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Scambio di Coppia

Quell'estate in Grecia (8) - Serata in terrazza - P.1


di PaoloSC
09.05.2023    |    3.274    |    1 9.7
"[Per inciso, avrei dovuto far mente locale alla cosa – il criptolesbismo della mia futura moglie - già in Grecia, prima di sposarmi..."
Serata in terrazza – Parte 1

Avevamo deciso di ricambiare l’invito a cena in barca ricevuto da Caitlin, Sean, Rebecca e John organizzando una cena in terrazza da noi.
Avere quel grande terrazzo ci permetteva di stare fuori, di organizzare il tavolo da ping pong come tavola da pranzo e di cuocere qualcosa sul barbecue.
Inoltre, essendo un po’ all’interno ed in alto, il terrazzo era abbastanza fresco la sera.
Tranne quella sera.
L’alta pressione si era spostata sull’Egeo medio centrale provocando campi livellati.
A' Paolo, parla come magni!
Ecco, il tempo era bellissimo ma non si muoveva una foglia. Bonaccia piatta.
E faceva un caldo pazzesco.
Il nostro terrazzo era ancora infuocato, tant’è che avevamo deciso di rinfrescarlo bagnandolo con l’acqua, ma dopo qualche minuto l’effetto dell’evaporazione finiva e si creava invece una spiacevole cappa di aria calda e umida a peggiorare la situazione.
Speravamo però che la sera avrebbe rinfrescato un po’.
Comunque, decidemmo di preparare gli spaghetti alla carbonara e di cuocere alla brace una spigola di un paio di chili che Sean e John avevano comprato direttamente dai pescatori al porto.
Le ragazze avevano inoltre deciso di cucinare delle patate al forno. Nonostante il caldo, Patrizia e Federica si sacrificarono e si misero in cucina a rosolare le patate in tegame prima di metterle in forno.
Non le invidiavo: in cucina faceva un caldo incredibile con il forno acceso, tant’è che cuocere la pasta sarebbe stato problematico.
Per fortuna, le ragazze avevano deciso di rientrare un po’ prima dal mare per preparare per tempo il tutto.
Nel tardo pomeriggio Sean aveva portato da noi il pesce, già pulito in modo da poterlo cuocere senza problemi.
Filippo, campione mondiale di accensione di barbecue con un solo cerino, era già quasi un’ora che soffiava, sventolava, spruzzava alcol su quelle palle di polvere di carbone pressata che qui spacciavano per carbonella. Per fortuna, dietro casa c’era una pinetina da cui fu facile ricavare un buon numero di pignette, più piccole di quelle dei pini nostrani, ma molto resinose e facilmente accendibili, che aiutarono a raggiungere la temperatura giusta di accensione di quei blocchi altrimenti inaccendibili.
Lo aiutavano a turno Andrea e Adriano, ma alla fine rimase da solo.
Io nel frattempo mi ero messo a pulire le sedie e a lavare un po’ il terrazzo che dall’incontro di due notti prima non era stato mai risistemato: per terra c’erano ancora le macchie delle deiezioni di Francesca da un lato e di quelle di Dede dall’altro. Rimediai rovesciando una bottiglia di candeggina e un secchio d’acqua, pulendo poi il tutto con lo straccio.
Sentii parlottare e singhiozzare dalla finestra della cucina che era proprio dietro l’angolo del terrazzo dove stavo lavando per terra.
Mi fermai ad ascoltare: era Federica che piangeva e singhiozzava mentre Dede e Francesca la stavano consolando.
“Ma non capite? Da quando siamo qui non mi ha mai toccato o quasi. Io avevo voglia, ma lui «No, non mi va. Tu pensi solo a quello!». Giuro, mi sembrava di sentir parlare la mia fidanzata quando, prima di queste vacanze, mi rispondeva così.
“Ma tu prendi l’iniziativa!” le disse Francesca
“E cosa pensi che abbia fatto? L’altra notte ero tornata a casa ubriaca, ok, ma dopo che vi abbiamo tanato, ero del tutto sobria. Volevo fare l’amore, lo avevo iniziato a carezzare, era bello gonfio e duro e, quando gli ho chiesto di scoparmi mi ha risposto che aveva lui mal di testa!”
“Eppure mi hai detto che è da tanto che state insieme e che convivete da due anni, non dovrebbe essere un problema!” spiegò Dede che conosceva Federica da molto più tempo di noi.
“Si, dovrebbe essere così, infatti” rispose la poveretta.
“Ad Atene mi sono chinata a fargli un pompino, pensavo che avrebbe ricambiato il favore, mi ero messa su di lui e stavo per mettermelo dentro quando lui si è sfilato ed è andato in bagno!” e riprese a singhiozzare.
“Stasera lo facciamo morire. Lo facciamo ingelosire. Anzi, stasera lo facciamo impazzire. D’accordo Francesca?” disse Dede.
“In che senso, Dede, scusa?” chiese Francesca.
“Allora. L’idea è questa, ma dobbiamo parlarne con Patrizia prima e poi con gli altri.”
“Stasera ci vestiamo seminude, o meglio, ci copriamo alla meno peggio, in modo che lui sia sempre distratto da noi. Dobbiamo farlo eccitare. Ogni occasione deve essere quella buona per mostrargli le tette, il culo, la patatina. Mi raccomando, tutte senza mutande. Anzi, io stasera mi depilo pure così l’attizzo di più” disse Dede. “E dovreste farlo pure voi. Soprattutto tu, Fede” continuò.
“Vabbè, a questo poi ci pensiamo” disse Francesca con un tono non troppo conciliante.
“Tu Fede devi essere da infarto. Hai qualcosa di trasparente come quella veste di Francesca dell’altra sera?”
“Avrei un caftano nero leggerissimo, ma è talmente trasparente che è come se non portassi nulla” disse Federica con tono perplesso.
“Va benissimo. Ricordati che è sera e che possiamo spegnere qualche luce, in ogni caso”
“Noi faremo eccitare Filippo in tutti i modi, e so come fare. Franci, te ed io siamo le più grandi e dobbiamo aiutare questa povera ragazza. Anche se non ti piace, stasera ad un certo momento ci baceremo e ci toccheremo il seno reciprocamente. Ovviamente è per finta!” proseguì.
Ora ero io ad essere perplesso. Avevo parlato una volta di omosessualità femminile e Francesca mi aveva confessato di averci provato una volta a Cambridge ove era stata a studiare per più di un anno assieme alla figlia della sua landlady che le aveva fatto la corte per più di sei mesi. Una sera si era intrufolata in camera sua dopo essere rientrate assieme dal pub praticamente ubriache, dopodiché iniziarono a baciarsi ed a toccarsi ma poi, quando fu il suo turno di leccare, non ce la fece e finì tutto lì. Ma mi aveva confessato che la cosa l’aveva turbata. [Per inciso, avrei dovuto far mente locale alla cosa – il criptolesbismo della mia futura moglie - già in Grecia, prima di sposarmi.]
“Uhm” sentii la voce non del tutto convinta di Francesca.
“Se no lo diciamo a Patrizia, anche se già so che lei preferirebbe farsi scopare da due uomini contemporaneamente piuttosto che dover baciare una donna e, detto fra noi, piacerebbe anche a me” disse, praticamente pensando ad alta voce.
“E i ragazzi che c’entrano?” chiese Francesca. “Vuoi forse che facciano ingelosire Filippo provandoci con Federica?”
“Questo è più complicato. Non accetterebbero mai, poi loro si conoscono tutti benissimo tranne Paolo tuo che è meno intimo” obiettò Dede mentre Federica annuiva.
“E allora dovrai essere tu a darti da fare. Diciamo che ti aiuteremo con il gioco della bottiglia. Ti faremo bere per finta – tranquilla, so cosa fare – e ti faremo fare delle punizioni con tutti i ragazzi, pure con Sean e John!” disse Dede.
“Con John meglio, avete visto che proboscide che ha? Secondo me ce l’ha di almeno 20 centimetri. La scorsa sera, quando sono tornati lui e Caitlin da sotto coperta, lei camminava a gambe larghe…E poi l’ho visto pure in costume!” disse Federica un po’ eccitata.
“Ma non dovevamo farti fare del sesso con Filippo?” chiese sorniona Francesca.
“E poi, non mi pare tanto piccolino. Non mi sembra superdotato, ma ragazze, il suo coso è assolutamente apprezzabile!” spiegò poi con molta diplomazia.
“No no, non mi lamento. Poi, io sono un po’ piccolina e stretta lì sotto. Mi bagno poco e dopo un po’ mi fa male. Per cui, se è troppo grosso avrei problemi. Il mio primo ragazzo era molto grosso, corto ma molto largo, e mi faceva molto male. Un giorno urlai dal dolore quando tentò di entrare a freddo senza bagnarmi. Poi ci lasciammo, e mi misi con uno che ce l’aveva piccolo, lungo e sottile. Troppo. Non sentivo piacere, solo dolore quando andava giù.”
“Non lungo che tocchi, non grosso che tappi, ma duro che duri!” recitò a memoria Francesca, sorridendo e generando una risata generale.
“E’ vero! Troppo lungo ti fa male al collo dell’utero. Lo sentivo fino in pancia anch’io quando usavo l’uomo nero! E mi faceva male!” disse Dede.
“COSA!? UN NEGRO???” dissero Francesca e Federica ad alta voce.
“Ma cosa avete capito? Il dildo! Mi regalarono un dildo nero, una replica di Mandingo, lungo lungo e non troppo grosso. Una volta me lo infilai tutto dentro per capire cosa si provava con un cazzo lunghissimo, e sentii dolore. Ed era solo 22 centimetri!”
“Solo???” altro urletto in contemporanea da parte delle due.
“Beh, quando sono stata ad Amsterdam con Adriano siamo capitati in un locale hard dove facevano lo spettacolo dal vivo, e sul palco c’era una coppia con lui negro e lei bianca quasi microscopica. Beh, lui aveva una mazza da 28 centimetri, così diceva la pubblicità, ed era vero. Impressionante! E pensare che la ragazza lo prese tutto dentro, ma tutto tutto!” raccontò Dede.
“Vabbè. Torniamo a noi. Allora facciamo così, siete d’accordo?” ricapitolò.
“D’accordo per cosa?” chiese Patrizia entrando in cucina. “Ciao ragazze, scusate il ritardo, ma sono riuscita ad andare dall’estetista: è stata un’impresa spiegarmi, ma ho capito che non hanno capito. MI HANNO TOLTO TUTTO!!! Sembro una bambina! Guardate!” disse.
“Ma è esattamente quel che dobbiamo fare anche noi stasera. Solo che io lo faccio con il rasoio!” disse Federica.
“Beh, io pure” disse Francesca.
“Io avrei le strisce depilatorie se vuoi, Franci” disse Dede. “Te la faccio io, sono molto brava. E casomai, poi dai una mano a me dove non arrivo da sola, ti va?”
“Perché no? Con il rasoio mi crescono sempre sottopelle, ma con le strisce non ho mai provato. Proviamo, così stasera facciamo una sorpresa a Paolo!” aggiunse.
“Vabbè, ma di cosa stavate parlando quando non c’ero, ragazze?” chiese Patrizia.
“Federica ci stava raccontando che Filippo da quando stiamo qui non l’ha mai cercata. Non hanno mai fatto sesso!” raccontò in breve Dede.
“Ma hai le tue cose?” chiese Patrizia con candore.
“Noo, che dici? Tutto a posto, prendo la pillola e sono a circa metà ciclo” rispose Federica.
“E’ che proprio … non gli va” concluse con un sospiro di tristezza.
“In che senso non gli va?” ribattè Patrizia.
“A’ Patrì: ha detto che nun je va. Nun je s’arza co’ llei” spiegò con forte accento romano Dede.
“Ah… capito” disse. “E cosa pensate di fare. Cioè, cosa pensate che faremo?”
“Lo facciamo morire. Stasera hai anche tu un qualcosa di molto trasparente? O un qualcosa di molto, molto scollato e molto, molto corto? Devi stare senza intimo e ogni volta che si avvicina, devi fargli vedere una tetta, il culetto, la patatina, accarezzarlo per sbaglio, insomma, devi troieggiare con lui. Noi faremo lo stesso, e nel frattempo i ragazzi lo faranno ingelosire” spiegò di nuovo.
“Ah, ragazze, è ovvio che se capita qualcosa a noi con la bottiglia, dobbiamo starci. Non possiamo fare le zoccole a metà. Però avvisiamo i nostri ragazzi, eh?” concluse.
“Dede, non so se l’hai capito, io e Paolo ci sposiamo a febbraio, chiaro? E non ho intenzione di mandare all’aria tutto!” disse Francesca.
“Ma che dici? Ma stai tranquilla. Al massimo faremo in modo che se ci capita qualcosa, lo facciamo davanti a tutti e se è con il nostro… ESAGERIAMO!” scandì bene.
“Stasera voglio essere ricordata come un puttanone e voglio che Adriano mi scopi come non fa da una vita!” proruppe.
“Beh, quello lo voglio anch’io!” disse Patrizia.
“Adriano non te lo mollo, al massimo ti fai trombare da Paolo!” rispose ghignando Dede.
“Comunque, io a Paolo glielo spiego. Voglio il suo aiuto” disse Francesca.

“AHEM!” mi schiarii la gola facendo finta di arrivare in quel momento.
“Franci, il balcone è lavato. Se ti va andiamo a fare la doccia assieme così occupiamo di meno il bagno, eh amore?” dissi con voce melliflua mentre mi affacciavo alla finestra della cucina.
“Ciao amore mio!” disse Francesca venendomi incontro per baciarmi sulle labbra.
“Ciao amore mio!” le rifece il verso Federica “Ecco, lui c’è sempre! Lo vedete?” disse piagnucolosa.
“Dacci un taglio, Fede, e pensa a quel che abbiamo detto” dissero Dede e Francesca.
“Detto cosa?” chiesi.
“Nulla, te lo spiego dopo” tagliò corto Francesca.
Feci finta di disinteressarmi della cosa.
“Però no amore, vai tu a farti la doccia. Io devo fare una cosa con Dede in camera sua. Tu aspettami in camera che poi ti raggiungo” mi disse.
“Cosa devi fare?” chiesi.
“Roba da donne” rispose Dede prendendo sotto braccio Francesca mentre usciva dalla cucina.
“Aspettate, vengo anch’io!” disse Federica seguendole a ruota. “Posso provare anch’io le strisce?” chiese.
“Dipende da quanti peli hai. Se ne hai troppi, meglio che li tagli con le forbici corti corti e poi li togliamo con le strisce. Ma se li fai troppo corti, le strisce non li acchiappano” disse Dede.
“Posso farteli vedere?” chiese Federica abbassandosi lo slip davanti a tutti.
“Vediamo!” disse Dede inginocchiandosi per vedere meglio.
“Secondo me, non ce la faremo mai con le strisce, troppo duri. Serve la cera. Meglio se la fai con il rasoio!” dichiarò.
“Ma ho paura di farmi male, non l’ho mai fatto lì!” disse.
“E si vede!” fece Dede ridacchiando.
“In che senso, scusa?”
“Nel senso che ne hai molti, duri ed ispidi. Immagino che non ti sia mai depilata lì e le poche volte che l’estetista ti ha fatto la ceretta attorno all’inguine, tu ti sei limitata alla zona bikini togliendo il resto con il rasoio, giusto?”
“In effetti è così!” confermò Federica.
“Va bene, dai, ti daremo una mano. Magari Patrizia può aiutarti, eh Patty, che ne pensi?” chiese Dede a Patrizia.
“Si, va bene. Ti do una mano anch’io” disse Patrizia.
Mi spostai in camera con Francesca mentre si metteva comoda sfilandosi i pantaloncini ed il costume ed infilandosi una gonnellina corta senza mutande.
“Mmm” mugulai mentre le toccavo la fica.
“Stai buono e non toccare. Adesso non è il momento!” e mi scansò la mano.
“Ecco, guarda che hai fatto!” le dissi mostrandole la mia erezione totale. “E ora come faccio?” chiesi implorante.
“Fatti aiutare da Ludovica!”
“Ludovica chi?”
“La mano amica!”
“Fanculo!”.
Erano quasi le sette, e serviva muoversi. Andai a farmi la doccia.
Assalito dalla libidine e dall’idea di una serata pazza, decisi di fare anch’io qualcosa di strano. Stando sotto la doccia decisi di radermi inguine, pube, palle e pisello. Insomma, tutta la zona genitale, culo compreso.
Mi insaponai per bene (sapevo che la schiuma da barba era tabù su quelle parti) e iniziai a radermi. Non sono mai stato irsuto, ma di certo i peli erano troppo lunghi per il rasoio bic bilama. Presi allora dalla trousse da bagno le forbicine ed iniziai con molta attenzione a tagliare a ciuffi i peli sul pube, sulle palle, sullo scroto, attorno al buco del culo. Dopo aver letteralmente riempito il bidet di peli tagliati, pulii il tutto, insaponai di nuovo le parti e ricominciai a tagliare. Ora si che funzionava.
Con grande delicatezza passai a radere le zone delicate. Riuscii a farmi solo un paio di taglietti attorno al culo ed altrettanti sulle palle, ma il risultato era entusiasmante. A parte la sericità della pelle a cui non ero abituato, anche la visione era notevole: sembrava avessi il pisello più lungo e più grosso. E fu tanta l’eccitazione che mi venne una furiosa erezione che sedai con una gustosissima sega sotto la doccia. Era tempo che non incontravo Ludovica, ma devo dire che mi riempì di soddisfazione. Terminata doccia e sega, presi la nivea e la spalmai abbondantemente sulla parte, provocando un’ulteriore erezione, ma questa volta evitai di segarmi.
Uscii dal bagno con il telo gettato negligentemente sulla spalla, il culo completamente scoperto, ed andai dritto in camera aprendo la porta senza bussare.
“MA CHI È? CHE FAI? CHE VUOI? ESCI!!!” urlarono contemporaneamente Francesca, Dede e Federica.
Federica era nuda sul letto, sdraiata a gambe aperte e tirate su mentre Dede le strappava i peli dall’inguine con le strisce e Francesca aiutava a tenere la pelle tesa. Anche Francesca era praticamente nuda: difatti, indossava il suo magliettone con il giromanica che arrivava al fianco ma completamente tirata su alla vita per stare comoda. E non indossava nulla sotto.
Non capivo perché anche Dede fosse nuda, ma evitai di approfondire.
Fu comunque tanta la sorpresa che non mi accorsi che il telo non copriva nulla e che ero completamente esposto. Ad ogni modo, decisi che me dovevo fregare ed rimasi ugualmente in stanza.
“Devo prendere qualcosa da mettermi addosso” dissi
“Non puoi metterti quello che avevi prima?” domandò Francesca mentre Federica si copriva alla bell’e meglio.
“Ho lavato tutto sotto la doccia” risposi.
“Beh allora sbrigati che qui abbiamo da fare e Federica non vuole che tu stia qui” mi disse.
“Ok ok” risposi con voce conciliante. Andai all’armadio e recuperai un caftano egiziano, di tessuto di cotone bianco a larghe strisce azzurre, che mi infilai senza coprirmi ma voltato di spalle. Volevo che nessuno si accorgesse della mia novità.
“Ecco, ora vattene” mi disse Federica con un po’ di acrimonia.
“Siamo sull’incazzatuccio, vedo” la sfottei.
“NON SONO INCAZZATA! ESCI!!!” mi urlò.
Avrei voluto risponderle che era la mia stanza, ma evitai. Avevo sentito tutto dalla finestra e sapevo cosa stavano organizzando le pazze. Uscii pertanto dalla stanza lasciando apposta la porta aperta.
“CHIUDI QUELLA CAZZO DI PORTA!” gridarono tutte e tre all’unisono.
Mi girai e chiusi la porta non prima di aver fatto una smorfia di scherno alla mia fidanzata, la quale mi rispose con un “vaffanculo” sillabato labialmente.
Però non demorsi. Volevo capire come si sarebbero evoluti i piani per cui passai fuori in balcone e raggiunsi la finestra della mia camera da letto. Mi chinai a terra per evitare di farmi vedere e mi avvicinai allo stipite. Sentivo chiaramente gli strappi delle strisce e gli strilletti di dolore di Federica.
“Dai, girati e allarga le chiappe” disse ad un certo punto Dede. “Francesca, aiutala. Tienile divaricate per bene, ecco, così” aggiunse.
Altri rumori di strappo, altri urletti di dolore.
“Ecco, fatto. Metti un po’ d’olio, anche quello d’oliva va bene, anzi, fa molto bene alla pelle. Mi raccomando, parecchio olio” disse.
Sentii la porta della camera che si apriva e passi in uscita, dopodichè la porta fu richiusa all’interno.
“Dai Francesca, tocca a te. Mettiti giù” le disse Dede.
“Ma sei sicura?”
“Ma si, dai. Mica ti faccio male. Hai visto con Fede. Però prima fatti tagliare un po’ di peli con le forbici, sono troppo lunghi”. Era vero, Francesca aveva l’inguine molto curato, il triangolo era ben definito ma sotto i peli erano decisamente lunghi e sovente uscivano dal costume. La brasiliana non era ancora molto diffusa tra le ragazze, a quei tempi.
“Non mi tagliare, eh!” le disse.
“Ma ti pare?” rispose.
Per qualche tempo non udii nessuna parola. Poi, Dede disse: “Ok, fatto. Già così è molto, molto meglio. Ti ho tagliato tutti i peli corti corti, ma non ti davano fastidio, scusa?”
“Si, da morire. Ma ho sempre avuto paura a toglierli, anche perché ho la pelle molto sensibile lì” rispose Francesca.
“Beh, come tutte. Comunque dai, passiamo le strisce. Non ne ho molte, per cui dobbiamo lavorare al meglio. Prima di tutto puliamo per bene dai peli tagliati e mettiamo un po’ lozione.”
“Lozione?”
“Si, una lozione preparatoria che ho preso in Brasile lo scorso anno. È lì che ho imparato a fare la ceretta. Solo che qui non ho portato altro che le strisce, che comunque si trovano da per tutto, e questa lozione. Ora te la passo, così”.
Immagino la scena: Dede si bagna la mano di lozione e la passa sull’inguine e sulle grandi labbra di Francesca. Francesca che trasalisce ma si morde le labbra pur di non parlare. Peccato non poter guardare.
“Strap: ahi!”
“Strap: ahi!”
“Strap: ahi!”
È una sequenza di rumori e di piccoli strilli, ripetuta più volte.
“Dai, manca solo qui dietro al culo. Ti faccio anche le natiche, non solo il solco. Le gambe come stanno?” chiese Dede a Francesca.
“Le gambe stanno bene. Le ho fatte prima di partire dall’estetista” rispose.
“E perché non hai approfittato pure per l’inguine?”
“Ma perché…non ci ho proprio pensato!”
“Ok.”
Strap!
“Ahi! Piano lì. Sono un po’ infiammata!”, Probabilmente si riferiva al fatto che due giorni prima aveva subito una serie di affondi e di sollecitazioni in quel buchetto e nella zona circostante.
“E ti credo! Guarda che ti ho sentita mentre chiedevi a Paolo di incularti! E ho visto che hai pure goduto. Beata te! Paolo deve essere molto bravo con quel bel cazzo che si ritrova!” disse Dede.
“Adriano si da’ da fare ma non è dotato come lui!” aggiunse.
“Alcune amiche di Paolo, o meglio, le ragazze di alcuni amici di Paolo dicono sempre: «Non è importante quanto è grosso, ma come lo si usa!»”.
“Ed hanno ragione. Ti racconto una cosa che nemmeno Adriano sa” disse abbassando il tono.
“Aspetta che prendo la lozione dopocera e te la passo” aggiunse.
“Allora, devi sapere che lo scorso anno sono stata quasi tre mesi per uno stage in Brasile, a San Paolo. Siamo andati giù assieme Adriano ed io, ma lui è tornato a Roma dopo dieci giorni. Io vivevo in una sorta di pensionato per ragazze, per lo più brasiliane, ma c’erano anche portoghesi, francesi, tedesche ed io, l’unica italiana. Io dividevo la stanza con una francese un po’ stronza con una portoghese simpaticissima che mi ha aiutato un sacco con la lingua.
Tecnicamente era proibito l’ingresso agli uomini nel pensionato, figuriamoci nelle stanze!
Però era normale che le ragazze ricevessero i loro fidanzati e amici in camera. L’importante era che non rimanessero dopo mezzanotte perché chiudevano le porte e non si poteva più uscire dall’edificio.
Sta di fatto che le mie compagne di stanza si portano una sera entrambe un amico in stanza. Io stavo studiando e mi chiesero di uscire e di lasciare la stanza, il che mi sembrava naturale.
Però alle undici e mezza tornai verso la camera e li trovai che stavano ancora scopando, anzi, si era aggiunto un terzo ragazzo che stava scopandosi la francese assieme all’altro. Erano entrambi mulatti con un bel pisello grosso e lungo, più grosso di quello di Paolo, per capirci. Non enorme, ma veramente notevole. La portoghese invece stava con il suo ragazzo, una cosa normale.
Chantal, si chiamava così, mi disse se volevo favorire ed io, in maniera assolutamente naturale, risposi «Si, certo!».
Al che, mi sono spogliata, mi sono avvicinata a loro, ho scelto quello che mi sembrava il più dotato e gli ho fatto un pompino, per quel che riuscii. Poi mi misi a pecorina e mi feci scopare.
Mi credi? Fu la scopata peggiore della mia vita. Quel ragazzo aveva un attrezzo bellissimo, grosso e lungo, ma non sapeva usarlo. Non era sesso, era ginnastica. Ed io la ginnastica la faccio in palestra. Oppure la faccio da sola, COSÌ!”.
Probabilmente infilò un dito da qualche parte in Francesca perché la sentii trasalire, ma poi ci fu il silenzio, interrotto solo da sciacquettii e da qualche “muggito”.
Stavo per alzarmi e intervenire quando bussarono alla porta.
“Francesca, Dede, posso?”. Era Federica.
Immagino che si ricomposero in un certo senso, perché Federica aprì la porta e non disse nulla se non “Ho fatto come mi hai detto tu, Dede. In effetti con l’olio d’oliva non fa più male!”.
Tornai rapidamente verso la porta finestra del salone per rientrare in casa, ma mi accorsi che Patrizia si stava vestendo.
Era completamente nuda e si vedeva chiaramente che si era depilata il pube, perché non aveva un pelo.
Attesi un po’ ed assistetti alla vestizione. Come d’accordo con le altre, si infilò un camicione lungo abbottonato davanti e molto trasparente, senza nulla sotto. Poi, si chinò e si infilò un paio di sandali con tacco non troppo alto, ma sufficiente da slanciare la gamba che compariva dall’allacciatura del vestito lasciata aperta fino ad oltre metà coscia. Era decisamente un bellissimo spettacolo.
Quando ebbe terminato, feci un rumore per farmi notare.
“E tu dove stavi, scusa?” mi chiese.
“Ero qui, sdraiato, non mi hai visto?” risposi
“No, non ti ho visto per niente. Non è che mi hai guardato mentre mi vestivo?” chiese con aria inquisitoria.
“Anche fosse? Mi pare che oramai conosco quasi tutto di te!” le risposi.
“Come io di te, in effetti!” ribattè ridendo.
“Magari stasera ti sorprendo” le dissi, ma poi mi resi conto che io non dovevo sapere nulla di quel che si erano dette le ragazze, per cui intervenni per correggere il tiro.
“Ti svelerò alcuni aspetti di me che non conosci e che non immagini” affermai. “Posso passare? Vorrei andare in camera un momento” conclusi.
“Certo. Passa pure. Ma non ti vesti?” mi chiese.
“Sono vestito. Non ti piace?” risposi.
Mi guardò in tralice storcendo la bocca. “Veramente non troppo, ma contento tu…”.
Entrai dalla finestra ed uscii dalla porta. Dovevo parlare con Andrea.
Bussai alla porta della camera di Dede e mi aprì Andrea, ancora in mutande.
“Andrea, ascolta. Ti devo parlare e non abbiamo tempo. Stasera le ragazze si sono messe in testa che devono far scopare Filippo e Federica perché lei si è lamentata che da quando sono qui non hanno fatto nulla ed è disperata” raccontai sintetizzando.
“Ma…” mi interruppe.
“Lasciami finire. Il problema è che si sono messe in testa, soprattutto Dede, che devono far ingrifare Filippo puttaneggiando tutta la sera e ci chiederanno di fare cose con Federica al gioco della bottiglia per far ingelosire Filippo. Poi ho capito che vogliono spingerli a far sesso davanti a tutti o quasi” spiegai.
“Quindi, evitiamo di fare i cazzoni e stiamo al gioco, ma assolutamente non tocchiamo Federica altrimenti Filippo si incazza e la nostra vacanza finisce qui” conclusi aprendo le braccia.
In quel momento sentimmo chiamare da sotto “Paul! Adrian! Andrew! Come out! I must tell you a thing now! It’s important!”. Era John che ci stava chiamando. Ci affacciamo al balconcino della stanza di Andrea e risposi “Wait a minute! We are coming down. Wait!” e scesi giù accompagnato da Andrea.
“Ciao John! Che succede? Vuoi salire?” gli chiesi.
“No, no, ho fretta. Per stasera non se ne fa nulla. Abbiamo un grosso problema. Ti avevo detto che si è rotta la pompa di sentina? Bene, si è rotta anche una valvola per cui stiamo imbarcando acqua. Abbiamo chiamato un meccanico navale che è arrivato e sta lavorando per chiudere la falla e riparare la pompa al volo. Per ora hanno messo una pompa elettrica esterna che sta funzionando bene, ma la situazione è complicata. Mi spiace per stasera, ci faceva piacere ma non è il caso di allontanarci. Abbiamo detto alle ragazze di venire almeno loro, ma hanno deciso di rimanere con noi. Speriamo che riescano a riparare tutto. Passate domani prima di andare via, ok?” spiegò.
Mi offrii di aiutarli : “John, se vuoi vengo a darvi una mano!”
“No Paul, no, non serve. Però se magari avessimo bisogno di un letto per stanotte, possiamo disturbarvi?” mi chiese ripensandoci.
“Ma stai scherzando? Certamente! Non fatevi problemi. Se non vi dovessimo sentire, bussate forte!” risposi.
Ci salutammo e noi tornammo su ad avvisare gli altri.
“Ok gente” dissi ad alta voce.
“Fra, Fede, Dede, Patty!!” chiamai ad alta voce.
“Filippo, Adriano!” aggiunsi alla lista.
Uno ad uno uscirono chi dalle stanze, chi dal bagno.
Andammo in terrazzo.
“Allora, è appena venuto John che ci ha avvisato che a causa di un guasto grave alla barca stasera non possono venire a cena. Poiché la barca sta mezzo affondando, potrebbe essere che stasera debbano lasciarla e hanno chiesto se possono eventualmente venire qui” spiegai.
“Io ho ovviamente detto loro di si!” aggiunsi.
“Ma se vengono, dove si mettono a dormire?” chiese Federica
“Boh, faremo in qualche modo. Qui in terrazzo ci sono quattro sdraio e due lettini, se vogliono due persone possono dormire in terrazzo oppure portiamo dentro i lettini e li mettiamo in salone.”
“Poi possiamo organizzarci in tre per letto sui letti più grandi”.
“Oh, e poi vediamo come fare. Mica è detto che succeda, e comunque, vedremo” dissi.
“Giusto, non fa una piega” mi appoggiò Adriano.
“Io posso dormire in terrazzo sulla sdraio. Il mio posto lo cedo ad una ragazza che può dormire con Federica” disse Filippo.
“Ah Fili’: abbiamo appena detto che al momento non serve e se servisse, vedremo. Stai tranquillo e rilassati. Vatti a cambiare che la festa la facciamo lo stesso!” gli risposi.
Federica mi guardò, mi sorrise e mi fece il gesto dell’OK.
Alle nove circa ci mettemmo a tavola, non prima di aver sgranato un po’ tutti gli occhi alla vista delle ragazze che si erano chiuse in camera mia a vestirsi.
Personalmente sapevo che cosa si erano dette, ma non mi sarei mai aspettato che si sarebbero prese in parola.
Le luci erano fioche ma erano sufficienti ad illuminare ed a mostrare in un intrigante gioco di vedo e non vedo le nudità delle ragazze. Devo dire che il mio caftano, pur essendo molto ampio, in quel momento si appoggiava un po’ sul mio cazzo che si stava svegliando. Ed anche gli altri apparivano barzotti.
Filippo ed io scolammo la pasta e la condimmo. Filippo mi chiese: “Ma le ragazze si sono impazzite? Non che mi faccia schifo ma..”
“Ma? Non ti piace? Hai visto Fede come è carina?” gli dissi.
“Si, è molto carina. Anche se è un po’ troppo … osè” rispose.
“Dai, è da quando siamo arrivati che giochiamo con questa storia della nudità!” sbottai.
“In spiaggia stiamo nudi e loro sono praticamente sempre nude o quasi. Qui in casa, con la scusa del bagno singolo, ci siamo visti nudi tutti. Ieri abbiamo fatto sesso in spiaggia davanti agli altri – beh, voi no, ma è uguale – insomma, mi pare che sia un po’ tardi per fare il perbenista.”
“Ma che ti dà fastidio, forse? Ti vergogni?” gli chiesi.
“Vergognarmi io? Figurati! No, nessun fastidio. È che…boh!” rispose senza dire alcunché riguardo ai motivi della sua ostilità alla questione.
Portammo la pasta a tavola ed iniziammo a mangiare ed a bere.
Per essere stata fatta da me, era venuta molto bene, più che dignitosa.
Avevo per fortuna limitato la quantità di pasta che avevo messo per cui non ne avanzò che un paio di forchettate che nessuno ebbe il coraggio di finire.
Passammo al pesce. Patrizia si fece aiutare da Federica per porzionarlo e spinarlo. Man mano passavamo loro i piatti che venivano riempiti di tranci di pesce e di patate al forno.
Era venuto molto bene, ma le patate erano un po’ poco cotte e di sapore non molto gradevole. Probabilmente erano patate vecchie.
Comunque, terminammo relativamente presto di cenare e avendo mangiato con piatti e posate di plastica, sparecchiare e riordinare fu questione di poco.

[Paolo Sforza Cesarani, 2022/23]
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