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Prime Esperienze

Al tempo della vendemmia era ancora vergine


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
12.02.2022    |    33.640    |    12 9.9
"Non ricordo chi lo tirò fuori per primo, ma, tra dubbi e risatine, dopo pochi minuti tutti e tre eravamo nudi a farci una seghina, e continuammo a giocare..."
Ero un quindicenne grassottello, imbranatissimo e ancora senza alcuna speranza d’avvicinare il mondo delle coetanee. I miei ormoni esplodevano in giornalieri maltrattamenti al mio pisello, fantasticando su questa o quella femmina, aiutato da giornalini quasi porno dell’epoca.

Tutto iniziò l’Estate precedente, quella dei miei quattordici anni, su quello scoglio in riva al mare nascosto dai vigneti. Dove con Aldo e Mario sfogliavamo riviste con foto eccitanti di sesso esplicito.
Non ricordo chi lo tirò fuori per primo, ma, tra dubbi e risatine, dopo pochi minuti tutti e tre eravamo nudi a farci una seghina, e continuammo a giocare per tutta l’Estate, toccandoci l’un l’altro, e imparando a conoscere sia il nostro corpo sia le nostre sensazioni.

A distanza di decenni, e con sulle spalle decine di esperienze sessuali, ancora non so se era predisposizione, o conseguenza del non saper avvicinare proponendomi all’attenzione delle attraenti ragazzine dell’epoca.

Comunque sia andata e dopo molti ripensamenti ho deciso di raccontarvi ciò che accadde nell’ultimo giorno di vacanza dei miei quindi anni, premettendo che all’inizio di quel pomeriggio ero ancora vergine, e non avevo mai né visto né accarezzato una figa vera.

Bando ai discorsi iniziamo. Mettetevi comodi e buon divertimento.

Quel pomeriggio scendevo velocemente un ripido sentierino, avevo appuntamento con i miei “amici complici” sul nostro scoglio segreto.

Eccoli, chiacchierano prendendo il sole.
Al mio saluto Aldo m’interpella con uno scocciato:
-Come il solito sei in ritardo. Dai. Spogliati che ho voglia di vedere il tuo culetto.
Via maglietta e pantaloncino, rimango nudo davanti a loro. Si avvicinano.

Aldo, già nudo, si dedica a palpeggiarmi il culino, avvicinando senza ritegno le dita al mio buchino. Non era mai successo, ma mi piace subire le sue ruvide carezze.

Mentre Mario, ancora vestito, si dedica al mio paletto, accarezzandolo e scappellandolo voglioso. Scende in basso con una collanina di baci e leccate, raggiunge il mio pisello lo prende tutto in bocca. Provocandomi piacevolissimi brividi.

Sono a panino tra loro.

Aldo con una mano forza le mie chiappette per meglio raggiungere il mio buchino. Lo accarezza ruvidamente e cerca dii forzarlo con un dito.
Mi piace l’inaspettata situazione. Non protesto, anzi mi lascio usare molto volentieri. Mentre assecondo i movimenti della chioma di Mario, che continua leccare e ingoiare il mio cazzetto diventato di marmo.

Sento un qualcosa di sconosciuto, caldo, duro, più grosso di un dito rovistarmi tra le chiappette, tenute spalancate da mani vogliose. Sta cercando di centrare il mio buchino vergine, nel suo girovagare lo sfiora senza centrarlo.

Non capisco più nulla, istintivamente afferro il duro intruso, e con irrefrenabile voglia di farlo, lo dirigo alla meta. Arrivato. Lo sento. Lo desidero. Spinge. Mi piace. Lui vuole, ed io desidero che entri nel mio fiorellino.
Ho un miscuglio di sensazioni: paura, godimento, indecisione, calore che coinvolge tutto il mio giovane corpo.

Aldo tentando di piegarmi in avanti mi fa cadere. Abbraccio Mario, perdendo l’equilibrio ruzzoliamo tutti a terra, ridendo. Ho il culino aperto disponibile per Aldo che è ancora lì, e non demorde continuando a mimare l’inculata. Lo sento, sta per entrare, vuole tutto il mio buchino vergine, fa male, mi svincolo.

Che ridicola scena. Mario è piegato sotto di tutti, io sopra di lui a culino all’aria, mentre Aldo continua a sbattermi, tra le chiappette, senza alcuna possibilità di entrare nel vergine buchino.

Non è mai successo un fallimento simile. Siamo andati oltre gli infantili giochini. Senza dircelo vogliamo molto di più, ma abbiamo solo una vaga idea di come fare sesso, eppure i giornalini porno la fanno facile-facile.
In fondo Aldo mi vuole solo inculare, Luigi mi vuole solo succhiare, ed io desidero accontentare entrambi. D'altronde questo tardo pomeriggio è l’ultimo di queste mie vacanze estive, domani mattina rientrerò in città, e loro resteranno in questo meraviglioso borgo di mare.
E stasera c’è la magnifica festa di fine vendemmia, a cui nessuno può mancare.
Perciò sconsolato penso: o finiamo ciò che abbiamo fallito, o dovremo aspettare l’Estate prossima, cosa che non voglio. Desidero e voglio essere sverginato adesso dai miei amici.

All’improvviso Mario recupera la situazione dicendo:
- Ho visto, su jupon, usare una crema per farlo entrare. Né ho preso una confezione dalla farmacia di mia madre. Vogliamo provare?
Risponde Aldo - Si certo. Dove è.
Io non dico nulla, approvo muovendo la testa.

La confezione arriva nelle mie mani, la apro, la guardo, la valuto tra le dita, è veramente scivolosa e profumata. Tremante ed emozionato mi alzo, mi giro, mi piego un po’, mi sostengo su un basso ramo. Ho di nuovo le chiappette aperte e il buchino in bella vista.
Prendo un’abbondante ditata di crema, e titubante la cospargo sul mio buchino. E’ fredda, massaggio e sento che il ditino scivola dentro facilmente.
Aldo toglie la mia mano sostituendola con il suo cazzo durissimo, lo aiuto a centrare il forellino.
-Entra adagio.
-Non ti preoccupare faccio delicatamente.

Aldo inizia a spingere, non entra, sento male, lo ribalto via. Metto altra crema e massaggio. Il dolore diminuisce. Sono più dispiaciuto per la non intrusione, che dal dolore. Tremo per la paura ma lo desidero.
-Dai ci riproviamo? Faccio ancora più delicatamente. Anzi prima t’infilo un dito con tanta crema. Mario apre le mie chiappette.
-Ok. Proviamo, ma metti tanta crema.

Mi riposiziono a chiappe apertissime, aspettando. Sento la fredda crema, il ditino massaggiare il buchino, sforzandone l’apertura.
Mario si è abbassato per osservare meglio la sverginata, mentre si sta segando alla grande.
Dopo alcuni minuti di massaggio anale chiedo ad Aldo di riprovare a incularmi.
Lui non aspettava altro. Si mette altra crema sul pisello. Lo sento centrare nel buchino vergine. Spinge delicatamente, lo sento entrare e non fa molto male. Sto impazzendo dalla gioia. Spingo indietro verso di lui, e me lo faccio entrare con delicata decisione. Aldo capisce, sta fermo aspettando che me lo infili tutto dentro. È entrato, non so quanto ma mi sento emozionato e pieno. E’ meno doloroso, anzi sento un senso di piacevole fastidio. Non capisco quanto è entrato, ma è piacevole sentire l’intruso nel culino.

Aldo lentamente inizia ad andare avanti indietro.
Mi sto facendo inculare per la prima volta, non sono più vergine. Un’immensa gioia mi pervade, anche se è leggermente doloroso.
Stiamo tutti godendo, e diventando grandi.
-Sto godendo… ti sborro dentro.
-Siiii….. sborrami dentro il culo.
Mi abbracciano entrambi. Aldo gode dentro di me, io dentro Mario.

-BRUTTI PORCI…. DEPRAVATI… FATE SCHIFO

Le urla ci sconvolgono, ci impauriscono, siamo ancora uno dentro l’altro. Ci giriamo verso le urla. Una donna sta arrivando come una furia, brandisce un ramo. Colpisce nella schiena Aldo che urla di dolore.

Ci sciogliamo. Spaventati a morte, corriamo vero i vestiti. Li afferriamo continuando a correre verso la salvezza: la battigia.

- VI CONOSCO…. LO DIRO’ A VOSTRA MADRE…VI SPUTANO IN PAESE…. MALEDETTI PORCHI…

L’intrusa continua a urlare, a insultarci, a brandire il ramo, ma fortunatamente, per noi, è sovrappeso, e di una certa età, per cui sbuffando si è fermata al mergine della radura. Mentre noi corriamo a perdifiato sulla sassosa battigia. Finalmente arriviamo a una zona cespugliosa, dove ci fermiamo nascondendoci a riprendere fiato.
L’intrusa è ancora lassù che brandisce il suo ramo, ma non la sentiamo più urlare. Comunque siamo in salvo, per ora.

Mi sento sporco, ho addosso un qualcosa di appiccaticcio, ho il culino che bruciacchia, cercando rimedio mi getto in mare. L’acqua salmastra mi pulisce dall’appiccaticcio, ma peggiora il bruciore all’ex forellino vergine.
Anche Aldo e Mario sono in acqua. Stanno spruzzandosi, gioiosi e felici di essere “cresciuti”.

Il sole sta scendendo all’orizzonte, è ora di tornare a casa, prepararci e andare alla festa di fine Vendemmia.

Ormai è buio. La piazzetta e le stradine laterali della borgata sono inondate di musica, di saluti, di abbracci, di sorrisi, conditi con moltissimi come ti va? I bicchieri si riempiono svuotando bottiglie di bianco locale. Le friggitrici sfornano profumate fritture di pesciolini w verdure.

Ci sono anch’io, con parenti e gli amici di sempre. Si chiacchiera, si scherza in allegria. E’ la solita bella festa di fine Estate, se non fosse per i miei sconosciuti ma piacevoli dolorini del mio culino, per me la serata andrebbe benissimo.
Sono felice, ho quasi dimenticato le minacce dell’Intrusa, e spero fortemente di non vederla arrivare. E invece eccola entrare nella piazzetta.

Si dirige decisa verso il mio gruppetto. Un gelido fremito mi corre giù per la schiena. Che vuol fare? Ora scoppia il casino. Non posso fare nulla, tantomeno scappare. Aspetto ansioso, mentre si sta avvicinando al mio gruppo.
E’ una signora morbida, bionda, elegante nel vestito tradizionale, sorride, è accompagnata da un uomo e un adolescente della mia età. I miei li salutano, si abbracciano. Lei mi sorride e mi accarezza una guancia a mo’ di saluto.
Che non mi abbia riconosciuto?
Quattro battute tra tutti, un ci rivediamo più tardi e beviamo qualcosa insieme, e tutti perseguiamo a girovagare per la festa.

Decido di avvisare Aldo e Mario della situazione. Sbiancano anche loro, si preoccupano pensando al casino che scoppierebbe se l’Intrusa decidesse di mettere in atto le minacce del pomeriggio.
Mario trema per la paura e sta per piangere. Aldo propone di tenerla d’occhio e vedere che fa. Accettiamo.
Ognuno per proprio conto la seguiamo senza perderla di vista, e soprattutto cercando di intuire se parla di noi con qualcuno.

La serata va avanti, e sembrerebbe scivolare via senza inconvenienti per noi tre.

E’ passata da poco la mezzanotte. La folla è notevolmente diminuita. Io perdo di vista l’Intrusa. Ansioso la cerco anche in una stradina solitaria.
Quando qualcuno mi afferra il braccio e violentemente mi tira sotto un porticato buio. Gelo dalla paura.
Mi ritrovo faccia-faccia con l’Intrusa, che sorridendo mi blocca contro il muro.
- E buona sera. Ti ho preso… finalmente. E’ tutta la sera che mi segui. Sai chi sono? Che vuoi?
Balbettando e tremando dalla paura rispondo.
- Non so chi è lei, e non la seguivo.
- Non raccontare bugie… Già oggi pomeriggio, ti ho riconosciuto, mentre ti facevi inculare da quel farabutto di Aldo… in compagnia di quel perdigiorni di Mario… Mi fate schifo…ma ti ho visto crescere, e sono anche la grande amica di tua madre, e sapendo il dolore che gli avrei procurato, sono stata zitta… ma rispondimi sinceramente le donne ti piacciono?
Non capisco che fare, e balbetto la mia verità:
- Si mi piacciono e molto, ma non ho mai avuto né una fidanzatina né mai né ho visto una nuda.
- Non ci credo. Non raccontarmi balle.
- Ti giuro è la verità non ho mai visto una donna nuda dal vero.
La vedo sorridere, sembra divertita dalla mia ingenuità.

Dopo alcuni secondi dice.
- Vediamo di rimediare e provare a salvare un uomo.
Lei mi lascia andare. Io sono bloccato dalla paura. Solleva la lunga gonna fin sopra le bianche mutandine, che sposta di lato lasciando apparire un folto ciuffo di peli neri.
Anche se nella penombra, quella è la prima vera figa che vedo.
Gli occhi mi strabuzzano. Devo avere una faccia stralunata.
Mi guarda divertita nell’averla tirata fuori davanti a me.
Mi prende la mano la tira e la appoggia sul suo mucchio di peli, dicendo:
-Questa è la figa. Questa è il tesoro che voi maschi cercate e volete…
Mi sembra di svenire, ho le gambe molli, il mio pisellino è scattato. Continuo a lasciarmi condurre nelle evoluzioni delle mani sul mucchio di peli.
Non so come, ma le sue gambe si aprono un po’ e un mio dito raggiunge un qualcosa di morbido, caldo umido che cede al contatto, lasciando entrare un minimo il mio indice.

Dopo un po’ di secondi, sposta la mia mano, lascia cadere la gonna. L’esplorazione della femmina è finita. Si risistema. Io sistemo il mio pisello dentro i pantaloni. Mi sospinge nella stradina illuminata.

-Ora non puoi più dire che non hai mai accarezzato una figa. Lo so è meno del minimo, ma non abbiamo né il tempo né siamo nel luogo giusto per farti vedere che ha e che può darti una vera donna. La prossima volta ti farò diventare un uomo. Lo devo a tua madre.
Camminando al suo fianco e sentendola parlare sono del tutto imbambolato.

-Senti piccolo, so che domani andrai in città. E tornerete non prima dei Santi. Se vuoi, e so che lo voi, ci rivedranno in quei giorni e ti farò giocare con la mia figa… Però a una condizione, non lasciare che nessun ti faccia il culo…. Sbrigati a dirmi se sei d’accordo…. Stanno arrivando i tuoi.
- Si si sono d’accordo.

Arrivati vicino ai miei, mia madre mi osserva e vedendomi sconvolto, rosso, sudato, mi chiede:
- Che hai bevuto stasera? Stai bene?
Io diventando ancor più rosso, mi giustifico con un poco credibile:
- Quasi nulla, un po’ di bianco freddo e una frittella di baccalà.

Come tutte le mamme anche la mia fa finta di crederci. Mentre mio padre chiacchiera con il marito dell’Intrusa.
Chiacchierando come uno dei tanti gruppetti, decidiamo di finire la serata nell’ultimo chiosco aperto. Ordiniamo del fresco vino bianco e frittura mista, panizza e bacala fritto. Aspettando le calde leccornie, ci sediamo sulle panche intorno a un tavolone.
Senza volerlo mi siedo tra mia madre ed Eleonora (l’intrusa).

I discorsi dei grandi scivolano nei loro ricordi giovanili, con frasi lasciate a metà, con riferimenti non detti, con risate che solo chi ha vissuto quei momenti e avventure possono capire. Più parlano, scherzano e ricordano, più io capisco poco, ma intuisco che devono essere stati dei birichini, e ne hanno combina di ogni colore.

Sento e sono attento al calore della coscia di Eleonora che più volte si strofina sulla mia gamba, facendo imbizzarrire il mio pisello.

Finita la caraffa e svuotato il vassoio, è arrivata l’ora di andare verso casa.
Saluti e baci tra tutti.

Eleonora davanti a tutti mi raccomanda di rispettare ciò che gli ho promesso, mia madre vorrebbe conoscere la promessa, ma è bloccata dalla sua grande amica, che per me sarà sempre l’Intrusa.

Nei mesi successivi riparte la routine invernale, nebbia, freddo, scuola, autobus affollato, studio, interrogazioni, ma ormai l’estate mi ha cambiato per sempre.

Spesso nel mio lettino ho rivissuto quei velocissimi minuti sotto il porticato, e spesso sporcavo il pigiama.
Una mattina, uscendo dal bagno, incrocio mia madre particolarmente allegra, sta tenendo in mano i pantaloni del mio pigiama in mano, a mo’ di trofeo.
- Buongiorno Mamma… che c’è?
- Nulla di particolare, ho solo scoperto che stai diventando grande.
E mostrandomi una grossa macchia giallastra sul mio pigiama, se ne va canticchiano.

Le settimane si srotolano veloci.
A metà ottobre mi arriva una WuatsApp
“Come stai? Hai mantenuto la promessa? A presto. Ciao”.
E’ Lei, si è ricordata dell’accordo.
Rispondo con un felice:
“SI! Non vedo l’ora di tornare al mare.”

==**==

Naturalmente la storia con L’Intrusa (Eleonora) ha avuto un piacevolissimo seguito.
Se quanto ho scritto, vi è piaciuto e se vorrete, ve lo racconterò prossimamente.
Ciao.
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