico di tamburi che scandivano i tempi del suo movimento.
Approfittai di un momento di pausa per chiederle se potevo massaggiarla io. Credevo che avrebbe rifiutato, e fui quindi sorpreso quando accettò.
Si mise pertanto a pancia su ed a gambe leggermente aperte.
Presi la boccetta dell’olio e ne versai un po’ sul petto ed un po’ sulle mani.
Iniziai a percorrere il suo torace dedicandomi al seno, evitando il contatto diretto con i capezzoli, che mi sembravano piuttosto reattivi e molto rigidi, per dedicarmi a massaggiarle con movimenti circolari la pancia fino al pube. Ogni giro le dita della mano entravano mezzo centimetro in più sotto la mutandina, fino a quando riuscii ad infilare il mignolo completamente sotto il perizoma e a toccarle il pube.
Anche in questo caso, mi aspettavo che spostasse la mano ed invece rispose aprendo ancor più le gambe.
Feci allora scivolare in su e in giù entrambe le mani sui fianchi, provocando lo spostamento dell’elastico sui fianchi a metà bacino. Mi fermai un istante e dissi “Certo che questa mutanda da’ proprio fastidio, non è vero?”
E lei, di rimando: “E tu toglila,no? Se ti da fastidio, levala”.
Non me lo feci ripetere due volte e delicatamente le sfilai il g-string facendola rimanere totalmente nuda.
Aveva un ciuffetto di peli molto curati proprio all’altezza della sinfisi pubica, mentre il resto era accuratamente depilato e liscio.
Averla lì, di fronte ai miei occhi, così vicina ed invitante era troppo: mi abbassai e le diedi un bacio proprio sul clitoride. Credevo che si sarebbe rifiutata, o che mi avrebbe negato il contatto ed invece sembrò gradire.
Mi dedicai pertanto a deliziarla con lingua e dita cercando di farla godere al meglio. Poi, dopo un poco, Alessia mi prese la testa e la premette con forza sul suo sesso muovendosi ritmicamente e strusciandosi sulla mia bocca, il mio naso, il mio mento in un crescendo esplosivo. Ampi brividi la scossero mentre continuavo a leccarla quando, al termine del suo orgasmo, si staccò e allontanò bocca e mani da sé.
“Aspetta..aspetta” mi disse con un fil di voce.
Continuai ad accarezzarla, senza più toccarle il clitoride o le labbra, giocando con le dita con il suo ciuffetto di peli. Poi risalii, e le presi delicatamente in bocca un capezzolo ma si schernì “No, no… mi da’ fastidio, scusa”.
Ci rimasi male, ma se ne accorse.
“Ora tocca a te, vieni” mi disse; mi fece girare pancia in su e si accoccolò di fianco a me accarezzandomi pube, pene, palle e scroto con le mani unte di olio caldo.
Iniziò a masturbarmi con movimenti lenti e profondi, alternando scorrimenti sull’asta a carezze sul glande e poi sul frenulo, usando la mano, le dita, passando il pollice in alto ed in basso.
Poi, si chinò con la bocca sul mio cazzo ed iniziò a soffiarvi su, continuando quella lenta sega mortifera.
Iniziavo ad essere vicino, e le chiesi di fermarsi un momento.
Si bloccò giusto per pochi secondi, il tempo di mettersi a cavalcioni del mio torace, la bocca sull’asta, la sua fica un’altra volta a portata della mia bocca.
Iniziammo un 69 a metà, lei che mi segava e mi leccava la cappella, io che le dilatavo le grandi labbra e la penetravo con la lingua.
Stavo per venire di nuovo, glielo dissi e per tutta risposta, iniziò a succhiarmi con decisione mentre aumentava il ritmo con la mano.
“Vengo! Vengo! VENGOOO!” non riuscii a trattenermi oltre. All’ultimissimo momento si scansò con il viso e venni abbondantemente sulle sue mani e sul suo seno.
Rimasi per qualche minuto steso, inebetito, svuotato da quella sessione di sesso così intenso e vissuto.
Alessia si alzò, prese della carta e mi pulì con accuratezza e delicatezza. Poi si ricompose infilandosi di nuovo il camice e mi aiutò a rialzarmi.
“Fai piano, sei stato giù a lungo, non vorrei che ti venisse un capogiro” mi disse con sincera preoccupazione. Quindi mi accompagnò in bagno e mi aiutò nella doccia.
Solo al termine mi accorsi che erano passate quasi tre ore da quando ero entrato.
Ci furono molte altre sedute successive, tutte in un crescendo di intimità e di sensualità, ogni volta un po’ di più, ma non arrivammo mai al rapporto completo, al massimo qualche sfioramento ed inserzione per uno o due centimetri, sia davanti che dietro.
Poi, come succede spesso, ci perdemmo di vista, ma non nascondo di avere ancora un brivido di eccitazione e di piacere al ricordo di quei sontuosi massaggi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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