trans
Storia della mia vita 33
di Moltoesigente1
10.08.2024 |
1.560 |
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"Invece lo era stato e riconobbi che il mio amante maschio era decisamente un toro, anche se gay..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 32CAPITOLO 33 - LA FINE DELLA VACANZA
Quel giorno rimasi poco al mare; volevo preparare la mia roba con calma, dal momento che il giorno dopo sarei dovuto partire. Però per tutto il tempo il mio pensiero rimase fisso su quello che era successo la notte prima e quella precedente.
Ci furono alcuni momenti in cui mi eccitai davvero molto e mi venne voglia più di una volta di masturbarmi pensando alle sensazioni provate. Non lo feci, perché non volevo che mi sfuggisse nulla delle cose che dovevo fare, fra cui anche saldare il conto del soggiorno e di tutte le consumazioni.
Salutai le varie persone che avevo conosciuto. Le ragazze con le quali avevo avuto una breve storia erano già sparite, sicuramente già partite nei giorni precedenti.
La sera cercai di rilassarmi. Mi feci una doccia tiepida e mi profumai. Ero certo che sarebbe venuto anche quella notte, perché immaginavo sapesse che per me era l’ultima.
Chiusi la porta del bungalow, ma senza girare la chiave, tanto sarebbe stato inutile; spensi accuratamente ogni luce e andai a letto abbastanza presto. Presumevo che sarebbe venuto prima per sfruttare maggiormente la notte.
Avevo previsto bene. Poco dopo la mezzanotte sentii lievi rumori provenire dalla porta di ingresso e qualche istante dopo sentii la sua presenza nel mio letto. Rimase in silenzio mentre con le mani mi percorreva tutto il corpo e mi toccava dappertutto.
Mi costrinse a girarmi a pancia in giù e cominciò a saggiare la consistenza delle mie natiche. Mi palpeggiò a lungo. Era chiaro che mi riteneva di sua proprietà e questi gesti erano come una presa di possesso di tutto il mio corpo.
Poi mi fece inginocchiare sul letto con le ginocchia un po’ divaricate, ma seduto sui talloni. Ero piegato in avanti con il viso sul cuscino.
Quella posizione rendeva tutto il mio sesso completamente accessibile: i glutei allargati scoprivano il buco del culo e i testicoli e il cazzo pendevano sopra il lenzuolo.
Si mise dietro di me e afferrò con la mano tutti i miei genitali, cazzo e palle. Nel frattempo avvicinò la bocca al mio culo e cominciò a leccarmi l’ano. Non potei trattenermi dal gemere forte per la goduria, mentre chiudeva e apriva la mano stringendomi il cazzo e nel contempo saettando la lingua dentro al mio culo.
Il mio pene si era rizzato in modo evidente a quel trattamento. Ma lui aveva in mente altre cose.
Si alzò e mi costrinse a seguirlo verso la poltroncina nell’angolo, tenendomi per i polsi. Si sedette e mi obbligò a inginocchiarmi fra le sue gambe. Portò le mie mani sul suo cazzo che ormai aveva raggiunto un’erezione decisamente ragguardevole.
Mise le sue mani sulla mia testa e mi spinse verso il basso. Certo non sapeva che nessuno era in grado di resistere ai miei pompini e volli proprio stupirlo sfoderando tutta la mia esperienza.
Gli adorai il cazzo con la devozione assoluta che ero capace di esprimere. Lo succhiai e lo leccai con grande passione e trasporto, mettendo in campo anche la sapienza tecnica che rendeva i miei pompini irresistibili per chi li aveva provati.
Come avevo previsto, in breve cominciò a respirare affannosamente e con voce rotta dai gemiti disse: “Ma così… così mi fai venire subito! Aaaahhh….”
Afferrò la mia testa con entrambe le mani e accompagnò il ritmo del pompino che si era fatto più frenetico. I fiotti di sperma mi riempirono la bocca e rimasi fermo con il suo cazzo contro la mia lingua finché lentamente non si afflosciò e uscì dalle mie labbra. Il suo sperma non era buonissimo, ma lo ingoiai tutto ugualmente.
Si riposò per qualche minuto, mentre io rimanevo in ginocchio in attesa di sue decisioni su cosa volesse fare. Poi mi condusse di nuovo al letto e legò insieme i miei polsi a un perno della spalliera.
Ero sdraiato di schiena e in questo modo avevo i polsi immobilizzati sopra la testa. Poi mi bendò. Appena finito si stese di fianco a me e si rilassò.
“Ma lo sai che sei davvero straordinario con la bocca? Non avrei mai immaginato una cosa simile. Non solo sei incredibilmente bravo nel leccare e masturbare il cazzo con le labbra, ma si vede anche che lo fai con grande amore e vera passione. Il cazzo ti piace veramente tanto!” Sorrisi senza rispondere, ma intanto mi chiedevo perché mi avesse legato e bendato in quel modo.
Lo capii dopo un po'. Si era addormentato di fianco a me. Evidentemente, voleva continuare a fare sesso anche verso mattina. E allora voleva essere sicuro che non potessi scappare. Non solo: visto che la luce dell’aurora avrebbe rischiarato la stanza molto presto, la benda sui miei occhi avrebbe contribuito a mantenere il segreto sulla sua persona.
Per la verità, era ovvio che non poteva essere tanto ingenuo da credere che solo legandomi e bendandomi sarebbe stato al sicuro e non sarebbe mai stato identificato. Come già avevo pensato dopo la prima volta, sarebbe stato sufficiente che denunciassi la cosa alla direttrice e tutto sarebbe finito. E lui lo sapeva. E sapeva anche che non potevo ignorare che lui non era un semplice ospite del campeggio: troppi indizi lo indicavano come un dipendente della struttura. Quindi, la benda sugli occhi aveva lo scopo di proseguire nel gioco intrigante del sesso al buio con uno sconosciuto e, forse, anche quello di evitare che la tensione sessuale si sgonfiasse miseramente se, vedendolo in faccia, non mi fosse piaciuto per nulla. Cosa quasi certa, tenendo conto che le fattezze maschili non mi stimolano affatto, anche se la persona è un gay.
Rimasi desto per tutto il tempo, mentre lui dormì per un po’. Più tardi sentii che si era svegliato, ma rimase a poltrire per qualche minuto. Non capivo che ore fossero; avevo ovviamente perso la cognizione del tempo, ma non doveva essere più tardi delle cinque.
Ricominciò ad accarezzarmi tutto come aveva fatto all’inizio della notte. Lo fece a lungo, con calma, palpandomi con cura. Poi si mise a cavalcioni sopra di me e iniziò a baciarmi sul collo, sulle spalle e sulle braccia legate sopra la mia testa. Mi mordicchiava le orecchie e anche il collo. Avevo tutta la pelle d’oca e mi stavo eccitando, con il cazzo che cominciava a indurirsi.
Capii che anche lui si stava arrapando di nuovo. Si fermò e armeggiò per un minuto stando ancora sopra di me. Poi mi sollevò entrambe le gambe afferrandomi per le caviglie con una mano sola. Sentii poi il fresco della crema lubrificante sul buco del culo così esposto, mentre con l’altra mano me lo spalmava. Provai la sensazione del cazzo che premeva sul buchetto e poi entrava facilmente come le altre volte, mentre mi teneva le gambe piegate con le ginocchia quasi all’altezza del viso. Aveva deciso di scoparmi alla missionaria.
Stava sperimentando tutte le posizioni e io dovevo essere il suo oggetto di piacere. Dopo la prima volta non si era più preoccupato di fare avere un orgasmo anche a me, dopo il suo. Ero proprio diventato uno strumento, un corpo che doveva solo servire per farlo godere e per essere riempito del suo sperma.
Se avessimo continuato, sarei stato la sua donna, la sua puttana, che doveva essere sempre aperta e disponibile con il culo e con la bocca perché il suo cazzo potesse sfogarsi in qualsiasi momento e soddisfare le sue voglie. E in questo ruolo, i miei desideri e il mio godimento sarebbero stati in totale subordine ai suoi, dovendo mostrare la mia libidine solo in funzione del suo piacere esclusivo. Un ruolo completamente femminile, votato unicamente alla soddisfazione sessuale del maschio.
Mi aveva preso come si prende una donna e si era quasi coricato su di me sostenendosi con i gomiti ai lati del mio corpo. Credo che si stesse gustando la sensazione di possedermi tutto, standomi sopra e tenendomi stretto in quel modo. Mentre mi scopava aveva ripreso a mordermi e io mugolavo e gemevo per i brividi che mi provocava e per il piacere del cazzo che avevo dentro.
Durò molto a lungo, perché un secondo orgasmo a distanza di poche ore è sempre un po' difficile, soprattutto se il precedente è stato intenso e sfibrante. E il mio pompino di poche ore prima lo aveva certamente svuotato.
Finalmente, con un po’ di fatica, riuscì a godere di nuovo nel mio culo, sbattendomi vigorosamente e spostandomi tutto quasi contro la testata del letto.
Rimase sdraiato su di me per qualche minuto, schiacciandomi sotto il peso dei suoi muscoli.
Poi si alzò e mi disse: “Ora ti allento leggermente la legatura. In qualche minuto riuscirai a liberarti, mentre io mi allontano."
"So che stamattina partirai. Mi dispiace moltissimo, perché nel sesso sei davvero un portento. Mi hai fatto godere come non ho mai goduto in vita mia con alcun altro. Il tuo corpo è incredibilmente eccitante anche se non fai nulla: chiama sesso in modo irresistibile da solo."
"Hai un culo e una bocca che possederli è come essere in paradiso. Ma, soprattutto, arrapante come non mai è il tuo modo di fare sesso. Sembra che tu sia nato solo per quello. E mi hai fatto davvero impazzire... Mi piacerebbe da morire che tu tornassi anche l’anno prossimo. Ma, in ogni caso, credo che non ti scorderò più. Ora ti saluto e ti auguro buon viaggio. Ciao.”
Facendomi la doccia mi dovetti lavare più volte di dietro, perché, anche quando tutto sembrava a posto, sentivo di nuovo altro sperma che mi colava fuori dal buco del culo.
Mi sembrava impossibile, perché il secondo orgasmo non poteva essere stato così abbondante. Invece lo era stato e riconobbi che il mio amante maschio era decisamente un toro, anche se gay.
Mentre mi lavavo ripensai alla notte prima, quando ero stato posseduto alla pecorina, e a quella notte, con il pompino che avevo fatto e a come ero stato scopato.
Mi arrapai molto, anche perché non avevo avuto orgasmi durante quelle due notti di sesso. Il mio cazzo era diventato piuttosto duro ed ebbi una erezione quasi al massimo. Mi masturbai, eccitato soprattutto dall’aspetto più cerebrale della situazione che si era venuta a creare (l’essere stato trasformato in puro oggetto sessuale, l’aver fatto tutto al buio con uno sconosciuto, l’essere stato privato di qualsiasi possibilità di reagire o sfuggire e l’essere stato dominato completamente), piuttosto che dal ricordo delle semplici sensazioni fisiche.
Partii e durante tutto il viaggio di ritorno riflettei a lungo su quella vacanza, su quanto era successo e, soprattutto, sullo stato d’animo che mi aveva lasciato.
Nonostante l’ultima avventura fosse stata intrigante per la sua particolarità, sentivo crescere in me una vaga repulsione per l’accaduto. Non ero mai stato con un maschio, ancorché omosessuale, perché, come dicevo sempre quando ne parlavo con qualcuno con cui intavolavo una conversazione sull’argomento, i maschi non mi piacevano proprio.
Al massimo tolleravo i travestiti, ma solo quelli piuttosto effeminati. Decisi che non avrei mai più fatto un’esperienza del genere: man mano che passava il tempo la trovavo addirittura un po’ ripugnante. Il piacere e il godimento intenso che avevo provato era passato in secondo piano rispetto alle sensazioni negative che avvertivo.
Alla fine, tirando le somme su quella vacanza e su come mi sentivo in quel momento, mi resi conto che non erano le avventure sessuali che potevano alleviare il mio disagio psicologico.
Né quelle in cui avevo un ruolo attivo, che, nonostante l’ultima esperienza, mi pareva essere sempre più consono ai miei desideri, né quelle in cui venivo dominato e posseduto.
Mentre tornavo a casa mi sentivo profondamente insoddisfatto e anche un po’ disgustato. Decisi che non sarei più andato in vacanza in quel campeggio e pensai che anche a casa, durante l’inverno, sarebbe stata preferibile l’astinenza piuttosto che cercare il sesso in quel modo.
Mi ero ormai rassegnato a dovermi soddisfare solo in solitario, masturbandomi e inseguendo le mie fantasie.
Seguirà: CAPITOLO 34 - UNA NUOVA AFFASCINANTE CONOSCENZA
Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 34
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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