Prime Esperienze
Ricordi di Pivello. 02. Settimana bianca
di pierpatty6151
28.02.2017 |
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"Tenendomi tutto dentro accarezza violentemente il suo duro clitoride e dopo alcuni secondi urla tutto il suo animalesco godimento..."
Finalmente il Tomtom indica l'uscita dell'autostrada. Siamo in val d'Aosta, ma non ancora arrivati, ora la strada s'inerpica su per la valle con tornanti, e attraversa paesini secolari. Il paesaggio si riempie di neve, e noi ragazzi eccitati ci riprendiamo dal noioso viaggio.L'agenzia di affitti è nella piazza centrale dell'ultimo paese della valle.
Luigi (marito di Anna, padre di Barbara e Antonio) è accolto da un sorridente omone, e dopo le solite questioni amministrative, ci precede alla baita, con un datato pick-up.
Ed ecco la nostra residenza per la prossima settimana. E' una baita ben inserita nell'ordinatissimo borgo medievale. Il piano terra costruito con pietre a vista dà la sensazione di sicurezza. Mentre, i due piani superiori costruiti con tronchi a vista, con piccole finestrelle verdi, sono la caratteristica della zona. Nel breve "giro turistico", scopriamo: al piano terra un'accogliente cucina-sala da pranzo, con camino acceso; al piano primo un paio di camere matrimoniali e due bagni perfettamente attrezzati; al secondo piano due camerette mansardate con due letti a castello. Pareti, pavimenti, porte, mobili e quanto altro sono in legno datato meticolosamente pulito e manutenzionato. Che da subito ci fa sentire a nostro agio.
Come sempre Anna e mia madre prendono in mano la situazione, decidendo l'assegnazione dei locali: al primo piano una camera per ogni coppia di genitori; al secondo ci sarà la cameretta "femminile" per Barbara (mia sorella) e Lucia (sorella di Antonio). L'altra sarà la cameretta "maschile" per me e Antonio (mio amico da sempre).
Sollecitati dalle due mamme, scarichiamo le due macchine, trasportando borsoni di vestiario, scatole di vettovaglie, sci e scarponi nei vari locali. Sistemando il tutto in un'oretta, un vero record.
Stanchi, per l'aver caricato le macchine all'alba, viaggiato, e scaricato e sistemato il tutto, rispondiamo molto volentieri al richiamo di mia madre per il "rito di ben venuti", con fumanti tazze di the.
Intanto arriva la sera, e nessuno a voglia di spignattare, ma la fame c'è.
Luigi getta l'idea di una pizza al Pub del vicino paese. Caldamente consigliato dall'omone dell'agenzia. Naturalmente i più entusiasti nell'accettare siamo noi quattro ragazzi. E senza indugi corriamo a prepararci, e In pochi minuti siamo belli, cambiati, profumati ed emozionati per la nostra prima serata in montagna.
Entrando nel Pub, scopriamo una specie di miscuglio tra pizzeria, pub, mini dancing anni 80, con lunghi tavoli comuni. Il chiacchiericcio, le risate, e la musica di sottofondo, riempiono il locale rendendolo allegro e accogliente.
Pizza, birra e coca per tutti; battute e risate annullano sia le parentele sia le differenti età.
I balli iniziano, molti ci provano tanti ci riescono pochi restano seduti. Ed io sono uno di questi ultimi. Non so muovermi a tempo di musica.
Il dolce visino diciannovenne di Lucia; con i suoi biondi cappelli e i seni evidenziati dal rosso maglioncino; non passa inosservato ai tanti ragazzotti del locale.
Un bel tipo, capelli neri lunghi, un sorriso abbronzato, forse un maestro di sci, si avvicina e con fare elegante ma deciso la invita al centro della pista. E insieme spariscono nella calca.
Mio padre e Luigi seguono l'esempio e si lanciano con le rispettive mogli nei balli. Mentre barbara non si lascia scappare il ragazzino minuto che l'invita.
Rimaniamo Antonio ed io a presidiare il tavolo, guardando i tanti corpi che ballano vicini-vicini,
La musica interpreta un lento.
Anna abbraccia il suo uomo, lasciandosi accarezzare, a due mani, le sode chiappe, valorizzate dagli stretti jeans maculati. Questo mi ricorda la mia prima estemporanea avventura di alcuni mesi fa, facendomi agitare gli ormoni.
Lucia attratta dall'abbronzatissimo maestro, balla spiattellata sui suoi pettorali.
I miei genitori ballano abbracciati come non li ho mai visti.
Barbara, timida quindicenne, balla e sorride al suo ragazzotto.
Mentre Antonio ed io continuiamo a far da tappezzeria, nell'assurda speranza che qualche bella volenterosa, ci salvi.
Dopo alcuni brani, alla spicciolata tutti tornano al tavolo, in tempo per la Grolla. Suggelliamo l'amicizia con un giro di bevute dai molti beccucci. Il contenuto è caldo e poco alcolico, sufficiente per sciogliere le battute e le felici risate.
Improvvisamente Anna, ridendo mi afferra per mano tirandomi in pista. Mi stringe a lei iniziando a muoversi sinuosamente a tempo di musica. Io goffamente provo a seguire i suoi passi, in quel ballo che diventa sempre più sessuale. Siamo immersi nella folla. I suoi seni si appiccicano a me, caldi, sodi profumati. Le sue gambe s'infilano tra mie e il calore della figa raggiunge il mio cazzo, che si risveglia velocemente. La guardo negli occhi seducenti, e capisco che nulla è casuale: sta giocando a farmi impazzire.
La musica continua lenta, sensuale, il mio cazzo vorrebbe sfondare i due jeans per raggiungere la sua patata. La sofferenza continua tra le gambe, che si toccano e s'intrecciano. I due sessi sono appiccicati, è impossibile che lei non senta la mia cappella che spinge sulla sua calda patatona.
La musica finisce e senza parole ci stacchiamo. Io ho il cazzo in evidenza. Non me la sento di tornare al tavolo, sarebbe troppo imbarazzante, per cui preferisco svicolare in bagno. Ci arrivo e mi fiondo in una delle cabine, slaccio i pantaloni e libero il dolorante amichetto. Aspetto interminabili minuti, sperando che si acquieti. Respiro forte. Preso di sorpresa, non mi aspettavo questa performance. Non so quanto tempo sia trascorso, quando sento mio padre chiamarmi preoccupato. Mi chiede se sto bene. Rispondo che va tutto bene, è stato solo un improvviso mal di pancia, mi riassetto ed esco. Insieme torniamo al tavolo. Tutti mi chiedono che è successo; se mi sono ripreso. Solo Anna mi guarda in silenzio, con un sorrisino malizioso, sapendo fin troppo bene che mi ha fatto succedere.
La serata continua. Intorno all'una, tutti allegrotti e assonati, decidiamo di rientrare alla baita. Sta nevicando alla grande corriamo alle macchine e saliamo casualmente.
Io mi ritrovo seduto dietro in mezzo a Lucia e Anna. Le gambe sono appiccicate. Il silenzio della stanchezza ci prende. Una mano si appoggia sulla mia gamba, è Anna che mi afferra la coscia e stringe con delicatezza, con una specie di sessuale invito. Non dico nulla e rispondo accarezzando dolcemente la sua mano, e spingo ancor più la mia gamba sulla sua. Lei risponde massaggiando la mia coscia. Una specie di piacevole silenziosa dichiarazione di piacerci.
Lucia sonnecchia, mio padre guida con prudenza, accanto a mia madre, che cercando ti tenerci svegli continua a chiacchierare del locale e degli avventori.
In un quarto d'ora siamo alla baita, corriamo d'entro, continua a nevicando copiosamente. Augurandoci un domani di sole, ci infiliamo nelle camere.
Il pensiero del caldo e morbido culo di Anna m'impedisce di prender sonno.
Il mio Lui diventa duro senza alcun aiutino manuale. Provo ad accarezzarlo e il letto a castello si muove, non voglio essere scoperto da Antonio, che russa al piano superiore. Purtroppo le mie palline sono indolenzite e per esperienza so che non mi lasceranno dormire fino a che non sarà soddisfatto il mio pistolotto.
Non posso segarmi nel letto a castello, sveglierei Antonio e poi che figuraccia di merda. Decido vado in bagno. Al buio scendo dal lettino, cammino adagio cercando di non far rumore, sotto c'è la camera di Luigi e Anna, ma la vecchia scala scricchiola comunque.
Altri cigolii arrivano da una camera matrimoniale, non capisco da quale, ma improvvisamente si mescolano a soffocati sospiri.
Mi blocco. Non respiro. Aspetto a batticuore.
Capisco che i sospiri arrivano dalla camera di Anna e Luigi. Caspiterina stanno facendo sesso. Curioso continuo ad ascoltare i goduriosi lamenti di Anna. Il mio cazzo già basanotto s'indurisce al massimo. Senza pensare che potrei essere scoperto, mi'infilo la mano nei box, lo trovo lo accarezzo, lo avvolgo, e lentamente inizio a segarmi al ritmo dei sospiri. Lo scappello tutto, lo ricopro e via così. Immaginando Anna nuda sotto i colpi Luigi, nella loro scopata.
Improvvisamente il silenzio, ed io incosciente, continuo a segarmi.
La porta della camera si apre; spunta Anna, in vestaglia. Mi ha sorpreso sul più bello, stò venendo dentro i box. Mi vede, sorpresa sorride, mi fa segno di non parlare, e velocemente sparisce in un bagno.
Sbalordito m'infilo nell'altro bagno. Una veloce lavata, e risalgo furtivo nella mia mansarda. Mentre nell'altro bagno di Anna la doccia continua a scosciare.
Il sole è già alto, quando la dispettosa Barbara mi sveglia urlando che gli altri sono già a fare colazione, e sparisce.
A mo di zombi, arrivo in cucina. Effettivamente tutti sono indaffarati con latte, caffè, marmellate, burro e salumi.
Anna a muso lungo mi lancia una gelida occhiata; sembra incazzata nera. Un gelido brivido mi scende per la schiena, facendomi evaporare la fame. Per nascondermi pianto il muso nella tazza e continuo a sorseggiare il the.
Anna sembra incazzata nera, il terrore m'invade forse vuole rivelare a tutti il nostro incontro notturno.
A salvarmi arriva Luigi, già pronto per uscire, ed esordisce con:
"Allora io vado a fare gli abbonamenti... Anna, vieni con me!"
Il gelido silenzio è più di una risposta negativa.
"Capisco... sei incazzata... vado da solo... a dopo." Ed esce sbattendo la porta.
Il sangue riprende a scorrere. Non è arrabbiata con me.
Alla spicciolata saliamo tutti nelle camere a prepararci. Una mezzoretta dopo, siamo tutti pronti ad affrontare la prima giornata di sciate.
Una mezzora dopo, tutti pronti. In gruppo percorriamo a piedi e sci in spalla i quattrocento metri che ci separano dalla partenza dell'Ovovia. Dove ci aspetta Luigi, che subito inizia a distribuire gli abbonamenti.
Anna prende il suo, e senza parlare s'infila solitaria nella cabina disponibile. Iniziando a salire con sconosciuti.
Lucia saluta festosamente il bel maestro della sera prima. Iniziano la risalita, fissandoci appuntamento per le piste.
Antonio ed io, ultimi del gruppo, saliamo su una cabina vuota. Salgono anche due ragazzotte, e iniziano a parlottare in tedesco. E chi la conosce questa lingua, cerchiamo di comunicare con il poco inglese che conosciamo. Comunque sia, noi cerchiamo di farci capire, ma senza successo. Esse parlottavano fitto-fitto ridacchiando, almeno capiamo che gli siamo simpatici.
In venti minuti siamo a quota 1500, scendiamo e troviamo gli altri già con gli sci ai piedi. Ad eccezione di mia madre che non sa, e non vuole imparare, preferisce il dolce ozio nel solarium.
Io vorrei approfondire i discorsi con una delle due belle tedescone. Ma Anna mi rapisce, costringendomi a salire sulla seggiovia con lei. Che succede?
Il doppio seggiolino parte. Anna osserva lo scorrere dei pini sotto di noi. Ed io aspetto con ansia. Lei attende di essere distante da tutti e inizia con voce seria.
"Stanotte sei stato molto stupido e anche molto fortunato; Luigi per poco non ti scopriva a segarti".
Continuando ad osservare i pini prosegue:
"E' uno stupido geloso, pensa che nel corridoio ci fosse tuo padre".
Dopo una risatina nervosa, addolcisce la voce e riprende, mentre io rimango sorpreso e ammutolito:
"Tu mi ecciti... e mi piacere il sesso con te... ma dobbiamo stare molto attenti a non farci scoprire... ti rendi conto che gran casino se fossimo scoperti".
Balbetto un qualcosa dandole ragione. E lei:
"Hai mai fatto sesso con una donna?"
"No, mai l'ho fatto solo alcune seghe e qualche carezza a un paio di ragazze".
Mi guarda negli occhi e aspetta alcuni secondi, sembra che ricerchi il coraggio di parlare. E poi tutto d'un fiato:
"Voglio sverginarti io... voglio sentire il tuo cazzo vergine tutto dentro di me... sarò la tua nave scuola... il solo pensarlo mi fa impazzire di voglia... ti salterei addosso adesso".
Io rimango frastornato, con il cuore a mille, e anche il mio "fratellino" rimane fermo non capendo bene il discorso della donna.
Siamo arrivati, saltiamo giù e i discorsi non possono proseguire. Troviamo, o aspettiamo gli altri. C'è il solito chiacchiericcio su che pista prendere, la rossa o la nera. Decide mio padre, lanciandosi per la pista rossa. Tutti lo seguiamo. Io non sono concentrato sulla pista, ho ancora nelle orecchie e in testa la sconvolgente proposta erotica di Anna. Sverginare un maschio, mah questa non l'ho mai sentita.
La velocità aumenta. Un avvallamento non presa bene e mi prodigo in una spettacolare nuvola di neve. Uno sci colpisce il polpaccio, nulla di grave, spero, ma fa male molto male.
Qualcuno mi aiuta a mettermi in piedi. Mio padre, preoccupato, mi aspetta più in basso. Lo raggiungo, e dopo le solite domande di rito, proseguiamo la discesa molto lentamente. Finalmente arriviamo al campo Baby, all'arrivo dell'Ovovia. Sono tutti vicini a mia madre, che non vedendomi arrivare come una scheggia, già era certa dell'incidente.
Mi accompagnano al punto di pronto soccorso, dove gli infermieri costatano solo una grossa botta, e mi consigliano riposo assoluto, per un paio di giorni.
La sdraio mi aspetta. Che palle veder sciare gli altri. Continuo a ripercorrere la proposta di Anna, che mi vuol sverginare, strana situazione pensavo che succedesse sole alle donne. Tuttavia la cosa mi piace, anche se non capisco che e chi dovrebbe fare che cosa. La cosa certa è che dovremmo esserci entrambi.
Rimuginando questi profondi pensieri, trascorro la giornata, fermo al sole, coccolato da mia madre e dalle sue creme antiarrossamenti.
Mentre Antonio non molla le due belle tedescone. Cazzo come lo invidio.
A metà pomeriggio le nuvole iniziano a nascondere il sole e la temperatura scende. Così decidono di accompagnarmi in baita. Mentre gli altri continuano a sciare. Detesto scendere appeso in aria, ma non sono in grado di scendere a valle, seguendo la stradina che si snoda nei boschi, sciando.
Hanno organizzato tutto al meglio: mio padre scende e va a prendere la macchina; io scendo con mia madre mi aiuta, e Anna si occupa degli sci e zainetti miei, suoi e di mio padre.
Anna ed io sediamo uno di fronte all'altro, vorrei parlarle, desidero sapere qualcosa in più, vorrei baciarla accarezzarla, ma non posso fare nulla, c'è mia madre. Si chiacchiera del mio dolore, della stupidata che ho fatto, di quanto potrò rimettermi gli sci.
Arrivati in baita, mi sistemano sul divano, e mi aiutano a togliermi la tuta da sci. Rimango con Anna in box e maglietta, mentre mia madre va in camera a prendermi qualcosa da indossare. E Anna esordisce:
"Che bell'infortunato che abbiamo"
Mi accarezza la gamba sana e risale sotto i box, raggiungendo e accarezzando sapientemente l'amichetto, che gradisce rispondendo nel solo modo che conosce: indurendosi.
"Almeno Lui sta benone... che cazzo hai combinato... se volevi tenerti la verginità bastava dirlo, non era il caso di inventarsi di farti male".
"Guarda che voglio... è stata la tua proposta a non farmi capire neanche dove ero".
Dobbiamo smettere, sta arrivando mia madre.
La sera passa tranquilla, una buona cena, un paio di partite a ramino e poi tutti a nanna. Faccio fatica a salire le due rampe di scale, e finalmente sono al letto e subito mi addormento.
Sorpresa! La mia sorellina che mi porta la colazione a letto è un fatto molto raro.
Antonio rientra dalla doccia, in accappatoio.
"Non ti scandalizzerai se mi cambio davanti a te".
"No di certo, fai come se fossi a casa tua."
E lui lascia cadere l'accappatoio, mostrandosi completamente nudo.
Ha il fisco atletico del giocatore di calcio, e lo è anche. Pettorali e addominali scolpiti. Il cazzo mollo è di dimensioni e lunghezza più che rispettabili. Il culino con chiappe sode. Non un pelo in tutto il corpo. Probabilmente si depila. Un gran bel ragazzo che se lo volesse, e se fosse meno timido, farebbe stragi sia di donne sia di maschiette. Mi piace, ci farei un pensierino, forse un giorno... vedremo.
Si riveste e sparisce augurandomi buona giornata. Si mi aspetta una giornata del cazzo, loro a sciare ed io a rompermi i coglioni con la gamba dolorante. Sono stato uno stupido, pensare alla figa andando giù per una pista rossa, lo può fare solo un gran pirla come me.
Tutti passano a salutarmi e a chiedermi se ho bisogno di qualcosa. Poi mi lasciano solo con alcuni Tex e un Diabolik.
Le ore passano, nel più noioso silenzio quando sento lo scricchiolio della scala.
"Chi è?"
Nessuno risponde e lo scricchiolio si avvicina, l'ansia mi aumenta.
Finalmente spunta Anna nella sua bella tuta da sci azzurra.
"Ciao bello... sono il fantasma della baita... come stai pirla?"
"Bene... fa meno male... ma tu che ci fai qui?"
"Ero triste a non averti tra i piedi, e saperti qui da solo non mi andava proprio... mi sono inventata di star poco bene e dovevo cambiarmi... ed eccomi qui... se ti spiace, me ne vado anche adesso".
Allargo le braccia e lei si fionda su di me. Emozionato, la stringo forte-forte a me. Sento poco, ha la tuta imbottita. Restiamo in estasi per alcuni minuti, fermi una sull'altro.
Si rialza dicendomi "aspettami vado a far la doccia e ritorno", e sparisce veloce.
Il tempo sembra fermarsi. L'aspetto sognando mille situazioni erotiche.
Lo scricchiolio della scala annuncia il suo arrivo. Si staglia nella luce della porta, è in accappatoio e ciabatte. Un erotico profumo di donna mi colpisce. Lentamente si avvicina, iniziando una sinuosa ed eccitante danza. Slega la cintura, aprendo un po' l'accappatoio, mostrando il minimo per saperla nuda.
Inizia a sfilare l'accappatoio dall'alto, fermandosi prima di scoprire i seni.
Mi guarda provocante:
"Che dici continuo?"
Il mio amichetto si agita, ed io con solo il movimento, acconsento a continuare.
L'accappatoio, con moto proprio, continua a scendere lentamente. Scoprendo i prorompenti e sodi seni, valorizzati dai duri capezzoli, che somiglino a piccole fragole, tutte da baciare e mangiare.
Il mio amichetto apprezza e continua a indurirsi, sollevando la coperta.
"Vedo che piaccio al tuo biscottino... non toccarlo... a lui ci penserò io".
Agitato, non perdo un suo minimo movimento. L'accappatoio continua lentamente a scendere liberando la lisca pancia con il meraviglioso ombelico che sembra una rosa. Un'altra fermata dell'accappatoio, mentre non si ferma il lento, sinuoso, erotico ballo.
Faticando tengo le mani distanti dal mio cazzo, che ormai è durissimo.
Con un gesto veloce lascia cadere l'indumento. Escono le gambe muscolose diritte come fusi. Solo la patatina rimane nascosta dal nero tanga semitrasparente.
Si avvicina e con una mossa veloce fa svolazzare via la mia coperta. Sono in tuta, afferra la maglia e strattonandola la toglie. Infila una mano sotto i pantaloni e afferra il mio duro cazzo. Mentre con l'altra tira giù i pantaloni. Mi sento ridicolo: ho il cazzo duro con i pantaloni a mezza gamba. Tira i pantaloni e mi lascia nudo. Con uno scatto fellino sale in piedi sul letto. La guardo dal basso all'alto, sono attratto dal contrasto del nero tanga infilato nelle chiappe e la rosea pelle di Anna.
Ordina: "Strappale".
Con riverenza prendo il tanga a due mani e tiro. La stoffa cede e mi ritrovo con il fortunato pezzetto di pizzo in mano. Appare la cortissima, ordinata, profumata peluria bionda, ultimo baluardo per la figa. La quale non vuole protezione, ma desidera di essere mostrata, e godere.
Si abbassa un po' allargando le gambe lasciandomi ammirare il capolavoro della natura: la figa a labbra aperte. Continua lentissima ad abbassarsi.
Allungo le mani, voglio accarezzarla.
"Fermo non si tocca... aspetta e vedrai che ti combino".
S'inginocchia su di me, mi afferra e mi blocca entrambi le mani con le sue. Ci guardiamo seri-seri negli occhi. Si sistema sopra il mio cazzo che vuol raggiungere velocemente la figa.
"Ti ho detto di star fermo"
Il mio diritto cazzo punta la sua figa. Ma si ferma.
Lei scende il minimo, sento la mia cappella sfiorare le vogliose labbra che si allargano per farlo entrare. Invece lei gioca ad accarezzare la cappella con la figa calda e bagnata. Si ferma e mi lascia sull'ingresso voglioso.
"Vuoi essere sverginato?"
Urlando "Siiiiii". E' una vera tortura sessuale. Sono bloccato, con la cappella che pulsa vogliosa di entrare nell'umano paradiso.
Finalmente, Lei decide di scendere e lentamente le labbra si schiudono ed entro, un viaggio infinito, nella scivolosa, calda, sconosciuta figa.
E' l'esplosione dei sensi. Non ho mai e forse non proverò mai più, la meravigliosa emozione di essere avvolto dalla mia prima figa.
E' tutto dentro, Lei si ferma e mi tiene fermo dentro di lei aspirando godimento. Poi risale e lo fa uscire. Ridiscende ed io guardo sparire il mio cazzo nella sua figa. Inizia l'andirivieni che esalta il godimento. Lei geme dal piacere di essere la padrona della scopata. Aumenta la velocità ed io giovane e inesperto sto per venire. Lei se ne accorge e mi sussurra "Vienimi dentro... prendo la pillola". Se lo spinge ancor più dentro ed io vengo, mentre lei con un urlo suggella il suo piacere di sentire il caldo seme riempirla.
Tenendomi tutto dentro accarezza violentemente il suo duro clitoride e dopo alcuni secondi urla tutto il suo animalesco godimento.
Tutto si ferma, si accasci a sudata su di me. La gamba fa male ma non mi muovo. La stringo a me felice come lei.
Dopo minuti infiniti, mi dà un casto bacio sulla bocca e in silenzio si alza. Raccoglie i suoi pochi indumenti e sparisce oltre la porta.
Lasciandomi frastornato, incredulo della mia prima volta. Passa il tempo e mi assopisco. Un bacio sulle labbra mi riporta nel mondo. E' profumata dalla doccia, vestita con la sua tuta bianca a inserti rosa. Capelli pettinati all'indietro e annodati sulla nuca. Ancor più bella di sempre. Sorride felice.
"Sveglia dormiglione... devo andare... ci vediamo stasera... ciao". Ed esce.
E' quasi buio quando arrivano tutti. Fra mille domande, sento solo quella di Anna:
"Come te la sei passato la giornata tutto da solo".
"Benissimo... mi ha tenuto compagnia il fantasma della baita".
Risata generale.
Sapessero!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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