Lui & Lei
Torino 2°parte

01.06.2019 |
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"Poi, cominciò a darmi leggeri colpetti sulle masse posteriori che gradualmente divennero più rudi..."
10- Dopo qualche riflessione si sbottonò confabulandomi che non aveva pianificato nessun progetto per quella serata, ma poi valutando la svolta che aveva preso, volle strafare congetturando su quelle che potevano essere le mie aspettative, ritenne di offrirmi una nottata memorabile.E cosa avrebbe dovuto fare se non soddisfare quella che lui riteneva la fantasia erotica di ogni donna? Quella fantasia che preferiscono tenere nascosta in qualche angolino del cervello. Io ascoltavo e me ne stavo zitta mentre lui continuò nella sua ricostruzione. Per metterla in pratica ha dovuto darsi da fare in exstremis per cercare uno che gli desse man forte. E dopo averlo rintracciato ha lasciato socchiuso la porta e il seguito avvenne da se. Quel fattaccio che io ritenevo indicibile lui lo esibii con logica disinvoltura, ma torniamo ai nostri bulletti. Gli chiesi chi fosse e che fine avesse fatto il bellimbusto che voleva farmi conoscere le sue pulsioni peggiori. Mi rispose che era un ragazzo nel pieno del suo vigore giovanile, e questo doveva bastarmi. La sua fu una ricostruzione suggestiva e particolareggiata in cui molti elementi erano in concomitanza con i fatti che si erano verificati, ma forse non del tutto esaustiva, tuttavia io non volli indagare ulteriormente e volli anche convincermi che fosse la verità. Decisione discutibile, direte voi, ma che altro potevo fare? Da quel momento ci fu un prima e un dopo. Il suo onere di protezione e l’imbarazzo per l’ingiustizia subita nell’insieme mi causava una sensazione di impiccio perché mi accorgevo che questi due sentimenti erano contradditori e cercavo di renderli compatibili, ma non ci riuscivo. Avevo preso a pugni un signore che aveva mostrato un doppio volto, ma che poteva essere mio padre e pensando a quella cattiveria i sensi di colpa non volevano abbandonarmi, mi sentivo in debito con lui, ma c’erano troppi interessi viscidi che si muovevano dietro a questa storia assurda. Io ero lì perché sognavo una carriera e il contratto prevedeva che fossero rispettate le clausole e soddisfare le più svariate esigenze, poiché una ritirata seppur strategica, sicuramente non avrebbe incrementato il mio successo aziendale. E i tempi sembravano maturi per una giusta scelta. Lui stava per dirmi qualcosa ma poi si trattenne. Poi riprese: ##che intenzione hai per questa notte? non ti converrebbe restare?## Io ero nuda, messa su di un fianco mentre lui si era seduto di rimpetto e ogni tanto si toccava la materia prima come per provarne la consistenza. Restare con lui voleva dire dormire con un matusa, ma poteva essere una buona conclusione di una insolita notte.
Ro ripiegai un sorriso non forzato e gli dissi: --a patto che non russerai-- poi il mio sorriso si trasformò in una risatina. Era fatta. Restando a quella distanza si divertì a percorrere con lo sguardo le ricchezze del mio corpo che aveva davanti agli occhi, poi si alzò e balzandomi addosso mi ricoprì di teneri baci. Poi, cominciò a darmi leggeri colpetti sulle masse posteriori che gradualmente divennero più rudi. Non potendo continuare con quel ritmo per via della lacerazione del pertugio, si mise a pizzicarmi, e lo faceva con una tale crudezza che mi divennero tutte rosse: lo sentivo dal calore quasi insopportabile e perché me lo disse lui. Dopo essersi divertito per un poco, proseguì con lo stesso metodo sulle e tra le cosce. Io non sono mai stata brava a sopportare il dolore così mi misi a gridare e a lamentarmi ma allo stesso tempo, come sempre in bilico, avrei voluto sopportare le sofferenze della carne per poter essere all’altezza della situazione: e, quella volta ce la feci! Sopportai quella ferocia seppur lacrimando finché concedendosi una breve pausa si gettò, per così dire, su quelle parti che avevano saggiato la sua efferatezza e, come volesse chiedergli scusa v’incollo le sue labbra. L'insieme di quelle complesse procedure causò in me un cambiamento incredibile e inaspettatamente gradevole. Gremita prima da un pizzicore che si trasformò in un forte solletico tanto che non riuscivo a dominarmi. Il tormento del prudore si era trasformato in una specie di fuoco così eccitante da farmi sospirare, stringere le cosce, contorcermi con violenta irrequietezza. Le sensazioni che si agitavano nei punti dove lui si era accanito con la sua furia, -che io ritenni una punizione-, scatenarono schiere di spiriti ardenti, penetranti e sottili, proprio sul lato opposto, concentrati in uno stimolo talmente incontrollabile che mi sembrava d’impazzire. Non mi meravigliai quando, dopo tale cambiamento, divorata dalle fiamme scomparve in me ogni pudore. Guardai il mio amante con occhi pieni di desiderio, matusa che fosse, circonciso o non, era l’unico balsamo indispensabile per lenire le mie urgenti voglie e avere un rapido sollievo. Come se si fossimo accordati bastò un cenno d’intesa e mi fece inginocchiare a gambe divaricate, cosicché quella tenera regione del piacere che ancora non doleva venne esposta a ricevere la sua dose. Io nella frizzante attesa non riuscivo a controllarmi, mi contorcevo per prendere svariate posizioni offrendo diversi punti di veduta, adatti per soddisfare i suoi lussuriosi sguardi. Un’altra breve pausa e se la prese con i medicamenti che aveva da poco effettuato. D’un colpo mi strappò il cerotto che mi teneva protetto la recente piaga che sembrava essersi sopita. Da quella mossa, che per esperienza ne conoscevo la causa, non mi attesi nulla di buono. Lui si rese subito conto del mio stato e della mia agitazione, e non so se per questo o per altro si dedicò alla lunga fessura: la aprì, la chiuse, la strizzò, accarezzò il ciuffo che la ricopriva, anche lui in preda a un trasporto che evidenziava una enorme voluttà, vi vece atterrare sopra la punta arrotondata della verga, poi mi afferrò per i fianchi e con vero desiderio affondò d’un sol colpo tutta la parte restante. Mi sbatteva con una tale vigore che rinfrescò la lacerazione al mio povero culetto che tornò a dolorarmi. Spasimavo per il fastidioso bruciore e lui non dimostrava nessuna indulgenza in un modo tale che stavo per sottrarmi quando finalmente smise. Il vecchio,visibilmente irrobustito sotto l'aspetto fisico, mi afferrò, poi mi girò in modo che solo la testa e una parte del corpo giacesse sul divano e per il resto ero tenuta sollevata da lui con le gambe che gli arrivavano al collo offrendo alla sua vista la mia zona anteriore. Posizione propizia per appagarmi, ma non delle più comode, tuttavia eravamo entrambi troppo stravolti per tollerare altri ritardi, così con grande esperienza infilò ancora la testa dell’ariete e stimolato dalla frenesia fece seguire tutto il restante. Seguirono una serie di rapidi e violenti affondi che mi fecero superare il dolore, il disagio per la scomoda posizione, i contraccolpi per lo sbattere del suo piolo. Il mio spirito vitale, insieme ad una varietà di sensazioni corse aggressivo verso l’arena dove lì mi aspettava il secondo premio desiderato. Sollevata da quegli stimoli insopportabili, i miei sensi si calmarono all’istante: ma essendo il secondo traguardo, riuscii controllarmi e non lasciarmi sfuggire il più piccolo gemito.11- Ma per quanto avessi finto bene a lui non erano sfuggiti gli spasmi dell’orgasmo che non avevo potuto contenere, così quasi in armonia, il mio conquistatore era diventato una macchina priva di controllo. I suoi sensi erano impazziti, lo descrivevano i suoi occhi vivaci e i profondi gemiti di piacere. La furiosa potenza del pestello con cui batteva i suoi brutali colpi mi facevano sussultare i lombi per la violenza del conflitto, finché il piacere raggiunse l’apice e con un profondo ruggito catarroso emise dentro di me tali fiocchi balsamici da lenire tutte le afflizioni.
Io che avrei preferito godere insieme a lui, finsi con un tremito voluttuoso, spasmodico e convulso che terminai con i soliti:-oh!- Poi, quando lui si staccò lentamente da me scivolai sulla mouchette immersa nella beatitudine.
Quella insolita avventura si era conclusa in maniera più gradevole di quanto non avessi osato sperare e -lo capirete bene- ne fui contenta. Quella notte, dopo essere stata nuovamente medicata, la passammo insieme, nel suo letto e per la prima volta dormii con un vecchio. Il mattino seguente ci ritrovammo per la colazione, poi come da copione nello stesso taxi ci recammo nel padiglione dove avvenne la sfilata dei capi la quale si svolse regolarmente davanti a un centinaio di persone dove io svolsi le mansioni per le quali ero stata ufficialmente ingaggiata. Successivamente, concluso l’evento, in un clima dolcissimo lui pronunciò il mio nome, e la sua voce rimase sospesa nell’aria come un accordo finale, inatteso e perfetto. ##Beh, ci vediamo, allora.## --E chi lo sa! forse ci rivedremo.-- Risposi. ##Allora ciao.## Disse lui. --Ciao--, risposi porgendogli la mano e stringendola per qualche secondo. E poi ce ne andammo via. Lui da una parte e io dall’altra.
Alcuni giorni dopo, quando ormai avevo stabilito la routine quotidiana, venni convocata dal principale dal quale ricevetti le lodi per la mia costanza e dedizione, in più mi donò in segno di gratitudine un magnifico vestito. Poi di straforo mi allungò una busta dentro la quale aveva messo un generosissimo,-diciamo- compenso.
E la ferita? Ogni giorno nei momenti critici continuò a sanguinare. Un fastidio da eliminare. Mi recai dal mio(si fa per dire) ginecologo col quale tra di noi non v’erano segreti, il quale mi diagnosticò una ragade da sforzo alle ore undici delle dimensioni di circa mezzo centimetro. Mi delucidò anche che prima o poi si sarebbe assestata, ma ad ogni forzo di un certo tipo avrebbe ripreso a sanguinare. L’unica soluzione sarebbe stato il rifacimento dello sfintere, operazione molto dolorosa che avrebbe richiesto l’anestesia totale. Abbastanza demoralizzata dissi: --tiriamo innanzi così--. Come mi aveva pronosticato, qualche tempo dopo non mi diede più fastidi, ma è rimasta siffatta e ancora oggi il ricordo di quella notte è ancora lì, e viene quotidianamente rinfrescato. Ne è valsa la pena? A questo punto, dovrei aprire un altro capitolo che di fatto non interesserebbe a nessuno. FINE.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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