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Giorgio, così giovane, ingenuo...e troia – 02.Uno zio vicino, anche troppo
di Eriaku
18.11.2015 |
21.305 |
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"Si chiamava Anna ed era una normale brava ragazza..."
Cap.2 "Uno zio vicino, anche troppo"I due gemelli pesantemente eccitati dal racconto di Giorgio se lo ripassarono di buona lena, fino ad irrorare i suoi orifizi con le ultime stille di sperma. Ormai esausti tutti e tre, si accasciarono sul letto sfatto e lordo di umori.
L'aria sapeva di sudore e sesso.
Nikolai si accese una sigaretta e chiese: “Allora chi è stato il primo a riempire questa caverna?" E accarezzò con due dita l'ano tumefatto di Giorgio, che ancora rigurgitava liquido seminale, causando a quest'ultimo un brivido.
Il ragazzo fece un sospiro sottile, come un gatto che miagola soddisfatto, e con la mente che tornava al passato iniziò a raccontare della sua sverginazione.
***
Erano passati alcuni mesi dall'episodio con l'istruttore, e sebbene continuassi ad andare avanti con la mia vita non riuscivo a dimenticare le sensazioni provate in quei momenti. Mi masturbavo sempre più di frequente su video porno gay, in cui giovani ragazzi venivano trombati senza pietà da uomini duri e senza scrupoli.
Sborravo come mai avevo fatto prima, ma al tempo stesso ero confuso e spaventato da questo mio nuovo lato.
All'epoca per cercare di togliermi dalla testa quelle immagini destabilizzanti, mi ero messo insieme ad una mia compagna di classe che mi stava dietro. Si chiamava Anna ed era una normale brava ragazza.
Lei mi amava, lo avevo capito da come si concesse nonostante fosse molto pudica e di famiglia bigotta. Tuttavia nonostante avessi scoperto il sesso etero, con piacevoli risvolti, non riuscivo a togliermi dalla testa i ricordi.
Le cose presero una svolta quando, un paio di mesi dopo, venne a vivere da noi il fratello di mia madre.
Zio Carlo aveva 34 anni, era emigrato in Germania per studio e vi era rimasto a lavorare. Tornato in Italia per un nuovo lavoro che la sua azienda gli aveva affidato, in attesa di trovare un appartamento, si appoggiava da noi.
Con lui avevo un buon rapporto. Era molto giovanile e disponibile, così decisi di confidarmi; e in effetti ricevetti tanta comprensione...Ma anche tanta sborra.
Un pomeriggio che eravamo soli gli raccontai tutto e lui prese la cosa con molta tranquillità; dopo aver pensato un po' si alzo dal divano e mi si avvicinò dicendo: "Giò! Tu hai bisogno di capire cosa ti ha tanto attratto in quella situazione, e per farlo devi riprovare!".
Lui era in piedi davanti a me, seduto sul divano, quindi quando si calò i pantaloni mi ritrovai nella stessa situazione del pompino all'istruttore: con un cazzo duro in faccia.
Come quella volta mi si annebbiò il cervello, ripresi il controllo quando lo zio iniziò a strusciarmi la cappella sulle labbra, provai a farmi indietro, ma come l'altra volta una mano mi afferrò la testa, lo zio mi teneva fermo e continuando a spingere sbraitò: "Forza non fare il ritroso! Per sapere se ti piace il cazzo, se sei una troia, devi provare!"
"Ma zio...umpfh" non riuscii a finire, approfittando della mia bocca aperta affondò il suo uccello nella mia bocca.
Fui perduto. Il sapore, la consistenza e l'odore di quel randello mi ipnotizzarono nuovamente e mi lasciai andare, docile.
Zio Carlo lo capì e colse la palla al balzo iniziando a muoversi lentamente nella mia bocca:
"Bravo nipote...che bocca calda che hai ahh…"
Iniziò a guidarmi nel bocchino, dicendomi come comportarmi: "Stringimi con le labbra senza usare i denti, accarezzalo con la lingua...così bravo ahhh...succhialo come una caramella...uhh rilassa la gola così che possa andare più a fondo...In gola lo devi prendere!"
Eseguivo come un automa, e intanto sentivo nei pantaloni il cazzo indurirsi e scesi ad accarezzarmelo. Lo zio intanto faceva i suoi porci comodi con la mia bocca, e prese ad insultarmi: "Troia! Ho un nipote troia! Uhhh...Un pompinaro nato sei...ah ora ti sborro in bocca, tira fuori la lingua...bravo...ahh, eccola che arriva...eccola...Sborro! Sborro! Mandala giù tutta, la crema dello zio!"
Con la sola cappella sulla mia lingua, si segava mentre un imprecisato numero di schizzi mi inondava la bocca.
Il sapore lo trovai strano, ma mi piacque e così ingoiai come richiesto. Zio Carlo, soddisfatto provò a sfilarmelo di bocca, ma io lo trattenni preso dalla frenesia e continuai a succhiare, sorpreso lui mandò un sospirò soddisfatto, mi prese la testa fra le mani e cominciò a fottermi la bocca senza più gentilezza.
"Piccola puttanella idrovora...ne vuoi ancora? E allora eccotelo…" Presto vennero i conati così cercai di staccarmi. Lui mi lasciò andare, ma col cazzo di nuovo duro era chiaro che non aveva finito.
Mi inculò.
Lo fece con rapida e brutale efficienza, come chi ha esperienza in quel campo. Ne ebbi la conferma quando, certo che non mi sarei ribellato si alzò per spogliarsi e una volta nudo si rinfilò nel mio culo sverginato sdraiandosi su di me.
Senza smettere di pomparmi le budella, prese a leccarmi il lobo dell'orecchio ansimando." Ah...che culo morbido, ne ho sverginati di frocetti ma...uhhh...il tuo culo è proprio di burro!".
Non so quanto durò, ero troppo preso dal misto di dolere e piacere per curarmene, so solo che alla fine ero pieno di sperma mio e dello zio.
Lui si fece ripulire il cazzo e poi mi mandò zoppicante a farmi una doccia mentre sistemava il salotto.
Da quel giorno divenni il suo schiavo sessuale.
Mi prendeva dove e quando voleva, in bocca o culo, che la casa fosse vuota o meno. Feci indigestione di sborra e il mio ano era cosi lasso dal tanto frequente uso che riusciva ad infilarmi con un paio di spinte.
Una volta, appena rientrato da lavoro, mi tiro giù i pantaloncini per poi sbattermi in piedi. Cosa avrebbero detto i miei genitori se lo avessero visto, completamente vestito, inculare il loro ragazzo a secco. Piagnucolai, come la cagnetta che mi sussurrava fossi, finché non lo sentii pulsarmi dentro il culetto.
Mi padre lo avrebbe cacciato via, se avesse saputo che quando mi chiamava per una mano con gli esercizi, gli unici muscoli che venivano allenati erano il suo uccello duro e lo sfintere del mio buchino.
Piegato sulla panca, mi scopava con delle serie di dieci colpi. Aggrappato a miei fianchi, me lo faceva sentire tutto.
Incassavo le sue spinte cercando di non fare rumore.
Prima di potermi rivestire, dovevo sempre ripulire la panca dal mio sperma con la lingua.
Mi madre lo avrebbe disconosciuto se avesse saputo che ogni giorno, per colazione, ricevevo la sua sborra in bocca.
Ne faceva sempre tanta di primo mattino. Era l'unica occasione in cui non parlava.
Si limitava a farselo succhiare sospirando, fino a svuotarsi. La mandavo giù tutta e quando non dovevo andare a scuola, restavo a letto segandomi mentre ne gustavo il sapore.
Continuammo in questo modo finché non si trasferì.
Negli anni ho collezionato molte altre esperienze, ma ancora oggi quando capita il mio caro zietto è un gradito ospite nel mio sedere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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