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Non avrei dovuto


di Eriaku
05.01.2025    |    4.251    |    2 8.3
"Non avrei dovuto lasciarmi toccare..."
Non avrei dovuto dirti di poter invitare alla mia festa di compleanno anche il tuo ragazzo, molto più grande di noi, quando la mia migliore amica me l'ha chiesto, invece ho risposto "Certo tesoro, fa pure!"

Non avrei dovuto restare sola con lui, invece quando a fine serata tutti se ne sono andati sono rimasta in salotto senza pormi alcun problema. La mia amica, russava nell'altra stanza sbronza e ignara.

Non avrei dovuto lasciarmi toccare.
Invece quando lui mi ha palpato il sedere, dandomi della troietta, sono rimasta impassibile.

Non avrei dovuto tremare, quando mi ha abbracciata da dietro, facendomi sentire la sua voglia.

Non avrei dovuto permettergli di sollevarmi la gonna, invece ho allargato le gambe e quando mi ha penetrato la vagina primo con un dito e poi un altro, ho gemuto a bocca aperta con il corpo scosso da un fremito.

Non avrei dovuto lasciarmi sottomettere a pochi metri da te, piegata sul nostro vecchio divano. Eppure non ho opposto alcuna resistenza quando mi ci ha fatta mettere a quattro zampe.

Non avrei dovuto lasciarmi usare, eppure ne ho goduto.

Non avrei dovuto farlo andare fino in fondo ma il suo uccello nerboruto mi ha sconquassato, mentre mi fotteva rudemente tenendomi per i fianchi. Forse il grido del mio orgasmo avrebbe potuto svegliarti, non l'avessi soffocato mordendo un cuscino.

Non avrei dovuto lasciare che mi inseminasse, ma sentirlo raggiungere l'apice dentro di me mi ha fatta sentire come se ti avessi superata per una volta.

Non avrei dovuto permettere che avesse un seguito, ma a casa dei tuoi a Santo Stefano quando mi ha tirata dentro il bagno di servizio non ho fatto resistenza. Mi sono inginocchiata ai suoi piedi, gli ho aperto la patta e stretto quel randello duro, duro per me, fra le mani, l’ho soddisfatto. Leccando, succhiando, baciando fino a fargli schizzare tutto il suo piacere nella mia bocca aperta e disponibile.

Non avrei dovuto obbedirgli la notte di Capodanno, quando mi ha scritto di raggiungerlo nel bagno del locale dove stavamo festeggiando con tutti i nostri amici. Invece l'ho fatto e con le mutandine rosse alle caviglie, quelle uguali alle tue che mi hai regalato quella stessa mattina, ho uggiolato come una cagna in calore montata con foga.

Non avrei dovuto abbracciarti, augurandoti un felice anno nuovo, con il seme del tuo uomo dentro di me.

Non avrei dovuto dargli la mia ultima verginità ma tu ti rifiutavi e così lui si è preso anche quello da me. Di nuovo la notte del mio compleanno, esattamente un anno dopo l'inizio di questo rapporto sbagliato, mi ha privata di ogni dignità inculandomi sul pavimento di quella che un tempo era casa nostra, prima che andaste a convivere. Niente più che la sua saliva e i miei umori a facilitare la mia sverginazione, si è scopato il mio culo con foia brutale infrangendo la promessa di portarmi fuori a cena almeno una volta. Nonostante questo, il mio orgasmo è stato indescrivibile. Con il trucco sbavato dalle lacrime ho raggiunto un picco di piacere mai provato e l'ho pregato di non smettere.

Non avrei dovuto essere così felice la mattina dopo, solo perché è rimasto con me per una volta. Invece di maledirlo per avermi fatta diventare la sua zoccola, l'ho salutato con un bocchino impossibilitata a lasciare il letto dopo i ripetuti assalti che ho subito nella notte. Mi ha inculata altre due volte, prima sotto la doccia e poi infine a letto, senza alcuno scrupolo, d'altronde non ho mai opposto un rifiuto. Così, gli succhio l'uccello ancora una volta, lasciandomi sditalinare a cosce larghe. Incurante, mi ficca anche due dita nell'ano ed è proprio la fitta dolorosa che provo a farmi venire ancora piagnucolando. Se ne va poco dopo, lasciandomi distrutta in più di un senso, la sua sborra sul mio corpo come un marchio.

Non avrei dovuto essere così ingenua da credere che potesse durare. Un giorno ha smesso semplicemente di chiamarmi, di cercarmi, di volermi. Non di essere il tuo fidanzato però. Così sono costretta a incontrarlo ogni volta, troppo vigliacca per fare ciò che dovrei e sputtanarlo per quello che è. Troppo ferita, dopo aver notato lo sguardo colpevole così familiare della giovane ragazza di tuo fratello ogni volta che lui è presente, perché l'ho visto tante volte nel mio riflesso.

Non avrei dovuto essere così debole da cadere fra le sue grinfie ma tu amica mia non avresti mai dovuto essere così cieca.

Nota dell'Autore: Questo racconto nasce dalla confessione di una donna con cui ho avuto un breve ma intenso interludio. Nell'ultima parte di nasconde ciò che ha poi portato all'inevitabile confronto. Niente più che una storia di letto romanzata alla maniera di Cecco Angiolieri, le cui opere abbiamo scoperto di amare entrambi, o uno spunto di riflessione? Chissà.
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