Gay & Bisex
Daniele 1 - Capricciosa senza mozzarella

15.01.2025 |
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Io mi sentivo quasi come se stessi per svenire ed anche d'andare di corpo..."
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Mi chiamo Giulio, ho 17 anni e faccio la terza liceo. Sono un secchione, gay, biondo e con un fisico della madonna frutto di tanto nuoto, tennis e arrampicate. Questa la storia della mia prima volta.
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Daniele ed io ci conosciamo dalla seconda media. Era un ragazzo difficile, ripetente, che aveva pure ripetuto la prima. Seppi poi che la scelta di mettermici come compagno di banco era stata fatta anche per non farlo sentire troppo diverso dagli altri dato che io, sebbene di più di due anni di meno, ero alto come lui e ben stazzato. Avevo poco più di dodici anni ed avevo già la netta coscienza d'essere gay. Quando leggo disquisizioni se ci si nasce o ci si diventa, propendo per la prima ipotesi, anche se, obbiettivamente, un po' di contaminazione da parte della seconda è probabile che sicuramente ci sia. Lui, per quanto ombroso e con atteggiamenti da duro, era un bel moretto con già un abbozzo di baffetti e un accenno di barba. Non era molto comunicativo e, quando lo scoprivo a guardarmi, notavo che era come se mi studiasse. Più che amici eravamo solo compagni di banco; diventammo amici dopo che, per essersi rotto il tendine d'Achille a calcetto, fu costretto a letto per più di un mese ed io tutti i giorni andavo a casa sua a fargli da tutor scolastico: studiavo e facevo i compiti con lui e, in qualche modo, riuscii a trasmettergli il piacere di imparare le cose, tanto che al ritorno a scuola non prese quasi più insufficienze. Continuammo a studiare assieme e fu promosso senza fatica. D'estate ci perdemmo di vista. In luglio compievo 13 anni e lo invitai a una mini festa mangereccia, ma lui mi disse esplicitamente che andava fuori coi suoi amici. La cosa mi fece male, non lo cercai più e quando tornammo a scuola mi sedetti in un banco lontano dal suo. Era diventato uomo a tutti gli effetti e mi piaceva un casino, ma per come erano andate le cose, mai gli avrei detto del mio interesse (anche sessuale) per lui. Si era messo a fumare ed aveva sempre troppi soldi in tasca. Conoscendo, anche se superficialmente la sua famiglia, avrei giurato che dovevano per forza avere una provenienza diversa. Faceva molte assenze ingiustificate e rischiò l'espulsione ma alla fine, dato che era ben oltre l'età della scuola dell'obbligo, gli regalarono generosamente la licenza di scuola media dato che, di certo, a scuola non sarebbe andato più.
Nell'inverno successivo, in una corsia di un grande magazzino di articoli sportivi, me lo trovai, con la divisa dei dipendenti e un gran sorriso a 32 denti:
- Allora che si dice al ginnasio?
Aveva una barbetta curata che gli incorniciava il viso. Mi chiesi subito come facesse a sapere che mi ero iscritto al classico; dimostrava forse che si era interessato? Non indagai e restai sul generico.
- Non sapevo lavorassi qui... hai una pausa prima o poi?
- Vedo che hai preso felpe. In corsia 6 ce ne sono di molto belle e sono pure scontate. No, non ho pause, ma se hai il cellulare ti do il mio numero, memorizzalo e se vuoi telefonarmi mi fa piacere...
Lusingato da questa sua affermazione, aggiunsi il suo contatto e lo salutai. Ero tentato di telefonargli la sera stessa ma non volevo sembrargli troppo invadente così rinviai e rinviai ancora e poi, per un motivo o per l'altro, continuai a rinviare finché era passato troppo tempo e non lo feci più.
Era passato un anno e mezzo ed io avevo finito la 5^ginnasio. Era la prima domenica di settembre e con i miei genitori e due miei zii facemmo un picnic in collina in riva a un fiume a una settantina di chilometri. Arrostimmo salsicce che poi mangiammo oltre ad altre mille cose portate da casa. Io mi annoiavo per cui mentre loro si accingevano a fare la pennichella, dissi che sarei andato a fare un giro. E di "giro" un paio di chilometri a valle ce ne era veramente tanto: un continuo avanti e indietro di persone, tutti maschi, che girovagavano fra gli arbusti e poi tornavano in riva all'acqua. Capii subito di cosa si trattava e la curiosità fu forte. Mi spogliai a torso nudo e feci come gli altri. Era un mondo nuovo per me ed io ero nuovo per loro; mi ritrovai in breve seguito da diverse persone, per lo più anziane, che seminavo via via. Camminavo a passo sostenuto, voltandomi spesso, ed andai letteralmente a sbattere contro un manzotto tosto sui 30 anni o forse qualcuno di più che, per ridurre l'impatto, si spostò di lato afferrandomi ai fianchi. Il contatto mi fece trasalire e mentre mettevo a fuoco un sorriso luminoso in mezzo a una barba piena curata sotto a due magnetici occhi grigio-verdi, l'uccello fremette.
"Occazzo, ma questo è bono..." pensavo mentre lui continuava a guardarmi sorridendo senza dire niente. Poi parlò a bassissima voce:
- Quanti anni hai?
- Diciassette - mentii.
- Mhm, non ci credo... il fisico c'è ma la faccia dice che sei più giovane - disse sempre sorridendo mentre non mollava la presa sul mio fianco e, poiché il mio uccello iniziava a indurirsi, mi ci appoggiò la sua mano libera sopra e contemporaneamente avvicinò la bocca alla mia. Aprii le labbra e mi gustai il mio primo bacio con un maschio. "E che bell'uomo..." continuavo a pensare. Mi venne il dubbio di non saperci fare ma evidentemente l'inesperienza non doveva essere un handicap. Rapidamente mi abbassò i calzoncini, si abbassò e me lo prese in bocca. Non mi pareva vero che mi stesse facendo una pompa e già sentivo di non resistere per cui glielo tolsi e addussi come giustificazione che ero pieno e che non volevo scaricarmi subito.
Sorrise, mi ruotò su me stesso, mi appoggiò una mano sulla schiena spingendo il dorso in basso e si mise a leccarmi il culo. Era una sensazione sublime ed allargai le cosce per agevolargli l'opera. Nel frattempo aveva tirato fuori il suo cazzo dai calzoni e, dopo essersi sollevato, lo appoggiava al buchetto. Difficile dire se in me prevalesse il timore o il desiderio, ma lui mi rigirò sollevandomi il busto, mi ribaciò e poi spinse la mia testa verso il suo inguine. Benché le palle fossero rimaste nei calzoni, mi resi conto che, anche così, era un'asta di dimensioni ragguardevoli e fui lieto che non mi avesse deflorato. Lo leccai e succhiai a lungo mentre lui agevolava il movimento col palmo della mano sulla mia nuca, poi mi afferrò le tempie e iniziò a scoparmi la gola fino a quando non si scaricò. Trattenni tutto in bocca e quando iniziava ad afflosciarsi sputai. Avevo ancora il cazzo ben duro e lui si abbassò di nuovo a succhiarmelo: per essere di un sedicenne, il mio era un uccello di tutto rispetto. Venni presto e, come me, anche lui non deglutì, sputò e mi baciò mentre si alzava la zip dei calzoni. Se ne andò mentre io, lentamente, mi tiravo su i calzoncini.
Il pensiero di quel cazzone scuro che usciva dai calzoni ancora stretti in vita dalla cinghia mi accompagnò per tutto l'inverno mentre mi ammazzavo di seghe e di studio. Il liceo era molto più impegnativo del ginnasio. Verso Pasqua persi quasi un mese di scuola per una stupida varicella. Un compagno di scuola veniva ogni tanto ad aggiornarmi sui programmi e a portarmi esercizi e compiti. Fu ovvio per me ripensare a 4 anni prima quando facevo la stessa cosa con Daniele e mi assalì la nostalgia. "Chissà com'era il suo cazzo" mi venne da pensare "come sarebbe stato bello se la nostra amicizia si fosse sessualizzata ai tempi delle medie... chissà, forse se avessi osato quando era a letto ingessato e io sdraiato di fianco a lui... se invece di fare esercizi sul teorema di Pitagora gli avessi preso in mano il pisello..."
Qualche giorno dopo, in un caldo e ventoso tardo pomeriggio, decisi di andare a comprare qualcosa dove lavorava. Girai ovunque senza vederlo. Chiesi a due dipendenti che stavano allestendo un box se Daniele lavorasse ancora lì:
- Daniele chi? - chiese uno.
Dissi il cognome. Si guardarono come se la cosa per loro non avesse senso e allora lo descrissi:
- Alto come me, moro, 19 anni, sempre sorridente, una faccia un po' strafottente... da impunito...
- Forse è quello che c'era l'anno scorso... ma sì quello che se ne è andato da un giorno all'altro rinunciando pure all'ultima paga... - disse uno.
- Se è lui - disse l'altro - non è andato molto lontano; lo trovi nel distributore 500 metri più avanti...
Ci andai. Stava pulendo i vetri di un gippone a cui la pistola in automatico faceva rifornimento. Mi gettò uno sguardo distratto, di quelli che guardi ma non vedi. Era abbronzato, coi capelli un po' lunghi con cui il vento giocava; alto e snello, nella divisa da benzinaio faceva una bellissima figura. Aveva stampato un perenne sorriso di circostanza e un fare un po' paraculo con cui si rivolgeva ai clienti. Mi avvicinai alla pompa.
- Ciao Daniele, come va?
Si riscosse, sorrise, tolse la pistola dal serbatoio e la agganciò alla pompa.
- 70... grazie.
Riponendo il denaro in una borsa che aveva a tracolla mi guardò con un sorriso più aperto mentre il vento di nuovo gli scompigliava i capelli. Non aveva più la barbetta ed era decisamente bello.
- Ma daaai... non ci posso credere... dunque bene o male una volta all'anno ci si vede...
- Veramente sono più di due anni...
- No no... cioè sì, due anni fa nel megastore, ma poi l'anno scorso a settembre...
Un brivido lungo la schiena mi avvertì che sarebbe stato saggio salutarlo e darmela a gambe, invece rimasi lì in modalità triglia congelata mentre lui svitava il tappo della volvo che si era sostituita alla jeep e iniziava il rifornimento.
- Al fiume... tu non mi avrai visto ma io sì - aggiunse dopo qualche lunghissimo secondo.
Devo essere passato dal colore dei papaveri a quello dell'aglio attraverso il glicine e lo zafferano.
- Mbè e che c'è? Non mi svenire... che problema hai?... se ti ho visto vuol dire che c'ero anch'io no?
- Sì ma... - e rimasi ancora in modalità pesce lesso senza riuscire ad articolare frasi di senso compiuto. Lui ridacchiava compiaciuto e mi guardava di sottecchi mentre puliva il parabrezza dell'auto.
- Grazie e buonasera - disse alla cliente che gli aveva allungato tre banconote da 20.
Io mi sentivo quasi come se stessi per svenire ed anche d'andare di corpo... Glielo dissi e subito mi prese sotto un'ascella e mi portò in ufficio.
- Sta male - disse al suo capo, un tipo tarchiatello sui 50 anni, che dal monitor sollevò su di me due grandi occhioni blu.
- In effetti non ha un bel colore... - disse.
- Dovrei andare in bagno - balbettai.
- Vai lì - aggiunse additando il bagnetto riservato.
Poco dopo Daniele bussò chiedendo se andava tutto bene.
- Sì, esco subito.
Uscii. Daniele mi guardava con uno sguardo indagatore come se stesse studiandomi, proprio come quando eravamo compagni di banco in seconda media.
Il suo capo era uscito nel piazzale a sostituirlo.
- Hai visto tutto? - chiesi avvampando - quella domenica intendo...
- Ovvio...
Io tenevo gli occhi bassi e il silenzio fra noi era assordante, poi lui con nonchalance aggiunse:
- Non ero molto lontano perché stavo seguendo anch'io quel figo della madonna che poi ti sei fatto tu. Praticamente me l'hai soffiato... ma poi ho recuperato...
- Coosaaa? Ma... ma... allora?
- Ma cosa cosa? Salame, lo facevo da anni... dove credi che andassi quando non venivo a scuola in terza media? Chi credi che mi desse sigarette e soldi? Ma, ne parliamo un'altra volta, se ti va di farlo.
Rientrò il suo capo:
- Tutto a posto? Si direbbe che ti sia passato sopra un tir... Con che mezzo sei venuto?
- In autobus.
- Daniele, dai, accompagnalo a casa con la mia auto, io poi prendo il tuo scooter per andare a casa.
- Da quando hai la patente? - chiesi salendo in macchina.
- Più di un anno. Mica sono un pischello come te. Senti, avrei un'idea... telefona a casa che non torni a cena. Mangiamo una pizza e ti racconto un po' di cose.
Mia madre volle sapere con chi stavo fuori e quando le dissi che avevo ritrovato Daniele, volle che glielo passassi. Lui fu oltremodo ruffiano e la rassicurò che non avremmo fatto troppo tardi e che mi avrebbe accompagnato in auto.
Nel frattempo aveva parcheggiato.
- Saliamo un attimo che mi devo fare una doccia e cambiarmi.
- Ma chi abita qui?
- Io. Ho un mini dove ci sto da dio.
Daniele non finiva di meravigliarmi.
- Ma sei uscito di casa? E coi tuoi come sei rimasto?
- Hanno fatto gli abbandonati per un po' ma poi si sono adattati. La domenica di solito vado là a pranzo.
- Sanno?
- Penso di sì ma non se ne parla.
Il mini non era neppure troppo mini ma molto minimale come arredamento. Daniele scalciò via le scarpe, prese due lattine di pepsi dal frigo e si sedette al tavolo rotondo che era in un angolo aprendone una e mettendomi davanti l'altra che io non aprii.
- Giusto due minuti...- disse sorseggiando.
Girando lo sguardo tutt'attorno non potei non notare tre libri. Erano l'antologia, il libro di storia e quello di matematica che avevamo in terza media. Pensai a una stranezza...
- Pagherai un sacco di soldi di affitto...
- No, metà affitto e le spese del condominio le paga Ermanno. Il benzinaio....
- Come mai?
- Indovina, salame...
Credo di aver fatto una faccia come nell'urlo di Munch e mi sono messo a balbettare:
- Ma, ma... ma ti fai mantenere?
- Non esattamente. Lui ha in affitto questo mini perché sta a 60 km e a mezzogiorno non torna a casa. Ci siamo incontrati due anni fa in un parco e poi ci si è rivisti dove lavoravo prima. Due occhi così intensamente blu si ricordano, ma anche lui mi ricordava; ci si rivide ancora un paio di volte e poi mi fece la proposta per il lavoro, per l'appartamento e per il resto.
- Il resto?
- Non mi fare la verginella... Praticamente tutti i giorni veniamo qui, mangiamo qualcosa, mi scopa e facciamo un pisolo, a volte mi riscopa e poi torniamo al lavoro.
Ero esterrefatto ma anche un filo eccitato perché mi figuravo la scena. Daniele, alzandosi, sghignazzò:
- Vedessi Giulio che faccia che hai....
Risi anch'io e forse con questa risata mi liberai di ogni ansia e fui più libero di esprimermi come se ciò di cui si parlava fosse normale anche per me che invece avevo avuto solo rapporti superficiali. Chiesi con un po' di sfrontatezza:
- Ma non è un po' vecchiotto per te?
- Mi piacciono più grandi. E comunque prima che tu lo chieda: sì, gli sono anche affezionato, pur se non fedele e sì, lo so che non è bellissimo, ma sai... è uno di quei tipi che migliorano man mano che li spogli...
Ora Daniele era in slip. Aveva un bel petto pelosetto e una striscia di peli neri che risalivano dagli slip verso l'ombelico. Era alto come me, forse un poco di meno, un filo meno muscoloso. Quando si tolse gli slip esibì un uccello un po' scuro ma di dimensioni normalissime. Mi sforzai di non pensare che forse me lo immaginavo più dotato.
- Sei solo passivo? - chiesi con un filo di malizia.
- Con Ermanno sì, ma, specie coi giovani, sono anche attivo.
"Meno male", pensai e in quel momento decisi che doveva essere lui a farmi la festa e pensavo: "tra l'altro non è neppure troppo grosso...". Andò in bagno lasciando la porta aperta. Aprì il getto della doccia e tirò a metà una tendina di plastica, poi si mise di fronte alla tazza per urinare.
Aveva due chiappe alte e toniche, due spalle forti e la vita sottile.
"Se non ora, quando?" pensai e, mentre se lo scrollava, dissi con aria vagamente sognante:
- Ma lo sai che sei proprio bello? ...
Si girò con un sorriso radioso:
- Immodestamente sì... ma anche tu non sei male... anzi se ti vuoi fare anche tu la doccia con me... tanto nudo ti ho già visto al fiume, ah ah ah.
Entrò nella doccia tirando la tenda ferma-acqua. Non ci pensai molto, mi spogliai e lo raggiunsi.
Era voltato verso il muro e si lasciava scorrere l'acqua sulla pelle. Io avevo già il cazzo duro e lo abbracciai con una certa forza. Si girò e mi baciò profondamente. Tra un bacio e l'altro riuscì a dire:
- Scemo, sono 4 anni che aspetto questo momento...
- Anch'io - aggiunsi - ma non avrei mai supposto che tu fossi...
- Io invece di te sì e, dopo averti visto quella domenica, mi sa che ti avevo battezzato bene.
La pelle resa scivolosa dal bagno schiuma mi trasmetteva brividi piacevoli ad ogni carezza che gli facevo così come invece era fastidioso il contatto più freddo con la plastica della tendina. Gli accarezzavo le chiappe e facevo scorrere il taglio della mano nel solco. I nostri due cazzi si frottavano reciprocamente mentre ci prodigavamo in estenuanti lunghissimi baci profondi. Chiesi:
- Che significa che poi hai recuperato?
- Di cosa stai parlando?
Mi aveva allontanato un po' da sè, giusto per guardarmi negli occhi, ma non abbastanza perché non sentissi il calore del suo respiro vicino alle mie labbra.
- Quella volta al fiume...- e gli diedi un bacetto - hai detto che te l'avevo rubato ma poi hai recuperato.
- Ah - e rise - non penserai che a quello bastasse un pompino? E' rimasto in zona a gironzolare e non me lo sono fatto fregare una seconda volta.
Lo baciai e gli dissi con tono vagamente trasognato: - Aveva un cazzone stupendo...
- E già... l'ho sentito bene e non solo in bocca come te. E ogni tanto lo sento ancora...
- Vi vedete ancora? - dissi con gran meraviglia.
- Ma sicuro... Santo cielo Giu ma dove caspita vivi? Devi darti una mossa ah ah ah.
Gli spensi la risata con un bacio mentre colla mano segavo assieme i nostri uccelli. Poi mi abbassai e lo succhiai. Lui si girò, chiuse l'acqua lasciandone solo un filo a sgocciolarci in testa, tirò verso il bordo la tendina di plastica e spinse il bacino verso il mio viso dicendo:
- Dai leccami il culo...
Non l'avevo mai fatto ma scoprii subito che mi piaceva. Piaceva anche a lui a regola dei mugolii, ma si staccò, prese la boccetta del bagno schiuma, se ne versò un po' in mano, se lo sfregò sul buco e disse: - Ora scopami.
- Non l'ho mai fatto... bisbigliai.
- E' ora che tu lo faccia. Non ci vuole la laurea.
- Ma senza preservativo?
- Scopami stupido, chissà mai se ci sarà un'altra occasione...
Mi spalmò il cazzo di bagno schiuma, appoggiò le mani alla parete e spinse il bacino indietro. Appoggiai l'uccello al suo buco e con un piccolo scatto entrò senza difficoltà. Lo afferrai per gli ischi del bacino e me lo tirai contro. iniziai lentamente affondando sempre di più poi aumentai il ritmo mentre Daniele mi assecondava con affondi all'indietro. Era un piacere fisico, ma soprattutto psicologico: non solo mi scopavo un maschio, ma proprio quello che avrei sempre voluto farmi.
- Andiamo sul letto - suggerì.
Ci asciugammo sommariamente, scostammo il copriletto e ci avvinghiammo in un 69 famelico. Poi ridendo Daniele disse:
- Immagino che tu sia ancora vergine...
- Uh, uh...
- Mi toccherà anche di fare questo sforzo... - e di nuovo ridendo scese dal letto, aprì un cassettino ed estrasse un tubo di gel e una manciata di preservativi.
- Mettiti su un fianco.
Mi spinse il ginocchio superiore in avanti e sentii il fresco del gel tutto attorno
al buchetto. Ci girò attorno qualche minuto, poi introdusse l'indice e lo roteò dentro. Poco dopo lo sostituì col pollice e indugiò alquanto. Il primo momento fu fastidioso ma quasi subito mi adattai.
- Male? - chiese.
- No, no...
Allora mi mise supino ed inserì due dita con la mano in mezzo alle mie cosce, si spinse avanti a mordermi i capezzoli e poi più su a baciarmi.
Le dita nel culo ora erano tre, le sentivo roteare e punzonare, dissi:
- Dai, scopami.
- Non così... non stavolta almeno, rimettiti come prima e se faccio male dillo.
Sentii che si infilava il profilattico, mise un altro po' di gel, me lo appoggiò e spinse fermandosi col glande dentro. Era fatta. E mentre pensavo "Finalmente m'hanno chiavato" mi accorsi che mi chiedeva se era tutto ok. Dissi di sì e aggiunsi:
- Dacci dentro.
Iniziò lentamente e presto fece degli affondi, poi aumentò il ritmo e arrivò ad estrarlo e re-immetterlo. Lo fece per alcune volte.
- Sei sicuro che sia la prima volta? - chiese ridendo.
- Stupido... sta zitto e fottimi che lo aspetto da una vita.
Allora mi girò alla missionaria e mi allargò le gambe mentre mi baciava, poi lo infilò fino in fondo e mi chiavò con grandi spinte. Io godevo moltissimo, più che nella posizione precedente e quando lui si inarcò spingendo al massimo l'uccello dentro di me ed urlando, anch'io eiaculai silenziosamente.
Si accasciò su di me e mi dava piccoli baci. Io ero assolutamente rilassato tanto che stavo quasi per assopirmi. Aprii gli occhi perché provavo la strana sensazione di sentirmi osservato ed era così. Daniele mi guardava con uno sguardo penetrante:
- Dobbiamo rifare la doccia e dobbiamo pure darci una mossa, sono già le 8 e mezza... ma che dici se invece di uscire la pizza ce la facciamo portare a casa?
- Dico che è un'ottìma idea - dissi con la voce di Alberto Sordi quando doppiava Oliver Hardy - così c'è pure il tempo per fare il bis.
- Ma senti la verginella... ho un'idea migliore... come la vuoi la pizza?
- Capricciosa senza mozzarella.
Compose un numero e sentii dire: - Ciao biondo, sono Daniele; fai il turno breve o lungo stasera? Ah stavi già andando? Senti, allora prima d'andare via fai tre pizze e le porti su: per te come ti pare, per me funghi e salsiccia e inoltre una capricciosa rossa. Porta anche una coca grande. A dopo.
- Ma chi è? - chiesi con un vago filo di preoccupazione.
- Il garzone del pizzaiolo all'angolo. Ti piacerà vedrai.
- Scopi anche con lui?
- Ovviamente. Dai laviamoci veloci che quello arriva in fretta.
Il tempo di sciacquarci rapidamente ed infilarci le mutande che il campanello squillò. Andai a sedere al tavolo a fianco del quale c'era un'applique accesa mentre la porta di ingresso era al buio. Daniele aprì e disse:
- Ma solo due? Tu non mangi?
- Non ho fame - disse un vocione profondo sul pianerottolo. Entrò una figura scura vestita di scuro di cui si notavano solo il bianco degli occhi e una doppia fila di denti bianchissimi. Daniele prese i cartoni mentre lui venne verso il tavolo con una bottiglia di coca cola da un litro e mezzo.
Daniele additandomi gli disse:
- Lui è Giulio... - poi guardando me e additando lui aggiunse: - e lui idem.
Chiesi: - Ti chiami Giulio anche tu?
Dovevo avere la solita faccia da spigola al cartoccio quando entrambi scoppiarono a ridere. Poi l'ospite, abbassando un po' la voce ed avvicinandosi in una sorta di complicità aggiunse: - Non ci far caso, si diverte sempre a fare equivoci sul mio nome che è proprio Idem... - poi rivolto a Daniele: - Immagino che non gli avessi neppure detto che ero nero.
- Ma sei matto? E privarci dello spasso della sua faccia? Tra l'altro non è l'unica sorpresa per lui oggi...
- Ah sì? Poi mi raccontate. Intanto che voi vi strafocate di pizza lo sborco negro si fa doggia calda in bagno di badrongino bianco.
Iniziò a spogliarsi deponendo con metodo i suoi abiti piegati su una sedia. Era alto come noi ma molto più magro, comunque aveva un bel corpo snello con due chiappotte toste e compatte. Rimase con due boxer bianchi di almeno una misura di più, molto larghi e lunghi a metà coscia. Dicendo buon appetito andò in bagno.
Io sorridevo tra me e me ripensando alle dimensioni dei suoi boxer e al fatto che probabilmente erano così per contenere un cazzo di notevoli dimensioni visto il luogo comune che vuole i neri tutti superdotati.
La pizza era orrenda, semicruda e lievitata male, già sapevo che mi sarebbe stata sullo stomaco ma eravamo affamati e la divorammo prima ancora che Idem tornasse. Continuavo a rimuginare su tutte le cose che di Daniele non avevo mai sospettato e dalla facilità con cui faceva sesso "con cani e porci" mi veniva da pensare. Quasi mi leggesse nella mente, disse:
- Trovi la mia disinibizione eccessiva? Metto in pratica il concetto di Lorenzo il Magnifico.
"Ma questo tra le altre cose si è messo a leggere i classici?" pensai. E lui continuò canzonandomi e poi buttandola in ridere:
- Sei sempre stata una verginella ingenua, ma adesso ci sono io a guidarti tra la perduta gente visto che pare che il dolore non l'hai provato né eterno né momentaneo.
- Wow - risposi - pure citazioni dantesche...
E lui un po' viperino:
- Non c'è bisogno di fare il liceo classico per sapere alcune cose...
Mi affascinava la sua sicurezza, il suo prendere decisioni, il tacere o dire la cosa giusta al momento giusto. E lo vedevo uomo. E mi piaceva. Cazzo se mi piaceva... Azzardai:
- Dani... chi ti ha scopato la prima volta?
- Il mister del calcetto. Ma non faticato più di tanto. Diciamo che volevo farmi scopare. Mi ha fatto un male bestia... mica ha usato le attenzioni che ho usato io con te. E comunque lo avrei voluto ancora, ma poi mi ruppi il tendine...
- Quindi quando venivo a studiare con te eri già... rotto?
- Ah ah ah, che cazzo di termine... Ma certo e speravo tanto che tu tirassi fuori l'uccello...
- Merda, averlo saputo...
Quando Idem uscì dal bagno accompagnato da una nuvola di vapore aveva un asciugamano stretto intorno ai fianchi e si asciugava i capelli con quello piccolo da bidè; prese un bicchiere da un pensile, venne a versarsi della coca e si sedette a bere sull'angolo del letto. Avevo notato che non aveva i capelli crespi ma lisci e pure lunghetti ed anche il naso era piuttosto stretto, insomma più che lineamenti africani potevano essere indo-pakistani se non addirittura europei, non fosse stato per la pelle scura.
- Da dove vieni Idem?
- Da tre isolati più in là - e si mise a ridere contagiando anche noi. Poi aggiunse:
- Sono nato qui, ma sono di origini eritree. Sono italianissimo, ma la cittadinanza non me la volete dare...
Daniele disse:
- Un modo c'è: sposami...
Ridemmo e scoprii che era molto comunicativo e simpatico. Non gli si sarebbero dati i 30 anni che diceva d'avere.
- E voi da quanto vi conoscete?
- Quasi 5 anni - disse Daniele.
- Dalla seconda media - dissi io quasi contemporaneamente.
Idem sorrideva: - Ma io intendevo da quanto vi conoscete in senso biblico...
Io sentii di arrossire, Daniele rispose pacatamente: - Poco più di un'ora.
Ridemmo tutti. Daniele si alzò e gli si andò a sedere di fianco iniziando ad accarezzargli una coscia sotto l'asciugamano.
- Ma mi amava già da allora, vero Giu? Pensa che tra la 2^ e la 3^ media mi invitò alla sua festa di compleanno ma io rifiutai. Avevo iniziato a far marchette e figurarsi se perdevo un sabato con dei mocciosi tredicenni... se ci fossero stati i loro padri magari... ma chissà può anche essere che qualcuno di loro accompagnasse il pargolo alla festa e poi venisse nel parco dove ero io a farsi soddisfare oralmente... - e scoppiò a ridere. Poi a voce bassa, quasi con nostalgia:
- Cavoli, che estate fu quella...
- Ma avevi solo 15 anni... - dissi semiscandalizzato. Lui mi guardò sorridente e tacque un attimo. Poi con malizia:
- Ma tu Giulio... un cazzo nero l'hai mai visto?
Idem aveva un sorriso sornione su un viso apparentemente apatico mentre ci ascoltava. Risposi:
- Non dal vivo...
- Cosa mi dai se te ne faccio vedere uno?
Idem aveva sempre la stessa espressione statica e compiaciuta ma sotto all'asciugamano qualcosa era cambiato: si intravvedeva la forma del suo cazzo, non ancora rigido ma sostenuto che si muoveva un po'. Stetti al gioco:
- Tu cosa vuoi?
- Mmm... non saprei, tu Idem cosa vorresti?
Il sorriso di Idem era luminoso:
- Non farmi arrossire Dani...
- Tanto mica si vede - e così dicendo gli scoprì l'inguine afferrando saldamente un cazzo svettante di 20 cm. Era piuttosto sottile ma lungo. Idem se lo guardava appoggiato indietro sui gomiti. Daniele si rivolse di nuovo a me:
- Vuoi succhiare per primo o vado io?
E Idem:
- Potete farlo insieme da buone sorelle...
Mi alzai, mi sedetti all'altro fianco di Idem e abbassai la testa in contemporanea con Daniele. Pensavo potesse essere circonciso e invece non lo era. La cappella era morbida e asciutta, non accennava a perdere liquido preorgasmico, aveva comunque un odore diverso da quello di noi bianchi, diciamo più selvatico. Leccavamo entrambi il glande indugiando nel reciproco contatto delle lingue e ogni tanto ci scambiavamo un bacio, poi scendevamo lungo l'asta e succhiavamo una palla a testa, poi uno restava in zona scrotale mentre l'altro ingoiava tutta la cappella e sbocchinava. Provai a leccargli il buco del culo, ma Idem palesemente non gradiva. Cominciavo a non sapere cosa fare, avrei voluto baciargli e mordicchiargli quelle belle labbra malva che aveva ma non sapevo se avrebbe apprezzato. Ci pensò Daniele, che si strusciò sopra di lui baciando e mordicchiando ogni sporgenza della sua faccia. Io li guardavo e non riuscivo a non fare alcune considerazioni che in breve mi portarono alla perdita dell'erezione: "Ma si può sapere cosa ci faccio qui? In fin dei conti loro stanno benissimo senza di me, e poi per la verità, tutto sommato, questo negretto è abbastanza deludente: non prende iniziative, sta lì a farsi fare barba e capelli, non è il classico negraccio muscoloso, almeno fosse circonciso... per lo meno sarebbe una cosa nuova... Ma che cavolo sto dicendo: due ore fa ero ancora vergine e adesso ragiono come una baldracca assatanata..."
- Giu, ma a cosa pensi?
Era Daniele che mi guardava mentre metteva un profilattico a Idem.
- Dai prendi il gel...
- Agli ordini capo - dissi un poco risentito.
Unse il cazzo di Idem ed il suo buco e, in ginocchio, ci si sedette sopra. Guardavo il cazzo che veniva inghiottito lentamente dal culo di Daniele mentre lui tormentava i capezzoli di Idem, poi sollevando lo sguardo al soffitto e mugolando iniziò il saliscendi.
- Vieni Giu in piedi qui davanti, dammelo in bocca...
Eseguii. Daniele agiva in sincrono, quando scendeva ficcandosi il cazzo di Idem nel retto rilasciava anche il mio uccello mentre quando si sollevava me lo inghiottiva fino alle palle. Dopo qualche minuto disse:
- Giu mettiti un profilattico e vienimi dietro...
Non capivo ma lo feci.
- Ora io mi abbasso, tu ti inginocchi e me lo metti dentro sopra quello di Idem.
Stavo per dire: "Ma sei scemo?" ma mi trattenni. Avevo imparato a non meravigliarmi di nulla. Ormai per me Daniele era una nave scuola. Non avevo più l'uccello durissimo così infilai il pollice a fianco del cazzo nero di Idem muovendolo. A Daniele piaceva e pareva anche a Idem per cui approfittai per accarezzargli l'asta e le palle. Poi mi chinai e gliele leccai. Un uggiolio mi disse che gradiva, ma Daniele mi richiamò all'ordine:
- Si può sapere che aspetti? Togli sto dito, mettimi il cazzo e sfondami...
Il mio cazzo era di nuovo bello duro, misi un po' di gel e spinsi. Fui meravigliato di sentirlo entrare facilmente.
- Forza Giu, dacci dentro... sì così. Dai, rompimi il culo...
Quando non diceva cose del genere, Daniele sbaciazzava Idem che restava ad occhi chiusi pressoché fermo a cazzo duro dentro di lui. Io lo scopavo con tutta la forza che mi potevo permettere e improvvisamente sentii una contrazione rettale che salì lungo tutto l'intestino, mi strizzò lo stomaco, ridiscese al mio basso ventre aumentando di intensità e si risolse con lo scarico potente di una sborrata dentro il condom. Qualcosa della vibrazione doveva essere passata anche all'uccello di Idem perché lo sentii ispessirsi mentre lui riprendeva a muoversi. Sollevò le ginocchia puntando i piedi e ci spinse entrambi in alto per 5 o 6 volte finché sentii i suoi fiotti.
- Giulio, esci lentamente per favore - disse Daniele
Scesi dal letto, sfilai il condom e lo appoggiai sullo scottex con cui mi ero pulito. Daniele si inarcò muovendo il bacino avanti e indietro sul cazzo di Idem che resisteva ancora duro, poi iniziò a farsi una sega velocissima e gli sborrò copiosamente sul petto e sul viso. Si abbassò leccandogliela via dal viso, poi si sfilò l'uccello di Idem dal culo, scese dal letto e gli leccò via tutto lo sperma dal petto. Pensavo che sfilasse il condom dall'uccello di Idem e che magari pulisse anche il suo cazzo, ma non lo fece. Prese l'asciugamanino da bidè con cui Idem era uscito dalla doccia asciugandosi i capelli e se lo sfregò un po' ovunque, poi lo lanciò a Idem che fece lo stesso:
- Forza che è tardi e devo accompagnarvi a casa entrambi. E tu Giulio preparati spiritualmente che la prossima volta ci scambiamo le parti.
Idem rideva rivestendosi. Io, già rivestito, sorridevo un po' amaro. Non sapevo perché ma non ero contento. Daniele ed io, da quella prima volta diventammo abbastanza intimi, ma per poco, ben presto ognuno si fece le proprie avventure e al più ce le raccontavamo quando ci si incontrava.
Con Idem non mi vidi più.
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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Commenti per Daniele 1 - Capricciosa senza mozzarella:
