Prime Esperienze

Il risveglio


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
13.12.2013    |    20.642    |    7 9.4
"La giornata mi passa veloce tra una pratica e l’altra..."
Un anno fa, in ferie nel camping di Punta, il mio ex marito ha conosciuto la sua attuale compagna. Una tipa dell’Est. Tutta bionda, abbronzatissima, lavorava al bar della spiaggia. Cercava di trovare e attirare il pollo con le sue moine e i suoi costumini. Che lasciavano ben poco all’immaginazione. Lui era sempre lì attratto come un’ape dal miele. Fatto sta che l’ultima settimana, rientrando nel camper insieme a mio figlio, li abbiamo beccati tutti nudi lei in ginocchio che succhiava il cazzo dello Stronzo. Tragedia! Mio figlio, quindicenne, si mette a ridere, richiudo lo sportello e lo mando via. Rientro, urlo, li insulto. Lei nuda con le tette e la figa pelosa all’aria. Mi guarda con faccia strafottente mi sfida. Lui, a cazzo rammollito, cerca di giustificarsi. Dicendo che non voleva, che sa di aver sbagliato, di capirlo, di scusarlo. Cazzo di sbaglio. Il cazzo era suo e lei succhiava. Fatto sta! Che la sera stessa io e mio figlio siamo rientrati in città. Lasciando camper e quant’altro dove erano. Appena il mio avvocato riapri lo studio iniziai le procedure per la separazione. Lui non feci più rientrare a casa, se non per prendersi le sue cose. I mesi passano e mi ritrovo sola con mio figlio ed entrambi stiamo cercando di dimenticare quella scena estiva.

Da quel giorno ho bandito il sesso in ogni sua forma. Non sopportavo le avance dei colleghi di ufficio, m’infastidiva essere osservata per strada. Ho abbandonato la mia biancheria intima sexy, i miei pantaloni stretti, le mie minigonne facevano la muffa nell’armadio. Li ho sostituiti con abbigliamenti monacali. Forse per punire me stessa? Non so, ma tutto era triste.
Qualche volta, andando in bagno di notte, sentivo sospirare dalla camera di mio figlio. Beata gioventù, almeno lui è in regola con la sua età. Se la gode con gran segoni. Che lasciano l’impronta nei suoi lenzuoli. Tutto regolare è l’età.

Le feste Natalizie passarono in ferie dai miei, ed io sempre più sola. Ormai sono mesi che non faccio sesso. Non importa. Mi sto abituando. Al rientro al lavoro trovo un nuovo collega. Un bell’alto quarantenne; è mio coetaneo. Sorride sempre è cordiale. Come sempre tengo le distanze e oltre un saluto formale non vado. Il capo ufficio lo affida a me per informarlo sulle procedure della società. Passiamo la giornata insieme, a fianco a fianco alla mia scrivania e in giro per l’edifico a fargli conoscere colleghi. Il suo profumo la sua gentile curiosità mi facevano star bene. Questo mi stava scombussolando, e mi accorgo inorridita che brividi leggeri scorrono giù a svegliare la “dormiente”. Finalmente la giornata finisce, e ultima anche la mia tortura. Una corsa al supermercato. Arrivo a casa. Mio figlio è come il solito davanti al PC; dice che studia. Corro in bagno, non ne potevo più. Wow. Quale gran sollievo liberarsi!

Senza pensare troppo mi spoglio e m’infilo nella doccia. L’acqua calda scende riscaldandomi. Prendo il bottiglione del bagno schiuma soffermandomi sulla grande e anonima confezione. Costava poco. M’insapono tutta e guardo i capezzoli che s’induriscono maliziosi. Arrivo, a lavare il cespuglio in mezzo alle gambe. La frego come il solito ma lei risponde diversamente. Si agita. Le grandi labbra prendono vita e si gonfiano. Le dita autonome continuano ad accarezzarle. Un fremito antico, strano, giovanile m’intrappola nel movimento. Inconsapevolmente continuo a farmi trascinare da quel piacere, tutto mio. Mi ritrovo sconvolta dal dimenticato piacere solitario. L’acqua calda continua a scendere. Un fremito mi sconvolge e godo con il mio solitario corpo. Le gambe sembrano non reggermi. Mi ritrovo seduta in doccia sconquassata da quel momento strano. Con sforzo mi riprendo raffreddando la pioggia mi sciacquo ed esco dalla doccia. Mi accorgo ora di aver ammucchiato vestiti e intimo per terra. Quale orrore, per me, persona ordinatissima.

Scavalco il mucchio e afferrando l’accappatoio mi asciugo. Frego il mio corpo con forza gioiosa di sapere d’essere donna. Mi sembra di sentire mio padre: .

Quella notte ho dormito bene! Che sia il godimento solitario, il mio sonnifero?

La mattina successiva, mio figlio mi mette sotto il naso, una nota da firmare. Il direttore del suo istituto mi convoca urgentemente per comunicazioni. Chiedo le motivazioni ma non ho esaudienti risposte.

Nella mattinata telefono alla scuola. Il direttore, non mi anticipa nulla, e concordiamo per l’indomani alle18.

La mattina successiva, senza pensarci, tirai fuori un dimenticato tajer grigio, con gonna stretta e corta. Lo provo, va ancora bene, non sono ingrassata. Esagero: con collant nero autoreggente, tanga e reggiseno neri e semitrasparenti. Mi ritrovo davanti allo specchio, stupita del mio look, una volta era normale oggi è strano.

In ufficio, sento mormorare e sguardi scivolarmi addosso. Sono sicura che molti mi vogliano. Sto bene, mi sento sicura. Il nuovo Collega mi si riappiccica, oggi devo portarlo in archivio. Entriamo nel vecchio piccolo ascensore che scende due piani sotto il garage, nel cuore della memoria della società. Lui è dietro di me, sento il suo respiro sul mio collo, un fremito stravolge la schiena. Uno scossone mi spalma sul suo corpo. La leggera stoffa del Taylor non trattiene il calore del suo corpo che sveglia il mio culino. Mi trattengo in quella posizione una po’ troppo e lui mi prende le tette nelle mani. Non protesto, anzi, all’arrivo gli sorrido maliziosa. Ci apre l’archivista, la sua vita passata sotto terra, io non lo sopporterei. Dopo le firme di prassi. Accompagno il collega per gli stretti corridoi, spiegando il modo di archiviazione. Parlo e ondeggio il culo. Non lo vedo ma sento il suo sguardo su di me. Arriviamo nel punto più distante. Lui mi ferma, mi gira, mi bacia senza fretta, sa di buon caffè, la sua lingua s’intreccia nella mia. Le mani corrono sul mio culo. Raggiunge il bordo della gonna che come animata si alza lasciando nudo il mio culo. Sento una mano fredda che sposta il tanga e raggiunge il mio buchino. Io non posso e non voglio protestare, ho troppa voglia di un uomo. Non capisco più nulla. Cerco la cerniera, la trovo, la tiro giù, infilo una mano nell’apertura, sposto la stoffa, finalmente tiro fuori il suo tesoro. È duro, di buone dimensioni. Mi svincolo dalla sua lingua. Mi abbasso e in un colpo solo prendo in bocca tutta la su cappella, lo faccio scivolare tutto dentro, sta per strozzarmi. Ho troppa voglia. Ciuccio veloce, avidamente. Sono stordita dal suo gusto, dal suo profumo. Lui, appoggiato a uno scaffale, si gode in silenzio la mia voglia di sesso. Sempre leccandoglielo velocemente gli abbasso pantaloni e mutante. Strigno tra le mani due chiappe lisce, sode. Che bello. Cerco il suo buchino e lo accarezzo. Lui lascia fare, anzi sospira. Ma i sospiri sono due. Uno davanti e l’altro dietro di me. Lascio la presa un attimo e mi giro. Vedo il vecchio archivista che a pantaloni completamente abbassati si sta segando. Gli faccio segno di avvicinarsi e gli prendo in cazzetto in bocca. Diverso gusto, dimensione, odore ma ne ho troppa voglia. Mi ritrovo a spompinarli a turno, e a turno si segano per me. Ho in bocca il cazzo del vecchietto lo sento vibrare, mugolare mi viene in bocca e con gioia deglutisco tutto. Girandomi prendo in bocca l’altro cazzo e succhio avidamente voglio un’altra sborrata. Che arriva copiosa, calda, agrodolce. Non lascio andare neanche una goccia.

Guardo senza parlare i due uomini che si ricompongono e non parlano. Mi ricompongo e senza nessun accenno a quanto è accaduto risaliamo. Troviamo il solito via vai dei clienti, dei colleghi. Mi sento bene. Anche se ho la figa in fiamme e vogliosa di cazzo.

La giornata mi passa veloce tra una pratica e l’altra. Con qualche puntata in più nel bagno per asciugare la figa che è gonfia di desiderio. Non vedo l’ora di ritrovarmi a casa per accontentarla.

Finalmente giornata finita. Un antipatico appuntamento mi aspetta: il direttore di mio figlio.

Entro nel disadorno ufficio. Il direttore si alza e mi saluta cordialmente. Mi fa accomodare sul divanetto e inizia a parlare dei problemi di mio figlio. M’informa che è cambiato, è nervoso, risponde male sia ai professori sia ai compagni. Vorrebbe sapere se è successo qualcosa in famiglia. Certo che è successo. Mi sono separata. Lui diventa più serio di quanto era. Un lungo silenzio, sono a disagio. Mi sistemo meglio e scopro che la gonna si è alzata lasciando intravedere il bordo delle autoreggenti. Che faccio? Decido nulla. Il suo sguardo si accorge delle mi gambe. Disagio, ma non faccio nulla. Lui si raschia in gola. E riprende a parlare dei problemi di mio figlio, non tralasciando di radiografarmi. Sta spogliandomi con gli occhi. La cosa mi piace. Mi sto bagnando, anche se non è un uomo attraente, lo desidero. Cazzo che mi succede. Mi risistemo e le gambe si sfiorano. Lui non nasconde l’imbarazzo, continuando a parlare dei problemi psicologici degli adolescenti. La sua gamba si schiaccia dolcemente sulla mia. Non gli sono insensibile. Non so che mi ha preso ma lo voglio. Voglio essere scopata lì nel suo studio, sul vecchio divanetto. Ho la figa in un lago, forse lascerò l’impronta, il tanga mi si è infilato nella figa peggiorando la situazione. Lui parla ed io non capisco le sue parolone erudite. Ho voglia di scopare. Mi sento tanto una troia. “Ma lo capisci o no?” So che non è educazione saltargli addosso. Non m’importa che penserà di me! Mi avvicino e gli prendo una mano e l’appoggio sulla mia inguainata gamba. Lui diventa rosso, ma non ritira la mano. Continua a parlare, e guardandomi negli occhi, scruta le mie reazioni, lentamente fa scivolare la mano sotto la gonna. Trova delle difficoltà, la gonna è stretta. Si ferma, non avanza, non parla. Silenzio interlocutore. Da gentiluomo, aspetta un mio segnale positivo o negativo! La mia patata decide! Mi sposto un attimo e la gonna si allenta sulle gambe, lasciandolo libero di risalire, se vorrà! Certo che vuole! La sua mano riinizia la lenta risalita e dopo poco sorpassa il bordo delle calze. Trova l’orlo del tanga, lo sorpassa e dolcemente finisce la corsa sulla celata mia patata. Mi guarda negli occhi e capendo il mio consenso, accarezza la seta che racchiude la mia bagnatissima amichetta. Le bocche si avvicinano e nel silenzio più assoluto le lingue si salutano, s’intrecciano e giocano vogliose. Lo stringo a me. Lui continua ad accarezzarmi, spostando il tanga raggiunge il lago. Siamo scomodi. Lo voglio tutto. Lascio il bacio e mi alzo. Senza parole inizio uno spogliarello improvvisato: getto la giacca; sbottono lentamente la camicetta che scivola per terra; scopro il reggiseno, i capezzoli duri e indolenziti vogliono bucare la leggera stoffa. Lui guarda e si accarezza il gonfiore tra le gambe. Faccio scivolare lentamente la gonna. Rimango in biancheria intima. Lui in silenzio ammira questo mio bel corpo, ne sono felice e mi sento molto porca, mentre m’inginocchio davanti a lui. Morsico il rigonfio dei suoi pantaloni. Lui gradisce. Mi do da fare con i bottoni e litigando con le scarpe e gli sfilo completamente i pantaloni. Lo lascio con i boxer, e giacca, non è il mio massimo del sexy ma non m’importa. Il suo cazzo spunta dall’apertura e si presenta duro, non lunghissimo ma largo, un vero torello. Gli bacio la grossa violacea cappella. Lo voglio tutto dentro. Gli tiro via anche i boxer. Lo prendo tutto in bocca, non è pulitissimo, certamente non pensava che l’incontro da istituzionale si trasformasse in maialata. Gli lecco le pelose palle, risalgo su lentamente, assaporo tutta la cappella. Lo guardo: ha la testa reclinata sulla spalliera, mugola di piacere. Sono proprio una gran maiala. La mia figa sta urlando lo vuole dentro. Mi siedo su di lui. Un attimo d’incertezza: sono mesi che non prendo niente in figa, questo è grosso. Lei lo prenderà senza dolore? Non conosco la risposta ma la sua cappella è già a contatto con le mie labbra. Che si scostano e lasciano entrare. Lentamente me lo infilo tutto dentro. Sorpresa mi riempie tutta senza dolore anzi un gran calore s’irradia da lì. Inizio lentamente a scoparmi quel torello. L’avanti indietro aumenta il ritmo, godo, i fremiti mi distruggono, urlo di voglia, lui mi bacia per zittirmi. Gli mordo la lingua e lui non mi molla. Mi spinge il cazzo fino in fondo. Un gran fremito e lo sento venirmi dentro, mi riempie di calda sborra che prendo tutta. Vengo! Si sono una gran troia e godo.

Rimango col cazzo dentro per un tempo che mi sembra infinito. Voglio assaporare del tutto questo momento. Mi riprendo. Mi sfilo dal suo rammollito e mi alzo. Guardando il Direttore con la sua cravatta ancora a posto e la giacca infilata, senza mutande e con le calze è ridicolamente stravaccato sul divano. Scoppio a ridere. Sono felice di aver scopato e goduto. Lui mi guarda e interdetto mi chiede la motivazione della risata. Rispondo che sono felice di aver scopato dopo un anno e che lui mi ha di nuovo sverginato, dandomi la gioia di essere donna. Mi rivesto velocemente, mentre gli assicuro che prenderò sul serio quanto mi ha detto di mio figlio. Lui si rimette i pantaloni e mi accompagna gentilmente alla porta.

Torno a casa. Mio figlio è in camera. Lo invito a prepararsi che stasera andiamo a festeggiare con una megagalattica pizza.
"Mamma! Che festeggiamo?"
"La vita, amor mio, La vita che comunque sia è bella. Andiamo!!"


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