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Gay & Bisex

Milano 2 - Hard movies


di jacdap
02.02.2025    |    44    |    0 9.3
"- A quién tienes en Boloñia? - L'università..."

Il liceo e l'università le ho fatte in Emilia, ma Milano ha rappresentato a lungo una forza attrattiva considerevole legata anche al fatto che avevo ancora parenti ed amici presso i quali potevo, se era il caso, fermarmi a dormire. A cavallo dei vent'anni forse è normale per tutti avere sempre il cazzo duro, ma a me sembrava quasi un'ossessione che non mi abbandonava neppure durante il sonno in quanto al mattino ero sempre imbrattato da polluzioni notturne. Avevo una ragazza, ma il sesso coi maschi mi intrigava di più, soprattutto per le sensazioni edonistico-psicologiche che accompagnavano le ricerche, i pedinamenti, le avances e poi in definitiva la concretezza risolutoria.
- Se vuoi un pompino, te lo faccio subito, non c'è problema - mi disse l'infermiere giovane e belloccio di una dermatologa, che doveva assentarsi 10 minuti,  a cui mi ero rivolto per una piccola cisti inguinale.
Ero consapevole di essere bello e desiderabile, tuttavia a volte mi chiedevo se veramente esisteva una specie di radar, forse un gioco di sguardi e di espressioni, che dava il via libero alle avances tra sconosciuti. Questi però mancavano nei raid notturni nelle zone in cui si consumava fra gay un sesso frettoloso che, a mente fredda poteva definirsi squallido, ma che nel concreto si nutriva di sensazioni ed emozioni che solleticavano l'ego: il seguirsi, l' "annusarsi", il cercare un riparo dagli sguardi o, in alternativa, godere nel lasciarsi vedere, il compiacimento di sentirsi se non scelti almeno accettati e poi i toccamenti, le carezze, forse i baci, la pelle... cavoli... l'emozione della pelle, una fonte energetica incredibile...
Le mie visite a Milano, qualunque ne fosse il motivo, finivano spesso la sera dietro la stazione di piazza Cadorna lungo la ferrovia, un tratto di città lasciato a cespugli selvaggi in un buio quasi totale ove non era difficile avere incontri frettolosi ma pure appaganti senza che passasse troppo spesso la polizia. Erano più fastidiose le invadenti trans sudamericane che venivano a volte a rompere le scatole facendo un fastidiosissimo chiasso sguaiato.
Non ho mai frequentato i noti parchi in cui si sapeva ci fosse "giro" perché poteva essere pericoloso, come pure non ho fatto in tempo a godere delle numerosissime sale in cui si proiettavano film porno che, quando ero troppo giovane per poterci entrare, immaginavo fossero luoghi perfetti per fare sesso fra maschi. E così era. Comunque qualche sala era sopravvissuta alla chiusura globalizzata dei cinema a luci rosse. 
In una di queste, un nebbioso pomeriggio di novembre, ho incontrato Fernando, ma la cosa buffa è che l'avevo già notato ai Bastioni di Porta Venezia qualche ora prima mentre io, camminando lentamente per far passare il tempo, mi mangiavo un panino e scalciavo gli invadenti piccioni. Mi era più o meno coetaneo, moro, snello, anche belloccio mi pareva, nonostante i baffetti che in genere non mi entusiasmano molto.
Ora eravamo entrambi appoggiati alla parete di fondo ed ambedue provvedevamo ad allontanare le mani dei pensionati che ci provavano. Io ogni tanto mi muovevo lungo le pareti laterali anche per sbirciare in mezzo alle file di poltrone se c'era qualche pompa in atto, ma c'era solo qualcuno che si masturbava. Coglievo l'occasione per passargli davanti e guardarlo bene: sì, sì, era proprio lui, il moretto dei giardini con cui ci eravamo squadrati un pizzico di troppo; qui invece non si muoveva dalla sua postazione, né distoglieva lo sguardo dallo schermo quando gli passavo davanti. "Sta a vedere che questo segue la trama del film" pensai. Entrò, fatto rarissimo, una coppia uomo/donna, che si piazzò nell'ultima fila. Appena lui iniziò a infilare le mani sotto la gonna di lei, subito un crocchio di persone si posarono in piedi dietro. Il baffetto rimaneva al posto suo, io invece, evidentemente più maiale, passavo dietro ai curiosi più volte gettando l'occhio. Il lui di coppia ce l'aveva fuori e lei glielo menava, ma qualcuno allungava da dietro la mano per toccarglielo mentre altri facevano scivolare le mani nel seno di lei. Improvvisamente il baffetto si staccò dalla parete ed uscì. Andai alla porta aprendo una fessura di tenda e sbirciai: si era appoggiato contro il muro di fronte. "Cazzo faceva lì?... non fumava... non telefonava... non se ne andava fuori dal cinema... non andava ai cessi..."
Nel frattempo all'interno la situazione si era evoluta: due tizi erano andati a sedersi di fianco alla coppia e, uno per parte, lavoravano di mani e bocca, un altro paio da dietro allungava i cazzi verso le loro facce e poco dopo raggiungevano il loro scopo di ficcarlo in una bocca. Mi distrasse il baffetto che era rientrato mettendosi di nuovo contro la parete di fondo ma, questa volta, proprio dietro ai protagonisti della scenetta. Non guardava più lo schermo ma loro. Da mosse appena percettibili ed elegantemente contenute, capii che era eccitato o comunque che si stava eccitando. Per me stava diventando un'attrazione nell'attrazione; ero curioso di sapere come sarebbe finita. L'uomo seduto sborrò e il suo spompinatore si alzò e venne via. Lo stesso fece poco dopo quello in piedi che lavorava le tette della sua compagna mentre lei glielo succhiava. La donna, coll'aiuto di un terzo seduto al suo fianco e colla faccia abbassata su di lei, ormai era pronta all'orgasmo e i suoi guaiti coprivano quelli della tettona siliconata sullo schermo che subiva una doppia penetrazione. Il baffetto guardava e non si muoveva. Si alza ed esce dalla fila anche l'altro uomo e, nel passargli davanti, allunga una mano che lui respinge con forza e, si sarebbe detto, indignazione. Il tizio allora si appoggia al muro di fianco a me che schizzo via passandogli davanti e superando pure il baffetto. Mi riappoggio al muro più in là vicino a lui che, ora, mi sorride. Ricambio il sorriso. La coppia si alza rumorosamente ed esce seguita da qualche altro personaggio. Sul fondo restiamo solo noi. Ora o mai più:
- Ciao, io sono Jacopo.
- Fernando, Nando si tengo confianza.
- Sei spagnolo? Tanta strada per trovare ancora una sala a luci rosse eh?...
- Ya... quieres que salgamos? 
Non capivo e lui tradusse. Chissà perché volesse parlare in spagnolo dato che poi ho appurato che sapeva italiano meglio di me.
- Ti va se usciamo?
Pensavo intendesse nell'atrio dove era stato prima, invece lui intendeva proprio uscire dal cinema. Ero perplesso, avrei voluto prima svuotarmi le palle, ma aveva un fare così gentile, un po' snob, e un'eleganza nella parlata e nei movimenti tali per cui ho acconsentito. "Devo essere tutto scemo..." andavo pensando "non ho neppure ammortizzato il prezzo del biglietto..." 
- Posso offrirti una cioccolata in tazza?
- Ben volentieri, sai già dove?
- Sìgueme...
Andammo in una specie di caffè letterario, un posto un po' à la page come peraltro era lui. Cioccolata densa in tazza con cucchiaino di cioccolato fondente. Una figata. E facemmo conoscenza. Era andaluso, funzionario commerciale al consolato spagnolo di Porta Venezia." Ecco perché era là " ho pensato. Gli piacevano molte delle cose in cui io pure provavo interesse. Nacque subito simpatia e, probabilmente, a entrambi la voglia di vederci il cazzo. Chiede se ho un'auto.
- No, sono in metro.
- Io l'ho qui vicino, vieni che poi ti accompagno.
"Mi accompagni dove? E il "poi" ti è scappato o è intenzionale? Poi comunque significa dopo. Dopo cosa? Dopo quello che immagino? Immaginavo bene; non è neppure uscito dalla città; era già buio e c'era nebbia, parcheggia in un viale poco illuminato e mi guarda. Io faccio altrettanto e lui si avvicina quasi timidamente per baciarmi. Io gli prendo le guanciotte facendogli fare la bocca a culo di gallina e gli stampo una gran slinguata in bocca che quasi gli toglie il respiro.
- Wow. Abbassiamo gli schienali, vuoi?
- Ma certamente - dico ridendo e poco dopo, manco il tempo di sbottonarmi i calzoni, mi sta già succhiando il cazzo. Un po' sento i denti, ma forse è dovuto alla posizione un po' sacrificata. Però si capisce che il mio uccello lo gradisce. Si solleva ed è chiaro che si aspetta reciprocanza. Gli abbasso la zip e mi trovo davanti al viso un cazzo lungo forse più del mio ma meno spesso, un cazzo scuro un po' arcuato verso l'alto, un cazzo comunque prepotente all'aspetto. Lo infilo direttamente fino in fondo alla gola generando mugolii di approvazione. Lo lavoro a lungo e quando mi chiede se può venirmi in bocca rispondo che preferisco di no. Allora prende un fazzolettino e, quando è il momento, ci sborra sopra. Non ne fa molta ed è visibilmente esausto.
- Scusa sai, ma non so chi sei.....
- No, no, anzi. Preferisco così. E' una garanzia in più sapere che non sei uso a certe pratiche con chi non conosci. Ma ora andiamo, ti resto debitore di una pompa e così è più facile che ci si veda un'altra volta. Strizzò l'occhio e si sistemò. Hai il telefono? Ti detto il numero e mi chiami.
Il suo telefono squillò e io chiusi.
- Ti chiamo domani.
"See, figurati" penso "tra l'altro domani è domenica..." Invece chiama:
- Sono in centro, ci troviamo da *** per un caffè o qualcos'altro? 
- Per il qualcos'altro è meglio se il caffè lo vieni a prendere da me. Sono in Papiniano in uno scopatoio di un amico, numero***, primo campanello in alto senza nome.
- Ma in quanti siamo?
- Solo io e te.
- Tempo di prendere due croissant e arrivo.
Una volta doveva essere stato un attico, ora era suddiviso in quattro monolocali da cui si dominava la media periferia milanese. C''era un camino finto con davanti una una pelle di vacchetta pezzata e un paio di cuscini da divano, un divano letto e un mini angolo cottura con due pensili, una mini cucinetta ed il bagno.
Fortunatamente c'erano caffè e caffettiera che metto sul fuoco appena Nando suona. Chiacchieriamo, rifaccio il caffè e dico che ora era il momento del qualcos'altro. Nando ride e inizia a spogliarsi. È proprio ben fatto, solo molto più magro di me, carnagione olivastra, ventre piattissimo e 'sto uccello che, da moscio, non mostrava l'inarcatura in su, anzi faceva una bella parabola in avanti. Si mette vicino al termosifone e io mi ci avvicino. Gli dico che mi piaceun casino e che è bellissimo.
- Senti chi parla - biascica intanto che lo accarezzo e sbaciucchio ovunque levandomi nel frattempo felpa e pantaloni della tuta. Non indossavo intimo. Gli passo un dito tra le chiappe e lo annuso: sapeva di bagno schiuma al sandalo In breve siamo a 69; il suo uccello, pur se di spessore modesto, non è niente male, curiosa la sua curvatura a scimitarra e il suo colore scuro. Me lo ficco di nuovo fino in gola e, dato che la cappella, stante la curvatura, non mi batte contro l'epiglottide ma in alto sul palato, non mi induce conati; poi inizio a lappargli il culo e a morderglielo il che, essendo la sua rosetta un poco protrusa, riusciva molto bene. Nando è letteralmente impazzito e si scatena in baci e leccamenti e morsi e pacche su tutto il mio corpo e, benché lui non era muscoloso come me, non riuscivo a non pensare alla scena eccitantissima di Oliver Reed ed Alan Bates che nel film Donne in amore lottavano nudi davanti ai riverberi rossastri del camino. Con questi pensieri e la lingua e le mani in azione attiva e passiva, Improvvisamente vengo sborrandogli addosso. Sto per scusarmi ma dalla sua espressione intuisco che non è schifato dalla cosa:
- Wow, ma ti faccio questo effetto?
E giù a succhiarmi l'uccello che stava ammosciandosi, io gli lecco il culo e mi torna duro. Lui mi anticipa:
- Non mi faccio scopare...
Continuo a leccare e mordere penetrandolo con la lingua. Mugolando biascica:
- Non oggi, almeno...
Ripasso al cazzo e dopo un po' viene anche lui; questa volta accolgo il suo sperma in bocca, sputandolo poi.
- Non abbiamo impattato coi pompini, anzi ora te ne devo due...
Ridacchiava in quel suo modo carico di fascino... Ora doveva andare da sua sorella, ma si sarebbe fatto vivo. Intanto che si riveste mi butta lì:
- Ci vediamo nel tardo pomeriggio?
- Lo siento - dissi sfoderando il mio poco spagnolo - devo andare a Bologna col treno delle 19.
- A quién tienes en Boloñia?
- L'università. Domattina ho un esame.
- Pensavo fossi milanese... Entonces cambio di programma, però da mia sorella devo passare, non mi fermerò a pranzo perché noi spagnoli mangiamo tardi. Y tu esperame aqui.
Uscii per farmi un toast e un frizzantino in un bar e tornai su, aprii il letto del divano, ci stesi le lenzuola che mi ero portato appresso e mi ci infilai nudo buttandomi sopra una coperta della casa di dubbia pulizia. Fernando arrivò presto e io aprii la porta così com'ero.
- Wow che accoglienza...- dice prendendomi in mano il cazzo un po' barzotto. Io fremo per il contatto con la sua mano fredda.
- Dai torna sotto che tremi... - e si spoglia in un lampo buttando la roba in giro per casa. Nudo che è si infila con me sotto le coperte. Dico:
- Se ci addormentiamo poi chi ci sveglia?
- E chi ha intenzione di dormire?
Mi bacia con passione e io la butto lì con nonchalance:
- Nando io vorrei scoparti...
- Col preservativo però. Hai gel?
- Ho tutto...
In breve gli fui dietro sul fianco col cazzo contro al suo buchetto un po' protruso. Lui in posizione fetale era tenerissimo. La mia cappella cercava di penetrare il suo buco ma trovava resistenza.
- Jacopo mettici più gel...
- Ho di meglio... crema anestetica.
- Ma se poi non sento niente?
- Non è così anestetica...
La cappella entra agevolmente e poi molto lentamente arrivo colle palle contro le sue chiappe. Chiedo se à tutto a posto. Annuìsce ad occhi chiusi, io continuo con la mia scopata lenta mentre spupazzo quel bel corpo olivastro, i fianchi sottili, le chiappette magre ma sode, i capelli morbidi...
Nando freme quando gli passo il pollice lungo la colonna vertebrale dalla nuca al coccige mentre continuo il lento andirivieni nel suo culo che ora inarca all'indietro contro di me.
- Sei una favola... beata la tua donna... dai, adesso dacci dentro...
Spingo in fondo, lo prendo da sotto il fianco ruotandomelo sopra, lui mugola mordendosi il labbro inferiore; spingo le sue spalle verso i piedi cosicché il mio cazzo sia dentro al massimo e dico con un po' di affanno:
- Punta i piedi e sollevati un poco che ti fotto da sotto. Appoggiare la nuca sulla mia spalla e rilassati. Prendo a menargli il cazzo a mezzaluna e veniamo assieme in un capolavoro tempistico. Dopo qualche minuto di difficili sbaciucchiamenti, data la posizione che obbliga a contorsioni innaturali, dico:
- Starei qua fino a notte ma dobbiamo andare...
Mentre si faceva a turno nel piccolo bagno, Nando mi guardava sogghignando.
- Cos'è questa faccia da furetto?
- E' che adesso sono creditore di una scopata...
- Non era nel contratto, dissi ridendo.
- Mbè, se lo rivuoi me lo dovrai dare anche tu.
- Vabbè vedremo...
Ci si rivide infatti ancora qualche volta. In una di queste mentre gli facevo due mutande di saliva, dice tra un gemito e l'altro:
- Bisogna dire Jacopo che il culo lo sai lavorare egregiamente...
La butto lì:
- Posso scoparti?
- Hai quella crema con te?
- Certamente.
- Entonces vamonos ya...
Sono rapidissimo nel prendere gli "ingredienti" e renderli operativi. Lo posiziono di nuovo di lato, ma gli afferro i fianchi a due mani appoggiando il piede della sua gamba superiore sulla mia coscia il che gli causa una semi-rotazione. il mio cazzo gli entra fino alla base e posso agevolmente segarlo. L'altro mio braccio l'abbraccia da sotto il suo torace a gli pizzico il capezzolo. Ansima con un singhiozzo quasi sentisse male, ma non gli chiedo niente e continuo a fotterlo, A un certo punto abbandono il suo uccello e metto le dita alla base del mio cazzo a toccargli lo sfintere. Era bello disteso, senza più protrusione e si muoveva in avanti e in dentro ad ogni mia uscita e entrata. Col cazzo bene in fondo, infilo il pollice e poiché non c'erano state obiezioni, lo spingo ritmicamente avanti e indietro in opposizione ritmica al mio cazzo. Troppo bello... vengo copiosamente. Sto per riprendere la sua sega quando mi dice:
- Ah no fermo, adesso tocca a me.
- Ma veramente non si è fatto nessun patto...
- Adesso tocca a me!
Più che il tono imperioso, era il fatto che questo ragazzo mi aveva "preso" alquanto e mi piaceva davvero e in fin dei conti non sarebbe stata la prima volta che lo prendevo in culo, anzi così avrei appurato se, magari con uno che mi piaceva e verso cui, in un certo senso, provavo affetto, mi sarebbe piaciuto. Invece fu uguale alle poche volte precedenti. Una sensazione fastidiosa di turgore, di pienezza, di ostruzione, uno stimolo continuo all'evacuazione, un continuo pensare ad altro per non dire: ma basta con sta sofferenza... sofferenza solo psicologica, male zero comunque, Lui godeva e tutto sommato ero lieto di questo... ma il cazzo in culo non mi piaceva proprio, la parola giusta era semplicemente "fastidio". Quindi... chi me lo faceva fare... ci sono tanti passivi in giro perché devo farlo io?... Con questa volta chiudo bottega. E così fu.

Un altro bell'incontro invernale nello stesso cinema a luci rosse fu con Angelo: sui 35 anni, non alto, magro, delicato ed esitante nell'approccio. Non fosse stato perché aveva una quindicina d'anni più di me avrei potuto definirlo un atteggiamento da "cucciolo" fatto di dolcezza e desiderio d'affetto.
In piedi, appoggiato al muro in fondo alla sala, lo vedevo passare avanti e indietro facendo finta di guardare le persone sedute, ma in realtà non mi perdeva mai veramente di vista. Io ero immobile con lo sguardo allo schermo. Per un paio di volte si fermò a tre metri da me, riprendendo poi il suo girovagare lento. Poi a due metri, poi a uno e io sempre fisso a guardare il film. Pensavo: " Eh caro mio se credi che sia io a fare il primo passo hai un bel da aspettare..."
Intanto nell'angolo un mucchietto di persone, qualcuna a calzoni calati, si produceva in una multiperformance mugolante. Angelo si staccò e fece un altro mezzo giro di sala guardando più da vicino la scena e poi tornò da me, ma dall'altro lato e si accostò quasi a contatto. Io cominciavo a essere un po' stufo di questo tira e molla, ma nello stesso tempo non mi andava di fare il primo passo, anzi ero curioso di vedere quando si sarebbe deciso dato che era chiaro che mi sbavava addosso. Ma non faceva nulla e la cosa cominciava a darmi sui nervi.
" Opzione uno: adesso lo guardo brusco e mi sposto un metro più in là così si mette il cuore in pace e mi lascia a qualcun altro oppure, opzione due: mi giro di 180 gradi mettendomi davanti a lui face to face e, data la mia maggiore altezza, gli impedisco di far finta di guardare il film... poi magari, dato che non è male, gli caccio pure la lingua in bocca..."
Con la coda dell'occhio vedo che avvicina la bocca al mio orecchio alzandosi un po' sulla punta dei piedi:
- Verresti fuori nell'atrio a fumare una sigaretta?
" Speravo un approccio meno banale..." penso e tuttavia muovo appena la testa puntando il mento verso l'uscita schiodandomi dalla parete. Mi offre una Marlboro che rifiuto dato che non fumo e ci presentiamo. Pensavo seguissero le solite banalità della serie cosa fai, vieni spesso qui, di dove sei, quanti anni hai... Invece mi spiazza con un:
- Proposta oscena: ti va se andiamo a sant'Ambrogio?
" Ma questo è scemo ...zzo c'entra adesso sant'Ambrogio..." . Lo guardo meglio: sorride impercettibilmente. Faccio altrettanto:
- A chiedere una grazia?
- Sai... dicono che sia l'ultima volta che la féra di oh bej oh bej la fanno lì...
- Ma per carità divina o santambrogesca se preferisci, non sopporto le bancarelle e il casino
- Peccato perché ti avrei fatto vedere una cosa che pochi hanno potuto vedere da vicino...
" Ma questo chi si crede di essere?..." penso e lo guardo sgranando gli occhi:
- Hai grazie nascoste mirabolanti?
Si accende un'altra sigaretta col mozzicone della prima:
- Mi riferivo ad altro genere di cose.
- Sarebbe?
- Se vuoi saperlo andiamo...
Avrei voluto dire che a scatola chiusa non compravo niente, ma invece acconsentii. Pensavo che al massimo sarebbe stato come con le sorprese nelle uova di Pasqua: si sa che sono tutte cazzate ma si è comunque curiosi di vederle.
Dopo aver slalomato tra le bancarelle andiamo sulla sinistra della basilica dove c'è una chiesetta sempre chiusa: l'oratorio di san Sigismondo.
- Stiamo restaurando alcune cose preziose e le abbiamo parcheggiate qui dentro. Se vuoi stacco il sistema d'allarme ed entriamo.
- Sei un restauratore?
- Me ne occupo...
" Non si cava niente da questo qui" penso. Entriamo chiudendoci dentro. C'era in effetti un sacco di cose sparse ovunque, ma soprattutto le formelle dell'altare carolingio di S. Ambrogio tutte appoggiate su un tavolone. Dice: 
- Così da vicino nessuno le può vedere; in chiesa ci sono delle copie e non è detto che non ci restino quelle... - poi improvvisamente Angelo mi cinge la vita da dietro dicendo: - Ma quanto sei bello Jacopo...
- Anche tu, alla tua venerabile età non sei male - e ridiamo entrambi.
- Posso spogliarti?
- Fa piuttosto freddino, ma qualcosa puoi togliermi...
Lentamente, con una certa esitazione, mi slaccia un bottone della patta poi un altro poi tutti aumentando la velocità. Con delicatezza cerca di abbassarmi i jeans, ma ci vuole decisione e non ci riesce così lo faccio io. Ne escono i miei 19 cm in tutta la loro arroganza. Mi accarezza l'uccello con esitazione, poi si abbassa e lo avvicina al viso guardandolo come in ammirazione. Lo soppesa, lo menicchia, lo annusa, lo bacia...
- Bè allora ciucci o no?
Come riscuotendosi si mette in bocca la cappella e sento che armeggia con la cinghia dei suoi pantaloni e che prende a menarselo. Gli faccio scivolare una mano sulla schiena ed entro nei calzoni ormai laschi. Arrivo allo spacco fra le natiche e lui muove il bacino avanti e indietro.
Butto lì un vuoi che ti scopi? Silenzio dall'altra parte. Mi guarda con adorazione facendo scivolare verticalmente le sue mani sui miei fianchi ed aprendole sui pettorali. "E mò basta fare melina" penso e lo sollevo da sotto le ascelle, lo giro con decisione e l'appoggio alla parete, i calzoni calano da  sè, gli abbasso i boxer e gli allargo le chiappe. Una rosellina delicata mi sorride quasi pudibonda. Mi infilo un goldone e gli punto l'uccello tra le chiappe. Lui inarca un po' ed io gli rovisto dentro il culo con tre dita con lui che accentua l'inarcamento per favorire il movimento.
- Sei largo... da quando lo prendi?
- Da quando avevo 12 anni.
- Opperò e chi è stato?
- Mio fratello...
- Urca... le dita erano 4 e il mio cazzo esplodeva a sentire del suo incesto. - Per quanto tempo lo ha fatto?
- Lo fa ancora quando vado a casa...
Angelo cominciava a gemere e dall'uccello gli scendeva un filo gelatinoso.
- Mettiamoci nell'angolo del tavolo.
Mi spoglio del tutto e lui si dispone a 90 gradi col torace sul tavolo di fianco alle formelle, i piedi a terra e le gambe divaricate. Lo penetro di colpo e, se gli ho fatto un po' male, non lo ha fatto capire. Senza gel ha fatto un po' male a me... Ho cominciato a pensare: adesso ti spacco troia, poi, mi sono pentito di questo mio modo di pensare che non mi è congeniale e ho iniziato ad accarezzarlo. Aveva fianchi sottili e un torace forse un po' troppo magro, ma la sua pelle liscia e calda aveva una notevole carica energetica. L'ho poi fatto alzare, sempre con me dentro e gli ho menato il cazzo in sincronia ritmica coi miei affondi finché mi ha detto che stava per venire. Allora ho smesso di toccarlo e sono uscito da lui.
- Andiamo all'altro capo del tavolo che c'è più spazio.
Sì, c'era più spazio sul tavolo, ma c'era anche una Madonna gigantesca su un piedistallo lì vicino che mi conturbava un po'. Gli ho chiesto se non si poteva mettere a terra.
- È pesantissima, ma se vuoi la giriamo che guardi in là - dice - comunque è solo un pezzo di gesso dipinto.
Mi sono messo a sedere sul tavolo con le gambe a penzoloni e ho fatto sedere Angelo sul mio uccello.
- Non toccarti - gli ho intimato. Tenendolo per i fianchi lo facevo scorrere in su e in giù sul mio pisello che era incredibilmente gonfio e duro eppure non riuscivo a venire, anzi cominciava a farmi quasi male. Invece è venuto Angelo senza toccarsi e ad ogni suo fiotto ho sentito le contrazioni dello sfintere: una sensazione dolcissima tanto che me la sono gustata stando fermo. 
- Così Angelo non riesco a venire, sdraiamoci...
Ci siamo sdraiati, lui su un fianco con la coscia ripiegata in avanti, L'ho infilato senza fatica. Lo tenevo per le spalle e mimavo un massaggio che lui apprezzava molto. Poi gli ho sollevato la gamba e lui ha appoggiato il piede sulla mia coscia. Il cazzo è entrato fino alle palle. Angelo era in estasi, ma io ero un po' teso, intimidito forse dal luogo, dai quadri, dalla tappezzeria, anche dalla posizione sul tavolo che non era delle più comode. Era una cosa meccanica, non provavo piacere, almeno finché mi sono detto: cazzo ma se non dà fastidio a lui perché ne deve dare a me? Poi un lampo: ma perché lui ci è abituato a farlo in mezzo alle cose di chiesa... cazzo ma magari è un prete... e chissà quante scopate si è fatto qui dentro...
E con questo pensiero blasfemo in mente ho sentito l'aumento di una certa pressione sotto le palle e la mia voce dire: - Dimmi la verità Angelo, quanti ti hanno scopato in seminario?
Tra un ansimo e l'altro lo sento dire: - Praticamente tutti... ma sta zitto e fammi godere...
Presi a menargli il cazzo in quella stessa posizione e dopo qualche minuto lui è venuto di nuovo. Io ero in procinto di farlo nel suo culo quando Angelo dice: 
- Quando stai per venire toglilo e vienimi in bocca.
Subito l'ho estratto, tolto il preservativo, lui si è girato appoggiando le labbra alla cappella. Io aspettavo la risalita della sborra senza muovere nulla se non le sinapsi del cervello: ho immaginato di innaffiare il viso di Angelo con una secchiata di roba e poi di sfregargliela ovunque con l'uccello. Sono Iniziate delle brevi contrazioni ma non usciva nulla, ho mosso lievemente la cappella sulla lingua che nel frattempo Angelo aveva estratto e mi è partita una contrazione del culo, del retto, del colon, di tutte le vie urinarie finché con un leggero bruciore accompagnato da un mio pesante rantolo gli ho schizzato oltre la testa, poi sulla fronte e solo dal terzo fiotto la sborra si è fermata sulla lingua. Inaspettatamente Angelo ha chiuso la bocca ed ha iniziato ad aspirare. Mi faceva un po' male per cui ho cercato di allontanarlo ma lui succhiava sempre più forte e gli ho chiesto per favore di smettere l'aspirazione.
Non ha inghiottìto ma è rimasto a lungo con la mia cappella in bocca col mio bìgolo che si ammosciava. Angelo stava lì ad occhi chiusi col viso sorridente appoggiato sul mio inguine ed io mi sentivo un poco "strano" con l'intenzione di dirgli di tirarsi su, ma non l'ho fatto e ho aspettato lo facesse spontaneamente. Ovviamente non ci siamo rivisti ma è stato un'incontro un po' particolare che mi ha lasciato qualcosa.
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