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Gay & Bisex

A volte ritornano... 1. Alberto - 8 anni dopo


di jacdap
11.12.2024    |    103    |    2 9.5
"Mi sono seduto sulla sbarra aperta e ho aspettato che il trattore passasse vicino..."


--- Può anche darsi che qualcuno ricordi vagamente il mio primo racconto pubblicato una dozzina d'anni fa ed
ora non più presente qui in A69. Ne riassumo la sostanza come introduzione al nuovo ---

Abito in campagna a una decina di km da un capoluogo emiliano in una casetta con giardino ereditata da una zia. La casetta è prospiciente una vasta tenuta agricola in cui periodicamente un ragazzo della mia età viene a fare lavori con un trattore e macchinari diversi. Arriva, blocca il trattore davanti al mio cancello, scende, a passi rapidi va ad aprire la sbarra che, lì a fianco, chiude l'accesso alla tenuta, risale ed entra nei campi.  Non è che avesse mai attirato la mia attenzione più di tanto, ma erano intriganti il suo modo di vestire sempre identico, gli occhiali scuri anche di sera, il berrettino a visiera e la camminata un po' particolare. Un giorno che forse lo fissavo più intensamente mi ha salutato, ho ricambiato e da allora lo si è sempre fatto. Qualche volta ci si è pure fermati a fare qualche breve discorso di circostanza. Aveva una voce non profonda, ma comunque maschile, e un bel sorriso con la bocca impercettibilmente storta.

*** Antefatto.

Era un pomeriggio afoso e zanzarifero di fine giugno. Lui stava mietendo con una macchina molto rumorosa. Io ero uscito di casa mezzo nudo per mangiare qualche mora dai rovi della siepe di confine. Fermò il trattore vicino a dov'ero e con un gran sorriso mi chiese se potevo dargli dell'acqua da bere che quella che aveva con sè l'aveva terminata. Avevo vecchi calzoncini corti di un jeans tagliato, abbastanza stretti perché ormai la 46 era un ricordo, coi due bottoni superiori slacciati e una maglietta sfrangicchiata col collo tagliato largo. Mi parve di notare un certo indugiare del suo sguardo sulle mie parti basse. D'altronde anche lui deve aver notato che il mio sguardo era più che superficiale... benché sudato e impolverato aveva il suo fascino.
- Venga in casa, ho anche una birra se vuole...
- Va bene l'acqua, grazie
Entrando si tolse gli occhiali e aggiunse nel tipico dialetto della bassa:
- Non ti ricordi proprio niente eh Jacopo? Non sembra neanche che tu sia nato a XXX.
Il mio tilt è durato un attimo, giusto il tempo di permettere ai neuroni di elaborare alla velocità della luce ricordi, sensazioni e collegamenti. Soprattutto il dialetto fu illuminante.
- Ma sei Alberto YYY? Non so neppure se lui rispose. Devo essere arrossito violentemente per l'inaspettata presa in contropiede poi devo essere piombato in modalità pesce lesso. Ho preso l'acqua e i bicchieri come in catalessi. Mi sono riscosso quando lui, dopo aver bevuto, sempre in dialetto, ha detto:
- Abito qui vicino, a ZZZ. Ho in affitto questa terra e ne ho anche delle altre. Faccio tutto da solo colle macchine. Adesso a mano non si fa più niente. Ma solo cereali e fieno. Li immagazzino e poi li rivendo alle aziende agricole.
- Forte!... ma perché non ti siedi che ci facciamo un caffè...
- Se per te è lo stesso mi fermo domattina, adesso ho da fare. A che ora ti alzi al mattino?... perché io arrivo presto sai?
- Vieni quando ti pare, non disturbi. Io qui sto da solo.
- Uh, beato te - e ridendo salì sul trattore ed entrò nel podere.
La mattina seguente mi alzo e faccio la doccia. Come nella classica barzelletta, suona il campanello. Dalla finestra vedo che è lui. Scendo in accappatoio sfregandomi i capelli bagnati con un asciugamano. Dice:
- Vedo che il momento non è il migliore.
- Non fa niente, va bene, entra che accendo sotto la moka...
- Però bella casetta... e ci stai da solo? Non ti sei sposato? Lo sai che io ho un figlio che ha già fatto la maturità?
- Sapevo che avevi messo la morosa incinta e che ti saresti sposato... Ero militare e venni a XXX al funerale di mio nonno. Tu non c'eri e me lo disse tua madre. Avevamo vent'anni...
- Io non ancora...
È salito il caffè e ce lo siamo bevuto. Alberto aveva un sorrisetto un po' stirato e si percepiva chiaramente che era teso. Prende contro alla chiave del lucchetto della sbarra che aveva appoggiato sul tavolo e questa cade a terra. Qualcosa nei movimenti mi dice che l'ha fatta cadere apposta... Penso: questo mi vuol vedere l'uccello. Ed era così, perché pure a terra ha spinto la chiave più sotto al tavolo. Guarda guarda ho pensato... Mi sono alzato richiudendo l'accappatoio. Esce da sotto il tavolo un po' rosso, mi guarda e dice in dialetto:
- Già da piccolo avevi un uccello mica da ridere, ma adesso hai una sleppa della madonna...
- Eeeh, non esageriamo... e mi sono messo a ridere. Ho preso le tazzine e mi sono girato a lavarle nel secchiaio. Sento che dice:
- Sai Jacopo... mi ricordo tutto come fosse ieri... ricordi i giochini che facevamo in campagna?
- Vagamente... ma è normale fra ragazzini... rispondo.
Sospendo il lavaggio perché avverto che si avvicina, sento il suo alito sul collo, la mano che si infila nell'accappatoio, il mio uccello che si intosta e lui che sussurra: sono trent'anni che ci penso... Appoggio le tazzine, mi rigiro e ha un'espressione che mi fa pensare che tutto sommato Alberto ha una sua certa bellezza. Mi viene naturale avvicinare le labbra alle sue che prontamente dischiude e in cui infilo la lingua. Ci baciamo a lungo poi si inginocchia e mi prende il cazzo in bocca. gira la lingua attorno al glande e mordicchia il frenulo. Azzo, penso... ci sa fare il paparino... Poi con grande maestrìa lecca l'asta, le palle, risale alla cappella, la inghiotte dando colpetti di lingua sul buchetto, poi succhia menando il bìgolo alla base. E inizia una pompa sublime...
- Guarda che vengo, dico...
- No aspetta... e si alza. Mi ribacia mordendomi il labbro inferiore e io dico:
- Berto, se mi baci così vengo subito...
Si stacca e si spoglia scalciando via le scarpe. Ha decisamente un bel corpo: magro e muscoloso, fianchi sottili, ventre piatto, bei pettorali con pelini corti, braccia forti con bicipiti tonici. Si accorge che lo guardo con interesse.
- Jac, ma... ti piaccio?
- Sì.
- Beh, non ci speravo... ti va di procedere...?
Indico le scale e dico: 
- Sali di sopra. È nudo e io lo seguo cogli occhi fissi sulle sue chiappette sode dai muscoli guizzanti e due sfiziosissime fossette. La porta della camera è aperta col letto sfatto su cui lui si siede; io giro dall'altra parte, mi siedo e mi sdraio; lo fa anche Alberto e iniziamo un bel 69. Inghiotte l'uccello fino in gola; io che sono più alto arrivo senza stirarmi troppo a leccargli il buco del culo. Non è depilato, ma è comunque pulito. Sa di sudore, ma ci può stare... Apprezza molto il rimming quindi, per operare meglio, tolgo il cazzo dalla sua bocca e mi giro del tutto dietro al suo culo di cui sto ancora lappando la rosellina. Mi inginocchio, gli divarico bene le cosce e gliela comincio a mordere. Alberto passa dai mugolii agli ansimi.
- Lo vuoi? chiedo.
- Azzo... che aspetti?...
Alla velocità di un flash apro il cassetto del comodino, prendo il preservativo, strappo coi denti la custodia, me lo appoggio e senza smettere di leccare il buco di Alberto lo faccio scorrere. Non ho gel nel cassettino, solo crema nivea... vabbè... ne prendo una ditata ed infilo il dito dentro lo sfintere. Lo ruoto. Alberto ha gli occhi e la bocca chiusi ma gode. Infilo due dita poi tre, nessuna smorfia. Metto un po' di nivea anche sul cazzo, appoggio i suoi piedi sulle mie spalle ed entro deciso. Alberto si irrigidisce con un flebile lamento, sospendo la penetrazione finché si è rilassato poi ricomincio pian piano. La bocca un po' stortina di Alberto è molto tesa e gli occhi chiusi. Per scrupolo chiedo se vuole che interrompa.
- Vuoi scherzare? - dice sempre ad occhi chiusi. Allora spingo di colpo fino in fondo, caccia un urlo, lo bacio, si rilassa e io inizio a muovermi piano piano mentre gli succhio i capezzoli. Poi spingo più a fondo afferrandogli i bicipiti che lui contrae. Piccolo ma tosto, non posso fare a meno di pensare. Mi piace accarezzare il suo corpo snello e muscolosetto, ma sento che sto per venire e rallento strizzandomi un po' le palle.
- Jac, non smettere...
- Mi sa che vengo presto, Berto...
- Allora sborrami dentro... sono 30 anni che sogno 'sto momento...
Stacco le mani dalle sue bracciotte toste e gliele appoggio sulle ginocchia, le spingo verso l'esterno allargandogli le cosce e mettendo in mostra il mio cazzo nel suo culo. E' un colpo d'occhio sublime che, coi maschi dà la stura a una componente psicologica gratificante al massimo perché stai facendo godere un maschio come te che in questo momento prova un sentimento verso di te che va oltre il piacere sessuale. E anche tu in quel momento gli vuoi bene, provi affetto, forse anche qualcosa di più e.... merda, sto venendo, non riesco a elaborare pensieri... gli sto venendo dentro... uno, due, tre, quattro, cinque schizzi, cazzo ma quanta ne faccio... ancora altri 4 più brevi. Le gambe mi tremano un po' mentre, inarcato, mi tengo spinto a fondo dentro di lui. Lui inizia a muovere il culo in tondo mentre si mena l'uccello e viene sulla sua pancia con gemiti soffocati. apre gli occhi sorridendo:
- Certo che ne hai fatta... l'ho sentita anche attraverso il profilattico...
- Mi spiace, sono venuto presto.
- No no va bene così. Ma ora tirati su che devo proprio andare... hai dello scottex qua su?
Vado in bagno, prendo il rotolo della carta igienica e glielo porto. Si pulisce e scende le scale.
- Non ti vuoi lavare? chiedo.
- La volta prossima, ora devo scappare. Ti va bene se torno?
- Ma certo...
Mi lavo sommariamente anch'io e scendo. Si è già rivestito. Mi dà un bacio frettoloso sulle labbra, prende la chiave da sopra il tavolo e se ne va. Io rimango un po' perplesso, di nuovo in modalità stoccafisso. Poi penso che però è stata bella scopata... del tutto inaspettata tra l'altro... chi l'avrebbe mai detto... Alberto...

C'è naturalmente stato un bis e anche qualche ter, sempre più o meno cogli stessi tempi ristretti e contingentati; tuttavia fretta e risolutezza nei momenti centrali del "serra serra" erano assenti. Alberto si concedeva sempre molto voluttuosamente in varie posizioni, ma si concludeva quasi sempre alla missionaria, posizione che, ho capito, anche lui preferiva.
Nel frattempo ha preso corpo la mia storia col mio attuale compagno, 17 anni meno di me, giovane, fresco, bello come il sole, due chiappe come quelle della metopa di Ercole che sostiene la volta del cielo nel tempio di Zeus, persona dolce, sensibile con cui il feeling si è concretizzato in una convivenza, complice anche l'esplosione del covid con tutte le conseguenti limitazioni alle frequentazioni, agli spostamenti e alle attività.
Dissi ad Alberto che non era più il caso che ci vedessimo sia perché non vivevo più da solo sia perché non era mia intenzione cornificare il mio convivente a cui tenevo molto. Capì il mio stato d'animo ma non dissimulò neppure la sua insoddisfazione. 

*** Due estati fa.

Si sa che, spesso, anche se non si cercano scappatelle extraconiugali, queste cercano te e ti trovano. Il mio partner si stava facendo un mese di Salento con amici. Io avevo impegni che mi inchiodavano a casa.
A settembre faceva ancora molto caldo e una notte sentivo un trattore che arava. Erano le 3 e ancora c'era 'sto fanale in mezzo al prato e il trattore che rompeva le palle. C'era anche una fantastica luna piena che rischiarava tutto Non riuscivo a riprendere sonno e mi sono innervosito, mi sono infilato i jeans e sono uscito fuori. Sentivo la "guazza" sulle spalle ma non era una sensazione spiacevole. Mi sono seduto sulla sbarra aperta e ho aspettato che il trattore passasse vicino. Si ferma e Alberto mi urla:
- Mi fiacchi la sbarra a sedertici sopra quando è aperta. Dai, vieni qui e monta su.
Si stava "vicini vicini" sul trattore, lui indossava una t-shirt, io niente; la sensazione della pelle calda ma non sudata delle sue braccia contro la mia fresca era elettrizzante. Alberto mi guarda l'avambraccio appoggiato sul sedile che tocca la sua coscia:
- Mbè... quando ti sei fatto quel tatuaggio?
- Quest'inverno, ma non me ne farò mai più... è stato doloroso...
- Eeeeh... vuoi fare il giovane ma non lo sei più caro mio... eheheh
Incomprensibilmente mi sto eccitando... Alberto se ne accorge e dice: - Da quanto non scopi Jac?
- Un paio di settimane...
- Lui dov'è?
- Sotto Gallipoli.
- Uh... la zona più battereccia del Salento...
- Già... ma tu che ne sai?
- Lo so. Fra un po' non passerai più per la porta...
- In che senso?
- Per le corna...
Sghignazzò e riprese il lavoro. Col trattore in movimento si doveva parlare più forte o starcene zitti. Parlavamo in dialetto... il dialetto della bassa... il dialetto di quando eravamo bimbi... non proprio innocenti e consapevoli di non esserlo. È il miglior modo per dire da dove si viene e crea intimità... è l'odore della tua terra, il sugo delle tue radici, una musica che aggrega e predispone alle confidenze, frutto anche della scuola dei tuoi vecchi di cui ogni tanto ancora senti la mancanza.
Dopo un po' di silenzio col pensiero ritorno alla mia situazione di temporanea vedovanza e Alberto capisce di aver colto nel segno.
- Non ci chiediamo mai se ci facciamo le corna... Ma magari mi è pure fedele...
- A 25 anni?... E un fico come lui?… Uahahahah...
- Sono 29 - biascicai, ma sapevo che comunque Alberto aveva ragione. Mi incupii...
- Eeeh bello mio... hai voluto la bicicletta?... Così impari a prenderti un amante che ti può essere figlio...
- Esagerato...
- Bada che lo so bene cosa si prova... Non è facile... Come crescere un figlio di diciannove anni meno di te... bello e buono come il buon pane... e dover far finta di niente... non osare guardarlo... non osare pensarlo... resistere alla tentazione di spiarlo per vederlo nudo... non osare pensarlo nudo con qualcuna... o qualcuno... Maledetti giovani...
- Ma... stiamo ancora parlando di me Berto?
Silenzio. Poi con voce un po' strozzata:
- A gennaio va a convivere con una più vecchia di lui...
- Beh, anche tu ti sei sposato che non avevi 20 anni...
Un sospirone e un silenzio eloquente... Il passato, che si ripresenta sempre con un ricordo addolcito crea in certi momenti rimpianti malinconici in noi di mezza età...
Alberto si morde l'interno delle guance mentre col trattore va verso l'uscita. Si ferma e a bassa voce, quasi parlando a se stesso:
- Chi è tra i 40 e i 50 anni come noi, non ha una sua dimensione propria... non abbiamo più le ideologie a sostenerci e siamo arrivati al digitale come da adulti si arriva a una lingua straniera... siamo precari e individualisti... sopravvissuti a guerre che non abbiamo combattuto... ci sentiamo ancora giovani ma i giovani non li capiamo... li amiamo e li odiamo...
Sono esterrefatto. Non mi pareva che fosse Alberto a parlare, non quell'Alberto che avevo conosciuto. Non profferisco parola. Erano discorsi che rivelavano temi a cui lui doveva pensare spesso dato che erano un poco decontestualizzati nella specifica situazione in cui ci trovavamo. Alberto mi guarda da vicino come se volesse interpretare i miei pensieri, poi passa di nuovo al dialetto:
- Stiamo in un presente con la sensazione di non starci veramente perché il nostro mondo non è questo, non così... Siamo troppo giovani per considerare la partita chiusa e troppo vecchi per giocarcela ancora a pieno fiato...
Poi con un tono forzatamente alto:
- Ho finito. Mi fai fare una doccia?
- Naturalmente. Anche un caffè...
- Allora prima il caffè.
Usciamo dal podere, scatenaccia con certe leve che alzano l'aratro da terra, lascia il trattore all'accesso del podere ed entriamo in casa. Il caffè sale in fretta e lo sorseggiamo bollente e in un silenzio quasi religioso. La butto lì:
- Ma hai fatto dei pensieri su tuo figlio?
- Non nel senso a cui forse pensi però l'ho visto crescere, mettere i peli sul petto, diventare un gran bel ragazzo... d'altra parte mi piacciono i maschi... come non fare fantasie su come potrebbe essere nudo, come non immaginarlo a far l'amore con la fidanzata o a scopare con qualche suo amico... Bè... che c'è?... Il sesso tra uomini si è sempre fatto fin dalle origini della vita.....
Sono silenzioso e penso ancora con sconcerto a quanto ha detto Alberto. Erano pensieri a voce alta, non certo di un contadino tutto macchinari, famiglia e, tutt'al più, cazzi; che Alberto avesse una certa cultura e scioltezza di linguaggio ci poteva stare, ma questo era uno che rifletteva, che ascoltava, che ragionava, che leggeva anche... Vedo Alberto sotto una luce nuova... Lui si sta spogliando nell'ingresso e, scalzo, va subito in doccia lì a fianco nel bagno di servizio. Ha i peli più lunghi di come lo ricordavo, un po' ovunque. Mi piace di più. Glielo dico. Sorride e dice:
- Entra dai...
Faccio scivolare i jeans ai piedi e li scalcio via, entro in doccia e chiudo i vetri, lo insapono, e lo accarezzo ovunque indugiando su cazzo e chiappe. Ci baciamo e i cazzi svettano. Lascio solo un filo d'acqua, lo appoggio alla parete, mi verso del bagno schiuma nel palmo della mano e glielo sfrego nel culo, armeggio un po' con le dita scivolose, poi gli appoggio la testa del cazzo e spingo un po'... Caspita, mi entra la cappella senza alcuna fatica. Minchia, penso, però senza condom no... ma la situazione è troppo eccitante.... l'acqua che ci scivola addosso... il piacere reciproco percepibile e consapevole... Alberto si gira e mi dice:
- Andiamo a letto.
Ci asciughiamo rapidamente e saliamo la scala. Sul letto dapprima glielo succhio un po' e passo in breve al buchetto. Pare che non vedesse l'ora. Lo lavoro a lungo finché lo sento dire:
- Si può sapere cosa aspetti a scoparmi?
Prendo un condom dal cassettino e lo infilo, abbondo col lubrificante e gli chiedo di sedercisi sopra. Lo fa girato verso di me e noto che è un po' in tensione. In breve è tutto dentro. Alberto comincia a muoversi, prima avanti e indietro poi lateralmente infine in tondo. E' bello vedere il suo uccello, diventato più che barzotto, che oscilla in su e in giù sulla mia pancia perdendo qualche gocciolina di liquido. Alberto ora si impala divinamente ed è in estasi. Dico:
- Girati pian piano col mio uccello dentro fino a guardarmi i piedi. L'operazione ha qualche difficoltà ma riesce ed io mi sollevo sui gomiti mentre gli afferro i fianchi saldamente. Ora riesco a muovermi un po' meglio e lui se ne sta fermo. Non è il massimo questa posizione per cui mi ridistendo e colle mani gli alzo il bacino e qui aumento il ritmo intanto che lui inizia a menarselo. Mi fermo, lo faccio abbassare colla schiena sul mio torace e gli dico di abbandonarsi. Tenendogli un po' sollevato il bacino lo scopo energicamente e quando sento che l'orgasmo è prossimo gli afferro saldi i pettorali e spingo a fondo. Lui se lo mena furiosamente e veniamo quasi assieme. Siamo esausti e sudati e ci sbaciucchiamo un po'. Dice:
- Fantastica scopata... Sei stupendo...
- Anche tu.
- Dormiamo un po', vuoi?
- Non devi andare a casa?
- Non c'è fretta, sto arando... anzi sto facendomi arare... e ride sempre col suo sorrisetto un po' storto. Rido anch'io, mi levo il condom, mi pulisco con un fazzoletto e vi ci appoggio sopra il preservativo. Abbraccio Alberto che mi volta le spalle e ci addormentiamo a cucchiaio. Ci svegliamo che c'è già il sole. Alberto salta giù dal letto corre al piano di sotto dove ci sono i suoi calzoncini e la t-shirt a terra e dice:
- Merda marcia... è tardissimo. Jac... mi piaci un casino... La prossima settimana vengo coll'erpice... poi verrò a concimare, poi a seminare. Purtroppo però sarai impegnato...
- Ma... veramente… per una decina di giorni ancora no ... e poi so che a novembre, dopo i santi e i morti, va 15 giorni a Madrid.........
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