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Lui & Lei

Erinolfo Sgualdrini - 01


di Castellozzo02
16.09.2024    |    306    |    6 9.2
"Se poi la donna fa anche la troia, la libidine aumenta..."
Racconterò in prima persona perché la storia che vi sto per narrare è una storia vera, anzi verissima.
Premetto che ho sottoposto il mio manoscritto (che ho redatto sul retro di un vassoio di pasticcini per la mia festa della quinta elementare) alla verifica di un editor di nome Castellozzo.

Cos’è un uomo? Beh, nel mio caso è ciò che sta attaccato ad una nerchia scappellabile.
Perché è la nerchia, la vera bussola di un uomo. È la nerchia che indica la direzione da prendere e il porto sicuro in cui approdare si chiama “figa”. Sì. Questa è la vera verità.
E allora un uomo che fa? Cerca la figa. Ma dove si trova la figa? In genere la figa è parte integrante di una donna. Quindi bisogna trovare una donna.
Praticamente ci ho messo una settimana per giungere a questa conclusione ma, una volta stabilito ciò, mi è stato possibile stilare un piano preciso e infallibile!

Vorrei tediarvi con giri di parole che si aggrovigliano e non portano da nessuna parte però mi farei dei nemici e io voglio degli amici. Degli amici che mi sappiano ben consigliare e mi asterrò dal mettere insieme parole alla cazzo di cane (con estremo dispiacere perché mi riesce piuttosto bene!).

Che fare dunque per trovare una donna?
Innanzitutto bisogna iniziare a cercarla.
L’approccio non deve essere meccanico. Ma cos’è un approccio meccanico? Boh.

Su un sito di incontri si approccia in forma scritta: via messaggio.
Durante i miei primi cinque anni di permanenza sul sito ho mandato via centinaia di messaggi contenenti un testo semplice, chiaro, incisivo, educato e originale:
“Ciao, come stai?”
Però, dopo diverso tempo e a seguito di consultazioni con un esperto in comunicazione, ho capito che risulta stranamente poco interessante.
Meglio scrivere: “Ti piacerebbe fare colazione sul mio yacht a Montecarlo?”
Se la destinataria non soffre di mal di mare è probabile che risponda “Cazzo! Non vedo l’ora!”
A quel punto, il più è quasi fatto.
Occorre procurarsi uno yacht. Anzi, no. Le si dice che è ormeggiato a Senigallia. Sì, perché io mi sono trasferito dal Lazio alle Marche perché una veggente in televisione diceva che nelle Marche le donne sono più calde e la mollano con maggiore velocità e disinvoltura - vien’ da sé che ho fatto le valigie nel giro di circa quattro nanosecondi.
Praticamente avevo una tabaccheria a Fregene e l’ho chiusa per aprirne una a Borgo Passera (una frazione di Senigallia) nella speranza che portasse buono. Sai com’è...
E, in effetti, col via vai che c’è in negozio, entrano tante donne, anche belle e interessanti.
Però quando gli dico «Beh, si potrebbe magari appartarsi da qualche parte.» loro rispondono «Per fare cosa?»
Al che io gli strizzo l’occhio e sorrido.
Un mese fa, c’era poi un marito che mi aspettava con la mazza da baseball fuori dal negozio. Per fortuna era un po’ bisex e me la sono cavata con un pompino nel retrobottega. Ce n’è tanti di insospettabili! La cosa da ridere è che si definiscono “etero 100%”. Sì, stocazzo! Ma veramente.

Comunque, è successo che la favoletta dello yacht ormeggiato a Senigallia, a un bel momento, ha funzionato.
Una tizia ha abboccato e l’ho portata al molo e le ho indicato il natante più grande che c’era spacciandolo per mio. Era “La Sirena dei sette mari”. «Bel nome!» aveva commentato lei.
«Saliamo a bordo?» mi ha chiesto.
«Adesso non si può perché stanno ripitturando gli interni.»
«E allora cosa facciamo?»
«Andiamo a scopare a casa mia.»
«Ma poi andiamo anche sullo yacht?»
«Figa! Ci mancherebbe altro! Però dobbiamo aspettare che gli imbianchini finiscano e poi bisogna far asciugare la vernice. Altrimenti è un casino.»
Lei ha annuito e ci siamo incamminati.
L’ho portata nel mio monolocale arredato e le ho spiegato che era l’alloggio del mozzo che era andato via per qualche giorno e mi aveva chiesto di stare lì per sorvegliare l’appartamento.
«Ah, ecco perché fa così cagare.» ha commentato lei prima di spogliarsi. Io ho annuito aggiungendo che di solito sto al “Grand Hotel di stocazzo”.
Poi si è messa sul divano e ha sussurrato «Leccamela!»
Solitamente non mi piace prendere ordini ma in quell’occasione ho strappato la regola. (=ho fatto uno strappo alla regola)
Le ho anche detto «Il tuo nettare ha un buon sapore!»
«Grazie.» ha risposto lei.
Poi le ho strizzato i capezzoli e le è piaciuto. Mi sono alzato e le ho chiesto di stringermi il cazzo e di menarmelo un po’. «Ma te lo prendo anche in bocca. Stasera sono la tua troia!»
«Grazie. Lo apprezzo molto.»
«Ma come cazzo parli?»
«Boh. Mi arrangio.»
Dopo un po’ che mi succhiava e leccava le ho suggerito di metterci a sessantanove perché mi è più comodo e poi perché mi sembrava un lavoro più equilibrato. Lei ha accettato e mentre me lo succhiava mi ha anche infilato un dito nel culo per massaggiarmi la prostata.
«Come facevi a sapere che mi piaceva?» le ho chiesto.
«Non lo sapevo. Ho osato e ho fatto bene!»
«Sì, però vacci piano altrimenti sborro!»
Ha tolto il dito e ho visto che l’ha pulito sulla fodera del divano lasciando una virgola color Nutella. “Speriamo che venga via...”, ho pensato ma poi sono stato distratto dal piacere che arrivava dalla cappella spompinata.
«Dai, mettiti un perservartivo e scopami!» mi disse.
«Cosa mi devo mettere?»
«Un per-ser-var-ti-vo.» sillabò lei.
Poi compresi. Andai verso il frigo.
«Ma li tieni lì dentro?» chiese con aria perplessa.
«Sì, ma tanto è spento. Lo uso come armadio multiuso.»
«E perché è spento?»
«Boh!» risposi. La verità è che non avevo pagato le ultime quindici bollette della luce. (le altre utenze le alimentavo grazie a un cavo che avevo tirato di nascosto dal campanello del vicino)
Per farla breve mi infilai il per-ser-va-ti-vo (per dirla con le parole della tizia) e poi mi dovetti mettere circa in ginocchio perché le, pigra com’era, era rimasta seduta a gambe spalancate sul divano.
Scoparla in quella maniera era parecchio scomodo ma riuscii a mantenere l’erezione pensando a diversi filmati porno. In particolare feci andare uno in loop in cui un T-Rex si scopava un canguro.
Era un cartone animato, ovviamente.
«Ti piace?» mi chiese lei.
«Tanto!» mentii mentre le mie ginocchia urlavano pietà. «Ti spiace se ti monto a pecora?» le dissi alla fine.
«Dopo, sto quasi per venire!» disse lei con gli occhi socchiusi e un dito sul clitoride.
«Vabbe’...» mormorai e attesi il suo orgasmo che arrivò poco dopo con una serie di gridolini isterici.
“Ma che orgasmo di merda!” pensai tra me e la lascia finire “Però almeno è venuta. Sarà contenta, spero!”.
Poi lei riprese fiato per qualche istante e si spostò mettendosi a pecora col suo bel culone all’aria.
«È grosso, vero?» mi chiese con aria un po’ triste.
«A me fa impazzire.» dissi. Ero sincero. Mi piacciono le rotondità. Se poi la donna fa anche la troia, la libidine aumenta. La penetrai e chiusi gli occhi iniziando a stantufarla. «Peccato non poterlo fare senza preservativo...» mormorai.
«Senza cosa?» chiese lei.
«Lascia stare. Non importa.»
Aumentai il ritmo e lei mi manifestò piacere e partecipazione. Forse sarei riuscito a farla venire un’altra volta. Nel qual caso si sarebbe affezionata, forse. Tentar non nuoce.
«Piace anche a te, eh?» riuscii a dire col fiato corto.
«Sì, mi piace come mi scopi. Si capisce che sei in calore.»
«Cazzo, se lo sono. Mi fai tanto sesso messa giù così... Sei proprio un bel troione!»
«Sì...» rispose lei a bassa voce e iniziò ad ansimare.
Poi doveva essere venuta - almeno stando ai versi che aveva fatto.
A quel punto mi lasciai andare e poco dopo sborrai nel preservativo tremando tutto.
Godetti della sensazione dei coglioni che si svuotavano. Porca troia. Che bell’orgasmo.
Rimasi dentro di lei qualche istante mentre riprendevo fiato. «Cazzo, come ho goduto. Che bello!» commentai.
La sentii ridere debolmente. Uscii permettendole di distendersi sul divano e la raggiunsi mettendomi al suo fianco.
«Ah, come sto bene.» dissi sospirando.
Lei mi accarezzò la testa.
«Lo so che non hai uno yacht.» disse poi.
Mi voltai e la guardai con gli occhi spalancati.
«Quello che mi hai fatto vedere è del mio titolare.» mi sorrise.
«Ah...»
«Già.»
«E hai voluto scopare lo stesso con me?»
«Perché no?»
«Non ce l’hai con me?»
«No. So che non è facile per voi convincere una donna a darvela.»
Risi anch’io.
«Ci rivediamo?» le chiesi.
«Perché no?»
«Mi spiace non poterti offrire di più.»
«Fa niente.»
«Una volta ti porto a cena.»
«Meglio di no.»
«Perché?»
«Il mio titolare è geloso. C’è il rischio che qualcuno vada riferirglielo.»
«Andiamo fuori provincia. Magari a Fano.»
«Vedremo. Qui va benissimo. Nessuno immaginerebbe che io venga qui.»
«In questo cesso.» aggiunsi io.
«Guarda il lato positivo. Qui scopiamo all’insaputa di tutti gli stronzi impiccioni.» lei rise debolmente e mi baciò sulle labbra.
Mi resi conto di essere troppo rilassato, fresco di sborrata per essere geloso.
E poi, pensai, se lei scopa il suo titolare, allora sono libero anch’io di buttarlo a qualcun’altra!
«Guarda che ho sentito cosa stai pensando!»
«Ho pensato così forte?»
Lei scoppiò a ridere.
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