Gay & Bisex
Claudio - 01 Chi sono
di Eriaku
06.01.2024 |
7.468 |
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""Bravo! Sei venuto proprio come le brave troie, con il cazzo dentro" mi dice sbattendomi impietoso..."
Il mio nome è Claudio e ho diciannove anni. Sono quello che viene definito un nerd, mingherlino e con gli occhiali, non ho mai parlato con una ragazza. Capelli e occhi neri, pelle pallida e orecchie a sventola completano il quadro. Fin qui, posso dire di essere uno stereotipo ambulante. A differenza di molti miei simili, però non sogno avventure erotiche con una bella ragazza, no.Quando rimango solo in casa, il che accade spesso essendo figlio unico di genitori trasfertisti, mi tolgo mutande e pantaloncini e fatto partire un video porno, mi inculo. Ovviamente nella mia mente quella che m’infilo nel retto non è una zucchina, una candela, o il dildo che sono da poco riuscito a comprare, ma una nerchia vera, calda e dura che mi sfonda mentre mi sego. Immagino di essere scopato con violenza, senza pietà, e vengo imbrattandomi la pancia, l'ano infiammato che pulsa intorno al surrogato di turno. Ogni volta.
Troppo timido per provare un locale, una chat? Figuriamoci, non saprei cosa dire. Così, il mio desidero di essere posseduto è rimasto finora insoddisfatto.
Come si suol dire, il destino è dietro l’angolo.
Mio padre mi ha costretto ad iscrivermi a una palestra nel quartiere, per rinforzare il mio fisico gracilino. La sera del ‘fattaccio’ sono stanco morto, anche se ad esser sinceri non c’è voluto poi molto, un po’ di tapis roulant e qualche esercizio, e mi ritrovo senza forze e completamente ricoperto di sudore. Non volendo uscire in quello stato penoso, aspetto che la palestra si svuoti, perché mi vergogno non poco a farmi vedere nudo, e quando credo che non ci sia più nessuno, mi spoglio e vado sotto la doccia. Non faccio però in tempo ad insaponarmi che arriva Federico, il figlio del proprietario, ovviamente nudo.
Sgrano gli occhi, la vergogna di essere visto senza vestiti da un altro maschio, che oltre ad un fisico statuario, sfoggia anche un pisello che sembra molto più grande del mio.
"Claudio non sapevo fossi ancora qui" mi dice aprendo l’acqua della doccia vicino la mia "Ti ho visto prima, sei impacciato e fai un po' ridere ma ci sono ampi margini di miglioramento."
Io balbetto qualche frase senza senso, poi lui da dietro mi mette entrambe le mani sulle spalle, che inizia a massaggiare mentre continua a parlare.
"Poi sei anche duro come un legno! Devi imparare a usare bene la tua forza, perché altrimenti ti fai solo il culo e non ottieni nulla."
Più parla e più le sue mani scivolano verso il basso, facendo diventare il suo massaggio di un erotismo unico al mondo, che mi fa sciogliere come un cubetto di ghiaccio sotto il sole.
"Lo so che non sei come tutti quegli sfigati che vengono qui per cercare di rimorchiare. Tu non guardi i culi e le tette delle ragazze; quindi vuol dire che non sai neanche tu quel che vuoi, o forse lo sai e non lo vuoi dire a nessuno."
Parla con sicurezza mentre le mani scivolano sempre più in basso. Alla fine, la sua mano arriva sul mio culo, per infilarsi nel solco delle chiappe.
"Ch-che fai?" Balbetto, arrossendo.
"Hai il buchetto rasato, come mai?" Svia la mia domanda, e di fronte la sua resto in silenzio. Non esiste che ammetta di farlo per evitare di lasciare peli su quello che mi ficco nell'ano.
"Tu sei solo un frocetto che vuole il cazzo, se vuoi la mia opinione." Ecco, l'ha detto. Fossi meno timido, confermerei.
"Se farai tutto quello che dico io ci divertiremo tutti e due, ma prima dimmi solo se sei vergine."
“Sì.” Mento, vergognandomi di confessare quanto mi piaccia infilarmi oggetti nel retto.
"Bene! Ora girati e prendimi in mano il cazzo."
Non posso che obbedire, e nel farlo ho la conferma che il suo cazzo è nettamente più grande del mio. Non più grande delle migliori zucchine che ho provato però. Inizio a segarlo lentamente, a due mani, senza che me lo chieda.
Lui però non s’accontenta delle mie mani: "Vedo che un cazzo lo sai maneggiare, bravo. Adesso in ginocchio e rendi omaggio al mio."
Mi ritrovo così con la sua mazza davanti alla faccia, ma Federico invece d’infilarmela in bocca, me la sbatte più volte sul viso, per poi mettermi una mano fra i capelli e spingermi le labbra contro i suoi testicoli.
"Leccami le palle e fallo bene, perché il mio cazzo te lo devi meritare."
Eseguo senza rispondere, mi sento poco meno di una nullità. Inizio a passargli la lingua sui testicoli, assaporandone quel sapore di maschio dominante che io non ho mai avuto. Nella mia mente sono i genitali di una trans, magari quella Giselle del porno che ho visto prima di uscire e che sogno spesso mentre mi fa suo, con le sue belle tette che rimangono immobili nonostante mi stia scopando senza darmi tregua.
La mia bocca passa quasi senza che me ne renda conto, dalle palle al cazzo, che ricopro di piccoli baci pieni di devozione. Lui però non vuole dolcezza, ma solo rimarcare il suo ruolo, così mi spinge in gola il suo randello, tanto in profondità da farmi venire dei conati. Passare da sognare piselli, a trovarsene uno che ti strozza non è da tutti, penso.
Imparo a respirare solo col naso, mentre lui mi sta letteralmente scopando in bocca, facendomi presagire cosa succederà in seguito quando vorrà un’altra parte del mio corpo.
D'un tratto mi stappa la bocca e, entrambi nudi e gocciolanti, mi trascina per un polso verso una porticina di metallo. All'interno, uno stanzino mansardato. Capisco che è qui che verrò scannato.
"Sdraiati sul lettino e alza le gambe" mi dice mollandomi uno sculaccione. Esce dalla stanza per rientrare dopo poco istanti, un flacone di doccia schiuma in mano. Sono obbedientemente in posizione.
"E quello a cosa serve?" Me lo vorrà mettere dentro?
"Per lubrificarti il buco, forse? Non sarà il massimo ma almeno non piagnucolerai troppo quando ti romperò il culo fra qualche istante."
Esterrefatto, sento quella sostanza vischiosa entrarmi un po’ dentro l’ano, e per un momento credo che in lui ci sia anche desiderio di farmi godere.
"Ora te lo metto dentro, ma tu non provare a toccarti altrimenti m’incazzo sul serio."
Non mi da neanche il tempo di rispondergli che sento la sua cappella premere sulla rosellina, è questione di un istante e penetra le difese del mio culetto. Sento come una pressione continua, fa male ma non posso scappare perché mi tiene per i fianchi. Quando sento il suo bacino poggiarsi sul retro delle mie cosce, il dolore è così forte da farmi urlare.
"Zitto idiota, ormai è tutto dentro. Sei stato sverginato, sei un rottinculo e ora viene il bello!"
Lo sento tirarsi indietro e poi in avanti diverse volte, lentamente, stirandomi le pareti anali. Ancora e ancora. Ho il cazzo duro sulla pancia, la sensazione di pienezza è più forte del dolore. Apro gli occhi e non vedo Federico, bensì Giselle che mi sta scopando come nei miei sogni più segreti, e non riesco più a trattenere ciò che sto provando.
"Ahhh, Si! Scopaaami, SCOPAMI! Sono una troia, fammi male, usami!" urlo senza più alcun pudore.
"Certo che ti scopo, frocio che non sei altro!" mi risponde lui aumentando il ritmo “Voglio rimandarti a casa diviso in due.”
Tiene fede alle sue parole, tirandomi verso il bordo del letto. Mi tiene per le caviglie, inculandomi senza sosta. Ormai il mio culetto è bello sfondato e il suo randello scivola agilmente dentro e fuori da me. Sono vicinissimo a venire, e afferro il mio pisello per segarmi come quando gioco da solo a casa.
Un tremendo schiaffo raggiunge le mie parti intime.
"T’avevo detto di non toccarti, frocio del cazzo" mi rimprovera "Ora te lo sfascio davvero questo culo, così vediamo se capisci la lezione."
Mi spinge verso il centro del letto e, salito anche lui, mi monta sopra. Sento le sue dita aprirmi l’ano, poi la cappella poggiarcisi contro, ed infine un dolore sordo accompagnato da una sensazione di strappo, perché lui ha dato una spinta così potente da far tremare il letto infilzandomi d'un colpo.
"Ahhhh, ti prego mi fa male così!" lo supplico sull'orlo delle lacrime.
“Taci! Hai detto di essere una troia, e come tale non meriti altro!" Mi apostrofa iniziando a scoparmi selvaggiamente.
Tenuto per il retro delle cosce, quasi ripiegato su me stesso, posso solo gemere mentre fisso il suo volto ghignante, i miei piedi in aria sballottati ai lati della sua testa, il suo sudore che mi gocciola addosso. Lo schiocco delle sue palle sulle mie natiche è un rumore bianco, sovrastato dalle sue parole o, meglio, i suoi insulti. Nonostante ciò, non vorrei per nulla al mondo che Federico smetta di scoparmi, se non altro perché per la prima volto sto provando un vero pene, duro e caldo, anziché uno dei miei solito gingilli.
Improvvisamente è come se vedessi di nuovo Giselle, la soddisfazione di essere riempito mi fa impazzire di piacere, forse anche più di prima, e percepisco ogni suo affondo, ogni centimetro della sua mazza che mi svanga le viscere. Dopo un tempo indefinito, sento il buchetto pulsare e raggiungo il mio traguardo, venendomi sulla pancia. Singhiozzando ad ogni contrazione delle palline infiammate.
"Bravo! Sei venuto proprio come le brave troie, con il cazzo dentro" mi dice sbattendomi impietoso. "Adesso, completiamo l'opera, vieni qua e apri bene quella bocca da puttana."
Nel dirlo si sfila di botto, strappandomi un lamento. Con freddezza mi fa inginocchiare davanti a lui, poi mi poggia la cappella sulle labbra spalancate e segandosi raggiunge l'orgasmo, sborrandomi in bocca.
"Ingoia tutto, guai a te se fai cadere anche una sola goccia" ordina, prima di lasciarmi la testa. Mando giù, per paura di contrariarlo. È sapido e pastoso, penso mi piaccia. Senza aspettare un altro ordine, mi infilo in bocca il membro barzotto, ripulendolo da ogni residuo, accucciato fra le sue gambe.
"Tu hai goduto. Ti sei fatto inculare e sei venuto, gemendo peggio d’una troia. In fondo sei solo un frocetto che ha provato il cazzo per la prima volta. Lo rifaremo ogni volta che vorrò e godrai ancora."
La sua asserzione cade nel vuoto della stanzetta. Ancora preso a leccargli il piolo, lo guardo negli occhi, e penso abbia ragione, su tutto. Inconsapevole, lui mi ride in faccia e levandomi l'uccello di bocca mi ordina di andarmene, perché ha ancora da fare.
Sulla via del ritorno, ho il culo in fiamme, si è richiuso ma sento come una nocciolina dura in mezzo ai glutei.
Il sapore di sperma sulla lingua è persistente.
Non riesco a non pensare al perché immaginarmi Giselle al posto di Federico abbia cambiato ciò che stavo provando, senza trovare una risposta.
Una volta a casa, prima ancora di lavarmi, controllo i miei magri risparmi.
Adesso che so chi sono, devo capire cosa voglio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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