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Prime Esperienze

Ritorno al Borgo


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
01.03.2022    |    17.989    |    16 9.7
"Naturalmente la sera, nel mio lettino, rivissi mentalmente la scena, e cercai ancora il mio piacere solitario, sporcando notevolmente le lenzuola, che..."
Ho fermato la mia storia “Al tempo della vendemmia era ancora vergine” all’arrivo del WuatsApp di Eleonora, che chiedeva “come stavo e se avessi mantenuto la promessa che le ho fatto”.
Risposi con un veritiero: “Sì, sto mantenendo la mia promessa”.

In effetti, da quando Eleonora mi sorprese a essere inculato da Aldo non mi sono fatto “fare” più da nessuno.
Prima di proseguire la mia storia è opportuno che sommariamente vi racconti che mi è successo in quell’Autunno.

A fina Settembre rientrammo in città. E mia madre mi coinvolse nella sua passione per palestra e piscina. Adducendo motivazioni che spaziavano dall’eliminare la mia pancia, al modellare il mio corpo per piacere alle mie coetanee. Pur svogliatamente mi ritrovai inscritto a un corso di nuoto e uno di fitness.
Le prime volte di frequentazione al centro sportivo furono durissime e noiosissime. Volevo mollare tutto, ma mia madre insisteva e continuai la frequentazione ai corsi, che m’impegnavano quattro pomeriggi la settimana.
Le settimane scorrevano veloci, tra scuola, centro sportivo, studio non avevo un minuto libero.

Per fortuna la sera, nella mia cameretta ero libero di far svolazzare la fantasia erotica, fantasticando sia su mie coetanee, sia su qualche mamma, frequentatrice del centro. Spesso mi ricordavo del segreto ciuffo di peli neri che Eleonora (L’intrusa) mi fece velocemente accarezzare la notte della “Festa di fine Vendemmia”.
Con questo ricordo maltrattavo volentieri il mio pisello, anche se in cuor mio temevo che quelle veloci carezze non si ripetessero più.
D’altronde Lei è una donna grande, e anche madre, ed io un pivello ingenuo e infoiato.
Dopo un mese dii esercizi e nuoto riscontrai dei miglioramenti sul mio corpo, e mi convinsi definitivamente, diventando un contento frequentatore del centro sportivo. Con piena soddisfazione di mia madre.

Comunque le zone del centro che preferivo frequentare erano lo spogliatoio e la zona docce. Dove era possibile sbirciare i corpi nudi dei miei coetanei, e le poche mamme che accudivano ai più piccoli.

A volte, camminando lungo il corridoio delle docce, che erano suddivise da pannelli laterali e aperte frontalmente, sbirciando nei box vedendo bei corpi maschili e dovevo nascondere la mia erezione sotto l’accappatoio ammucchiato lì.
In quel periodo intravidi e conobbi ragazzotti già disinvolti che offrivano “servizi erotici”, o volevano “accontentare” il mio culino, ma non ho mai ceduto alle mie tante voglie.

Tra le mie tante camminate verso l’ultimo box-doccia, ricordo che in tardo pomeriggio freddissimo e nevoso, in cui il centro era semivuoto, ma io sempre presene.
Ultimato l’allenamento, stavo andando a fare la doccia e scopro in un box-doccia due ragazzotti insaponati, che si stavano dando piacere anale. Quello dietro si gira, mi sorride e mi fa vedere il suo meraviglioso cazzo. A segni m’invita ad approfittare del bianco culino in bella mostra, del ragazzo appoggiato al muro, che aspettava di essere riempito.
Rimasi imbambolato dalla scena, il mio cazzo scatto in avanti, avrei voluto approfittare, ma paure e imbarazzo mi bloccarono, rimanendo fermo a guardare, come uno stupido. Quasi involontariamente iniziai ad accarezzarmi il duro cazzo. I due ripresero a incularsi ignorandomi. Io guardavo tremando dal piacere della scena, segandomi nel bel mezzo del corridoio, incurante dell’eventuale arrivo di qualcuno. In pochi minuti venni sul lucido pavimento, e loro incoscienti continuavano a mugolare di piacere. La paura d’essere sorpreso mi diede la forza d’infilarmi nel box vicino, aprendo l’acqua cercai sollievo.
L’acqua scorreva sul mio corpo nudo, non riuscendo a coprire i sospiri dei due vicini di box.
Aspettai il silenzio assoluto prima di uscire dal mio nascondiglio. Anche i due ragazzotti non cerano più.

Naturalmente la sera, nel mio lettino, rivissi mentalmente la scena, e cercai ancora il mio piacere solitario, sporcando notevolmente le lenzuola, che ritrovai dentro la lavatrice, al rientro dalla scuola.
Mia madre è intervenuta senza criticarmi, anzi quel pomeriggio mi sembrò più chiacchierona e allegra del solito.

I giorni e le settimane continuavano a passare veloci tra scuola, centro sportivo, studio, fantasie sia su coetanei sia su ragazzine, senza concretare mai nulla.
Sognavo ancora di accarezzare il segreto ciuffo di peli neri, che Eleonora mi fece vedere e accarezzare la notte della “Festa della vendemmia”. Anche se temevo che quelle veloci e uniche carezze non si ripetessero, poiché Lei è una donna grande, e anche madre, ed io un pivello infoiato.

Comunque l’ultima settimana di Ottobre arrivò, e con essa le mie agitazioni aumentavano. Non vedevo il momento di partire per il Borgo e trascorrervi alcuni giorni, sperando d’incontrare Eleonora e giocare con la sua figa, come mi promise.
La mattina della partenza, stupì tutti essendo pronto con grande anticipo, contrariamente al mio solito.
Mia madre sorrideva sotto i baffi, e mio padre, prendendomi bonariamente in giro, mi disse di calmarmi che la ragazzina che volevo incontrare non sarebbe scappata. Non risposi, mi rabbuiai. Finalmente partimmo che era ancora buio, ci aspettavano alcune ore di Autostrada.

Dopo noiose ore di viaggio, mio padre deviò per la salita che porta al piazzaletto sterrato davanti all’ingresso del piccolo cimitero del Borgo. Il piazzaletto è già affollato di macchine con targhe di ogni provincia, e già prima di posteggiare sono iniziati i saluti con amici e parenti. In pochissimi disertavano questa tristissima ricorrenza.
Ansioso mi guardo in giro vedendo molte persone conosciute di vista, e alcuni amici, ma cerco altro. Purtroppo non scorgo l’intrusa (Eleonora).

Con i mazzi di fiori entriamo nel cimitero a rendere omaggio ai nostri cari che non ci sono più. Il momento è triste, anche se i colori dei fiori danno un senso di minimo sollievo.
Fatto il nostro “dovere”, mio padre riprende la macchina e scende nel Borgo, mentre io e mia madre scendiamo a piedi per la vecchia strada di ciottoli, in compagnia di amici e coetanei. Le chiacchiere si sprecano. Ed io rispondo a monosillabi, sono deluso e giù di morale, ma continuo a scrutare ogni gruppetto nella speranza di intravedere Eleonora, ma per ora nulla.

Attraversato il ponte Romanico, arriviamo al Bar del Borgo. Mio padre è seduto a un tavolino esterno con alcune persone, che imbacuccate da giubbotti e capellini non riconosco.
Una bionda signora si alza, e saluta mia madre, si abbracciano si baciano. La riconosco, il mio cuore inizia a battere velocemente, l’umore mi si alza.
Avvicinatasi, mi abbraccia forte, schiacciando le sue sode tette su di me, le sento bene nonostante i giubbotti. Tenendomi stretto a lei esclama:
- Ben tornato… sei diventato proprio un bel ragazzo.
Io rispondo all’abbraccio, stringendola su di me, e baciandola sulle guance davanti a tutti. Il mio pistolino si sveglia dentro i jeans, e dalla sua allegra risata presuppongo che se ne sia accorta.
Mia madre interviene dicendo allegramente: “Ehi… voi due…che salutone”.
Ci sediamo tutti al tavolino e ordiniamo aperitivi analcolici per noi ragazzi e alcolici per i nostri genitori.
Senza farmi notare riesco a sistemare il mio pisello indolenzite dentro gli stretti jeans.
L’amicizia pluriennale delle due famiglie sviluppa chiacchiere con argomenti a caso, che un po’ mi annoiano.
Avrei voluto essere con Eleonora in un angolino tranquillo per baciarla tutta, invece devo sorridere alle battute dei grandi.
Fortunatamente arrivarono i “è tardi ci aspettano a pranzo”, e i “ci vediamo stasera?”, e ognuno si dirige a verso casa, loro la loro, mentre noi siamo ospiti dalla Nonna.
Guardo il sedere di Eleonora andar via danzando negli stretti fusò. Avrei voluto infilare le mani dentro il suo reggiseno, e accarezzargli i capezzoli, che immagino bei grossi e duri.
Purtroppo me ne dovrò fare una ragione. Rimango lì imbambolato, con il pistolino che s’ingrossa e fa male, negli stretti jeans, e sono anche costretto a nascondere il suo gonfiore con la giacca a vento.
Il mio umore sprofonda nella sconsolazione.
Appena arrivato dalla Nonna, corro in bagno, non ne posso più, devo sfogare un minimo la voglia di far sesso con Eleonora.
Finalmente a metà pomeriggio il pranzo finisce. Le donne aiutano a resettare la cucina. Gli uomini stravaccati sui divani sorseggiano grappa artigianale. Io immerso nella mia annoiata delusione, m’isolo a guardare il mare.

Almeno vorrei provare a incontrarla, a parlargli, ma di che? Sono prigioniero di voglie giovanili, stritolate nella realtà della vita. Forse anche questo vuol dire crescere?

Mio padre, accortosi della mia apatia, mi propone uscire a farmi un giro per il Borgo. Accetto al volo, prendo la giacca e vado.
Fuori mi accoglie il freddo vento di mare, e il rumore delle onde che s’infrangono nella scogliera. Camino lentamente senza meta. Gironzolo per le stradine, incontrando pochissime persone che si affrettano a rientrare.
Quasi senza accorgermene mi ritrovo davanti alla casa di Eleonora. E ora che faccio? Nulla! Guardo le finestre chiuse, nella speranza, ma di che? Sono indeciso, ansioso. Sto per andar via, ma Eleonora mi chiama, e mi blocca, invitandomi a salire da lei.
Senza pensare accetto. Tremando dall’emozione, salgo velocemente le ripide scale interne.
Finalmente la vedo, lassù sul pianerottolo davanti alla sua porta aperta. Mi sembra una “accogliente Dea”, fasciata nella variopinta vestaglia invernale.
Mi sorride, mi affretto, le sorrido, entriamo in casa, mi precede nella calda cucina.

- I miei uomini sono a vedere la partita, sono pazzi… ma contenti loro… Sto preparandogli una cioccolata calda, e biscotti… Ne vuoi?-
- Certo, grazie.-

Mentre parla, si muove occupandosi di ravvivare la cucina con ceppi di legna. Si china a controllare il forno, la vestaglia si apre scoprendo le gambe nude.
- Scusa, la mia vestaglia è birichina.-
- Non ti preoccupare, hai delle belle gambe.-
Sorride e mi chiede - Dici davvero?- Parlando ruota su se stessa, e contemporaneamente apre i lembi della vestaglia, scoprendo l’inizio delle bianche mutandine, lasciandosi osservare per alcuni secondi. Sufficienti per l’inalberazione del mio pisello, creando un evidente bozzo, che cerco di nascondere con le mani.

-Urca… meno male che ho la mutandina.- E si mette a ridere. Tira ancora più su la vestaglia, e scopre del tutto la mutandina.
-Ma allora ti piacciono le donne-
Imbarazzato, e con il pisello che spinge dentro i jeans, rimango ammagliato da quella mini mutandina che a mala pena nasconde il tesoro che sogno e desidero da mesi. Mentre lei continua a ridere divertita del mio evidente imbarazzo.

Con mia delusione, Lei lascia cadere la vestaglia, che copre tutto quello che vorrei continuare a vedere. Cambiando espressione, diventa seria e guardandomi negli occhi si avvicina sedendosi sul divano.
- Vieni qua vicino a me.-

Non parlo, non capisco, ma attirato da Lei mi siedo dall’altra parte del divano. Lei tira su le gambe e le stende sulle mie, Appoggiando un piede la dove c’è l’evidente bozzo. Lasciando l’altra gamba penzoloni.

-Urca… che cosa dura c’è qui sotto. Ti fa male?
Inevitabilmente le sue gambe si sono allargate, mettendo in bella vista le sue mutandine, che in parte si sono infilate nello “spacco”.

-E sì un po’.
E continuo a guardare la mutandina, desiderando che sparisca, lasciando libero il tesoro.

-Che facciamo… lo liberi?
Provo ad aprire la cerniera dei jeans, ma le mani tremano e non ci riesco.

-Aspetta ci provo io.-
Lei si avvicina a me e abilmente apre la cerniera, mi solleva il culo e tira giù contemporaneamente jeans e mutande, lasciando libero il mio pisello durissimo che scatta in bella vista.

-Urca com’è bello e grosso. Lasciamelo baciare.-
Non aspetta risposta. Si piega su di me. Lo bacia sulla punta. Lo aspira lentamente dento la sua bocca. Il calore della sua bocca mi scuote fino al midollo. Lo fa entrare tutto e riuscire in parte molto lentamente. Impossibile descrivere le mie sconosciute sensazioni, che esplodendo coinvolgendo e stravolgono tutto il mio inesperto corpo.
Le accarezzo i capelli, senza forzare il suo favoloso andirivieni.
Sto per venire. Se ne accorge. Si ferma. Tira su la testa, e scopre la mia faccia sconvolta. Sorride soddisfatta per il suo lavoro. Si allunga sul divano, aprendo del tutto la vestaglia. Si offre con solo la mutandina. I seni svettano sulla piatta pancia, e i capezzoli sono come ciliegie mature.
Davanti a quel meraviglioso e sconosciuto spettacolo, sto per toccarmi.

-Fermati… non ti toccare…Dai ragazzo toglimi le mutandine…-
Con il pisello duro e i jeans a mezza coscia, non ho nulla di erotico.
Al contrario Lei è una donna che desidera assaporare il sesso fino in fondo, ma io né lo capivo, né sapevo che fare. Fortunatamente mi sono lasciato guidare da Lei.
Con titubanza e con tutta la gentilezza e lentezza di cui ero capace, prendo l’elastico delle mutandine e le tiro giù, aiutato da lei che alzando il sedere lascia passare l’indumento intimo.
Lentamente scopro la sua vagina, i corti peli la contornano valorizzandola, è una meravigliosa scoperta. Lei allarga le gambe offrendomi una visione eccitantissima. Rimango sbalordito da quella vista.

-Dai accarezzarmela…ne ho voglia.
Timidamente avvicino un dito, la sfioro, la tocco, è morbida, è umida, sprigiona uno sconosciuto profumo di donna, che mi stordisce ancor di più di quello che già sono.

Finalmente ho una vagina vera davanti, ma non so che fare, che dire, e seguendo non so che cosa, continuo ad ammirare e accarezzare il mio primo corpo femminile.

-Dai infilamelo dentro…-
Non capisco molto che devo fare. Ha le gambe aperte. Mi fa sdraiare su di lei. Goffamente mi ritrovo su di Lei, in mezzo alle sue gambe aperte al massimo. Il mio pisello duro al massimo trova solo il calore della sua patata. Non faccio centro. mi accontento di essere su di Lei, ma lei non si accontenta. Sento che lo afferra e lo dirige in mezzo alle grandi labbra.

-Dai spingi…lo voglio sentire tutto dentro.-
Spingo e mi meraviglio di come scivolo dentro di Lei. Sento il morbido calore della sua patata che mi accoglie. Mi fermo tutto dentro, e godo il piacevole calore della mia prima donna.

-Dai scopami… stupido.-
Mi pianta le unghie sulle chiappe, e mi guida nell’entrare e uscire dalla sua fradicia patata. Lascio fare. Non saprei fare meglio. Lei lo fa entrare con sonori mugolii di piacere. Il mio respiro aumenta il ritmo ad ogni vai e vieni. Il godimento aumenta, diventando incontrollabile.

Lei urla:
-Godoooo…scopami… se ti fermi ti uccido…-
Io non smetto, anzi aumento il ritmo. Lei ed io ci muoviamo all’unisco, emettendo insieme rantoli gutturali di goduria, a me sconosciuta.

-Sborrami dentro… voglio tutta la tua sborra nella figa…-
E con un urlo rantoloso gode, con visibili e violenti scossoni di tutto il corpo, per poi accasciarsi e rilassare ogni muscolo. Io spingo con tutta la mia forza il pisello dentro di Lei e le vengo dentro, in un’esauribile serie di schizzi di sborra.
Mi accascio sopra di Lei, con il pisello ancora dento, godendomi il piacevole momento.

Fino a che Lei esordisce con un allegro:
-Che fai, vuoi addormentarti dentro di me.
-Scusa, ora mi alzo.
Esco da Lei a malavoglia. Sedendomi accanto a Lei.

-Andiamo in bagno a darci una lavata.-
La seguo, entriamo in bagno, lei s’infila sotto la doccia, io mi lavo nel bidet. Non una parola, ma entrambi abbiamo l’espressione soddisfatta.

Lei passa in camera e si veste con una tuta.
Io mi risistemo, e vado in cucina ad aspettarla.

Il mio telefonino suona. E’ mia madre.
-Dove sei?-
-Sono da Eleonora, a mangiare biscotti appena sfornati con cioccolata calda.-
-Meno male, che sei al caldo… Passami Eleonora.-
-Eleonora è mia madre che vuol parlarti.-
Il telefonino passa di mano.-
-Ciao amicona, dimmi.-

Non sento che dice mia madre, ma sento che gli risponde Eleonora.
-Non ti devi preoccupare, è stato con me, abbiamo parlato del più e del meno e mangiato biscotti.
-…….-
-Ok, te lo rispedisco subito il tuo magnifico ometto. Ti mando un cartoccio di biscotti. Ciao, bacioni.-

Rivolto a me Eleonora, molto seria mi dice:
-Quello che è successo mi è piaciuto molto, e forse potremmo ripeterlo, tuttavia deve rimanere per sempre un segreto tra noi due. E ricordati che le donne possono darti qualcosa di diverso dagli uomini.-
- Me ne ricorderò.-

Baci e saluti, e con il mio cartoccio di biscotti, felicemente ritorno a casa della Nonna.



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