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Gay & Bisex

Olandesi - 4^parte


di jacdap
24.04.2025    |    22    |    1 9.2
"- E' quello che voglio - bofonchia lappando..."

Ruud.

Non so cosa sia successo ieri ma questa notte con Jan abbiamo fatto un sesso superlativo come non succedeva da molto tempo. Non ho indagato ma per il fatto che è stato lunghissimo a venire ed ha prodotto poco sperma mi sa che deve avere sputaneggiato alla grande. Ma è da tempo che mi sono riproposto di non indagare e prendere quello che viene, quando viene, se viene. In fin dei conti lui è ancora giovane, bello e desiderabile e non ha mai giurato di essermi fedele e poi, diciamo la verità, comincio a far fatica a reggere il suo ritmo e mi rendo conto d'essere ormai in fase di appesantimento... ancora un bell'uomo ma, ahimè, anziano. Soprattutto se si mette in conto che ho pure smesso di fare quell'oretta giornaliera di allenamento di mantenimento in palestra. D'altra parte lo dicevo io stesso a me medesimo 40 anni fa che a mettersi con uno di vent'anni di meno qualche scotto bisogna pur pagarlo...La convivenza non ha funzionato gran che, ma continuo a volergli un bene dell'anima e devo sforzarmi molto per non essere geloso.
Quando ha preso il terzo diploma universitario, quello in osteopatia, ha insistito perché prendessi parte a un pranzo con dei suoi amici e, contrariamente a quanto era successo in passato, questa volta ho accettato, forse anche perché era ad Amsterdam, dunque lontano dal mio luogo di lavoro, dove, anche se nessuno mi giudica per l'orientamento sessuale, devo comunque essere circondato da una rispettosa autorevolezza, specie da quando Peter mi ha venduto le sue quote di possesso per andare in Portogallo con sua moglie a godersi la pensione per cui io sono il socio di maggioranza nel comitato direttivo.
Questo pranzo è stato piacevole; eravamo solo in una decina di persone e tutte non troppo appariscenti, tenuto conto della situazione. Jan mi ha molto meravigliato quando, all'aperitivo si è alzato in piedi e ha detto:
- Oggi festeggio due cose: la mia terza, diciamo, laurea e un anniversario. Dopo infermiere e fisioterapista ora sono anche osteopata. Ci ho impiegato tanto di quel tempo e speso tanti di quei soldi che avrei fatto meglio e prima a fare direttamente medicina. Comunque non rimpiango niente e sono contento di come sono e di quello che sono diventato. Questo è anche merito di quell'anziano (si fa per dire) signore in giacca (e per fortuna che non si è messo la cravatta...) lì a sinistra vicino a Clifton con cui mi conosco da più di vent'anni e quando dico "conosco" intendo proprio in senso biblico.
Devo essere arrossito violentemente perché sento una vampata di calore. Jan sorride e mi guarda quasi amorevolmente. È quasi incredibile. E continua:
- Esattamente 23 anni fa, come questa notte appena passata (era di domenica) quel signore, dopo un anno di corte da parte mia, mi ha finalmente fatto suo e, perché non lo dimenticassi, mi ha fatto un regalo che ancora ho e che incredibilmente ancora funziona (ovviamente con pile nuove).
Jan estrae dalla tasca uno swatch nero con una scritta gialla. Io sono in modalità stoccafisso. Jan continua, si alza e si avvicina lentamente a me con l'orologio in alto sulla tavolata: 
- C'è scritto in greco "panta rei" che significa "tutto passa", da non confondere col latino "carpe diem" che significa invece "cogli l'attimo" e io voglio ringraziare questo mio papi qui davanti a voi, per entrambe le cose.
Si abbassa verso di me che sono rigidissimo e mi bacia sulla bocca mentre tutti applaudono. 
Devo dire qualcosa e solo la mia esperienza di uomo navigato mi impedisce di essere commosso. Alzo il calice e dico:
- Le parole di Jan hanno una certa enfasi e non vorrei pensaste a una love story romantica e sdolcinata. Il nostro rapporto, se così si può dire, è stato in realtà un insieme di bonacce e turbolenze che si è protratto nel tempo. Brindo a Jan, alla sua bellezza di cui, a quarant'anni, può giustamente andare fiero e alle sue notevoli capacità. In ogni campo...- e ammiccando con fare luciferino porto alla bocca il bicchiere imitato da tutti.

Durante il pranzo Clifton non mi ha mai mollato parlando di sport, di palestre, di rugby, di taekwondo e del fatto che avevo ancora un fisico tonico e che non dovevo lasciarmi imbolsire e che in pochi mesi di "ripasso" dei fondamentali sarei stato di nuovo in forma smagliante e che se volevo lui mi avrebbe fatto dei massaggi mirati allo scopo e che lo faceva con molti rugbisti della nazionale, atleti già oltre i 30 e anche 40 anni, e che e che e che... alla fine, anche per sottrarmi alla sua insistenza ho detto che ci scambiassimo i  numeri di telefono e che avremmo concordato il da farsi. È un bel ragazzone con un gran fisico e un modo di fare accattivante. Non so quanti anni abbia ma non credo arrivi ai 40. Quando si muove trascina con sè un po' gli sguardi di tutti con questo bel culo sostenuto, le spalle larghe. la vita sottile e i bicipiti torniti. Mi rendo conto di desiderarlo sessualmente, così alla fine gli dico a bassa voce:
- Casa mia o casa tua? Di certo non ad Amersfoort dove lavori con Jan...
- Ci sentiamo e concordiamo - dice mentre mi saluta dandomi la mano e trattenendola un po' troppo... Ma Jan, troppo preso dai saluti degli altri non se ne è accorto...
E adesso è qui... splendido... benché molto professionale. Aveva preso con sé il lettino portatile e una valigetta con gli aggeggi utili alla massoterapia. Io sono prono a cazzo duro dentro gli slip; lui in tuta ginnica e a torso nudo. Le spalle sono perfette, con su una di esse un tatuaggio che scende sul fianco e sul bicipite. Sprizza forza e potenza ma sa essere pure molto dolce come sperimento a massaggio terminato. So di olio di mandorle e chiedo se posso farmi una doccia. Risponde: - Dopo...- e mi abbassa gli slip prendendomi subito in bocca l'uccello. Coi piedi tendo a liberarmi completamente degli slip e il lettino oscilla paurosamente.
- Letto o divano perché - dice indicando il lettino - questo è testato solo per movimenti di ordinanza...
Mi alzo dal lettino prendendolo per mano e giunti al letto gli abbasso i calzoni della tuta sotto ai quali pensavo non indossasse niente, invece porta dei boxer a gamba stretta. Il pacco è notevole. Abbasso anche quelli e mi si para davanti un serpente scuro che fa piccole oscillazioni. Mai vista una cosa simile, ma dissimulo la sorpresa e mi ci fiondo sopra. Sono seduto sul letto, lui è in piedi a occhi chiusi. Mentre succhio, tocco e guardo: ha i lineamenti molto dolci, i fianchi sottili, le natiche sode a cupola e una fantastica tartaruga che percorro dal basso in alto con una mano circondandone ogni quadrato.
Mi alzo. Gli sfilo del tutto tuta e boxer e lo spingo dolcemente sul letto. Si mette in ginocchio a cosce molto aperte. Non c'è bisogno di parlare. La curva tra le chiappe continua lungo la schiena che lui tiene rialzata spingendosi con le braccia tese. Gliele prendo entrambe e stringo i muscoli. "Dio mio che braccia..." Il tempo di infilarmi un condom e lo penetro senza bisogno di alcun lubrificante. Clifton gode già, sempre ad occhi chiusi. Lo vedo riflesso nello specchio dell'armadio. È bellissimo. 
Ho il braccio sinistro puntato sul letto per sostenere il mio peso, col destro circondo la sua spalla stringendo i pettorali fino a toccare l'altro suo braccio. È una posizione faticosa da tenere per cui mi tiro su. Il cazzo non è tutto dentro perché mi piace vedere il mio uccello bianco che entra in quel fantastico corpo nero. In genere nei filmini porno accade il contrario. Gli schiaffeggio le chiappe per vedere se oscillano, ma sono talmente sode che non lo fanno. Lui interpreta la cosa come un invito a sollevarsi. Non era questo il mio scopo ma mi adatto. Mi metto semi sdraiato a cosce spalancate sul letto e lui si siede sul mio cazzo dandomi la schiena. Nel suo saliscendi il suo batacchio sbatte sul davanti ritmicamente. Non vedo ma immagino la sua cappellona contro le mie palle. Gli accarezzo la tartaruga e forse lo tiro un po' troppo verso di me perché lui crede che lo inviti a stendersi. Lo fa e io spingo l'uccello tutto dentro spingendogli il bacino verso i piedi. È un'inculata fantastica.
Clifton resta sempre silenzioso e ad occhi chiusi, io un po' ansimo e mugugno una serie di "cazzo, sì..." Lui si solleva e si inclina in avanti: mirabile visu la mia verga bianca nel suo culo nero. Clifton con le mani dietro di sé mi prende l'uccello e se lo tiene infilato mentre si muove. Non vorrei pensarlo ma il sesso con lui è molto meglio che con Jan. Prende poi l'iniziativa, se lo sfila, scende coi piedi a terra e si gira verso di me ri-impalandosi e ri-iniziando il saliscendi. Sebbene lo prenda divinamente, è comunque stretto e il suo pistolone barzotto perde precum sulla mia pancia. Modifica la posizione senza fare uscire il cazzo. Ora è in ginocchio con un lato del bacino un po' sollevato così da permettere che mi muova io da sotto in su ma è faticoso per me reggere questa montagna di muscoli levigati.
Ora ci mettiamo in posizione ginecologica; mi godo la vista del suo torace e del suo bel viso. Ce l'ha dentro fino alle palle. Lo bacio con passione. Fa altrettanto mentre mi stringe le chiappe. Ha bicipiti fantastici e io gli circondo la testa con uno dei miei stringendolo dolcemente. In questa posizione il suo cazzo gli arriva quasi ai capezzoli. Lo bacio, lo scopo, mi bacia, gode sempre ad occhi chiusi e in silenzio passandosi e ripassandosi la lingua sulle labbra. Aumento il ritmo e gli meno il pistolone che si inturgidisce, "o cazzo sì"; lo inculo e glielo meno, "oh sì"......
Un bacio profondo, mi circonda il bacino colle ginocchia e stringe, si afferra il bastone e se lo mena lui, viene in silenzio. Dico: - Oh sì - lo sfilo, lo sfrego sulla sua sborra e lo ri-infilo nel suo culo che, incredibilmente, offre resistenza. Estraggo, tolgo il condom e, a mano, mi svuoto su di lui.


Jan.

Quarant'anni. Cazzo, sono tanti... a volte penso ci sia un'equivoco... io me ne sento ancora venti... e ho ancora un corpo da ventenne... però se rifletto un po', in effetti, di cose me ne sono capitate tante... a volte penso di essere probabilmente già ben oltre il giro di boa della mia vita. Se esterno queste considerazioni a qualcuno, lui mi dice che ho delle paranoie e io invece so che è così. C'è Ruud a confermarmelo. Lui ormai viaggia verso i sessanta e negli ultimi dieci anni in cui abbiamo convissuto non ho potuto fare a meno di notare i cambiamenti quasi quotidiani nel fisico, nel carattere, nel comportamento, nel sesso. E poiché il tempo passa per tutti, credo che anche per me sia lo stesso anche se non me ne accorgo. E che non sono lo stesso di quando avevo vent'anni lo noto dal fatto che comincio a vivere i ricordi con malinconia, con una vena di tristezza, nostalgia forse.. E ci sono momenti in cui mi rivedo con Andreas e i suoi occhi da creatura extraterrestre. Sono perfino stupidamente andato un mattino in mezzo ai portuali di Rotterdam a chiedere se qualcuno si ricordava di un greco riccio con gli occhi di due colori diversi che lavorava lì da qualche parte trent'anni prima... Mi hanno guardato con compatimento come si fa per chi è strafatto o che non c'è con la testa. Me ne sono venuto via rapidamente prima che si rendessero conto che io invece guardavo molti di loro con occhi carichi di libidine.
Ebbene sì, sono un po' troia, che ci posso fare... è certo anche per questo che la convivenza con Ruud non sì è evoluta... Agli inizi, sul lavoro, è stato molto presente e rassicurante con me e anche in seguito con tutti i casini conseguenti alla morte di mia madre; ma la riconoscenza è un sentimento che accompagna tutt'al più l'affetto non l'amore. Ed io di Ruud non ero innamorato. Per lo meno, non abbastanza. Tant'è vero che quando mi ha chiesto se mi andasse di regolarizzare civilmente la nostra convivenza gli ho chiesto se fosse improvvisamente impazzito. È stata la prima volta che mi sono reso conto di averlo davvero ferito. Ma di ferite, silenziose, ne avevo già subite io parecchie. Per cominciare, dove vivevamo ad Apeldoorn, per gli altri io ero un collaboratore, un amico, il coinquilino. Convivente già era troppo da dire, figurarsi il compagno o il partner. Per me ciò era mortificante. Ed ora mi chiede di fare un'unione civile? Non abitavamo ad Amsterdam ma anche ad Apeldoorn c'erano bar e locali gay o per lo meno gay-friendly, ma ovviamente era escluso che ci si andasse; altre uscite serali o domenicali erano quasi nulle per cui cominciai ad uscire da solo e mi feci anche alcuni amici che, ovviamente Ruud non approvava.
Al lavoro, per quanto io non avessi (e non abbia) movenze effemminate, fu da subito chiara la situazione: io ero la puttana del capo del personale e, mentre a lui non arrivava mai niente, a me erano rivolte continue frecciatine se non proprio ostacoli pretestuosi nell'operatività quotidiana, per esempio non facendomi trovare pronti i pazienti per cui era programmata la fisioterapia. Così i tempi si riducevano, si sovrapponevano, si accavallavano e poiché Ruud non dava peso alle mie rimostranze ho smesso di farle e dopo tre anni mi sono licenziato. Primo grosso litigio e assenza di sesso fra noi, ma non mi cacciò di casa. Trovai lavoro come fisioterapista a chiamata in uno stabilimento termale vicino Amersfoort: mi pagavano in base alle prestazioni che facevo: io davo la mia disponibilità come orario e loro mi fissavano gli appuntamenti. In breve fui molto richiesto e lavoravo pressoché a tempo pieno. Ma ho sempre continuato a studiare. Frequento un corso di osteopatia.

Clifton è di Paramaribo, Suriname, da diversi anni ad Amsterdam. Fa il massaggiatore in una società sportiva e arrotonda lavorando a chiamata come me, per lo più in pausa pranzo. Muscoloso, prestante, curato, è molto richiesto dalle clienti, ma, soprattutto, dai clienti maschi.
Lavoriamo nello stesso ambiente divisi da un separé che però non sempre chiudiamo se trattiamo clienti che fra loro sono amici o conoscenti stretti. Le mie occhiate alle sue natiche gonfie, alle sue spalle muscolose sotto la maglietta aderente e al suo pacco ben evidente nei calzoncini stretti si sprecano. Inutile dire che attendevo con ansia l'occasione almeno per vedere siffatto bendidio.
Un giorno, all'ora del brunch, a me dà buca la mia prima cliente del pomeriggio e a lui l'ultimo della mattina. Decidiamo d'andare al bar a mangiar qualcosa e, dato che poi lui se ne sarebbe andato, chiede 5 minuti per darsi una leggera rinfrescata. Si toglie la felpa e nel lavandino si sciacqua viso, petto e ascelle; si toglie poi scarpe, calze e tuta e, sempre nel lavandino, uno alla volta, si lava i piedi e, alla buona le gambe; scende e, girato verso me, si leva gli slip. Un batacchio nero e lucido penzola mostruosamente facendo una curva verso il basso e arrivando a metà coscia.
- Così almeno ti togli la voglia di interrogarti su come sia. Credi che non mi sia accorto che mi guardi sempre lì?
Io non riesco a dire una parola e, anche in questo frangente, continuo a guardare "sempre lì" mentre lui ci passa sopra e sotto delle salviette rinfrescanti.
Con un movimento rapido vado alla porta e chiudo a chiave poi passo a quella dalla sua parte di operatività e chiudo pure quella. Mi avvicino a Clifton ed allungo una mano. Sento solo un leggero fremito. Allora mi accuccio sotto quel batacchione morbido, estraggo la lingua e lecco la cappella viola. Poi, dato che non si indurisce più di tanto, metto in opera uno dei miei sublimi pompinoni.
Con l'uccello barzotto, Clifton mi solleva per le ascelle, mi appoggia al lettino e mi abbassa pantaloni e slip. Il mio cazzo è metà del suo ma, per contro, è bello duro. Clifton si china e me lo prende in bocca succhiandomelo con avidità.
- Bada che vengo... - mormoro.
- E' quello che voglio - bofonchia lappando.
- Aspetta, frena, dammi un po' in bocca ancora la tua bestia...
Si mette lui sul lettino e si sdraia. Il suo stupendo bigolone luccica e continua ad essere curvo verso il basso, poco più che barzotto. Mi ci dedico con perizia e passo alle palle che sono di non grandi dimensioni rispetto al resto.
- Leccami il culo... - bisbiglia in tono lascivo.
Gli sollevo i i piedi ed inizio a leccargli il buco che è un tantino protruso. Clifton gode ad occhi chiusi. Infilo due dita e le roteo dentro mentre Clifton guaisce.
Penso: "mi sa che questo ne ha presi più di me". E in un raptus gli sputo sopra e gli appoggio il cazzo raccogliendo colla cappella il mio sputo. Spingo ed entro senza difficoltà. Lui appoggia i piedi sulle mie spalle e dice:
- Sììì, montami...
Adesso il suo cazzo è finalmente duro, un salamellone che perde precum abbondantemente. Clifton biascica frasi smozzicate sotto i miei colpi:
- Dai, chiavami... riempimi... forza... dacci dentro...
Non so se è perché il cazzo preferisco prenderlo che darlo, anche se comunque so essere un buon chiavatore, o se è perché la visione di quel cetriolone nero che ho davanti mi acuisce la voglia che ho di uscirgli dal culo e riprenderglielo in bocca, ma comunque è che non riesco a venire e mi è anche venuta la paranoia del timore che il lettino si possa rompere. Improvvisamente sento il retto di Clifton stringermi l'uccello e poi contrarsi mentre lui si sborra sui pettorali e sugli addominali. Sospendo l'inculata anche perché sento che l'erezione sta scemando.
Clifton si mette a sedere e si accorge della mia delusione.
- Vuoi venire? - dice.
- No, non fa niente - rispondo ed aggiungo: - non pensavo che fossi passivo...
- Posso essere anche attivo, ma devo impegnarmi... - dice ridendo.
Rido anch'io mentre mi avvicino al lavandino per lavarmi l'uccello. Ci vestiamo e scendiamo al bar. Mi dice che se voglio una notte posso fermarmi da lui. Dico di sì, lo saluto, vado in ufficio, invento un micidiale mal di pancia, chiedo di rinviare tutti gli appuntamenti che avevo al pomeriggio e mi fiondo in sauna ad Amsterdam. Ho voglia di porcate con dei maschi, voglio un cazzo super anzi più di uno.

La sera sono fresco e rilassato e Ruud mi dice che dobbiamo parlare. Penso: "occazzo, no; poteva essere una serata tranquilla...". Ma tutto sommato non si tratta di una cosa impegnativa con discussioni fiume. Dice che devo pensare al mio futuro in modo serio e quindi, dato che non ci penso io, ci deve pensare lui. Primo: fare domanda di assunzione a Rotterdam come fisioterapista o anche come infermiere (non menzionando però nella domanda d'aver già fatto tempo fa quel lavoro ad Amsterdam) così da avere uno stipendio certo e una futura pensione. Secondo risolvere in modo definitivo la questione della casa di mia madre ancora occupata da quell'Alejandro al quale due sentenze d'espulsione non gli hanno fatto liberare la casa, anzi dove pare ci tenga pure delle battone che lo mantengono. In questa casa ristrutturata e sistemata ci avrei poi aperto uno studio di osteopatia che in questo momento va molto di moda.
Non nego che la cosa abbia un certo fascino, ma la butto sul faceto:
- Così finalmente ti liberi di me come convivente...
- Ma va, cretino. Mi farebbe piacere trasferirmi là con te... Se resto qui ad Apeldoorn tanto vale che venda casa e che alloggi in struttura
Rido: - Così, quando sarà ora, sarà tutto pronto e non dovrai neppure traslocare - E aggiungo:
- Però non ti sposo... e per la faccenda di quel cubano che si scopava mia madre non ne voglio saper niente...
Ruud mette su uno sguardo freddo e un po' cattivo che gli ho visto molto raramente:
- Se ci fossimo uniti civilmente avrei potuto occuparmene a pieno titolo. Comunque tu dammi carta bianca che me la vedo io.
- Bene andiamo a letto a firmare il patto...
È stata una bella scopata che ho gradito molto sebbene di cazzi al pomeriggio ne avessi presi una mezza dozzina. Tra l'altro mi parve di sentire Ruud più "potente" del solito coi muscoli tesi e guizzanti.
- Ma... hai ripreso ad allenarti?
- Sì... una mezzoretta al giorno... e il tuo amico del Suriname mi tratta una o due volte la settimana...
Mi fiondo a sedere sul letto:
- Ma brutto porco che non sei altro... ti fai Clifton?
È molto meravigliato della mia reazione ed ora è lui che vuole sapere di più. Così gli racconto del nostro brevissimo trascorso. Gli noto un sorriso malizioso sul viso. Dice solo:
- Però... interessante...
Gli dico: - Ma mi devi promettere che quando vi intruppate mi devi far partecipare...
- Okay - risponde serafico,
Mah... sarà anche invecchiato ma mi meraviglia più che da giovane.....
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