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Gay & Bisex

L’Università - Omaggio militare 2


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    5.873    |    5 9.1
"Comprato il biglietto, mi addentrai nel buio della sala..."
Era sabato sera e i ragazzi dell'appartamento avevano deciso di dare una piccola festa. Sapevo che non mi ci sarei divertito. Così me ne andai a due passi dalla stazione Termini, in via Montebello, al cimema porno Ambasciatori.
Avevo appuntamento con mia vecchia conoscenza, un tenente salentino che sarebbe dovuto essere di nuovo in trasferta su Roma per quel week end. Non avendo lui più casa a disposizione, avevamo deciso di vederci lì e sfogare le nostre voglie nel cesso. Decisione poco romantica, ma molto pratica.
La cassiera mi chiese se volessi lo sconto militari, evidentemente ne vedeva molti e, vista l'età, mi prese per uno di loro. Comprato il biglietto, mi addentrai nel buio della sala.
Mi fermai nei pressi dell'uscita, quando mi sentii urtare la spalla: "Oh, non te gira'! Sono n'amico del tenente. Sei te?"
- "Sí, ma tu chi sei?"
-"Lui c'avuto problemi co' la moglie o co' la suocera, non ho capito bene. Non è piu venuto a Roma e ha mandato a me!"
Rimasi immobile, come per mettere a fuoco la situazione. Sullo schermo una di colore stava spompinando un gran pezzo di maschio, mentre un altro la stava chiavando analmente. L'uomo dietro di me ridacchiò: "Ce ne stanno altri due in quel culo sfonnato!" E, senza perdersi in altri preamboli, mi prese una mano e se la portò al pacco. Era duro. Iniziai un lento massaggio attraverso la stoffa.
- "Bravo... Controlla la merce! Che, secondo me, sto messo pure meglio dell'amico nostro..."
Mi fermò. Mi girai e mi passai la lingua sulle labbra, compiaciuto nel rimirare il notevole rigonfiamento che aspettava d’esser scoperto. Fui contento nel constatare che lui era altrettanto ragguardevole: un uomo sulla cinquantina, capelli cortissimi e lo sguardo da depravato. Aveva un viso scolpito, un paio di bei baffi e un pizzetto brizzolato, mascella e naso pronunciati. Era alto, con spalle larghe e mani grandi. All'epoca avrà avuto pochi anni meno di mio padre, ma l'idea di andare con uno così, in quel momento, mi dava un senso di protezione!
Ovviamente, vista la situazione, non mi sembrò il caso di portarla per le lunghe: “Andiamo al cesso?”
Mi rivolse uno sguardo di sufficienza: "E che ce voi fa là dentro? Sarà pieno de sborra dappertutto..."
Mi girò intorno per guardarmi meglio. Io restai fermo, anche quando mi schiaffeggiò il culetto: "Sei n'amore...Meglio se andiamo in un posto tranquillo, così ce la godiamo senza fretta, no?”
- "Ma io manco ti conosco!"
La sua pelle era brunita dal sole e un folto pelo nero faceva capolino dal colletto della camicia. Nonostante la mia eccitazione, però, esitai. Indeciso su cosa avrei dovuto esattamente fare, stavo per rinunciare. Fu lui a venirmi in aiuto: "E allora? So collega dell'amico tuo. E poi, quelli che te fai de solito te danno i documenti?"
Seppur ancora dubbioso, accettai, stimolato anche dall'idea che fosse un militare come il mio amico.
Uscimmo e mi infilai nella sua auto, non immaginando dove stessimo andando.
Lungo il tragitto ogni tanto gli lanciavo un’occhiata. Notai la fede al dito, ma non gli chiesi nulla. Lui mi disse solo che era del 186º Reggimento paracadutisti “Folgore” e che, al momento, era utilizzato come autista.
Al solo immaginarmelo in divisa, il mio cazzetto cominciò a irrigidirsi, immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti. Dopo una decina di minuti di silenzio, cercai di distrarmi: "Come ti chiami?"
- "Aldo. Allora, il tenente m'ha detto che te piace prenderlo in culo! - affermó, acchiappandosi il pacco e massaggiandoselo da sopra i pantaloni.
-"Quindi, sei molto gay?"
- "No, ma che vuol dire "molto gay"? Sono pure fidanzato con donna."
- "Sì, è vero... Me l'aveva pure detto il tenente, ma a vederti sembri solo dell'altra sponda...Quando hai capito che ti piaceva il cazzo?"
- "Al liceo. Me l'hanno fatto succhiare nel cesso della stazione e da lì ci ho preso gusto."
- "Bene! Ciucci pure la sborra?"
- "Dipende..."
Sorrise come chi la sa lunga: "Allora vuol dire che ingoi sempre..."
Mi disse che me ne avrebbe potuto offrire in quantità, che gli facevano male i testicoli, perché non tirava il latte da una settimana.
- "L'hai preso da piu maschi contemporaneamente, no? Me lo ha detto sempre lui."
Non risposi, ma vidi che si stava sbottonando la patta. Glielo impugnai saldamente e iniziai a fargli una sega mentre lui fissava la strada.
Eravamo partiti da più di venti minuti e, visto che lui non me lo chiedeva: "Vado di pompino? Ti va?"
- "No. Basta!" - mi fa - "Semo arrivati!"
Si abbottonò i pantaloni, scese dall'auto a cazzo duro. S'incamminò senza imbarazzo verso l'abitacolo di guardia. Parlottò con l'addetto, si strinse il pacco nei pantaloni, ridacchiarono e risalì.
Mi spiegò che la caserma della Folgore alla Cecchignola rappresentava un elemento chiave nella struttura dell'Esercito Italiano e che per accedervi normalmente bisognava seguire una certa procedura. In quel caso aveva fatto lui da garante, senza farmi consegnare documenti, anche perché quella mia visita era meglio non risultasse in alcun modo. L'addetto all'ingresso avrebbe avuto più in là il suo tornaconto.
La Caserma era davvero enorme. Era costituita da diversi edifici, tra cui baraccamenti, uffici, depositi e strutture per l'addestramento. Immaginai quanti uomini potesse ospitare e quante seghe quelle pareti avevano potuto vedere negli anni.
Giunti in un vicolo tra due blocchi edilizi, Aldo parcheggiò e mi guidò verso una porta di metallo.
- “Che posto è?” - chiesi un po' preoccupato.
Con un cenno del capo - “Tu entra, che qui "parliamo" senza rotture de coglioni!”
Una volta dentro, chiuse la porta e rimanemmo quasi totalmente al buio in un vano caldaie. C'era giusto qualche lampadina sfocata a illuminare certi dispositivi. L'aria era soffocante, il caldo non da meno. Catturai il suo sguardo e gli diedi un'occhiata per fargli capire che non mi convinceva molto la situazione. Qualcosa mi diceva di andarmene, tuttavia, facendo vincere la parte ormonale che era in me, appoggiai la mano al suo petto, palpeggiandolo e sentendo i suoi muscoli ben delineati. Allungando il braccio, Aldo prese una torcia e illuninó i miei movimenti.
Piano iniziai a scendere, massaggiandolo e iniziando a slacciare i bottoni della camicia. Era veramente ben fatto, palestrato, con il petto rasato e pungente per la ricrescita. Gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. Il suo cazzo lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip bianchi piuttosto attillati. Non era più in tiro.
Mi fermò, mi sbottonò la camicia, ma non me la tolse. Mi sollevó il mento: "Sei proprio un bel ragazzetto..."
Mi tastó il petto, mentre io iniziavo un lento massaggio al suo cazzo. Gli carezzai il volto, lui abbozzò un sorriso nervoso. Avvicinai la bocca alla sua e cominciai a baciarlo. Lentamente insinuai la lingua tra le labbra carnose e lui cedette. Iniziai a girargliela in bocca, prendendo la sua tra le labbra e succhiandola. Intanto, lui faceva scorrere le mani sul mio corpo, sul mio sedere sodo. Lentamente infilai una mano sotto la camicia per carezzargli la schiena liscia e muscolosa. Aldo mi si strinse addosso.
Godendosi la sensazione delle nostre lingue che si agitavano, scopandosi l'una tra le labbra dell'altro, il suo cazzo iniziava a pulsare assieme al mio per aver raggiunto la sua massima erezione.
Inginocchiato ai suoi piedi, sentii l'odore del suo pene eccitato. Lui si tolse camicia e pantalone. Si caló le mutande, rimanendo completamente nudo. Poggiò il pene sul mio viso, godendosi per qualche attimo i sospri caldi con cui lo bramavo. Attese che fossi io a prendere l'iniziativa. Gli baciai i testicoli e gli leccai l'asta. Presi in bocca la punta e iniziai a rotearci la lingua intorno.
L'eccitazione di Aldo prese il sopravvento. Afferrò la mia testa per guidare il pompino, rivelando un modo di fare rude. Quando rallentò, gli afferrai le natiche e lo invitai, spingendole verso la me, a non smettere.
Mentre passavo le mie mani sul suo corpo massiccio, infilando le dita nel pelo nero del suo addome, i suoi movimenti divennero più veloci e i suoi respiri più forti. Passai un dito sul suo ano, ma senza penetrarlo. Eccitatolo ancora di più, presi la sola cappella fra le labbra e iniziai lentamente a esplorarla con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima. Gli infilai un dito nell'ano e l’effetto fu immediato: “Ummhhh…"
Andai oltre. Chiuse gli occhi mentre ingoiavo il suo uccellone e le sue palle si appoggiavano al mio mento: “Porca de 'na troia! Pische' lo prendi come una puttana navigata..."
I gemiti divennero più forti, mentre il suo cazzo ricominciò ad andare dentro e fuori dalla mia bocca: "Me stai a fa scapoccià... Basta! Me te voglio fa', cazzo! Se continui, vengo come un regazzino!"
Mi prese per i fianchi, mi mise a novanta gradi e sentii il calore delle sue labbra sul mio sfintere. Iniziò a baciarmelo con abilità, mentre mi allargava le chiappe. Arrivò a scoparmi con la punta della lingua il buchetto umido.
Si sistemò a terra, seduto. Io, lateralmente e poggiandomi sulla sua coscia tornita presi di nuovo in bocca il suo cazzone scuro. Andammo avanti, mentre lui mi stuzzicava la prostata con due dita. Le roteava sempre con delicatezza, ma entrando sempre più a fondo. Mentre mi stimolava, cominciai a masturbarmi.
- "Bravo porcellino, toccati. Quando sei pronto, dimmelo, che me te faccio."
Aumentò la velocità e la penetrazione, mentre me ne stavo lì a pensare che sarebbe potuto essere un amante perfetto: maturo, virile, sicuro di sé ma, a suo modo, dolce.
Le dita insalivate lo avvisarono che ero pronto, che si avvicinava il momento di sfilarle per metterci dentro ben altro. Spinse ancora un paio di volte, le estrasse di colpo e mi fissò: "Che ne dici? Se va de cazzo?"
Il suo puntava a mezzogiorno quando si mise dietro di me, dicendomi di stare rilassato. Sentii la cappella dura che puntava.
- "Aspetta. Il preservativo!"
- "Te do giusto du' colpi...Non reggo de più!"
- "Mettilo lo stesso!"
- "Ma che? Davvero?"
Si prese il cazzo in mano come un trofeo, agitandoselo e ridacchiando: "Scusa, tu prima me fai 'na pippa al cinema, poi me seghi in macchina..."
Mi spennellò la rosetta anale: "Poi vieni con me fino qua, me ciucci il cazzo e me lecchi i coglioni..."
La lubrificò di presperma - "E mo' vuoi fa' storie?" - e mi trafisse incuneandomi la sola capocchia.
- "Ummmhhh...Siiiih... Ma almeno non mi venire dentro..."
Si fermò: "Promesso!"
Era penetrato per dieci centimetri e mi sembrò ritornare leggermente indietro: "Sicuro che non lo voi lo sborro dentro? Peccato, perché ce sta un bel caldo qui..."
Arretrò ancora un pochino: "Te piace sentirlo tutto?"
- "Sí..."
- "E allora lo vedi che sei 'na troia?"
Così, con un colpo di reni, mi attraversò con il suo uccello non solo bello lungo ma che più si andava verso le palle più era spesso.
Cominció a fottermi ritmicamente, finché con la destra andò sotto e me lo menò un pochettino per poi ritrarsi, quasi pentito. Forse per sentirsi solo e pienamente maschio, mi disse che ero uno che aveva davvero bisogno di cazzo per sentirsi bene, uno che aveva bisogno di farsi sfondare senza pietà. A quel punto, fui io a portare la destra sul mio cazzetto, iniziando a masturbarmi.
Sentendo il suo sesso che continuava a sfondarmi il secondo canale, raggiunsi un forte orgasmo: “Godo! Cazzo, siiih... Godo dal culo!”
Le gambe non mi ressero e Aldo mi sostenne, per non cadere assieme a me.
Anche lui era all’apice. Mi chiese di divaricarmi le chiappe, di esporre l'apertura anale. Sentii chiaramente le primissime contrazioni del suo cazzo ma, poco prima di farcirmi completamente il culo, lo sfilò velocemente e sborrò lungo il solco delle mie natiche, facendo colare tutto il suo sperma tra le chiappe e sull'ano arrossato dalla vigorosa chiavata. Raccolse il suo seme con la capocchia e me l'infilò di nuovo dentro.
Stravolto, a quel punto, mi crollò sopra, ansante e sudato. Finimmo per terra, restando ancora attaccati.
Aldo aveva il cazzo non completamente moscio, mentre gli carezzavo le mani che teneva sul mio petto.
Con un filo di voce mi chiese: “Come stai? Hai visto che ho mantenuto la promessa?”
Sorrisi: "Sei uno stronzo!"
- "Solo?"
- "No, anche un gran maschio. E’ stato più bello di quello che immaginassi.”
- "Ti fa male il culo?"
- "No, no... Tutto a posto!"
- “Bene, molto bene.”
Mentre sgrullava la cappella ormai in fase calante, percepii una presenza alle mie spalle. Lui mi sorrise: " Perchè t'ho fatto 'na sorpresa!"

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