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Daniele 3 - Il gatto e il topo


di jacdap
16.01.2025    |    34    |    0 7.6
"Non gli pareva vero che avessi accettato ben sapendo cosa significava quell'invito..."

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Mi chiamo Giulio, ho 20 anni e sono matricola all'università. Un anno fa, in 5^ liceo, mi sono fatto scopare dal mio prof di italiano che fa coppia col mio amico Daniele. Di questo ho parlato nel precedente racconto: Daniele 2 - Una divina commedia astronomica.
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Era la mezza quando, un po' sgommando, entrai nel distributore sulla mia vecchissima Ford ka rossa di terza mano, regalatami per il mio diploma. Il benzinaio armeggiava attorno alle pompe faidate e mi indicò col braccio la pompa con scritto "servito". Aperta la portiera, scesi e dissi:
- Buongiorno, come sta signor Ermanno?
Due occhioni blu oltremare mi lanciarono uno sguardo molto sorpreso.
- Ci conosciamo?
- Non esattamente in effetti... Sono quell'amico di Daniele che un paio d'anni fa si sentì male qui da lei, non so se ricorda...
Si rabbuiò e mi parve quasi di notare una contrazione di sofferenza sul viso:
- Ricordo bene l'episodio. Co... come sta?
Sorrisi un po' beffardo: - Io o Daniele?
- Mah... entrambi.
- Io molto bene, Daniele credo anche, non ci vediamo quasi più. Ci si telefona...
- Quanto metto? - chiese con la pompa in mano.
- Pieno grazie.
- E' da un po' che non vedevo in giro di queste ka prima versione. Ma sei quasi due metri, come fai a starci dentro? - chiese con un bel sorriso aperto per quanto un po' triste.
- Ha una bella apertura di portiera per cui per entrare entro bene anche se mi pare di sedere per terra, poi ho un po' le ginocchia in bocca... - e sghignazzai.
Ermanno finì il rifornimento in silenzio e mentre pagavo chiese ad occhi bassi:
- E' felice?... Daniele intendo...
- Credo di sì. Il lavoro nel vivaio gli piace molto... ma lei si riferiva ad altro o sbaglio?
Sospirò e non mi rispose, ma chiese come mi chiamassi. Poi, inaspettatamente:
- Ok Giulio, ora vado a mangiar qualcosa al self service dentro all'ipermercato laggiù. Mi fai compagnia? Ospite mio ovviamente...
Avevo altri programmi, ma accettai perché Ermanno destava in me una sorta di dolente simpatia e avevo capito che voleva sapere di Daniele che, era chiaro, gli mancava moltissimo.
Io presi solo un'insalatone, lui un pranzo completo e poiché non diceva nulla, parlai io. Gli chiesi se non avesse assunto qualcun altro al distributore al posto di Daniele. Rispose che era un distributore piccolo e che ce la faceva benissimo anche da solo. Daniele lo aveva assunto per altri motivi che io di certo conoscevo bene. Mi fissava e io distolsi lo sguardo poiché quegli occhi blu erano disarmanti.
- Ma non ti voglio rubare altro tempo, avrai da fare...
- Non si preoccupi, chiacchiero volentieri con lei...
- Allora dammi del tu e prendiamoci caffè ed ammazzacaffè.
Fu una chiacchierata di più di un'ora in cui anch'io mi lamentai per la sopraggiunta mancanza d'intimità con Daniele dopo il suo "matrimonio". Da solo non usciva più e sinceramente io col prof mi sentivo a disagio. Ermanno fu comunque lieto di sapere che Daniele era contento e che, in un certo senso, si era fatto una famiglia. Lui non avrebbe potuto offrirgliela perché l'aveva già.
Tornammo al distributore e lo salutai tendendogli la mano ma lui mi tirò a se e mi abbracciò battendomi la mano dietro la spalla. Mi pareva commosso. Io ero di certo disorientato e scappai via.
Ma la vita è strana perché tornai a far benzina lì, diventai un cliente fisso e finii per fermarmi a chiacchierare del più e del meno se non c'erano clienti.
Le lezioni all'università erano terminate e un mattino in cui non avevo voglia di studiare per il prossimo esame mi fermai da lui un po'. Arrivò un furgoncino scassato che vendeva trecce d'aglio. Ermanno ne acquistò due lunghissime e una testa d'aglio, bella grossa, gli fu regalata dicendogli:
- Co' ista a miezzojuorno te fai du spavetti ajo, ojo e diavolicchio.
Ermanno sorrise e salutò ma restò a occhi bassi fissando il selciato per un po'. Poi mi guardò quasi in modo provocatorio:
- Vuoi venire a mangiare due spaghetti piccanti oggi su da me?
- Beh... volentieri- risposi.
Ebbe un'espressione di meraviglia che si allargò in un sorriso. Non gli pareva vero che avessi accettato ben sapendo cosa significava quell'invito. D'altra parte la cosa mi intrigava... rivedere il mini, rivivere indirettamente quello che era successo... e perfino verificare se, come Daniele aveva detto, Ermanno è uno di quegli anonimi che migliorano man mano che si spogliano.
Ed era vero. La divisa lo ingoffiva, se la tolse restando in jeans e camicia a mezze maniche: già così era molto meglio. Era tarchiato ma senza pancia e piuttosto muscoloso. Scalciò via i mocassini e si levò la camicia. Aveva un folto pelame sul petto ma le spalle e la schiena erano glabri. Calò i jeans che, piuttosto stretti, si trascinarono dietro gli slip nella parte posteriore mostrando due belle chiappe alte e compatte. Le cosce erano muscolose per quanto un po' corte e le braccia erano quelle di un uomo abituato a lavorare e pure a fare fatica. Si riaccomodò gli slip e si tolse i calzini.
- Guardi tu gli spaghetti? Io mi do una rinfrescata, tre minuti d'orologio...
Sentii scrosciare la doccia, poi il rumore del phon. Intanto io avevo tagliato a metà tre scoline d'aglio, messo due peperoncini e acceso il fuoco sotto l'olio. Ermanno uscì che stavo scolando gli spaghetti e mentre li versavo nel tegame dove soffriggeva l'olio, mi venne dietro ed appoggiò il suo cazzo barzotto al mio culo:
- Ma che bravo che sei, non chiedevo tanto...
- Spero ti piacciano un po' al dente...
- Oh sì mi piace la roba soda...
Ebbi solo il tempo di chiudere il gas sotto al tegame che Ermanno mi aveva già messo un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le ginocchia. Sollevandomi senza fatica mi appoggiò delicatamente sul letto e freneticamente prese a spogliarmi. Nel far questo gli cadde l'asciugamano che aveva in vita ed un cazzo enorme si mise a sbattere contro di me.
"Minchia oh... ecco cosa ci trovava Daniele in Ermanno..." fu il mio pensiero mentre assecondavo la mia svestizione. Nudo che fui, mi alzai in piedi fuori del letto mentre lui ci si sedette appoggiandosi indietro sui gomiti.
- Giulio, sei bellissimo, quasi un sogno...
Sorrisi, e mi accucciai a lappare il suo calippo. Aveva una cappella morbida e asciutta che faceva fatica ad entrare tutta in bocca, ma era la lunghezza del pistolone ad essere impressionante: 23 o 24 centimetri. Percorrevo l'asta fino alle palle, peraltro piccole in proporzione al resto, ne succhiavo una alla volta e ritornavo al cappellone che iniziava a perdere liquido preorgasmico. Sebbene mi riempisse la bocca, riuscivo comunque con la lingua a leccargli torno-torno il solco prepuziale. Non lo dico per vanterìa, ma so fare pompini memorabili ed Ermanno tentò di staccarmi la testa dal suo inguine:
- Giulio, così mi fai venire...
- Uh uh - dissi acconsentendo con gli occhi.
- No...mmmh... voglio il culo.
Mi staccai un attimo e dissi:
- Dopo te lo do, adesso però vienimi in bocca.
Ebbi appena il tempo di infilarmi di nuovo il suo nespolone tra le labbra che iniziò a contrarsi: lo spinsi in gola e lo lasciai scaricare completamente.
Ermanno si lasciò andare spossato sul letto biascicando:
- Fantastico... fantastico...
- Il pompino o io?
Si sollevò di scatto:
- Mangiamo, che poi ti ricambio e poi mi hai promesso il resto...
Gli spaghetti erano un po' scotti ma ancora tiepidi e li mangiammo in fretta. Divenni malizioso:
- Ti piacciono i giovani eh?
Fu molto sincero:
- Mi andrebbero anche più giovani. Ma mi assicuro abbiano la patente per evitare casini... - guardò fisso davanti a sè col pensiero altrove: - un ragazzetto che ha già un grosso bìgolo che gli viene duro in continuazione e che non sa ancora bene cosa farsene di questa cosa che si sta impadronendo della sua vita è davvero qualcosa di speciale...
Mi colpì la profondità di questo pensiero e per un attimo pensai che potesse riferirsi a suo figlio. Subitaneamente Ermanno si alzò allungando una mano sopra il tavolo verso di me. Aveva già l'uccello in tiro:
- Vieni bel figone che adesso ti sistemo per le feste.
Mi circondò colle braccia da dietro pizzicandomi dolcemente i capezzoli e mi spinse sul letto. Faceva passare sul mio corpo le punte delle dita con più delicatezza di chi vuol fare il solletico e intanto la sua cappellona mi premeva il solco delle chiappe. Mi passava le dita sulle labbra socchiuse e fu naturale per me fare guizzar fuori la lingua e leccargliele. Mi si inginocchiò a fianco e prese a mordermi le chiappe. Tolta la mano dalla mia bocca, me le aprì in modo deciso e tuffò la sua lingua sopra e dentro il mio buco. Ci sapeva fare davvero tanto che stavo quasi per venire, ma mi girò supino, mi sollevò e con decisione mi introdusse la cappella nel retto.
- Mettiti un condom per favore - mugolai mentre il dolore provato si stava già attenuando. Estrasse il cappellozzo ed ebbi la sensazione di aria fresca nel retto, fu rapidissimo a mettersi il guanto e lo infilò senza lubrificante. Di nuovo sentii un po' di dolore, ma Ermanno non continuò energicamente, anzi restò fermo un po' toccando le pareti del retto tutto intorno colla sua prugna e poi la scopata fu molto dolce. Avanzò piano piano con soste e oscillazioni brevi e rapide seguite da metodici affondi ponderati e progressivi. La sensazione era quella di un palloncino che si gonfiava dentro di me a poco a poco riempiendomi tutto. Quando sentii le palle contro le chiappe non mi parve vero di averci dentro tutta quella roba. Ed ora iniziò il meglio: un vertiginoso ma sempre misurato susseguirsi di pulsioni e sfregamenti che in breve mi fecero eiaculare sulla mia pancia mentre il cervello si perdeva in un turbinio di spirali di luce. Un ingrossamento, se possibile, del suo cazzone mi richiamò alla realtà e mentre aveva un orgasmo silenzioso lo baciai con passione. Ci assopimmo un attimo e d'improvviso saltò in piedi dicendo che era tardi e doveva correre al distributore che arrivava l'autobotte a riempire i serbatoi.
La scopata con Ermanno era stata oltremodo piacevole. Aveva un attrezzo notevole e lo usava molto bene, ma ora mi avrebbe creato di sicuro dei problemi in più. Il primo era se dirlo o meno a Daniele; il secondo era se scopare o no di nuovo con lui dandogli così motivo di illudersi e fargli quindi anch'io del male. D'altra parte io non cercavo un daddy anche se poteva essere piacevole scopare coi più grandi. E mi veniva da chiedermi se Daniele era poi davvero felice col mio ex prof. E cosa c'era di vero in quel poco che diceva le poche volte che ci si vedeva? E in definitiva Daniele lo conoscevo poi davvero bene come credevo? Per comportarmi in modo coerente col mio essere dovevo dare una risposta a tutte le domande.
Ma come spesso mi accade lasciai perdere di rimuginarci su. Con Ermanno comunque non scopai più e continuai ad andare a fare rifornimento fermandomi pochissimo tempo e inventando mille impegni. Con Daniele invece mi rividi un pomeriggio in cui mi venne voglia di tornare a quel fiume. Era coi bermuda e a torso nudo; lo riconobbi anche da lontano per il fisico prestante e per la zazzera corvina e sbarazzina; parlava con due ragazzi alti, uno moro e uno rosso. Mentre andavo verso di loro, si incamminarono verso i cespugli e sparirono dalla mia vista.
"Quattro anni fa mi ha spiato lui, adesso lo spio io" mi dissi e mi inoltrai con circospezione nella macchia un po' riarsa con occhi ben aperti ed orecchi attenti. Non c'era molta gente per cui non fu difficile vedere dove si dirigevano. Per vederli e non essere visto feci un lungo giro che mi portò in una posizione più elevata della loro. Erano già in pieno sandwich con Daniele nel ruolo della fetta di salame: il moro era a pecora e Daniele lo trombava stringendogli le spalle ai lati del collo quasi che pareva volesse strangolarlo e intanto si piegava un po' sulla sua schiena mentre si faceva montare dal rosso in un movimento sincrono. Erano belli, silenziosi e molto plastici. Dopo poco il moro si staccò, si girò alzandosi, levò il condom dall'uccello di Daniele e si chinò a succhiarglielo mentre il rosso gli afferrò stretto l'addome con entrambe le braccia e si mise a dare colpi potentissimi che facevano quasi sollevare Daniele da terra. Il rosso fu il primo a venire e rimase dentro Daniele finché il moro lo fece scaricare nella propria bocca. Non vidi il moro eiaculare, forse lo aveva fatto prima. Sebbene me lo menassi, neppure io raggiunsi l'orgasmo e me ne andai mentre loro si rivestivano. Dato il lungo giro che avevo fatto, quando raggiunsi il letto del fiume, loro se ne erano già andati.
Ero scontento ed insoddisfatto, mi rendevo conto che avevo bisogno di parlare con Daniele, di sentire la sua voce e le sue battute, mi mancava il suo sorriso disarmante e realizzai che avrei voluto baciarlo. Chissà perché mi diressi al vivaio dove sapevo che Daniele non poteva esserci. Invece c'era e stava scaricando piante da un furgone con l'aiuto di due ragazzi di colore. Realizzai che la sua performance al fiume era avvenuta come intermezzo in un viaggio lavorativo.
Sfoderai il mio sorriso più amichevole e gli chiesi se avesse tempo prima o poi per due chiacchiere.
- Lunedì a pranzo hai impegni? - chiese.
- Mi libero - risposi.
- Vieni da me che Jaco ha l'ultimo giorno degli esami di stato e poi va fuori a pranzo con tutta la commissione. Ho invitato anche due nuovi amici.
- Veramente preferirei parlarti da solo...
- Vieni verso le 11, lunedì il vivaio è chiuso. Niente capricciosa senza mozzarella... mi cimenterò con la paella così magari mi dai pure una mano.
E niente. La giornata era destinata a finire lasciandomi di malumore; mi ero perfino scordato che lunedì mattina dovevo sostenere un esame, lo superai brillantemente, ma feci tardi. Mi precipitai da Daniele ma i due "amici", che giustamente avevo immaginato fossero quelli del fiume, erano già arrivati. Si chiamavano entrambi Paolo ma fra loro si chiamavano "gatto" e "topo". Il Gatto era il rosso.
- E io che pensavo venissi prima ad aiutarmi... - disse Daniele spegnendo i fornelli - Adesso lasciamo riposare una decina di minuti prima di ingozzarci. Speriamo sia buona perché non c'è altro...
- Bè c'è il gelato che abbiamo portato - disse il Topo - mezzo chilo di frutta e mezzo chilo di creme. Ma forse non è tantissimo neppure quello. Non sapevamo fossimo in quattro...
- Aò, se volete me ne vado eh? - dissi sorridente ma un po' risentito. "Sta a vedere che anche questi volevano Daniele tutto per loro" pensai.
- Ah no perdio - esclamò il Gatto squadrandomi interessato - piuttosto mandiamo via Daniele... Ridemmo tutti e brindammo con un prosecchino troppo freddo. La paella era ottima e la divorammo in un amen. Piluccammo poi delle patatine e passammo al gelato. Mentre Daniele preparava il caffè, il Gatto gli si avvicinò da dietro strusciandocisi contro:
- Non ti facevo una mogliettina così brava...
Daniele girò la testa e si baciarono...
- Ehi ehi - disse il Topo - e noi?
Si alzò, li raggiunse e sbottonò i calzoni del Gatto che non indossava intimo. Si infilò il cazzo in bocca mentre Daniele si girò del tutto. Senza staccarsi dal rosso, il Topo gli abbassò fino alle caviglie la tuta alternando poi la pompa tra i due. Il caffè intanto era salito e io mi alzai per spegnere il gas sotto alla caffettiera e subito il Topo, senza sospendere le pompe, slacciò i bottoni dei miei jeans che fece scendere assieme ai boxer e si mise a succhiare anche il mio uccello. La carne è debole... ogni mia voglia di parlare con Daniele era sparita e lo stesso ogni velato risentimento per la presenza dei due "intrusi" che, in effetti, erano molto belli, specialmente il rosso che mi ritrovai a baciare famelicamente assieme a Daniele che nel mentre mi tormentava i capezzoli.
- Dai, tutti sul letto, il caffè dopo... - disse finendo di spogliarsi imitato da tutti noi.
Ci sedemmo, io tra Daniele e il Gatto, e ci sdraiammo paralleli mentre il Topo, inginocchiato a terra, succhiava il mio cazzo e menava gli altri due. Daniele ed io ci baciavamo profondamente e di lì a poco si unì anche il Gatto in un vorticoso intreccio di lingue che poi si risolse in baci profondi tra loro due mentre io mi sfilavo da sotto e mi alzavo. Il Topo si sistemò prono sul letto con le ginocchia un po' raggruppate e quindi il bacino un po' sollevato. Io ero in piedi dalla parte della sua testa e mi fu spontaneo infilargli l'uccello in bocca mentre il Gatto gli apriva le chiappe e iniziava a leccargli il buco del culo. Daniele mi venne di fianco e mi martoriava ancora i capezzoli.
- Cazzo, ma mi fai male - protestai - ma che è questa vena sadica che hai oggi? - e mentre lui mi sostituiva nella bocca del Topo, io andai dalla parte opposta dove il Gatto ancora gli slinguava il buco allargandone le chiappe. Notai un bellissimo buco di culo depilato di fresco che pulsava sotto le slinguate. Mi abbassai a leccare anch'io e giocai libidinosamente con la lingua del Gatto sul buchetto palpitante del suo partner. Oltre che molto bello, il Gatto aveva una lingua saettante che usava con grande maestria. Smettemmo di leccare e ci baciammo appassionatamente buttandoci sul letto e sfregandoci reciprocamente i cazzi che erano entrambi ben più corposi di quelli degli altri due compagni di giochi. Vidi Daniele sollevare la testa del Topo e baciarlo prima di staccarsi, venire dove eravamo noi, prendere dei profilattici dal comodino, infilarne uno a se stesso e uno a me, sputare sul culo del Topo e infilarlo con un colpo solo. Diede tre stantuffate profonde, uscì, prese in mano il mio cazzo e lo indirizzò fra le natiche del Topo. Ma il mio attrezzo non entrava agevolmente, un po' per le sue rispettose dimensioni e anche per la mancanza di lubrificante al quale il Gatto provava a supplire facendo colare saliva e sputazza. Agevolato da movimenti avanti e indietro del Topo e dall'allargamento manuale delle chiappe alla fine il mio uccello entrò fino alle palle. Lo scopai per un po' mentre Daniele mi abbracciava da dietro e il Gatto, salito a cavalcioni del Topo mi appoggiava il suo cazzone alle labbra. Non avevo mai visto dei peli inguinali rossi e mi affascinavano alquanto. Il Topo guaiva in preda all'estasi:
- Mettetemene due... ne voglio due... - mugolò.
Il Gatto si sedette in riva al letto coi piedi a terra ed abbassò la schiena sdraiandosi. Il Topo gli si accucciò sopra a spegnimoccolo alzando il culo verso Daniele che subito lo infilò. Io guardavo il suo cazzo che, spinto in profondità, ritornava lentamente con lo sfintere che accompagnava l'asta nel movimento. Quando si vedeva il solco della cappella, Daniele lo riconficcava dentro e lo sfintere del Topo riaccompagnava il movimento aderendo al profilattico. Il cazzone del Gatto era fermo e riempiva bene il retto del partner che profferiva mugolii sempre più lamentosi. Ma ormai il ritmo era preso e le espressioni estatiche preludevano a un triplice orgasmo. Per non rimanere l'unico a non venire, mi tolsi il condom e salii sul letto dietro le teste del Gatto e del Topo che subito me lo prese in bocca. Io baciavo Daniele e in quel momento sentii di amarlo ma non ebbi tempo di chiedermi cosa sentissi veramente perché realizzai che sulla porta, in camiciola azzurra, con l'indice della mano sinistra sulle sue labbra mentre con la mano destra si sfilava lentamente e silenziosissimamente i pantaloni, il mio vecchio prof guardava la scena chissà da quanto tempo. Ero l'unico che lo poteva vedere. Il mio uccello, che aveva perso vigore, subito si rianimò quando il prof, menandosi quel cazzone scuro e favoloso che ben ricordavo, si avvicinava alla schiena di Daniele sempre con un dito sulle labbra. Gli appoggiò il cazzone sul dorso e Daniele, ad occhi chiusi, non realizzò all'istante ma solo quando il prof, spingendo il capo in avanti, lo baciò.
- Cielo, mio marito... - dice Daniele ridendo.
- Cielo, suo marito... - dico io ridendo allo stesso modo.
Il prof si apre in un sorriso:
- Vedo che a mio marito in tre non basta più ed è passato a quattro...
Daniele risponde:
- Metto in pratica il tuo detto: melius abundare quam defìcere...
- E allora si passi a cinque... le presentazioni a dopo, ora continuate... -
Rapidamente il prof fa il giro del letto e mi prende i pettorali da dietro le spalle staccandomi dal gruppo e mi dice all'orecchio.
- Sei sempre stato bello, ma ora sei bellissimo...
Mi afferra con forza, mi bacia quasi con violenza e mi butta sul letto. Gli altri fanno posto, lui prende un condom dal comodino, se lo infila, prende dell'olio di mandorle da un boccetto marrone, me ne versa un po' tra le natiche e mi infila il cazzo in un colpo solo. Caccio un urlo, ma subito Daniele che si è intanto sfilato il profilattico mi infila il cazzo in bocca e il Gatto va dietro al prof e gli afferra i pettorali appoggiandogli il suo cazzo rosso alle chiappe.
- Amico, togliti certe idee dalla testa... - gli dice il prof e allora il Gatto si abbassa a leccargli le grosse palle che sbattono sulle mie chiappe. Il Topo, disoccupato, è chiaramente disorientato, ma il prof gli prende la nuca e lo tira a sè baciandolo. Il dolore mi è passato ed ora è quasi piacere. Il prof esce, e si siede sul letto abbassando la schiena, Daniele mi dice:- Sali, su.
Salgo e mi accuccio sul cazzo stupendo del prof che entra senza difficoltà fino alla base e mi sdraio sul suo petto baciandogli il collo.
- Non lasciarmi segni - intima e subito sento un altro cazzo che entra, penso sia Daniele, ma dalla dilatazione che avverto sugli sfinteri capisco che è il Gatto a cui Daniele, giudiziosamente, aveva fatto infilare un preservativo. Invece Daniele sale in piedi sul letto scavallandomi, afferra per la nuca il Gatto e gli scopa la gola. Il Topo, di nuovo disoccupato, cerca di leccare i due cazzi che mi stanno inculando, ma la cosa per lui non deve essere né semplice né soddisfacente dati anche i profilattici e appena il Gatto accelera gli ansimi per l'incipiente sborrata, lo stacca dal mio culo e dal cazzo del prof, gli toglie il condom e gli slurpa l'uccello che sta già emettendo il primo schizzo. Daniele scende, menandoselo, lo avvicina alla bocca del Topo e gli schizza sborra su tutta la faccia. Io, sempre seduto col cazzo del prof nel culo, alzo il torace per gustarmi meglio la scena e vedo il Gatto con un'espressione molto affettuosa ed un sorriso leonardesco che sorregge la nuca del Topo con una mano mentre con l'altra gli toglie lo sperma dagli occhi e glielo deposita sulle labbra.
- Andiamo anche noi - bisbiglia il prof e si solleva a sedere spingendomi su. Sento come una perdita l'uscita del suo cazzo dal mio retto, ma mi adeguo. Il prof, toltosi il condom, si mena l'uccello rapidamente sulla bocca del Topo e gli viene copiosamente dentro senza schizzi. Il Gatto continua a guardarlo amorevolmente e il Topo ha un'espressione di ringraziamento, Daniele usa la sua cappella come spatola e spinge lo sperma dalle guance verso la bocca; io mi sego a mia volta e mi avvicino, ma quando sto per venire, incredibilmente il Gatto me lo afferra e si fa venire in bocca. Aspira ogni goccia, me lo lecca bene e poi si abbassa a baciare il Topo e gli passa il mio sperma. Quando leva il capo, il Topo ha un'espressione sognante; Daniele parte con un applauso al quale ci uniamo tutti.

(continua)
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