Prime Esperienze
Ricordi di Pivello. 01. Tutto iniziò sul bus
di pierpatty6151
22.02.2017 |
31.445 |
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"Lei se ne accorge e fa apparire un fazzolettino appena in tempo per riempirlo con la mia lunga e violenta sborrata..."
Una tappa fondamentale della mia vita sessuale di un adolescente è il passaggio dalle Medie al Liceo. Ed è successo anche a me.All'epoca vivevo in un paesino della prima collina, distante una quarantina di chilometri dalla città, nella quale c'era la scuola che desideravo frequentare. Per raggiungerla dovevo prendere due mezzi: la corriera, nel buio dell'invernale alba, per raggiungere la città, e dopo un bus per attraversarla.
E' stata dura abituarsi alle alzatacce nella fredda brina, per affrontare gli affollati mezzi.
Ripensando al mio primo anno di studente-pendolare mi vedo bambinetto timido e inesperto gettato nella folla con l'unico suggerimento "nuota o anneghi".
Nuota nelle "spinte" degli zainetti, sopravivi negli infagottanti capotti, cresci ammirando le ragazzine, difenditi da bulletti. Nonostante tutto, i viaggi erano impregnati di quella gioiosa incoscienza che rallegra anche le più disagevoli situazioni, creando amicizie vere, che durano ancora adesso, anche se siamo tutti sparpagliati per il mondo.
Col passare dei mesi, per l'abitudine, o per l'arrivo della primavera, i viaggi diventavano sempre più un piacevole appuntamento giornaliero.
Le temperature diventavano più gradevoli, permettendo alle giovani donne di esibirsi con leggere gonnelline, e maglioncini sempre troppo corti e scollati, che risaltano i promettenti seni.
Un po' per la calca, e molto per giovanile incoscienza, il viaggio si trasformava in un "involontario" corpo a corpo. O con un caldo sodo culino che accettava l'involontaria mano del distratto giovincello. O con un sodo seno piantato nelle scapole, che regalava piacevole calore.
All'epoca potevo solo presupporlo, ma oggi ne sono certo: le involontarie mani morte, che facevano tanto incazzare le ragazzine, spesso erano ricercate da tutti. E i miei ormoni giravano a mille, e dovevo combattere con il mio cazzo che s'ingrandiva spudoratamente.
Poteva accadere che attraenti signore si ritrovassero coinvolte nel gioco delle involontarie carezze.
A questo proposito ricordo quel giorno, del terzo anno di liceo, in cui vidi salire sul bus Anna. Grande amica di mia madre; all'epoca era una donna sulla quarantina, fisicamente ben proporzionata, e sempre avvolta con vestiti che risaltavano sia il suo proporzionato culo, sia le prorompenti tette. Aveva un visino sempre ben truccato, sempre sorridente e disponibile.
Mi vede, sorride, e forando la calca si avvicina. Ci salutiamo. Mi chiede se ho visto suo figlio Antonio, mio grande amico e coetaneo. Glielo indico, sta chiacchierando amichevolmente con una bionda ragazza.
Lei sorride serena e si sistema vicino a me, chiacchieriamo delle solite cose riempitive del tempo. Situazione scuola, amicizie, fidanzatine varie. La chiacchierata va avanti tranquillamente. Mentre il bus viaggia, si ferma e riparte. Una fermata più brusca di altre, fa perdere l'equilibrio ad Anna, e mi ritrovo il suo corpo appiccicato al mio. Caspiterina che seni sodi. Gli occhi s'incrociano, rimaniamo fermi silenziosi e imbarazzatissimi per infiniti istanti, finalmente lei si scosta girandosi e rimaniamo in silenzio.
Le curve proseguono, e Anna riperde l'equilibrio appiccicando il suo culo all'altezza giusta, sento le sue calde sode chiappe seguire gli scossoni, vibrando sul mio pisello. che risvegliandosi s'indurisce.
Imbarazzatissimo rimango fermo, i minuti passano, e il mio pisello continua a indurirsi, sistemandosi tra le vibranti chiappe di Anna. Quasi non respira, nell'attesa della sua sicura sfuriata. E invece nulla. Lei resta ferma, anzi mi sembra che spinga il culo verso il mio "duro amichetto".
Il suo caldo sedere continua a vibrare, seguendo il ritmo del Bus. O almeno credo. E invece no. Invece lei da birichina muove le chiappe, massaggiando lentissimamente il mio amichetto. Che con assoluta irriverenza autonoma si agita, seguendo il culo e lo spinge sempre di più verso di me. Lui si agita, i jeans lo stringono e Lui fa quasi male. Resisto alla tortura, e provo a spingere leggermente e lei risponde ai movimenti. Iniziamo così un silenzioso balletto erotico, attenti a non farci accorgere dai vicini di viaggio. Ho il cazzo duro, fa male, ma non posso, e non voglio, lasciar andare quei momenti di strano e reale godimento giovanile. Non so se le piace, ma a giudicare dal calore del culo, e dalle spinte, la galeotta situazione le piace molto.
Avrei voluto proseguire il viaggio all'infinito, ma purtroppo la nostra fermata sta arrivando.
Anna si gira sorridente e guardandomi diritta negli occhi accarezza furtivamente il mio evidente bozzo. Un attimo sublime, ma troppo veloce. Scendiamo. Antonio e la ragazzina bionda, ci affiancano, chiacchieriamo, mentre ci arrampichiamo su per la ripida stradina del nostro paesino.
Poco dopo Antonio e la biondina s'infilano in una traversa, inseguiti da una cantilenante raccomandazione di Anna .
Rimasti soli, torna l'imbarazzante silenzio.
Arrivati davanti a casa mia, Anna mi chiede se mia madre è in casa, dovrebbe chiederle un importante favore. Non sapendolo l'invito a entrare per verificare. Entrati nello stretto ingresso, nessuno risponde ai richiami.
Noi due siamo soli, e vicini, nel piccolo ingessino. Ci guardiamo con viso serio. Io non so che fare. Lei prende l'iniziativa abbracciandomi, accarezzando la patta dei jeans risvegliando il mio pistolotto. Mi sveglio e timidamente le accarezzo a due mani le chiappe. Non ricevendo reazioni negative inizio a sollevarle la gonna. Sento la levigata sensazione delle calze, e risalgo arrivando ai gancetti del reggicalze. Accarezzo sgarbatamente le morbide chiappe protette dalle lisce mutandine.
Lei traffica con la mia cerniera, ma il mio cazzo indurito rende difficile l'apertura. Finalmente riesce a liberare il mio duro orgoglio. Lo guarda, lo accarezza, lo prende tutto in mano iniziando un lento su e giù.
Lei sospira allargando leggermente le gambe, concedendomi il permesso di proseguire la mia piacevole esplorazione. Infilo le dita sotto le mutandine e scopro la pelosa protezione della figa. Il mio sogno è finalmente nelle mie mani: una vera figa. Maldestramente esploro quella meravigliosa foresta cercando la fonte del piacere. Non so bene che fare, e seguo solo il giovanile inesperto istinto.
Siamo in piedi, in equilibrio precario, ma continuiamo ad accarezzarci.
Lei esperta continua a segarmi a velocità variabile, mi fa alzare il piacere, e subito dopo rallenta per prolungarlo.
Io continuo a ravanare la sua figa, trovo il centro del piacere. Scopro la sua morbidezza, è bagnata di uno sconosciuto liquido appiccicoso. Mi piace accarezzare le sue grandi labbra che si allargano invitandomi a scivolare dentro di lei. Entro in lei, la sensazione è unica e indescrivibile, ma violentemente si ripercuote sul mio cazzo, che vibra nella sua mano.
I sopiti sospiri e il profumo del sesso riempiono lo ingessino. Sento il cazzo diventare duro duro, vibra, non resisto più. Lei se ne accorge e fa apparire un fazzolettino appena in tempo per riempirlo con la mia lunga e violenta sborrata. Soddisfatta, mi guarda godere. Ed io rimango immobile ancora con la mano nella sua figa.
Delicatamente toglie la mia mano, sostituendola con la sua. Intuisco che si sta masturbando. A occhi chiusi, e con un lungo sospiro gode anche lei.
Con la mano ancora infilata nelle mutandine, mi osserva con un sorriso dubbioso, che diventa felice al passare dei secondi.
Ho le gambe che tremano, sono un misto di felicità e timore. Ho ancora con il cazzo duro e fuori, rimango in silenzio. Non so che dire. Non so che fare.
Lei accarezzandolo dolcemente mi dice " Rimetti dentro questo splendore. Può arrivare qualcuno" . E scoppia a ridere.
Obbedisco, rimettendomi in ordine, seguito da lei che si sistema i vestiti.
Io sono tutto rimbecillito. Fortuna vuole che Anna mi risvegli dicendomi:
Ok ora devo andare. Antonio sarà già a casa...Mi raccomando non parlare con nessuno di quello che abbiamo fatto
" Sarò muto più di un pesce"
Riprende le borse ed esce.
Rimango solo, stralunato, felice della mia avventura. Mi stendo sul divano. E mi addormento.
Nel pomeriggio mi sveglia mia madre, è preoccupata vedendomi mi chiede:
" Che ti succede?...stai male?...hai la febbre? "
" No mamma sono solamente stanco, non è successo nulla "
" Almeno hai mangiato? "
" Non ho mangiato nulla e ho fame "
" Alzati che preparo qualcosa "
E si dirige in cucina. Ed io a malavoglia mi alzo e la seguo.
Nelle successive settimane, segandomi nella mia solitaria cameretta, fantasticai spesso su Anna. Che frequentava regolarmente casa mia. Purtroppo, oltre ad alcune occhiate o frasi d'intesa, non capitò l'occasione giusta. Avrei dovuto aspettare fino all'inverno successivo, quando tutti andammo a sciare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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