orge
Antebaldo Pornieri Editore 02
di Castellozzo02
08.09.2024 |
2.364 |
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"Presi la testa della donna che mi stava spompinando e le dissi «Facciamo come loro..."
Care amiche e cari amici, eccomi qui con un nuovo manoscritto consegnatomi oggi pomeriggio da un altro aspirante scrittore che, fiducioso, ha bussato alla porta della “Antebaldo Pornieri Editore” - la casa editrice che porta il mio nome e cognome.Non essendo vincolato a restrizioni inerenti la “privacy”, vi comunico il nome dello scrivano:
Terzalberto Castellacci.
Ho avuto modo di scambiare due parole con l’autore e sono indeciso se dirgli che il suo stile non è propriamente ortodosso o se tacere e chiedergli invece un congruo compenso per inserire il suo delirio in una fantomatica raccolta di racconti erotici.
Avrei voluto lasciare invariato il “cappello introduttivo” del racconto per condividere con voi l’ineguagliabile stile dell’autore ma dev’esserci un algoritmo nel sito che si accorge degli errori grammaticali.
Pertanto ve lo presento ri-scritto in italiano civile (=corretto) - fatta eccezione per piccolissime cose.
“Premetto che il racconto non è frutto della mia fantasia ma bensì è uno spaccato di vera vita vissuta che voglio condividere con voi che mi leggete. Tengo a precisare che sono uno scrittore esordiente è quindi non è tutto prefetto ciò che o scritto.
Ma adesso: “Bando alle ciance!”
Lavoro come impiegato in un’azienda di Ozzero. Pochi sanno dov’è Ozzero e si chiederanno «Ma dov’è?»
Praticamente tra Abbiategrasso e Vigevano.
L’azienda non è un posto molto grande però c’è un capannone con annessi degli uffici e io lavoro lì dentro. D’estate c’è l’aria condizionata e d’inverno vanno i caloriferi per cui non è nemmeno così malaccio. Una volta al mese, poi, arriva anche il bonifico in banca.
Per motivi di cui non intendo parlare in questa sede, io abito a Imberido che è una frazione di Oggiono in provincia di Lecco.
Premesso questo, per me, recarmi al lavoro (e tornare poi a casa) è un’Odissea ma non mi pesa più di tanto perché mia moglie ha detto che non sente l’esigenza di avere rapporti sessuali con me dal lontano 2008 (noi ci siamo sposati nell’ottobre del 2007). Quindi andiamo a dormire presto e il giorno successivo non ho i postumi da scopata. Però, ogni tanto, un bel segone me lo tiro. Giusto per alleggerirmi di quel mezzo litro abbondante di sborra che produco quotidianamente.
A volte vado in macchina ma il più delle volte uso i mezzi pubblici: treno, pullman, metropolitana, filobus, tram, autostop e quant’altro ancora.
Capita così che un giorno, in treno, mi trovai seduto di fronte ad una bella donna, molto avvenente, con due belle bocce che le scoppiavano dentro al reggiseno. Ero tentato di farle un complimento ma sarei arrossito e mi trattenni; però non riuscii a non sorriderle e le mi chiese «Perché ridi, bell’uomo?»
Sentendomi chiamare “bell’uomo” mi eccitai e deglutii.
«Non rido. Ma sorrido alla bellezza!» dissi.
«Dove vai di bello?» mi chiese lei.
«A lavorare. E tu?»
«Io sono in giro a zonzo. Mi hanno messa in ferie perché devo far fuori quelle dell’anno scorso.»
«Peccato che devo andare in ufficio...» sospirai e guardai fuori dal finestrino dove il mondo sembrava correre ma non era il mondo a correre ma bensì il treno.
«Se fossi in ferie, cosa faresti?» mi chiese lei con uno sguardo malizioso.
«Verrei con te!»
«E dove?»
«In un posto comodo.» dissi sorridendo e le feci l’occhiolino.
Lei annuì con aria furba. Digitò qualcosa sullo smartphone e me lo fece leggere: “Questo treno, dopo aver terminato la corsa, va in deposito per due ore circa. Non scendiamo ma restiamo qui!”
Rimasi sbigottito però avvampai e deglutii nuovamente per l’emozione. La guardai nei suoi begli occhi color smeraldo e feci “sì” con la testa.
Un signore seduto accanto a me mi diede di gomito perché anche lui aveva letto il messaggio sullo smartphone e io feci spallucce ridacchiando e mi coprii il viso con le mani.
In quel momento arrivò il controllore. Dopo averci restituito i biglietti si chinò verso me e la mia nuova amica «Questo treno va al deposito!» sussurrò e ci fece l’occhiolino.
Io feci una faccia perplessa e la mia dirimpettaia mi spiegò «È un vero telepatico!»
«Ah, ok.» feci io e mi rilassai.
Dopo che furono scesi tutti i passeggeri e il treno aveva ripreso la corsa, lei mi chiese «Ce l’hai già duro?»
«Sì, mi fanno anche male i coglioni!»
«Ok, andiamo alla carrozza letto!» disse lei e si alzò.
Io la seguii, ovviamente, e non riuscii a trattenermi da darle una palpata al culo. Che bello sodo, che era!
«Cosa fai? Mi tocchi?» disse lei voltandosi. Mi prese le orecchie e tirò la testa verso di sé e mi baciò con la lingua.
Quando ci staccammo con uno schiocco le chiesi «Ma da quando i treni regionali hanno la carrozza letto?»
«Da oggi. Oggi è la giornata mondiale della scopata improvvisata.»
Quando entrammo nella carrozza letto, udii dei gemiti. «Ma allora non siamo soli!» esclamai.
«Per fortuna, no!» rise lei e accelerò il passo. Si fermò davanti a uno scomparto a cui mancava la porta ed entrò e io la seguii.
I finestrini erano stati verniciati di nero e le pareti del comparto erano state tolte in modo da creare un unico grande locale disseminato di materassi di diverse dimensioni su cui gente in gruppi di tre, quattro e cinque si stava accoppiando o comunque dando parecchio da fare anche con le bocche e le mani.
«Un po’ affollato...» mormorai.
«Dai spogliati che ci tuffiamo nella mischia!» disse lei sfilandosi le scarpe e io la imitai.
Quando fummo nudi entrambi, una coppia che stava limonando ci fece un cenno di saluto e cui rispondemmo e la raggiungemmo mettendoci comodi su quel letto improvvisato.
«Anche voi, sul treno dell’amore?» chiese la donna.
«Per fortuna!» risposi.
«Toccale pure le tette.» disse quello che poteva essere il marito.
«Posso?» chiesi.
«Devi! Così io do una palpata a quelle della tua donna.» aggiunse lui e allungò una mano. Le nostre braccia si incrociarono.
«Perché non ci mettiamo più comodi, a questo punto?» suggerì la mia amica. Non ce lo facemmo ripetere: io iniziai a limonare con la sconosciuta che mi prese in mano il cazzo scappellandomelo mentre io le palpavo le tette stringendole poi i capezzoli. Lei si abbassò per succhiarmelo e io la lasciai fare. Nel frattempo mi guardai attorno. Vicino a noi, un trio composto da una donna e due uomini si stavano esibendo in una doppia: lei cavalcava uno dei due mentre l’altro la inculava da dietro.
Poi mi voltai per vedere cosa stesse facendo la mia amica e la vidi intenta in un sessantanove.
Presi la testa della donna che mi stava spompinando e le dissi «Facciamo come loro.»
Lei si voltò per guardare e mi sorrise. Mi fece distendere sulla schiena e prese posizione sbattendomi la sua figa bagnata in faccia a cui non resistetti e ci infilai la lingua per assaporarla tutta.
All’improvvisamente mi sentii scuotere e trasalii. Mi ero addormentato ed era stato tutto un sogno. Il controllore mi disse: «Siamo al capolinea. Deve scendere!»
La donna seduta davanti a me mi sorrise «Ha fatto un incubo?» mi chiese.
«Perché?»
«Si è pisciato addosso.» mi disse indicando la patta dei pantaloni.
«No, è sborra. Ho sognato che stavamo insieme in un’orgia! E ho avuto una polluzione.»
«Ah..!»
«E allora? Che c’è di male?»
Intervenne il controllore: «Vi dispiace proseguire la conversazione fuori da qui?»
Scendemmo.
«Certo che sei un bel tremendo!»
«Mia moglie mi tiene a stecchetto.» spiegai.
«Ah, ecco.»
...
Poi mi è venuto il blocco dello scrittore anche perché mentre che scrivevo mi sono eccitato e mi sono poi segato due volte e adesso ho sonno.
Ma prometto che poi proseguirò.
- continua -
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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