Prime Esperienze
IL COLLOQUIO
di Neottolemo
29.05.2018 |
17.822 |
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"Scendevo avidamente sul suo collo e con le mani lungo i fianchi..."
Per un professionista trovare collaboratori all’altezza sta diventando un problema sempre più tangibile.Soprattutto quando si tratta di professioni delicate dove la privacy e la riservatezza sono importantissimi, e basilari per la propria attività.
Vi sono continue lamentele in merito agli orari di lavoro, alle disponibilità da offrire, all’abbigliamento.
Per questo motivo mi ero ritrovato nuovamente senza un membro del mio staff e mi dovevo accollare, con grande fastidio, tutte quelle attività che prima demandavo alla mia segretaria, ed alle quali non ero più abituato.
Tutto ciò mi procurava grande nervosismo tanto che dovevo sfogarlo andando in palestra ed immergendomi in una serie di esercizi che avrei ben volentieri evitato.
Premetto che una vita nello sport (basket) mi aveva fornito di un fisico atletico e muscoloso, e non che il lavoro in palestra mi spaventasse, ma preferivo dedicarmi al tennis, nonché ad altri passatempi più lieti che, cari amici, condividiamo in questo mondo...
Proprio durante queste sedute in palestra avevo avuto modo di rivedere Marco.
Ci eravamo conosciuti sempre in questo ambito durante un altro periodo in cui frequentavo l’istituto ginnico, e avevamo passato anche qualche serata insieme alle solite cene organizzate dagli istruttori per fare gruppo.
A queste occasioni semi-mondane, partecipava anche Silvia, la compagna di Marco, anche lei frequentatrice della palestra ma in modo molto saltuario e ad orari così diversi dai miei che non avevo mai avuto modo di incontrarla durante gli esercizi.
Devo ammettere che silvia non mi lasciava indifferente, sui 30 anni un corpo longilineo, gambe lunghe, ed un sedere sodo che si attaccava alla schiena formando due fossette che erano fonte dei miei sogni più erotici e inconfessabili.
La immaginavo vestita da palestra, con i leggins attillati e sudati, le gocce scendere lungo quella schiena perfetta, e incanalarsi nelle fossette fino alla riga delle natiche. Immaginavo quelle gocce fermarsi li fra le natiche e la vulva ed il mio naso affondare in quella rotondità perfette e la mia lingua assaporare tutto il nettare, un’ambrosia mista di sudore femminile e di sapore di voglia.
Anche il viso era sempre molto seducente, e pur non truccandosi molto (stile nature), gli occhi nocciola risaltavano e fuggivano spesso ad incrociare i miei, come una sorta di piacere nel constatare l’interessamento di un uomo elegante.
Silvia a queste cene era sempre molto timida, anche se Marco cercava sempre di spronarla e coinvolgerla nei nostri discorsi, ma quando si entrava in argomenti più piccanti, si ritraeva con una risatina e svicolava verso altri discorsi.
Un pomeriggio, proprio all’apice del nervosismo per una mattinata persa fra le code delle cancellerie del Tribunale, mentre ero impegnato sull’ellittica, Marco saliva sull’attrezzo in parte al mio.
Nonostante alcuni convenevoli sul tempo e sull’andamento non proprio idilliaco della nostra squadra del cuore, vedevo subito che aveva un’aria molto preoccupata ed allora gli chiesi che cosa avesse.
Marco mi confidò che Silvia da qualche mese aveva perso i lavoro. La società per la quale lavorava era fallita e in tale situazione ci aveva pure rimesso le ultime buste paga che non le erano state ancora rifuse dal fondo di garanzia.
A causa di tale situazione la loro relazione ne aveva molto risentito. Silvia era diventata apatica, rifiutava il sesso, scontrosa, aveva preso il fallimento della società come un fallimento personale, e anche le loro condizioni economiche erano chiaramente peggiorate.
Ascoltata la storia di Marco, e dato che neppure io potevo continuare a sobbarcarmi un lavoro che mi avrebbe ben presto portato all’ulcera, gli proposi di presentarmi presso il mio ufficio per sostenere un colloquio di lavoro.
Fui però subito chiaro sull’impostazione da dare al meeting:
“Marco mi raccomando, sul lavoro esigo e pretendo che le mie collaboratrici siano vestite in modo formale ma anche sensuale. Sai, ho appurato che così trovano più ascolto negli uffici pubblici.,..in fondo siamo uomini...”.
La precisazione era dovuta al fatto che avevo sempre visto Silvia in jeans e ballerine, ed anche per il desiderio di ammirarla con un altro look e vedere quel magnifico sedere magari stretto in una gonna e sostenuto da tacchi alti mi procurava già un’evidente eccitazione.
L’appuntamento fu fissato per il giorno dopo alle 20:30 presso il mio studio. Avevo scelto l’orario perché così ero sicuro che saremmo stati soli. Non volevo procurare imbarazzi a Silvia per la presenza di altri impiegati, e fare con tutta calma il colloquio di lavoro.
Nell’attesa del loro arrivo il mio stato d’animo era un miscuglio di curiosità ma anche di severità. Ero chiaramente curioso dell’abbigliamento di Silvia e delle sue risposte, ma anche severo in quanto realmente necessitavo di un valido supporto in ufficio.
Sento suonare il campanello e vado alla porta per accoglierli.
Devo dire che Marco ha superato le mie aspettative, nel suggerire a Silvia i vestiti da indossare.
Silvia è davvero bellissima, vestita in modo elegante, con un bel completo gonna-giacca nere, calze nere velate e scarpe col tacco eleganti, ma allo stesso tempo molto sensuali.
Facciamo i saluti di rito e non posso evitare di fare i complimenti a Silvia per l’abbigliamento. dice : "complimenti alla signorina, hai davvero una splendida fidanzata".
Cercando di essere quanto più discreto possibile l’occhio mi si posa sulle sue splendide gambe, ed in particolare sulla cavigliera, molto discreta, che indossa con eleganza, e che non avevo mai notato perché sempre coperta dai jeans.
Introduco Silvia e Marco nel mio ufficio e inizia il colloquio vero e proprio.
Partiamo con le solite domande di rito, esperienze lavorative, conoscenza delle lingue, curriculum, quali sono le cose che si aspetta nell’intraprendere questa carriera, dal mio atteggiamento si evince che il capo sono io e seppur in un rapporto di collaborazione, ciò che io dico deve essere fatto puntualmente.
“Ben e il tuo curriculum è eccellente, devi sapere che qui nei casi di necessità si deve essere disponibili a fermarsi oltre l’orario di lavoro”.
“Si Peter nessun problema”
“Silvia, il lavoro potrebbe comportare delle riunioni all’estero e dovresti seguirmi anche in queste occasioni in quanto, pur parlando inglese, preferisco sempre che la mia collaboratrice sia con me anche in qualità di traduttrice anche per una questione di immagine, chiaramente il tutto viene ben corrisposto in busta paga, ma non vorrei che per Marco o per te ci sia qualche problema”.
“No Peter nessun problema...”.
Il colloquio proseguiva...ormai avevo già deciso di dare il posto a Silvia ma volevo godere ancora della sua visione. La immaginavo in ufficio che rispondeva al mio interfono ed entrava molto sensuale, si allungava per porgermi le pratiche.
Immaginavo la camicetta leggermente aperta che lasciava intravedere il piccolo seno per il quale non serviva il reggipetto, i capezzoli dritti ed il profumo spruzzato nell’incavo delle mammelle che riempiva l’aria del mio ufficio.
Il tempo passava e Marco e Silvia erano sempre più rilassati.
Approfittai per entrare allora sul personale e chiedere come andavano le cose, e in modo tranquillo ma sempre più insinuante ed intrigante, riempivo Silvia di complimenti per l’abbigliamento, per il taglio di capelli.
Questo mio atteggiamento non lasciava indifferente neppure marco che, chiaramente, sapeva quanto Silvia poteva essere sensuale e dell’importanza che lei trovasse un nuovo lavoro anche per la loro relazione.
Passavano i minuti molto lentamente e vedevo Silvia ancor più rilassata. Le gambe accavallate sulla poltrona erano più rilassate e le spalle molto più morbide.
Vedevo i suoi occhi raggiungere i miei affondare nel mio verde e cercare ogni tanto consensi da Marco.
“Bene dissi! Ora passiamo al look. Anche se non c’è ne sarebbe bisogno, Silvia potresti alzarti che vediamo se tutto in ordine?”.
Il vestito nero aumentava la sensualità delle forme di Silvia, e l’eccitazione cresceva in me.
“Marco ti dispiace toglierle la giacca? Che vediamo la camicetta se va bene?”.
Marco le tolse la giacca e il corpo sinuoso di Silvia diede spettacolo in tutta a stanza.
Mi sembrava di percepire la sua pelle vellutata sotto le mie dita le sue gote rosse che imbarazzate sentivano il contatto delle mie mani che la sfioravano in ogni angolo del corpo.
“Ora girati per piacere”
Ecco lo splendore del suo lato B finalmente era all’altezza dei miei occhi incorniciato dalla gonna nera corta.
“Benissimo Silvia solo un piccolo particolare...”
Mi alzai e mi portai verso di lei.
“Dimmi Silvia lo vuoi proprio il lavoro?”.
“Si Peter mi piacerebbe molto collaborare con te”.
“Bene...” mi avvicinai ancora di più.
“Sei veramente splendida Silvia, dal primo momento che sei entrata ho pensato che potresti avere il posto” le dicevo ciò a distanza molto ravvicinata, quasi all’orecchio.
Marco era immobile, stupito dalla piega che avevano preso le cose, ma anche incuriosito da ciò che avrebbe fatto Silvia.
Le presi le mani, e iniziai a giocherellare con le sue dita.
Ho mani sempre molto calde ma percepii anche il tepore di lei e il fremito del suo corpo a quel contatto.
Marco si stava agitando e con la mia mano gli feci segno di calmarsi, che le cose stavano procedendo per il verso giusto.
Da vari discorsi che avevamo fatto in palestra, sempre senza entrare nel personale, avevo capito che Marco avrebbe desiderato una vita sessuale meno monocorde e che amava molto ammirare Silvia e vederla in situazioni che ne risaltassero la sensualità.
Seppur in quell’occasione così casuale e nella sua prima esperienza questo suo desiderio troppo spesso represso prese i sopravvento e si accomodò tranquillo in poltrona. La sua eccitazione era fin troppo palese, i jeans stretti di Marco facevano vedere il pene gonfio e duro, e ciò non era sfuggito a Silvia che restava stupita nell’assistere alla scena.
Intanto mi ero portato ancora più vicino a lei.
I suoi sguardi dati alle cene in palestra, e quelli nel mio ufficio, unite al posto di lavoro ormai incombente avevano aumentato la mia audacia, e il desiderio di lei.
Le diedi un bacio sulla guancia ed il desiderio si fece subito fuoco. Il suo profumo ora mi riempiva il viso mentre un sospiro le usciva dalla bocca. Le mie mani intanto si dilungavano sulle sue braccia e le arrivarono alle spalle quasi a serrarle nella mia presa.
La sentivo cedere sotto il mio tocco. Le gambe sempre più leggere mentre la mia bocca cercava la sua, e le nostre lingue si incontrarono ed attorcigliarono inestricabilmente.
Sentivo il suo sapore, fresco e caldo allo stesso modo, mi inebriava ed eccitava provocandomi fremiti che rendevano il mio membro duro.
Scendevo avidamente sul suo collo e con le mani lungo i fianchi.
Marco attonito non diceva una parola ma guardava la scena eccitato.
Il cazzo orami gli esplodeva nei jeans mentre vedeva Silvia che oramai perdeva la camicetta e rimaneva solo con la gonna e le scarpe.
Cosi al suo seno nudo per succhiare i capezzoli, dritti ed eccitati.
Prendevo tra le mie labbra il capezzolo destro e massaggiavo il seno sinistro. Silvia oramai mugulava, cedeva al tocco delle mie mani.
Dalel sue cosce saliva l’inconfondibile profumo dell’eccitazione femminile, della voglia. Marco passava con la mano sopra i suoi jeans sui quali era comparsa una macchia di liquido preseminale.
Il profumo della vulva di Silvia mi inebriava. Dovevo averla, la feci risedere in poltrona e le alzai la gonna. Le gambe oramai divaricare si appoggiavano ai braccioli. Mi inginocchiai davanti a lei e guardai la sua vulva rasata e completamente fradicia.
Spostai il perizoma e con la bocca mi tuffai sulla sua figa bagnata.
La leccavo e introducevo la punta dentro di lei, succhiavo il clitoride senza sosta sena fermarmi.
“Silvia toccati il seno!”… Oramai non capiva più niente era partita per l’eccitazione.
“Dimmelo che ti piace come ti lecco...”.
“Si mi piace” non resisto. Silvioa cercava lo sguardo di Marco che oramai aveva liberato il cazzo dai jeans e si masturbava alla vista del godimento della sua compagna.
Con la mano libera strinse la mano si Silvia e poi si alzò portando il cazzo all’altezza delle sue labbra.
Silvia lo vide ed prese il pene di Marco in bocca alternando i mugulii per il piacere che le procuravo leccandola avidamente e il rumore del cazzo che le apriva le labbra affondando sempre più a lungo.
Venirono all’unisono. Silvia spruzzandomi in bocca tutto il suo piacere, e marco facendo altrettanto e riempiendo di sperma la bocca si Silvia la quale voleva correre in bagno a sciacquarsi la bocca.
Ma qui intervenni io dimostrandole cosa voleva dire essere sottoposta. “Ingoialo...” Silvia mi guardò stranita ma vedendo il mio sguardo fermo e sentendo il, tono di voce deciso bevve tutto lo sperma. “Ora baciami”…Silvia si avvicino a me e mi baciò trasferendomi il sapore misto della sua bocca piena dello sperma di Marco.
Il mio pene era durissimo e la feci appoggiare con la schiena alla mia scrivania. Le misi le gambe intorno al mio collo.
Sentivo la cavigliera graffiare la mia giacca mentre le gambe si inarcavano sulle mie spalle. Estraevo il pene e lo appoggiavo alla fica umida e calda di silvia, che guardava me e poi Marco, il sui cazzo dopo un momento di relax dovuto alla sborrata si era ripreso vigoroso.
“Vieni marco dammelo ancora in bocca!”
A quelle parole Marco quasi trasalì, non avrebbe mai pensato di sentirle dire da silvia ma si affetto a riempire la bocca delle fidanzata indugiando anche coi coglioni sulla lingua dura e vogliosa.
Intanto il mio cazzo prendeva Silvia con forza. La riempiva fino all’addome sconquassandola con colpi forti e lunghi.
Si sentiva il rumore di Marco godere e i miei testicoli che sbattevano contro la figa infuocata e fradicia di Silvia ricolmandola fino all’addome.
Ad ogni colpo il mio membro fuoriusciva sempre più bagnato degli umori di Silvia, del suo piacere della sua voglia di godere, finchè non esplose un orgasmo zampillando tutta la sua voglia sui miei pantaloni.
Stravolta Silvia mi chiese di andare in bagno a ricomporsi. Ma non acconsentii. Avevo troppo fantasticato su quel Lato B per lasciarmelo sfuggire.
Anche Marco sembrava preoccupato perché per lei sarebbe stata la prima volta ed il mio cazzo era di dimensioni discrete ma l’eccitazione prese il sopravvento.
“Peter..” disse Silvia “Ho paura, non l’ho mai fatto…”.
“Silvia il lavoro è li pronto per te...questa è l’ultima tua prova del colloquio”.
“Si ma prometti che se fa troppo male smetti”.
Promisi senza troppa convinzione e feci accomodare Silvia su un divanetto dell’ufficio.
Il viso rivolto al muro ed il culo marmoreo voltato verso di me. Marco seguiva la scena sempre più eccitato.
Iniziai baciandole la schiena e le natiche, la mia lingua scendeva su quel magistrale lato B leccandola ed indugiando proprio sullo sfintere, che con piacere trovai molto elastico.
Aiutato dall’eccitazione di Silvia, bagnavo le mie dita nei caldi umori della sua figa e per poi inserirle piano nel culetto.
Prima una pianissimo , poi due sempre piano per evitarle di procurare dolore e farla ritrarre da quel gioco anale.
Il mio cazzo stava esplodendo alla vista del culo che immaginavo sudato nei leggis, li ora aperto dalle mie dita.
“Ti fa male Silvia?”
“No…se fai piano no”
Levai le dita dal culetto e inserii il cazzo nella vagina per bagnarlo bene bene. Fortunatamente eccitazione di Silvia era tornata prepotente dopo i due orgasmi già avuti, e la sua vulva era nuovamente fradicia e pulsante. Ma non volevo farla godere li.
Quando il mio cazzo fu bagnato al punto giusto, lo tolsi dalla vulva bagnata e lo appoggia al culo di silvia entrando piano con la punta.
“Lo senti ti piace? Ora spingo un attimo”
Marco, intanto, si era portato vicino a silvia continuando a masturbarsi davanti ai suoi occhi.
Iniziai a spingere piano. Riempiendo quel culo che mai aveva provato tale piacere. Spingevo il mio cazzo fino in fondo sentendo il buchetto che lo risucchiava ancora di più e Silvia godere alle spinte lungo il suo sfintere.
Mi stupivo che una “vergine” anale potesse ricever il mio pene duro senza problemi ma ne ero anche invogliato ad aumentare il ritmo delle spinte…sempre più forte..
All’apice del godimento le presi i capelli e li tirai verso di me lasciandole il fiso alla mercè del cazzo di Marco. Silvia venne nuovamente bagnando completamente il divano, mentre il mio seme le colmava il culo ed insieme a noi Marco le riempì di sperma il viso venendo nuovamente.
Estrassi il mio pene dal culetto oramai stanco di Silvia e godendomi lo spettacolo dello sperma che la riempiva mentre il suo viso era inondato della sborra di Marco che ansimante si era lasciato andare sul divano.
Questa volta lasciai andare Silvia a riassettarsi nel bagno mente io e Marco ci rivestivamo sorridendo a vicenda.
Inutile dire che Silvia ebbe il lavoro ed il suo primo compito fu proprio quello di ripulire il casino che avevamo fatto quella sera.
Fu l’inizio di una proficua collaborazione.
Il colloquio era riuscito perfettamente in ogni senso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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