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Daniele 2 - La divina commedia in astronomia


di jacdap
16.01.2025    |    171    |    2 8.7
"Scrivo un messaggio al prof: "ok per le 8..."
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Mi chiamo Giulio, ho 19 anni e sto preparando la maturità. Ho perso la verginità due anni fa ad opera del mio amico Daniele col quale mi conosco dai tempi delle medie. Di questo ho parlato nel precedente racconto:
Daniele 1 - Capricciosa senza mozzarella.
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Io ormai lo chiamo turbo-Dani, di lui non mi stupisce più nulla. Un po' lo ammiro per la sua disinibizione e per le scelte anche drastiche che compie, un po' mi fa rabbia x questa sua apparente insensibilità verso le altre persone, della serie "quando ho pensato agli interessi miei, mi sono già sforzato abbastanza".
Mi aveva detto che frequentava un maturo, conosciuto anni prima, e che sentiva che stavolta era una cosa molto seria. Non indagai e la presi come una delle tante sue affermazioni, finché mi disse che ci andava a convivere.
- Ma sei sicuro di quello che fai?
- Adesso come adesso sì.
Non capii esattamente il senso ma non ci badai. Volevo sapere chi era. Daniele fu evasivo e mi disse solo che lo avevo incontrato anch'io tempo prima e che prima o poi lo avrei rivisto. Non ci fu verso di saperne di più e poi passai sopra alla cosa: ero in quarta liceo e lo studio mi prendeva molto.
La prof d'italiano di terza se ne era andata ed eravamo rimasti senza insegnante fino a novembre quando arrivò quello nuovo. Io ero a casa influenzato e fu una mia amica a telefonarmi:
- Giu... è un fico della madonna, tutta la scuola ne parla... e non porta la fede... credevamo fosse un attore... si chiama Jacopo... è un quarantenne moro con qualche filo grigio sulle tempie, capelli medio-lunghi mossi, occhi grigi con uno sguardo che pare ti attraversi, veste casual-elegante e non nasconde una generosa dotazione fra le gambe.
- Fede... ma che stai a dire?
- Oh Giulio, ci moriamo tutte dietro...
Quando tornai in classe in effetti dovetti dar ragione a Federica ed aggiungere che era palestrato quanto bastava per avere spalle larghe, vita sottile, ventre piatto, cosce e braccia tornite che si notavano bene stante l'abbigliamento sempre molto fasciante. Ed anche per il pacco Fede aveva ragione... e non solo le ragazze sbavavano per lui, probabilmente a questo sciccoso prof sexy anch'io sarei saltato al collo e non solo.
Troppo impegnato a valutarlo esteticamente non lo riconobbi subito. Mi venne un accidente quando, solo dopo una mezzoretta, mi resi conto che, senza barba e più magro, era il bonazzo del fiume di tre anni prima. "Ma è lui o non è lui? Ma certo che è lui..." mi veniva da pensare come in un vecchio tormentone televisivo. E non fui più io, ero distratto, anche ansioso, gli guardavo sempre il pacco quando girava fra i banchi e non osavo guardarlo in faccia per timore di non riuscire a sostenerne lo sguardo. "Mi avrà riconosciuto?... Ma sicuramente no, in fin dei conti chissà con quanti ragazzi ha avuto contatti..." Questo pensiero mi confortava anche se mi sarebbe venuta voglia in privato di chiedergli se potevamo riprendere da dove avevamo lasciato... Quando riferii questo mio pensiero a Daniele, fu stranamente evasivo e anche un po' serio. Disse che ovviamente lui lo avrebbe fatto ma che, conoscendomi, sapeva che io non lo avrei mai messo in pratica e in effetti fu così. E la quarta liceo terminò non senza che il ricordo del cazzone duro del prof fuoriuscente dalla patta dei calzoni periodicamente balzasse in primo piano nei miei studi e pensieri. Ma probabilmente tutto questo non sarebbe bastato a farmi rivolgere a lui pensieri molto diversi da quelli che rivolgo ad altri begli uomini se non avessi scoperto che avevamo in comune la passione per l'astronomia.
Durante l'estate ci vedemmo due volte all'osservatorio astronomico. La prima volta fui molto meravigliato, lui un po' meno e mi salutò amichevolmente. La seconda volta fu inevitabile parlare di galassie, stelle ed altre cose extra scolastiche. Alla ripresa delle lezioni nessuno dei due esternò mai a scuola questo nostro hobby che pareva quasi un nostro segreto o almeno mi piaceva pensarla così.
Ora sono in quinta; è primavera inoltrata e non si parla altro che di maturità ed esame di stato. Data la mia buona preparazione letteraria, il prof mi ha convinto a portare all'esame una tesina sulla possibile lettura a diversi e concomitanti livelli della Divina Commedia. Non so neppure io perché abbia accettato o forse sì: forse inconsciamente speravo in qualche approfondimento privato sull'argomento.
E' il tardo pomeriggio di sabato e i miei sono a un congresso medico quindi sono a casa da solo. Daniele é passato da me per una birretta. Mentre ce la sorseggiamo gli sto dicendo che, avendo il week-end tutto per me, ho accettato l'insolito invito del prof di italiano a vedere quella notte dal suo terrazzo l'evento non frequente dell'allineamento dei tre pianeti "esterni" che, pur se visibili anche a occhio nudo, col suo telescopio da 15 cm sarebbe di certo stata tutt'altra cosa. Ero perplesso se accettare o meno perché poteva anche essere che avrei dovuto restare là fino a notte fonda. Vabbè che il prof aveva detto che non saremmo stati soli e che tra una cosa e l'altra le 5 del mattino sarebbero arrivate presto. Chiedo a Daniele se viene anche lui con me.
Mi guarda sornione e dice:
- Mica mi ha invitato... poi magari è la volta buona che ci scopi assieme...
- Ha detto che non saremo solo noi...
- Wow, che bella un'orgetta...
- Cretino - e ridiamo.
Vibra il telefono. E' un messaggio del prof: vieni verso le otto. ci facciamo una pizza da asporto. tu come la vuoi?. Mentre mi accingo a rispondere: capricciosa senza mozzarella, arriva un messaggio a Daniele. Legge, aggrotta la fronte, mi guarda, sorride un po' teso e mostrandomi la schermata del telefono dice:
- Sì, ci sarò anch'io stasera...
Non capisco cosa gli ha fatto cambiare opinione anche perché sono impegnato a leggere l'sms sul suo telefono. Viene da "tato" e dice: gliel'hai detto? non fare che sia una sorpresa. In un lampo capisco tutto:
- Ma brutto stronzo, è lui il tuo convivente?
Annuisce un po' triste.
- Maledetto e non potevi dirmelo prima?
- Scusami.
- Io che te ne parlavo e tu magari assieme a lui mi prendevate per il culo...
- No, mai, lo giuro.
- Ma va, io e te non siamo più amici! Mangiatevela voi la pizza. Stronzi tutti e due.
So che dovrei alzarmi e andarmene, e lo farei se, sfortunatamente (o forse no) non fossi a casa mia. E allora dovrei sbatterlo fuori di casa e invece sto lì a guardarlo mentre, mogio mogio a capo chino, tira su col naso. Mi sento quasi in colpa per quello che ho detto, per come l'ho detto e per il tono usato. Mi accorgo che piange. "Cazzo piange questo... ma allora la sua è più che amicizia e io, stupido, non ho mai realizzato veramente..."
- Dani, amico mio, scusami...
- Mi spiace, volevo dirtelo, ma mi divertiva tirarla in lungo. Però non ti ho mai mentito...
- Ok ok, adesso raccontami tutto.
- Non c'è molto da dire. Lui di te non ha mai parlato, sono stato io a chiedergli se tra i suoi studenti avesse per caso anche il mio amico Giulio. Lui ha detto di sì e non ha fatto commenti. Poi di te ha parlato solo quando vi siete visti al planetario o come cavolo si chiama e ha detto solo: "In gamba il tuo amichetto fico". Io ho puntualizzato che non eravamo amichetti ma solo cari amici e da tanto tempo e lui ha solo detto: "Davvero? Non ci credo che un approfondimento non l'abbiate fatto". E non ha fatto riferimento al fiume, né ha voluto sapere se tu avessi parlato di lui con me".
Difficile descrivere le sensazioni che mi destano queste parole. Sono lusingato, piacevolmente solleticato e l'uccello mi freme dentro gli slip. Vorrei dire qualcosa di tranquillizzante per Daniele che è ancora abbacchiato ma non mi esce niente. Gli vado dietro la sedia e lo bacio da dietro. Ricambia. Torno a sedere e quasi mi meraviglio di sentirmi chiedere:
- L'avete già fatto in tre?
Daniele si riscuote, mi mette a fuoco e poi, ancora cogli occhi lucidi, sorride, quel suo bel sorriso che ancora mi fa impazzire.
- Sì certo e sinceramente non so che intenzioni abbia per stasera, comunque fossi in te mi farei un bel bidè. Scoppiamo a ridere entrambi. Scrivo un messaggio al prof: "ok per le 8. Per la pizza ho già detto a Daniele." Mi faccio una doccia mentre Daniele sulla porta del bagno mi guarda divertito.
- Cosa ridi cretino...
- Niente, è che penso che il mio tato abbia ragione da vendere...
- Cioè?
- Che sei proprio fico. Un fustaccino in gamba...
- Ma va a cagare scemo...
- No, vado a farmi una doccia anch'io poi andrò a prendere le pizze, tu muoviti che non è vicinissima casa nostra ed è quasi sera.
Mentre Daniele se ne va mi viene da pensare che è vero anche il detto: "non è mai troppo tardi" e, ad ogni buon conto, rientro nella doccia, svito il telefono e mi faccio un lavaggio interno. Poi mi rado, indosso boxer bordeaux larghi, e una tuta con felpa e cappuccio, forse un filo pesante ma penso che sarebbe stata giusta nella notte freschina in cui saremmo stati all'aperto a "riveder le stelle".

Il cielo è chiaro per la luna che, per quanto ancora bassa, è piena quando suono il campanello.
- Ascensore al 5° piano poi uno a piedi - mi dice.
La scala che porta all'attico è più stretta e meno illuminata del resto della tromba delle scale. Lui è sulla porta e sento un crampo allo stomaco. E' affascinante: un sorriso bianchissimo nella penombra, una camicia blu colle maniche arrotolate fin sopra il gomito e con una striscia bianca lungo tutto il bordo sotto i bottoni dei quali solo gli ultimi in basso allacciati, il petto chiaro con in evidenza il solco dei pettorali. E' rasato e sono un po' deluso, mi aspettavo il petto villoso di quando l'avevo incontrato al fiume, almeno così me lo ricordo, o forse ricordo male... E' solo. Mi sento euforico, un po' sopra tono, e faccio insulse battute stupide.
All'interno fa caldo.
- Urca qui non si attua il risparmio energetico? - dico levandomi il giubbotto.
- Di solito è impostato a 20 gradi ma stasera è a 22 dato che ci sarà il terrazzo aperto. Puoi sempre toglierti la felpa se hai caldo...
Sorrido ma non dico nulla. Vedo dalla vetrata un terrazzo enorme, quasi un giardino pensile di Nìnive. IL telescopio è già puntato e anche questo è un po' una delusione.
- Lo pensavo più grande - dico.
Il prof sorride e dice che sì, in effetti è abbastanza piccolo per la ricerca scientifica, ma sempre meglio dei miei occhiali da astigmatico. Mi chiedo come faccia a sapere che sono astigmatico e non, che so, miope o ipermetrope... poi mi dico: "ah già, Daniele... anche se lui giura il contrario chissà quanto han parlato di me..."
Mi offre un prosecco fresco che scende in gola tutto d'un fiato, me ne offre un altro che stavolta bevo un po' alla volta. Un tavolino circolare è approntato per tre in un angolo.
Il campanello dà due squilli brevissimi, il prof apre il tiro e socchiude la porta, si sente il rumore dell'ascensore che arriva al piano di sotto, la porta che sbatte, lo scalpiccio sui gradini e un calcio alla porta che si spalanca su tre cartoni di pizza e Daniele che dice: - Et voila.
Il prof prende dal frigo sei lattine di birra mentre Daniele apre i cartoni delle pizze fumanti. Le mangiamo direttamente nei cartoni e beviamo direttamente dalla lattina. I discorsi sono generici e formali e Daniele è stranamente diverso, ha una certa "serietà" e mi pare più "uomo". Io comincio a sentirmi a disagio e Daniele accende la televisione:
- Mentre voi vi dilettate di costellazioni io mi guardo la Gruber.
- Prima il limoncello - dice il prof, poi guardando me: - o vuoi qualcosa di più forte?
- Il limoncello è perfetto.
Ed è perfetto davvero, fatto in casa chissà da chi, forte e molto freddo. Il primo bicchierino va giù di colpo, il secondo in due sorsate. Ho un leggero giramento di testa...
Il prof guarda divertito prima Dani poi me:
- Chi l'avrebbe detto eh?
Poi va alla vetrata e la apre: guardando il cielo dice:
- Venite a veder Marte adesso...
Ci alziamo e Daniele mi dice:
- Tu vai, io sistemo qua dentro.
Marte, pur essendo vicino al grande specchio lunare inondato di luce bianca, si è fatto avanti imperioso col suo fulgore ostinato, col suo giallo concentrato e denso, diverso dagli altri gialli del firmamento al punto che si conviene di chiamarlo rosso e, nei momenti ispirati, lo si vede rosso davvero.
Colle gambe un po' legnose ed il terzo bicchierino di limoncello in mano mi avvicino al telescopio e appoggio un occhio all'oculare. Non vedo niente.
- Come si usa?
- Per prima cosa togli il copriobiettivo... - e sorridendo si avvicina a me dal di dietro. Sento il calore del suo corpo ed ho un brivido. Mi spiega come devo fare per regolare gli ingrandimenti e si sposta.
Marte al telescopio si rivela un pianeta più perplesso di quanto non sembri ad occhio nudo: pare voglia comunicare tante cose delle quali se ne mette a fuoco solo una piccola parte. Un alone scarlatto pare circondare macchie che affiorano e spariscono sulla superficie come nuvole o squarci tra le nuvole.
Ho caldo sebbene abbia solo la felpa... e me ne esco con l'ennesima stupidaggine:
- Prof, sarò scemo, ma Marte non potrebbe essere l'inferno?
- Potrebbe... non quello del sommo poeta ma perché no? Tu cosa ci vedi?
- Non ci vedo niente, ma immagino cose...
- Tipo?
- Ma magari che Caronte è in realtà un fico bagnino romagnolo tutto muscoli che mena botte della madonna col remo e lo usa sia come pagaia sia come lunga pala per sbadilare i dannati...
- Poi?
- Minosse è una trans brasiliana pettoruta con una proboscide in mezzo alle gambe e non è la coda che attorciglia attorno a sè per indicare col numero di giri il cerchio ove spedire le anime...
- Va avanti...
- Nel limbo i virtuosi dell'antica Grecia più che discettare di filosofia si inchiappettano i fanciulli come erano soliti fare ai loro tempi e nel cerchio della bufera Paolo si tromba in continuazione Francesca ma viene contemporaneamente penetrato a ripetizione da diavoli infoiati...
- Spero proprio che non sia così l'inferno della tua tesina. Immagino che nel tuo inferno Cerbero non è di teste che ne ha tre... E il conte Ugolino solleva la bocca non dal fiero pasto ma da qualcos'altro... E come vedi Brunetto Latini e gli altri omosessuali, pardon, violenti contro natura, sotto la pioggia di fuoco?
- In realtà non piove fuoco ma sperma bollente...
- Vabbè dai, molla Marte e passa a Giove adesso... un po' più in basso... vedi che è nel momento del suo massimo splendore.
E in effetti Giove è bellissimo, di un giallo vigoroso che dà sul verde.
Nella sua mole maestosa ma non grave, Giove ostenta due strisce equatoriali d'un verde cilestrino come una sciarpa di ricami intrecciati. Tempeste atmosferiche immani si traducono in un disegno ordinato e calmo di elaborata compostezza. Ma il vero sfarzo di questo pianeta lussuoso sono i suoi sfavillanti satelliti i principali dei quali sono ordinati in una linea obliqua come uno scettro splendente di gioielli. Pare che irradino un bagliore di Rinascimento su un sogno di classicità che avvolge il tutto.
Resto in attesa di una trasfigurazione olimpica ma non riesco a mantenere nitida l'immagine, devo chiudere le palpebre per un momento cosicché la pupilla abbagliata ritrovi la percezione precisa dei contorni, dei colori, delle ombre, ma anche lasciare che l'immaginazione rinunci a sfoggiare un sapere libresco.
Il prof fraintende:
- Sì, stacca... La vista si stanca a fissare troppo un corpo luminoso...
- Non si tratta di questo prof; è che io lì ci vedo il purgatorio...
- Ah no... niente dettagli... bastano e avanzano quelli dell'inferno... scendi con lo sguardo su Saturno, è quello con la luce bianca e freddina...
Ingrandendo l'immagine, Saturno appare nitidissimo, bianchissimo ed è stupefacente l'emozione che comunica la sfera colla rigatura parallela degli anelli. Una circonferenza più scura separa il bordo dell'anello ed il fatto che in cielo stia ruotando un oggetto così diverso da tutti gli altri, che raggiunge il massimo di stranezza col massimo di semplicità, regolarità ed armonia, è cosa che rallegra la vista e il pensiero. Ora mi sembra che gli anelli oscillino, o il pianeta dentro gli anelli o entrambi. Paiono prendere vita e non mi va di smentire questa illusione.
Degli anelli d'altra parte si sa tutto: scogli di ghiaccio separati da abissi, le divisioni tra gli anelli sono solchi in cui ruotano i satelliti addensando ai lati la materia come fanno i cani da pastore che corrono intorno al gregge per tenerlo compatto. Gli anelli intrecciati si risolvono in cerchi semplici più sottili e le striature opache disposte come i raggi di una ruota si rivelano essere nubi gelide, ma la figura di Saturno resta quella di un oggetto affascinante, sempre nuovo che ogni volta rinnova la meraviglia della prima scoperta.
Mi riscuote la voce del prof che mi sussurra vicino all'orecchio:
- Gli anelli ti ricordano i cieli del paradiso, vero?
Sento il caldo umido del suo fiato e di nuovo ho un brivido, ma stavolta ho pure un'inizio di erezione.
- Tu anche in paradiso sei capace di vederci scene porno...
- Oh, sì... ci puoi giurare.
Mi meraviglio di essere passato al tu e vedo che lui è ancora chino colla bocca vicino al mio orecchio; mi giro e contemporaneamente gli passo una mano dietro la nuca attirandolo verso di me.
Partecipa al bacio con trasporto e mi tocca anche il cazzo che è ormai durissimo. Allora anch'io ravano nei suoi pantaloni slacciandogli i bottoni. Lui si stacca, si leva le scarpe stando in piedi, si sfila i pantaloni e la camicia liberando il suo corpo armonioso vestito solo di stretti boxer bianchi al chiarore della luna. Freneticamente faccio uscire il cazzo e me lo infilo in gola mentre lentamente faccio scivolare in basso i boxer che lui poi scalcia via. Succhio rumorosamente per diversi minuti, finché lui dice:
- Entriamo.
Mi spoglia con una certa violenza e mi sbatte su un divano.
- Maiale, ti vuoi fare il prof eh? Credi davvero che non mi fossi accorto che ti piaceva il cazzo? E per questo ora sarai punito.
Mi afferra il cazzo che si stava ammosciando e mentre si siede, me lo tira fra le sue cosce. Piego le gambe, lui mi abbassa il torace e comincia a sculacciarmi, piano all'inizio poi più forte. Inizio a lamentarmi e a pregarlo di smettere.
- Dani vieni a chiudere la bocca al tuo amico.
Ho visto Daniele nudo mille volte, ma ora che mi viene davanti alla testa mi pare diverso, forse più bello. Inghiotto il suo cazzo che lui spinge fino in fondo alla gola. Il prof smette di sculacciarmi e mi stringe la base del cazzo sfilandosi da sotto e appoggiando il mio addome sul divano. Si china, mi allarga le chiappe e inizia a leccarmi il culo. Io godo forsennatamente mentre mi slappa. Poi introduce due dita che ruota lentamente. Torna a leccare poi ne infila quattro.
- E' pronto. Vieni - dice a Daniele che ha ancora il suo cazzo nella mia bocca.
Daniele lo estrae, prende un preservativo da dentro una ciotola che non avevo notato e, strappata la carta coi denti, lo indossa agilmente. Prende il posto del prof e me lo infila di getto. Non è un cazzo enorme ma lo sto sentendo bene, come pure sento quello molto più grosso del prof che, stringendomi le tempie; mi riempie il cavo orale. Sto sgocciolando sul divano e lo faccio presente in un momento che ho la bocca libera.
- Non fa niente, vorrà dire che poi ti puniremo anche per questo.
Daniele mi stantuffa con colpi rapidi e frequenti, il prof lentamente con affondi mirati che solleticano il velopendulo, io sono rilassatissimo e non mi sento per niente usato, chissà sarà l'alcol... anzi quasi quasi mi piacerebbe che ci fossero altri due cazzi a mia disposizione: in fin dei conti le mani le ho libere... Daniele rallenta alquanto il ritmo e il prof si ferma proprio; mi accorgo che si stanno baciando profondamente sopra di me. Indietreggio col bacino per tenere spinto in fondo al mio retto il cazzo di Daniele e così l'asta del prof esce. Si staccano entrambi e rapidissimi mi girano supino. Daniele mi tira a sè col bacino fuori dal bordo corto del divano e, probabilmente stando coi piedi a terra, me lo butta dentro di colpo; si ferma in fondo si piega su di me e mi bacia. Poi sento un peso maggiore e Daniele che aspira mugolando. Cazzo... il prof se lo incula... Daniele ansima e, pur se non si muove, sento indirettamente nel mio culo i colpi che il prof dà nel suo.
- Che dici Dani, vengo?
- No, aspetta. Prima dobbiamo punire ancora Giulio.
Il prof esce da Daniele con un plop sordo, Daniele esce da me silenziosamente. Il prof mi prende in braccio come un ragazzino mentre Daniele si siede. E' incredibile l'intesa di questi due... ma quante volte hanno ripetuto questo rituale? Le mie considerazioni sono interrotte perché ora sono rannicchiato con la schiena contro l'addome del prof che, passando le sue braccia sotto le mie ascelle, mi sorregge con le mani nell'incavo delle ginocchia. Mi appoggia al cazzo svettante del suo compagno e mi ci fa impalare sopra lentamente. Ormai entra liscio liscio. Tiro le ginocchia verso l'alto e allargo bene il culo adattandolo al cazzo di Daniele che mi abbraccia e mi tira a sè baciandomi.
Cazzo no... sento il prof aprire un preservativo... no... due no... ma non posso dirlo perché Daniele mi bacia a fondo e poco dopo sento la cappella del prof che spinge... penso che non ce la farò mai... ma l'anello si dilata e la cappella entra. Tento di sollevarmi ma Daniele mi trattiene con forza. Il prof spinge, lento e inesorabile il suo cazzo entra tutto, sento le palle contro le chiappe. Inizia a muoversi lentamente e anche Daniele dà qualche spinta sussultoria. Cazzo... mi piace... cazzo se mi piace... La sborrata del prof è inaspettata, sento i fiotti, li conto: due, tre, quattro, cinque, forse sei poi altre piccole vibrazioni... peccato non sentirne il calore trattenuto dal profilattico... vorrei mi stantuffasse ancora... ma estrae in parte l'uccello lasciando dentro solo la cappella, Daniele inizia a spingere da sotto ansimando e spingendomi in alto il torace. Quando viene sento il prof che esce del tutto, io comincio a menarmelo furiosamente e mentre il prof viene di fianco e mi bacia, mi scarico. Non so dove finisca, cosa vado ad imbrattare, non me ne frega niente, sono in un cupio dissolvi di beatitudine, e spero poi mi trovino un'altra punizione. Mi accascio esausto su Daniele il cui uccello sta lentamente fuoriuscendo. Il prof sta togliendosi il preservativo e si pulisce con un tovagliolo di carta. Mi sollevo con fatica. le gambe mi tremano e meno male che il prof mi sorregge.
- Sono morto - bisbiglio.
- Vuoi lavarti?
- Sarà meglio ma sono fuso, mi ci vuole un pesce pilota per raggiungere il bagno...
Mi accompagna, mi siedo sulla tazza, scarico, passo al bidè ed entra Daniele che prende il mio posto e si sposta verso di me col viso per baciarmi.
- Mi avete distrutto - dico lamentoso
- Umf... non mi pare tu abbia offerto molta resistenza...
Ridiamo.
- Non so te ma io muoio dal sonno...
Il prof col suo ciondolone stupendo è sulla porta che ci guarda sorridendo:
- Forza a letto tutti. Si dorme nudi...

Non ricordo quanto, ma abbiamo anche dormito. Il sole è molto alto quando il profumo di caffè mi fa aprire gli occhi.
- Ti fermi a pranzo?
Daniele è già completamente vestito. Ci metto un po' a rispondere, non riesco a carburare bene.
- E chi pranza...? - dico poi. In realtà sento l'esigenza di scappare via. La mia mente già sta lavorando: "E adesso? Con Daniele sarà come prima? E a scuola come guarderò il prof? E lui? Gli altri se ne accorgeranno che qualcosa è cambiato?
Invento una scusa poco credibile e torno a casa con una certa solerzia.
La notte dopo sul mio terrazzo riguardo i pianeti ad occhio nudo e sono obbligato a tener conto delle proporzioni tra essi e il resto dello spazio. E mi rivedo dietro l'obiettivo del telescopio e risento il fiato del prof sul collo... Ho un brivido, chiudo gli occhi e caccio via il recente ricordo. Fisso l'attenzione sui pianeti: non c'è più quell'illusorio faccia a faccia fra me e loro messi a fuoco dalla lente. E nella mia mente prepotente irrompe il ricordo dei due cazzi nel culo e il piacere provato... mi sa che anche nei miei futuri rapporti sessuali niente sarà come prima. Cerco di concentrarmi sui pianeti e concretizzo che la loro immagine, non dettagliata come quella della sera prima, non sarà mai la stessa minuscola macchia di luce che perfora il cielo. E' ancora con un brivido che chiudo di nuovo gli occhi e mi illudo d'essermi appropriato di un pianeta o almeno di quello che suscita in me il sapere che c'è.

(continua)
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