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Mitologia 2 (2^parte): L'inferno di Orfeo
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11.01.2025 |
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"Non fu per niente semplice trovare la strada giusta senza la possibilità per entrambi di usare le mani, ma tanta dedizione alla fine fu premiata..."
(segue dalla prima parte)Orfeo, benché un po' scosso dalle parole della Gorgone non poteva che essere di nuovo in preda a pura libidine di fronte a un Tantalo a dir poco stupefacente. Non era possibile lasciare tanta bellezza ai capricci di dei ai quali di umani e anche di semidei non importava nulla. Medusa aveva ragione.
" E guardali lì, semi-inebetiti al suono del mio strumento... E chissà pure se le parole di Medusa li hanno scossi un po'... Ma probabilmente non le hanno neppure sentite... non che cambiasse poi molto in definitiva... "
Un complessivo lento movimento fece capire ad Orfeo che aveva smesso di suonare e una voce vicinissima si rivolgeva a lui:
- Ti prego, riprendi a suonare... Speravo che col suono si bloccasse il supplizio ma io rimanessi sveglio... ma non è così e vengo bloccato pure io. Tuttavia suona lo stesso ti prego e fai di me ciò che vuoi... È comunque una parvenza di vita avere e dare piacere in mezzo a tanta sofferenza...
Orfeo riprese meccanicamente a suonare e Tantalo rimase immobilizzato con tutti i muscoli tesi nel tentativo di cogliere i frutti in alto.
" Mamma mia che roba " pensò Orfeo mentre gli si precipitava su bicipiti e tricipiti e li mordicchiava, e gli succhiava i capezzoli, e lo leccava sotto le ascelle, e tanto altro in un crescendo di cupidigia.
" Questo corpo è degno di Eracle... " pensava Orfeo girandogli attorno e palpeggiandolo in ogni parte del corpo: le chiappe marmoree..., le cosce tornite... i dorsali scolpiti... un cazzo lungo una spanna e mezzo grosso quasi come un pugno...
- Altro che lira... a te ora faccio sentire un altro strumento..."
E intanto pensava: " Questo me lo devo scopare ad ogni costo e non sarà facile senza mani "...
Tuttavia pian piano riuscì magistralmente nell'impresa: dapprima fagocitò il cappellone di Tantalo e gli girò a lungo la lingua nel solco del glande al che Tantalo inalberò una mazza di tre chili; poi, andandogli dietro e abbracciandogli i fianchi. interrompendo la sua suonata solo per un istante, resse la lira con una sola mano, gli afferrò coll'altra il cazzone da dietro e si lanciò in un segone magistrale facendo scorrere la lingua sulla colonna vertebrale tra le scapole. il buon Tantalo reagiva muovendo il bacino contro il cazzo di Orfeo che, detto francamente, era tutt'altro che da buttar via.
In seguito Orfeo portò la mano al buchetto e Tantalo accennò ad un movimento di rilassamento come se volessi sedersi. Orfeo non si saziava di mordergli le chiappe e, sacramentando contro la lira che gli impediva i movimenti, gli aprì in qualche modo quelle chiappe muscolose compresse dallo stiramento dei muscoli dorsali. Orfeo piegò in avanti Tantalo per quanto consentivano i legacci e si abbassò a lappargli abbondantemente il buco del culo.
- Accidenti che favola - biascicò Orfeo sollevando una faccia piena di saliva dopo di che il suo cazzo trovò la strada da solo.
" Ah ma qui ci hanno impazzato anche diversi altri " pensò e si deliziò in una lentissima inculata premendo con l'unica mano che aveva libera su quegli addominali da sogno e stringendogli il fianco premendo con avambraccio, incavo del gomito e braccio. Pensava alla meraviglia del corpo che stava possedendo, al luogo insolito in cui si trovava, alla situazione paradossale che lo vedeva scopare un pezzo da novanta di fronte ad un pubblico immobile semiaddormentato, finché la sua libidine traboccò e la scopata divenne scomposta... Eruttò nell'addome di Tantalo un immane fiume di sperma e l'orgasmo interruppe il suo strimpellare monocorde per cui l'acqua incominciò a risalire. Allora Orfeo a malincuore fu costretto a uscire dall'accogliente tana del suo posseduto riprendendo a strimpellare aulicamente e con metodo il suo strumento.
Ma il suo sguardo fu catturato dal meraviglioso strumento di Tantalo che svettava ancora verso di sé e dunque si prodigò di nuovo in un prolungato e molto gradito pompino.
" Se sono riuscito a scoparlo rigido com'è, di certo riesco anche a farmi scopare" pensò il nostro protagonista. Ed in men che non si dica abbracciò il collo taurino di Tantalo e, sempre strimpellando la lira dietro la sua nuca, si spinse in alto col culo sul di lui cazzo e si lasciò scendere pian piano. Non fu per niente semplice trovare la strada giusta senza la possibilità per entrambi di usare le mani, ma tanta dedizione alla fine fu premiata. Impalarsi su quell'asta marmorea fu una delle cose più appaganti che Orfeo avesse mai provato. Si muoveva avanti e indietro aggrappato al collo di Tantalo ed il suo piacere era tale che quando Tantalo lo farcì, gli venne naturale smettere di suonare al che l'acqua, risalendo, quasi lo sommerse. Subito Orfeo saltò via e lanciò un'occhiata al convivio degli dei che si era tutto appisolato tranne due: quella gufa di Atena che lo guardava strana e Persefone che lo guardava con occhi fissi.
" Aò, ma che vonno 'ste du' cornacchie ? " pensò " e che niente niente cianno un po' de tinticarello?
Persefone si coprì il volto e, risvegliatosi, il dio Ermes lo raggiunse e disse:
- Aò Orfè, te tocca...
Così, contro la propria volontà, agendo sotto l'imposizione dell'opinione pubblica, Orfeo fu costretto a chiedere a Zeus che gli venisse restituita la moglie. Sotto lo sguardo attento degli dei, specie di Era in particolare, Zeus diede il proprio assenso ma ad una condizione: che Orfeo non dovesse guardare indietro durante il suo viaggio di ritorno a Tebe.
Pare che quando la coppia, guidata dalla trionfale opinione pubblica, stesse per raggiungere il fiume Acheronte, Zeus scagliasse un fulmine e Orfeo, voltandosi per lo spavento, così facendo, perse Euridice. Zeus non poté prenderla con sé poiché non poteva sputtanarsi di fronte a tutti gli dei e doveva mantenere la propria reputazione di seduttore dietro un'apparenza di fedeltà a Era e così dispose che la donna passasse al servizio di Dioniso. Affascinata dal futuro che la attendeva, Euridice, nuova baccante, venne quindi accolta dalla comitiva ubriaca e giubilante che accompagnava il dio e, mentre gli altri dei tornavano sull'Olimpo e l'opinione pubblica a Tebe, Orfeo rimase pensieroso sulla riva del fiume infernale. E disse a se stesso:
- Ma quale spavento... Sì vabbè, appena appena perché non ti aspetti un fulmine nell'inferno... ma mi è solo parso o, in concomitanza col fulmine, Euridice mi ha urlato di voltarmi per abbracciare in questo sguardo l'immensità del tutto, in una empatia tale da rendere superfluo qualsiasi futuro? E poi, diciamocelo chiaramente, non è che il mio gesto è stato volontario? Qualcosa mi diceva che segretamente speravo che, se proprio dovevo congiungermi con Euridice, era meglio farlo tra i morti, dove non c'erano i rischi della vita.
- Parli da solo adesso? - Una baccante gli si era avvicinata chissà da dove - Tua moglie con noi starà bene... probabilmente meglio di te che, avrai sempre il rimorso di esserti voltato e la consapevolezza che lei ha capito benissimo che l'hai fatto apposta. Risucchiata dal buio ti ha visto allontanare verso la fessura del giorno. Ma non eri sorpreso: in quell’istante di strazio le tue dita sono subito corse alle corde della lira con entusiasmo professionale estromettendo ogni affetto e tu ti sei ritirato su te stesso in un'abbacinante autoreferenza. Non mi è concesso stare ulteriormente qui con te e neppure ci voglio rimanere... ma so che ci rivedremo prima o poi e per te sarà poco piacevole...
Orfeo rispose timidamente guardando la riva silenziosa:
- Io sono sceso quaggiù, peraltro malvolentieri, per cercare in definitiva me stesso perché cosa sia un uomo è difficile dirlo, e sono sceso, più che all'inferno, nel mio inferno. Nonostante il sesso sfrenato oltre ogni immaginazione, quaggiù ho visto in faccia il Nulla, la superfluità assoluta della vita, la pochezza, l'assenza che la connotano. Ricondurre in vita Euridice sarebbe stato sterile, lei era una stagione passata della vita, era ricordo, sapeva di morte. Non si ferma il destino, e in effetti non mi sono voltato né per errore né per capriccio...
Quando Orfeo sollevò lo sguardo la baccante non c'era più. Ebbe la sgradevole sensazione di essere considerato poco meno di una seccatura. Ma si accorse di Caronte sopraggiunto già da un po' silenziosissimamente sulla sua barca.
Inspiegabilmente Orfeo parlò di nuovo a se stesso ma guardando in profondità gli occhi di fuoco del traghettatore:
- A parte i maschi stupendi e fattibili, in questo Nulla, uno può ritrovare se medesimo sganciato da ogni esigenza terrena. Euridice, al pari di tutto il resto, non contava più nulla per me; aveva nelle fattezze ormai il gelo della morte che aveva conosciuto, e non rappresentava più l'infanzia innocente con cui l'identificavo. Dunque voltarsi è stata un'esigenza ineludibile.
Caronte ascoltava silenzioso. Orfeo continuò:
- Euridice era una stagione della vita. Io quaggiù cercavo ben altro che il suo amore. Cercavo un passato o forse un certo presente... no un futuro no... l'ho capito tra i morti mentre cantavo; ho visto le ombre irrigidirsi e i lamenti cessare, Persefone nascondersi il volto e l'impassibile Ade protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla...
Caronte con voce profonda ma molto dolce disse:
- A' Orfè, se posso fà quarcosa sò a tua disposizzione...
- A' Caró, statte bbono va, portame de là...
- Ce sarebbe però quer piccolo particolare der pagamento...
- Che vòi Caró?
- Che ciai da dà Orfè?
- Disperazzione...
- Sali Orfeo e chiudi gli occhi. Lasciati cullare dal movimento ondoso e vieni sotto al mio mantello. Quello che ci puoi trovare ti potrebbe meravigliare. Ma non aprire gli occhi mai...
Orfeo salì docilmente, chiuse gli occhi e si infilò sotto al mantello scuro del demone.
" Aò, ma quale demone... me penzavo de trovà 'n boccio co' ossa 'nzuppate 'nvece questo sta 'na cifra bbono... aò, qua ndo' cojo cojo c'è da scapocciasse..."
Ed Orfeo si profuse in carezze su un paio di spalle potenti e due chiappe superbe in mezzo alle quali subito fece scorrere alacremente una mano. Poi schiacciando col torace la lira sul dorso di chi aveva davanti con una mano gli strinse un pettorale e con l'altra scese a prendere in mano un randello di dimensioni notevoli che rapidamente andava ad ergersi. D'altronde il cazzo di Orfeo era inalberato già da un po' e si appoggiava soffregandosi sul solco tra quelle due chiappe da sogno.
- Ma tu sei davvero un sogno... La lira non serviva più sotto a quel mantello ed Orfeo la lasciò cadere sul fondo della barca. Ad occhi chiusi si spostò davanti a succhiare quel meraviglioso cazzo messo a sua disposizione non si sa da chi e quando sentì che l'orgasmo era prossimo, si sollevò a cercare la bocca di quel maschio. Non aprì gli occhi ma sapeva che era giovane e bello... gli accarezzava i riccioli mentre lo baciava con sentimento e nel frattempo aveva preso in una mano i due cazzi e li menava assieme. L'altra mano gli frugava tra i capelli traendo a sé quella testa che Orfeo immaginava affascinante.
- Chi sei?- mormorava, ma non c'era risposta. Solo dentro la sua mente sentì dire: - Sono chi tu vuoi che io sia -
- Oh Calàide ti ritrovo finalmente, non ti ho mai veramente perso anche se con te e per te mi sono perso... fammi tuo ancora una volta e sii mio come ai tempi... anche adesso siamo su una barca... con tutti gli altri è stato sesso ma con te era amore...
Calaide lo afferrò con una mano sotto l'inguine e gli sollevò il bacino verso la sua bocca. Orfeo si sdilinquiva al pompino in quella innaturale posizione, poi Calaide lo fece scendere sul fondo della barca e lo mise prono, gli si sdraiò dolcemente sopra e lo penetrò. Il godimento fisico e psicologico di Orfeo era inenarrabile ed avrebbe voluto che quello stantuffìo non terminasse mai ma Calaide fu abbastanza rapido nel godere e si sfilò rimanendo supino. Orfeo si alzò, gli sollevò le gambe, se le appoggiò sulle spalle e lo penetrò mentre lo baciava. La scopata fu lunghissima tanto che Calaide di nuovo inalberò la sua asta e se la iniziò a menare eruttando ancora sperma mentre finalmente Orfeo gli farciva il retto.
Ma tutto cambiava e a Calaide stava crescendo un gran barbone riccioluto e brizzolato, il corpo, pur tonico, stava un po' appesantendosi e i due corpi nudi a contatto non avevano più le stesse vibrazioni. Improvvisamente si sentì lontano un dolce suono di cetra e, mentre le mani dello sconosciuto accarezzavano la pelle di Orfeo procurandogli di nuovo stimoli primordiali. Orfeo si eccitò di nuovo:
- Maestro siete voi? Oh, fermate le mani per favore, così mi fate impazzire dal godimento... maestro, insegnatemi tutto vi prego, voglio fare ogni cosa, fate ciò che volete di me.
Il maestro se lo pose sulle gambe ed abbassò la bocca sull'inguine di Orfeo. Lo spompinò fino quasi a farlo venire, lo leccò ovunque girandolo come una trottola e gli infilò la lingua nel culo dopo di che se lo accomodò seduto sul cazzo e, mentre Orfeo faceva saliscendi aggrappandosi al suo collo, gli pizzicava i capezzoli beandosi della sua giovinezza. E mentre Il maestro gli inondava le budella Orfeo eiaculava per l'ennesima volta ed il suo seme con un'incredibile getto arrivò sulla barba del maestro. Rimanendo impalato, la leccò via tutta e lentamente si trovò immerso in una luce rosata che si andava intensificando, la cetra continuava a suonare ma il suono era più malinconico, struggente quasi. Ad Orfeo parve di vedere nella luce la testa di un giovane uomo bello e maschio con un ramo d'alloro in fronte o forse poteva essere la corona di un re...
- Padre... - mormorò Orfeo e la luce si attenuò. Gli parve di vedere un aulico boschetto con figure femminili che si muovevano con grazia sublime. Una di esse gli si avvicinò e si chinò amorevolmente su di lui...
- Madre... - disse Orfeo con commozione ed aprì gli occhi allo scossone che la barca fece sulla riva. Orfeo si ritrovò su una sponda acciottolata. Non c'era nessuno e la barca, senza nocchiero, se ne stava tornando via... La sua lira era lì a terra, ma non era della sua il suono che aveva sentito... Orfeo fece un respiro profondo:
- E vabbé... Tiramose su e tornamosene a casa...
μόνο ο θάνατος είναι αθάνατος, όλα τα άλλα πεθαίνουν
(solo la morte è immortale, tutto il resto muore)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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Commenti per Mitologia 2 (2^parte): L'inferno di Orfeo:
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